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chocolate, electricity or bog paper.

Piranha Non vivo senza

cioccolata, elettricità e carta igienica.

in cui bog paper è un modo volgare per riferirsi alla toilet paper, che in questo caso è stato neutralizzato, quanto in scambi più

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concitati e carichi di rabbia, in cui invece la traduzione dei termini è stata mantenuta sullo stesso livello espressivo, come nel seguente esempio:

Michael Darcy's some ponce

in a book, some todger- twitching nancy boy.

Michael Darcy è il finocchio di

un libro, un effeminato appassionato di uccelli.

In questo caso l’insulto serviva tanto a manifestare la rabbia del personaggio, quanto a produrre un effetto umoristico sullo spettatore: era quindi indispensabile preservarlo.

4.2.3- Le forme di cortesia

Un aspetto cruciale per quanto concerne la traduzione interlinguistica dall’inglese all’italiano è la maniera in cui vengono rese le forme di cortesia; le due lingue, infatti, si basano su una struttura totalmente differente. In italiano l’allocuzione è esplicita, manifestata tramite l’utilizzo dei pronomi e delle forme verbali, mentre l’inglese conta sull’uso di un unico pronome, you, e affida l’espressione della cortesia all’aspetto lessicale della frase71.

Anticamente, in realtà, anche la lingua inglese prevedeva un sistema allocutivo che distingueva tra la forma ye, corrispondente al moderno you, e la forma thou, utilizzata in contesti di familiarità oppure per rivolgersi a persone di classe inferiore72. Questa distinzione risale però all’ Early Modern English, e già a partire dalla

71 M. Pavesi, L’allocuzione nel doppiaggio dall’inglese all’italiano, in Traduzione multimediale per il cinema, la televisione e la scena, Atti del convegno, Forlì 26-28 ottobre 1995, Clueb, Bologna 1996, p. 117

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metà del XVII secolo risulta superata, per poi annullarsi definitivamente a cavallo dell’Ottocento, risolvendosi nell’unica forma you.

In Italia, invece, dal Cinquecento e fino a buona parte del Novecento è stato in vigore il sistema pronominale tripartito73, in cui il “tu” stava sul gradino più basso della scala dei rapporti, il “lei” esprimeva la massima forma di rispetto e deferenza e il “voi” era il pronome non marcato.

Da una differenza così radicale nel sistema dei pronomi appare quindi chiaro che è necessario appellarci ad altri indicatori per determinare quali siano le relazioni sociali che intercorrono tra i vari personaggi, e quale di conseguenza sia l’opportuna traduzione della forma allocutiva.

All’interno del testo audiovisivo non sono soltanto le espressioni linguistiche che ci indirizzano verso il corretto uso dell’allocuzione nelle varie circostanze: altre informazioni ci sono fornite dal tono di voce, dalla gestualità, dal contesto della situazione rappresentata nel suo complesso.

Genericamente si può affermare che le relazioni interpersonali si dipanano lungo due assi: quello della superiorità/inferiorità, e quello della distanza/vicinanza74. Nel primo caso, la relazione tra gli interlocutori sarà asimmetrica: chi è in posizione di superiorità (per posizione sociale, per età, per genere) si rivolgerà all’altro con la forma più colloquiale, ricevendo in cambio la forma di rispetto; nel secondo caso, la dinamica è simmetrica: se c’è una distanza emotiva

73 Serianni 1989, cit. in S. Bruti, La cortesia, p. 94

74 M. Pavesi, L’allocuzione nel doppiaggio dall’inglese all’italiano, in Traduzione multimediale per il cinema, la televisione e la scena, Atti del convegno, Forlì 26-28 ottobre 1995, Clueb, Bologna 1996, p. 120

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tra gli interlocutori, entrambi useranno la forma di rispetto, mentre se c’è intimità, useranno l’allocuzione informale.

Non necessariamente la forma allocutiva in uso rimane fissa per un intero scambio dialogico: anzi, nel caso in cui si verifichino manifestazioni di emotività occasionale75 è facile osservare una alternanza dei pronomi utilizzati. Così si verifica in questo esempio da Lost in Austen:

Mr Bennet Time to take the

weapons from the wall, Mr. Bingley.

Pick up your damn spear and take guard.

[…]

Take up your stick, damn you!

Mr Bennet È ora di impugnare

le armi, signor Bingley.

Prendete quella maledetta lancia, e in guardia!

[…]

Prendi quel bastone, maledetto!

In questa situazione, è necessario mostrare come lo scambio di battute segua una parabola ascendente, diventando sempre più concitato e pieno di trasporto: nella prima frase, il signor Bennet, nonostante l’ira, mantiene ancora il suo decoro, e la cosa è testimoniata dal fatto che si rivolge a Bingley con l’appellativo di cortesia Mr; l’atmosfera, però, si scalda rapidamente, e nella seconda battuta il signor Bennet abbandona ogni freno, lasciandosi andare alla furia: perde ogni rispetto, e questa cosa è evidenziata nell’originale dall’insulto diretto, e accentuata in traduzione con il passaggio dal “voi” al “tu”.

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Da questo breve passaggio emerge un’ulteriore osservazione, necessaria per descrivere l’utilizzo dell’allocuzione in Lost in Austen: la scelta della forma di cortesia “voi” per indicare distanza e rispetto. Storicamente, in Italia, dal Settecento in poi, quindi anche nell’intervallo temporale in cui è ambientata la vicenda di Pride and

Prejudice, l’alternanza tra la forma del “lei” e quella del “voi” era già

attestata, e i due pronomi venivano utilizzati senza differenze sostanziali nelle stesse circostanze; la scelta del “voi” si rifà piuttosto ad una tendenza prettamente cinematografica, per cui questo tipo di allocuzione tende a conferire una patina arcaicizzante alla narrazione76.

Nella traduzione del telefilm, quindi, l’impostazione scelta è stata quella della forma di cortesia “voi” in tutte quelle situazioni denotanti rispetto e distanza, e individuate principalmente in funzione dell’utilizzo del titolo di cortesia Mr, Miss, Mrs posto davanti al nome77; si è scelto invece di utilizzare l’informale “tu” nelle circostanze in cui i personaggi si rivolgevano utilizzando il nome proprio, o quando il rapporto era evidentemente paritario, come tra fratelli e sorelle; inoltre, il “tu” è la forma comunemente usata nelle parti di narrazione che si svolgono nell’epoca contemporanea.

4.2.4- Riferimenti culturali e intertestuali

Il testo audiovisivo si presenta come una rappresentazione a tutto tondo della realtà culturale e sociale che è oggetto della

76 M.Pavesi, L’allocuzione nel doppiaggio…, op.cit., p. 119

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narrazione: per questo motivo presenta una moltitudine di elementi caratterizzanti dell’ambiente culturale in cui si realizza.

Questo tipo di lessico strettamente legato al contesto locale serve ad esprimere concetti di ambito storico, geografico, tradizionale e sociale: fanno parte di queste categorie i termini che fanno riferimento al cibo, a piante e animali caratteristici di determinati ambienti, a aree geografiche, unità di misura, moneta, festività e tradizioni78.

Al tempo stesso, fanno parte del background culturale del prodotto audiovisivo anche eventuali riferimenti culturali presenti nel testo: il loro inserimento all’interno della trama implica che risultino facilmente riconoscibili per il pubblico, ma al momento di proporne una traduzione, non è altrettanto scontato che la cultura di arrivo abbia le stesse conoscenze del pubblico di partenza.

Per questo motivo gli elementi culturospecifici rappresentano per il traduttore una vera e propria sfida: è necessario che i fruitori del testo sottotitolato possano recepire le tutte le sfumature culturali dell’originale, senza perdere delle informazioni importanti.

Nel caso di Lost in Austen, l’ambientazione dell’Inghilterra ottocentesca fa sì che sia necessario confrontarsi con alcune realtà caratteristiche della cultura del tempo; nel terzo episodio, ad esempio, la signora Bennet elenca una serie di alimenti specifici della zona:

Mrs Bennet Stilton,

loganberries…oh! Hartshorn jelly!

Mrs Bennet Formaggio Stilton,

frutti di bosco… oh! Gelatina!

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In questa breve frase, i tre termini vengono tradotti con tre differenti strategie: nel caso dello Stilton, un formaggio tipico della regione del Leicester, è stata fatta una espansione esplicitante, perché il solo nome specifico del formaggio non risulterebbe riconoscibile a uno spettatore italiano, in quanto non è un prodotto ad alta diffusione; nel secondo caso, i “loganberries” sono un particolare tipo di frutto di bosco, un ibrido tra la mora selvatica e il lampone: non essendo necessaria una simile specificità, e non essendoci un singolo traducente del termine, si è scelto di operare una iperonimia79, e riportarlo come “frutti di bosco”; infine, la “hartshorn jelly”, letteralmente gelatina di corno di cervo, è un prodotto estraneo alle abitudini culinarie italiane, e di conseguenza è stato neutralizzato in “gelatina”.

In tre occasioni vengono poi citati termini nell’ambito del sistema monetario, una in sincronia e due in diacronia: in entrambe le circostanze si è ritenuto che al pubblico italiano fosse noto che la moneta corrente in Inghilterra è la sterlina, e al contempo risultasse intuibile che nel diciannovesimo secolo ci fosse una moneta differente, la ghinea; i due termini sono quindi stati tradotti letteralmente, anche quando si fa riferimento alla sterlina con un’espressione gergale quale quid.

Un’altra circostanza in cui è stato invece necessario addomesticare la terminologia inglese in funzione della comprensione del pubblico italiano è stato in presenza di una unità di misura del volume liquido, la pinta:

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Amanda He’s lost half a pint of

blood in two minutes, Darcy. You do the math!

Amanda Ha perso mezzo litro

di sangue in due minuti, Darcy! Fai tu i conti!

In questo caso, l’espressione “half a pint of blood” non ha un effettivo valore di misurazione, ma ha unicamente lo scopo di enfatizzare la grande quantità di sangue che sgorgava dalla ferita: di conseguenza, si è scelto di modificare l’unità di misura in funzione della cultura di arrivo, e di trasporre la battuta in un modo che risulterebbe naturale in italiano.

Infine, è presente una indicazione geografica molto specifica: Amanda qualifica sé stessa come “Amanda from W6”, una terminologia caratteristica per identificare il quartiere di Londra Hammersmith; in questo caso, essenzialmente per esigenze di riduzione testuale, si è scelta la tattica dell’iperonimia, e si è tradotto come “Amanda da Londra”.

Un discorso a parte meritano infine i riferimenti intertestuali, che in Lost in Austen sono frequenti e spaziano attraverso numerosi generi, dalla poesia, alla filosofia e alla Bibbia, senza trascurare i riferimenti espliciti e impliciti all’originale Pride and Prejudice; vengono citati tanto passi interi quanto singole parole, come possiamo osservare nel seguente episodio:

Bingley You find me making a

spear. Rousseau, you know, noble savage and so forth.

Bingley Sto facendo una lancia.

Rousseau, avete presente, il buon selvaggio e via dicendo.

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In questo caso il riferimento è esplicito, viene citata una espressione di Rousseau: è quindi stato necessario verificare come questa espressione fosse nota in italiano, ossia come “buon selvaggio”, e inserirla di conseguenza nella traduzione.

In un altro caso è sempre Bingley a citare un altro testo, questa volta poetico: parlando dell’America, fa riferimento all’elegia XIX di John Donne, To His Mistris Going To Bed, inserendone un verso nella conversazione e citandone esattamente un altro: anche in questa circostanza si è ricercata la traduzione italiana80 del poema e la si è inserita nella traduzione del sottotitolo, come si vede:

Bingley “it shall be our new-

found land” – John Donne, don’t you know.

“Licence my roaving hands” and so forth?

Bingley Sarà “la nostra nuova

terra scoperta”, John Donne, hai presente? “Dona licenza alle mie mani erranti”?

I due versi citati sono stati riportati dalla traduzione italiana dell’elegia, seppur leggermente adattando il primo, poiché in originale era “America! My new-found land”, mentre qui è diventato “Our”.

Un’altra citazione che ha richiesto una simile procedura è un verso biblico, pronunciato dal signor Collins per spiegare il motivo del bizzarro nome di battesimo del fratello minore, Cymbal. Lui stesso ci indica il passo da cui è tratta la citazione, quindi il lavoro di ricerca è stato facilitato:

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Mr Collins My youngest brother,

madam, his baptismal name is Cymbal. 1, Corinthians 13.1. “I am become a sounding brass, or a tinkling cymbal!”

Mr Collins Mio fratello minore.

Il suo nome di battesimo è Cymbal, dai Corinzi, 13,1. “Sono come un bronzo che risuona, o un cembalo che tintinna!”

In generale, dunque, si può osservare che la strategia seguita in presenza di citazioni dirette di opere famose tanto nella cultura di origine quanto in quella di arrivo sia stata quella di ricercare e riportare nei sottotitoli le traduzioni ufficiali dei testi, piuttosto che proporne una personale, ovviamente quando compatibile coi limiti spaziali e temporali previsti.

Affrontiamo adesso invece un caso in cui il riferimento intertestuale non ha una traduzione italiana ufficiale corrispondente: è il caso di questa battuta presente nel terzo episodio

Amanda You conniving smirking

Bum face!

Oh! Did I say that out loud?

Um, it’s a card game, Lady Catherine, You might know it as Humpty Dumpty.

Amanda Col tuo sorrisetto infido e la tua

Faccia da culo!

Oh, l’ho detto ad alta voce? Ehm, è un gioco di carte, Lady Catherine. Potreste conoscerlo come Humpty Dumpty.

“Bumface” è il titolo di un racconto per ragazzi dell’autore australiano Morris Gleitzman81, piuttosto famoso in tutto il mondo anglosassone, ma mai tradotto in Italia; alcuni libri dello stesso

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autore sono stati tradotti, ma non questo, che comunque non apparterrebbe alla cultura popolare italiana tanto quanto a quella inglese. Il riferimento al testo serve a creare una situazione umoristica per lo spettatore che conosca la trama del racconto: il libro infatti narra la storia di un ragazzino che si lascia scappare questa stessa parolaccia a scuola, davanti alla maestra, e cerca di recuperare affermando che sia il nome di un personaggio di sua invenzione. Lo stesso espediente è riproposto qui da Amanda, che essendosi lasciata scappare l’insulto, finge che sia un famoso gioco di carte.

L’espressione è stata tradotta letteralmente, e l’effetto umoristico viene comunque preservato dalla situazione, dall’epiteto offensivo pronunciato involontariamente e dal fantasioso tentativo di recupero, ma si perde il riferimento intertestuale, che resta oscuro per la cultura di arrivo.

Anche “Humpty Dumpty” è un termine connotato culturalmente, dal momento che è un personaggio di una filastrocca tradizionale inglese, ripreso poi da Lewis Carroll in Attraverso lo specchio; in questo caso la scelta è stata lasciare il nome invariato, sebbene in alcune traduzioni di Carroll si trovasse anche tradotto come “Unto Dunto”, ma data la fama del personaggio anche al di fuori del mondo anglosassone, mantenere la forma originale è sembrato appropriato.

Infine, ultima ma non meno importante, nelle scene conclusive della serie abbiamo una citazione indiretta da Pride and Prejudice: quando Elizabeth si reca a chiedere al padre cosa ne pensi della sua idea di ritornare ad Hammersmith, il signor Bennet risponde così:

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Mr Bennet You face a terrible

dilemma, Lizzy. If you return to Hammersmith, you will dismay your mother. If you remain here, you will disappoint your father.

Mr Bennet Ti trovi davanti a un

terribile dilemma, Lizzy. Se torni ad Hammersmith, rattristerai tua madre, ma se rimani, deluderai tuo padre.

Sebbene non sia una citazione esatta dal testo, l’eco di Pride and

Prejudice risuona in modo inconfondibile: una simile affermazione,

infatti, viene pronunciata dal signor Bennet quando gli viene chiesto di esprimere la sua opinione sulla proposta di matrimonio fatta ad Elizabeth dal signor Collins82. Viene dunque riproposta, sebbene in una situazione differente, la stessa disposizione d’animo del padre nei confronti della figlia: che faccia la scelta migliore per sé stessa e per la sua felicità.

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Conclusioni

Il panorama dell’industria audiovisiva è un universo in continua espansione, e ogni giorno nuovi prodotti cinematografici e televisivi sono offerti al pubblico: si pensi, ad esempio, al successo su larga scala che stanno ottenendo piattaforme come Netflix, per lo streaming online di film e serie tv.

Il ruolo del traduttore audiovisivo diventa quindi sempre più necessario, per permettere la diffusione delle novità a una più ampia fetta di pubblico e nel più breve tempo possibile.

In questo, la sottotitolazione costituisce forse il miglior investimento in termini di rapporto costi-benefici: è un procedimento più economico del doppiaggio, che pure in Italia continua ad essere la soluzione preferita, e permette di fornire una traduzione piuttosto rapidamente.

È stato osservato però come la sottotitolazione, ben lungi dall’essere un procedimento semplice e lineare, presenti invece al traduttore una serie di sfide complesse, in certi casi anche più della traduzione letteraria, in quanto il sottotitolatore è limitato da norme precise per ciò che concerne il tempo e lo spazio, e non può avvalersi di note esplicative, molto utili per risolvere eventuali casi di intraducibilità.

Le competenze del traduttore audiovisivo, oltre a un ottimo livello di conoscenza delle due lingue in gioco, devono spaziare tra la capacità di sintesi dei contenuti, la selezione degli elementi indispensabili alla trasmissione del messaggio, e l’inventiva, per poter risolvere in modo fantasioso situazioni in cui la lingua originale non è utilizzata in modo standard, e si richiede quindi un ulteriore impegno traduttivo perché l’effetto del testo sia preservato anche nella lingua di arrivo. Non si tratta quindi di un semplice trasferimento linguistico da L1 a L2, ma di due

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mondi che vengono messi in comunicazione e devono essere rappresentati al meglio.

Inoltre, i sottotitoli devono sempre fare i conti con la traccia audio originale, che diversamente dal doppiaggio non è sostituita, ma accompagnata dalla traduzione, che quindi è sempre passibile di verifica; al tempo stesso, la compresenza di originale e traduzione permette di sfruttare i sottotitoli anche a scopo didattico, rendendoli un inestimabile supporto per l’apprendimento o il potenziamento di una lingua straniera.

Lost in Austen offre, da questo punto di vista, interessanti spunti di

analisi e riflessione, tanto per quel che concerne l’aspetto contenutistico quanto per la forma; se da una parte infatti ha il pregio di integrare nel mondo moderno un classico della letteratura inglese come Pride and

Prejudice, dall’altra questo aspetto si riflette anche nelle scelte

linguistiche, che ricorrono a una stimolante mescolanza di registro arcaicizzante e contemporaneo.

La serie si inserisce dunque in un doppio ambito di interesse: oltre al mero scopo di intrattenimento, che ha il pregio aggiuntivo di avvicinare il pubblico moderno a un romanzo classico, cui difficilmente si sarebbe accostato di sua iniziativa, il testo risulta istruttivo anche per il modo in cui evidenzia le differenze linguistiche e culturali dell’Inghilterra a cavallo di due secoli.

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Bibliografia

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