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Nei paragrafi che seguono si è cercato di aggregare in quattro macro‐aree tematiche i principali  aspetti  affrontati  nel  corso  del  laboratorio,  nel  duplice  tentativo  sia  di  sistematizzarli  per  argomenti unitari nonostante fossero emersi a più riprese nei momenti di aula sia di preservarne  in  qualche  modo  gli  spunti  originari,  scaturiti  dall’interazione  fra  i  partecipanti  e  i  consulenti  esterni oppure dalle dinamiche interne ai gruppi di lavoro. 

Questo  l’ordine  e  il  contenuto  sintetico  di  ciascuno  dei  quattro  paragrafi  in  cui  si  articola  il  documento: 

1. Funzioni e ruoli: CHI sono i principali attori che presidiano l’integrazione socio‐sanitaria a  livello  distrettuale,  coloro  per  i  quali  è  stata  ideata  ed  organizzativa  questa  iniziativa  specifica; 

2. Oggetti  e  contenuti:  COSA  non  può  mancare  nella  lista  delle  priorità  di  chi  lavora  quotidianamente per l’attuazione dell’integrazione socio‐sanitaria; 

3. Modalità  e  strumenti:  COME  si  può  agire  in  modo  efficace  l’attività  e  COME  si  può  misurare la performance ad essa correlata nel settore socio‐sanitario; 

4. Capacità  e  competenze:  QUALI  ATTITUDINI,  relazionali,  gestionali  e  professionali  è  necessario  possedere,  oppure  potenziare,  per  acquisire  credibilità  ed  autorevolezza  all’interno della rete dei servizi socio‐sanitari. 

Dopo questi quattro paragrafi si è scelto di posizionare uno specifico “box” di approfondimento  che  abbiamo  deciso  di  intitolare  “In  concreto”:  ci  è  sembrato  opportuno,  infatti,  completare  la  trattazione della parte contenutistica del documento facendola seguire da alcuni esempi concreti  di  integrazione  socio‐sanitaria  così  come  quotidianamente  declinata  nelle  attività  della  UASS  a  livello distrettuale. 

11  1. FUNZIONI E RUOLI 

 

Può  essere  utile  richiamare  in  questa  sede  la  finalità  del  laboratorio  sull’integrazione  socio‐

sanitaria  nella  versione  sintetica  utilizzata  formalmente  al  momento  della  stesura  del  progetto  che,  al  proposito,  così  recitava:  “Costruire  ruolo  e  senso  del  presidio  dell'integrazione  socio‐

sanitaria  in  una  azienda  sanitaria  territoriale:  funzioni  e  competenze  della  Unità  Attività  Socio  Sanitarie (UASS) nell’ambito della riconfigurazione del Distretto di Committenza e Garanzia e del  Direttore di Distretto, dato lo scenario del prossimo completo ritiro dell'attività sociale delegata  all’Azienda USL di Bologna (Aree Anziani, Disabili e Minori) da parte degli Enti Locali”. 

Da  questo  passaggio  si  evince  con  chiarezza  che  sin  dalla  fase  di  ideazione  l’iniziativa  era  stata  specificamente  pensata  per  porre  il  focus  sul  livello  distrettuale  e,  quindi,  sulla  articolazione  territoriale che nell’organizzazione della Azienda USL di Bologna è deputata ad agire la funzione  di integrazione socio‐sanitaria sull’ambito territoriale di competenza, ossia la Unità Attività Socio  Sanitarie (UASS). 

Senza  rifarsi  per  esteso  al  quadro  organizzativo  interno  già  tracciato  in  premessa,  basti  qui  ricordare che la UASS, e più nello specifico il suo Responsabile, funge da struttura di raccordo fra  gli  indirizzi  tracciati  a  livello  aziendale  dal  Direttore  DASS  (da  cui  dipende  gestionalmente)  e  gli  indirizzi  concordati  a  livello  territoriale  con  gli  Enti  Locali,  in  sede  di  Comitato  di  Distretto,  dal  Direttore di Distretto (da cui dipende funzionalmente).  sul  sistema  di  rispettive  competenze  e  relazioni  esistenti  con  i  Servizi  sociali:  il  fatto  che  la  titolarità e la gestione delle attività rivolte a Disabili Adulti e/o Minori sia in capo alla Azienda USL  oppure  agli  Enti  Locali  (e  loro  emanazioni:  Unioni,  ASP,  ASC,  etc  …)  impatta  in  maniera  determinante su modelli organizzativi, dotazioni di personale ed equilibri istituzionali. 

Ciò  premesso,  non  si  è  ritenuto  che  il  laboratorio  sull’integrazione  socio‐sanitaria  fosse  la  sede  opportuna  per  approfondire  tutti  i  potenziali  risvolti  del  completamento  del  percorso  di  ritiro  dell’attività  sociale  delegata  da  parte  degli  Enti  Locali.  Proprio  per  questo  motivo,  come  apertamente enunciato nella finalità dell’iniziativa menzionata in apertura, si è partiti dall’ipotesi  che  tutte  le  deleghe  siano  già  state  ritirate  e  che  quindi  il  sistema  delle  relazioni  di  livello  distrettuale si fondi sulle rispettive titolarità: la sanità alla Azienda USL e il sociale ai Comuni. 

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Secondo quanto già previsto, in prospettiva, dalle Deliberazioni aziendali n. 263 del 15/12/2014,  che  riorganizza  la  Direzione  DASS  facendo  ad  essa  afferire  le  UASS  distrettuali,  e  n.  208  del  10/07/2015,  all’interno  della  quale  si  conferma  il  ruolo  della  UASS  nell’ambito  della  riorganizzazione del Distretto, si configura a tendere uno scenario organizzativo con 6 UASS, tutte  organizzate secondo l’attuale modello delle 3 UASS dove si è già completato il ritiro dell’attività  sociale delegata. 

Figura 1 – Attuale configurazione interna del Distretto di Committenza e Garanzia 

 

Tale modello prevede che nella UASS confluiscano le due Funzioni “Tutela Non Autosufficienza” e 

“Tutela Fragilità”, Funzioni di cui il Responsabile UASS è titolare e per la cui concreta attuazione si  avvale di un team di collaboratori (di numero variabile, indicativamente da 2 a 5 persone, in base  all’estensione e alle specificità distrettuali). Si precisa che in questo computo non sono ricompresi  né  i  professionisti  dedicati  a  funzioni  sociali  gestite  direttamente  dalla  UASS  in  base  ad  accordi  con gli Enti Locali di riferimento (ad esempio il Servizio Sociale Ospedaliero per i presidi Maggiore  e Bellaria che afferisce alla UASS Città di Bologna), né i professionisti che faranno parte dei futuri 

“team delle cure intermedie” secondo il disegno organizzativo che l’Azienda USL di Bologna sta  sviluppando in riferimento a Case della Salute ed Ospedali di Comunità. 

Tali  funzioni,  volutamente  pensate  come  trasversali  per  superare  la  precedente  suddivisione  in  target di utenza corrispondenti alla gestione dell’attività sociale delegata (Aree Anziani, Disabili  Adulti e Minori), sono così caratterizzate: 

 Funzione  “Tutela  Non  Autosufficienza”,  la  cui  attività  è  principalmente  rivolta  all’area  dell’utenza in condizioni di accertata non autosufficienza, a più marcata gravità e cronicità; 

 Funzione “Tutela Fragilità”, la cui attività si concentra soprattutto sull’area dell’utenza a  rischio,  ossia  ai  quei  casi  di  disagio  e  bisogno  emergenti  che  si  rivolgono  ai  Servizi  presentando  una  complessità  tale  da  rendere  necessaria  una  presa  in  carico  integrata  socio‐sanitaria. 

13  Proprio  in  virtù  dell’obiettivo  primario  dell’iniziativa  e  dello  scenario  organizzativo  appena  delineato,  si  è  ritenuto  fondamentale  garantire  la  più  ampia  partecipazione  possibile  al  laboratorio ai professionisti che lavorano nell’ambito delle UASS distrettuali. Sulla base di questa  valutazione  si  è  quindi  deciso  di  non  limitarsi  al  coinvolgimento  delle  figure  apicali,  ossia  ai  già  citati  “vertici”  del  triangolo  composto  da  Direttore  DASS,  Direttori  di  Distretto  e  Responsabili  UASS, ma di allargarlo anche ad almeno un altro professionista per ciascuna UASS (due nel caso  dei Distretti più estesi). Questi professionisti sono stati scelti fra i Responsabili USSI (Aree Disabili  Adulti  e/o  Minori)  nel  caso  dei  3  Distretti  con  attività  sociale  delegata  e  fra  i  Referenti  delle  Funzioni “Tutela Non Autosufficienza” e/o “Tutela Fragilità” nel caso dei 3 Distretti senza attività  sociale delegata. 

Quanto  emerso  durante  lo  svolgimento  del  laboratorio,  oggetto  di  analisi  approfondita  nei  paragrafi seguenti, è quindi frutto di un lavoro condotto in maniera capillare, con la convinzione  che  fosse  necessario  ascoltare  e  valorizzare  il  contributo  di  tutti  coloro  che  quotidianamente  contribuiscono, nei fatti, alla promozione dell’integrazione socio‐sanitaria sul territorio, chi opera  nel  complesso  sistema  delle  relazioni  istituzionali  così  come  chi  si  occupa  direttamente  della  presa in carico degli utenti. 

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2. OGGETTI E CONTENUTI   

Siamo  partiti  dal  presupposto  che  non  è  semplice,  e  probabilmente  nemmeno  utile,  cercare  di  stabilire dei confini per delimitare l’ambito di attività di chi agisce il presidio dell’integrazione socio‐

sanitaria  sul  livello  distrettuale  di  una  Azienda  sanitaria  territoriale.  Questa  convinzione  si  fonda  principalmente su due principali ordini di motivi: il primo è legato al continuo cambiamento in atto  nella  geografia  organizzativa  ed  istituzionale  degli  ambiti  distrettuali,  laddove  anche  solo  sapere  e  capire  chi  fa  cosa  dipende  dalla  definizione  di  assetti  spesso  frammentati  nel  panorama  delle  amministrazioni  locali  (Unioni  di  Comuni  che  non  coincidono  con  il  bacino  distrettuale,  ASP  che  gestiscono servizi sociali delegati solo da una parte dei Comuni di un Distretto); il secondo è invece  strettamente correlato ad un “mestiere”, quello di chi lavora per l’integrazione socio‐sanitaria, che  per sua stessa natura e vocazione richiede estrema flessibilità ed adattamento sia dal punto di vista  professionale sia, ancor più, da quello relazionale. 

In  questa  sede  ci  si  è  quindi  limitati  a  identificare  quali  siano  gli  oggetti  imprescindibili  di  cui  è  chiamato ad occuparsi un Responsabile UASS. L’elenco per punti che segue non ha, pertanto, la  pretesa di essere esaustivo, ma al contrario mira a focalizzare alcuni macro ambiti di attività che  gli  stessi  partecipanti  all’iniziativa  hanno  fatto  emergere  come  fondanti  durante  lo  sviluppo  del  percorso laboratoriale e dei lavori di gruppo.  relazione  i  professionisti  dei  servizi  sanitari  aziendali  con  i  professionisti  dei  servizi  sociali  e  dei  servizi socio‐sanitari, oltre che con le realtà del Terzo Settore. In collaborazione con i responsabili  dei  Servizi  Sociali  Territoriali  nell’ambito  dell’Ufficio  di  Piano  distrettuale,  la  UASS  promuove  anche la realizzazione di progetti di welfare comunitario, coinvolgendo i servizi sanitari di volta in  volta competenti. 

E’  infatti  importante,  oggi  più  che  mai,  ricucire  il  tessuto  sociale,  ricostruire  le  reti  sociali,  chiamando  alla  corresponsabilità  gli  utenti  stessi  con  politiche  abilitanti  ed  iniziative  di  progettazione  (c.d.  welfare  comunitario,  come  enunciato  nel  Capitolo  2  del  Piano  Sociale  e  Sanitario Regionale 2017‐2019). Un esempio significativo, a tal proposito, è quello dei gruppi di  Auto Mutuo Aiuto (A.M.A.) che si propongono di mettere in contatto persone che condividono lo  stesso  problema,  facilitandone  dialogo,  scambio  vicendevole,  confronto:  attualmente  i  gruppi  attivi sull’intero territorio dell’Azienda USL di Bologna sono più di ottanta e riguardano numerose  aree  tematiche  (disagio  psichico,  deterioramento  cognitivo,  dipendenze,  disabilità  adulti  e  minori, problemi genitoriali, etc…). 

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 Analisi dei bisogni e obiettivi strategici 

Gli  emergenti  cambiamenti  del  quadro  socio‐economico  ed  epidemiologico  da  un  lato  e  i  servizi offerti agli utenti fragili e non autosufficienti dall’altro impongono di sviluppare capacità  di  raccolta  ed  analisi  sistematiche  dei  dati  relativi  sia  ai  bisogni  socio‐sanitari  espressi  dalla  popolazione sia agli interventi erogati sul territorio di riferimento. A tal fine la UASS, in stretta  collaborazione  con  l’Unità  Attività  Amministrative  distrettuale,  è  chiamata  a  garantire  la  implementazione del sistema informativo‐gestionale metropolitano di ambito socio‐sanitario  GARSIA,  coinvolgendo  a  tale  riguardo  sia  i  professionisti  interni  all’Azienda  USL  sia  i  professionisti esterni, afferenti agli Enti Locali o a loro emanazioni (Unioni, ASP, ASC, etc …). E’ 

anche  e  soprattutto  sulla  base  di  un  quadro  sociale  ed  epidemiologico  approfondito  e  costantemente  aggiornato,  infatti,  che  su  ciascun  ambito  distrettuale  si  può  riuscire  a  declinare  in  maniera  più  puntuale  ed  efficace  gli  obiettivi  strategici  annualmente  assegnati  dalla Regione alla Direzione aziendale e, a cascata, dalla Direzione aziendale alla articolazione  organizzativa di riferimento (Dipartimento, Servizio, Servizio di Staff, etc…). Se rispetto a tali  obiettivi  è  evidente  che  la  Direzione  DASS  sia  chiamata  ad  una  ricomposizione  aziendale,  anche per garantire omogeneità nell’interpretazione e nella realizzazione di ciascuna linea di  intervento,  appare  altrettanto  chiaro  che  le  specifiche  azioni  da  mettere  in  atto  sui  singoli  territori,  anche  tenuto  conto  delle  peculiarità  locali,  siano  di  competenza  delle  UASS  distrettuali,  chiamate  a  collaborare  per  la  parte  di  propria  di  competenza  con  gli  altri  Dipartimenti  territoriali  coinvolti  (Salute  Mentale  e  Dipendenze  Patologiche,  Cure  Primarie,  Attività Amministrative Territoriali). 

 Accesso alla rete dei servizi socio‐sanitari (UVM) 

La UASS governa gli accessi ai servizi della rete socio‐sanitaria, con la finalità di orientare  l’utilizzo  delle  risorse  pubbliche  (in  primo  luogo  FRNA,  ma  non  solo)  verso  gli  ambiti  di  intervento  definiti  nel  quadro  della  programmazione  distrettuale,  concertata  in  sede  di  Comitato  di  Distretto.  In  tal  senso  il  Responsabile  UASS  è  chiamato  a  presidiare  alcune  funzioni particolarmente importanti, quali: 

 predisporre percorsi operativi di integrazione dell’assistenza, in particolare per target  di utenti che presentano situazioni di bisogno socio‐sanitario complesso; 

 coordinare l’attività della Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM Area Anziani,  Adulti, Minori, Disabili e Gravissime Disabilità Acquisite), coinvolgendo i professionisti  sanitari  dei  diversi  Dipartimenti  della  Azienda  USL  e  i  professionisti  delle  Istituzioni  che gestiscono i servizi sociali territoriali (Comuni, Unioni di Comuni, ASP, ASC, etc…); 

 gestire le graduatorie di accesso alla rete dei servizi socio‐sanitari laddove attribuite  alla competenza del Distretto di Committenza e Garanzia; 

 autorizzare l’accesso alle rete dei servizi socio‐sanitari secondo quanto previsto dalla  programmazione annuale approvata in sede di Comitato di Distretto; 

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 garantire la costante e puntuale implementazione del sistema informatizzato GARSIA  rispetto al “nodo UVM”, ossia all’inserimento della valutazione dell’utente elaborata  in sede di UVM. 

 Continuità di setting e di cura 

La  costruzione  di  un  sistema  socio‐sanitario  integrato  presuppone  garanzia  di  continuità  nella presa in carico del cittadino, in particolare nelle situazioni di passaggio tra un setting  di cura e l’altro (dall’ospedale ai servizi territoriali), tra una tipologia di bisogno e l’altro  (dal sanitario al socio‐sanitario, dal socio‐sanitario al socio‐assistenziale), tra un target di  età  e  quello  successivo  (dai  servizi  per  minori  a  quelli  per  adulti,  dai  servizi  per  adulti  a  quelli  per  anziani).  In  un  sistema  di  welfare  complesso  come  il  nostro  la  garanzia  di  continuità può essere assicurata solo grazie ad una sistematica attività di “manutenzione  delle relazioni e dei confini” tra istituzioni, organizzazioni e professionisti. Ne sono alcuni  esempi,  tra  gli  altri,  i  percorsi  di  dimissione  protetta,  i  passaggi  nella  presa  in  carico  tra  servizi  per  minori  e  servizi  per  adulti  con  la  rivalutazione  congiunta  del  progetto  di  intervento,  i  percorsi  diagnostico‐terapeutici  assistenziali  (PDTA)  che,  nati  in  ambito  sanitario,  hanno  ormai  sviluppato  punti  di  intersezione  e  contatto  con  i  servizi  sociali  e  socio‐sanitari. 

 Cure intermedie 

Il  recente  documento  di  riordino  dell’assistenza  territoriale  ed  ospedaliera  presentato  a  dicembre  2016  dall’Azienda  USL  di  Bologna  in  sede  di  Conferenza  Territoriale  Sociale  e  Sanitaria Metropolitana testimonia la strategicità del tema delle cure intermedie, ossia un  insieme di servizi sanitari e socio‐sanitari finalizzati a mantenere il più a lungo possibile la  persona fragile, disabile ed affetta da patologie croniche, in una situazione di autonomia,  assistenza e cura al proprio domicilio. La nascita delle Case della Salute e degli Ospedali di  Comunità,  in  aggiunta  alla  rete  dei  servizi  socio‐sanitari,  rappresentano  un  importante  investimento  sulla  domiciliarità  e  sui  servizi  territoriali.  Fra  le  principali  funzioni  strategiche che la UASS distrettuale è chiamata quotidianamente a presidiare rispetto al  tema delle cure intermedie si ricordano: 

 il  presidio  dell’integrazione  tra  i  professionisti  di  area  sanitaria  presenti  all’interno  delle Case della Salute e il Servizio Sociale Territoriale (che non sempre è fisicamente  presente in queste strutture); 

 la  presenza  nei  team  delle  cure  intermedie  del  professionista  Assistente  sociale  (di  norma  afferente  alla  UASS)  che  si  relaziona  con  i  colleghi  del  Servizio  Sociale  Territoriale per la presa in carico; 

 l’accesso  ai  servizi  socio‐assistenziali  e/o  l’attivazione  della  Unità  di  Valutazione  Multidimensionale (UVM). 

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 Rete dell’offerta: governo dei Produttori e miglioramento della qualità dei servizi 

In  questo  ambito  la  UASS  è  chiamata  ad  assumere  un  ruolo  di  facilitatore  strategico  ed  istituzionale,  primariamente  nella  relazione  con  gli  Enti  Locali  ed  i  Soggetti  gestori  che  operano sul territorio distrettuale, ma fungendo anche da tramite con la Direzione DASS  per  le  situazioni  che  prevedano  soluzioni  organizzative  inter‐distrettuali  (ad  es.  utenti  in  carico  accolti  da  strutture  di  altri  Distretti)  e  servizi  di  rilevanza  aziendale  o  sovra‐

distrettuale  (ad  es.  nuclei  dedicati  alle  gravissime  disabilità  acquisite).  A  tal  riguardo  la  UASS: 

 valuta  la  rete  d’offerta  socio‐sanitaria  (accreditata  e  non)  e,  laddove  lo  ritenga  opportuno, ne suggerisce la rimodulazione, presentando proposta al Direttore DASS e  al Direttore di Distretto, alla luce dei dati epidemiologici e dell’evoluzione del bisogno  espresso dal territorio; 

 partecipa al percorso di negoziazione e monitoraggio/verifica dei contratti di servizio  stipulati  con  i  Produttori  socio‐sanitari  (servizi  residenziali  e  semiresidenziali  per  anziani e disabili, assistenza domiciliare). 

La  UASS  verifica  periodicamente  il  rispetto  degli  standard  regionali  dell’accreditamento  socio‐sanitario  da  parte  degli  Enti  gestori  del  territorio,  attivandosi  per  coinvolgere  in  modo capillare e continuativo i loro professionisti dei servizi per anziani e disabili. Questo  percorso, che non si esaurisce con il solo adempimento di quanto previsto dalla normativa  vigente,  passa  obbligatoriamente  attraverso  lo  sviluppo  della  cultura  della  qualità.  In  questa  ottica  la  UASS  è  chiamata  a  facilitare  l’adesione  e  la  partecipazione  dei  rappresentanti degli Enti gestori del proprio territorio ai percorsi che la Direzione DASS ha  attivato da anni, sul livello aziendale, per la costruzione di un sistema organico finalizzato  al  miglioramento  continuo  della  qualità  dei  servizi  socio‐sanitari  residenziali,  semiresidenziali  e  domiciliari.  Tale  attività,  condotta  in  stretta  collaborazione  con  UO  Governo  Clinico  e  Sistema  Qualità,  prevede  per  ciascun  ambito  di  miglioramento  una  iniziale fase di sperimentazione ed una successiva messa a regime anche grazie all’utilizzo  degli strumenti operativi necessari (audit, gruppi di miglioramento, linee guida, procedure  operative,  etc  …).  Ad  oggi  sono  in  corso  percorsi  di  miglioramento  della  qualità  che  riguardano  tematiche  di  rilevante  portata  e  stringente  attualità,  basti  citare,  fra  gli  altri,  quelli finalizzati a ridurre progressivamente l’uso della contenzione, a favorire una sempre  maggiore appropriatezza farmacologica, ad approfondire gli aspetti legati alla nutrizione e  alle correlate patologie all’interno delle strutture residenziali accreditate per anziani. 

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 Portafogli comuni 

Oggetto  di  presidio  dell’integrazione  socio‐sanitaria  è  anche,  infine,  la  gestione  delle  attività  relative alle aree di intervento finanziate da “portafogli comuni”, condivisi tra Azienda USL ed Enti  Locali. Si tratta di strumenti di particolare rilievo strategico perché la loro gestione, sia a livello di  programmazione  sia  a  livello  di  progettazione  individualizzata,  presuppone  un  lavoro  condiviso  ed  integrato  tra  professionisti  di  area  sociale  e  professionisti  di  area  sanitaria.  Il  “portafoglio  comune” per eccellenza è rappresentato, sul livello distrettuale, dal Fondo Regionale per la Non  Autosufficienza (FRNA), anche considerata la quantità di risorse dedicate e di interventi finanziati. 

Alla UASS spetta un ruolo strategico nella gestione del FRNA, ossia quello relativo alla corretta ed  appropriata  allocazione  delle  risorse  per  tipologia  di  utente/servizio  nonché  alla  responsabilità  tecnica  di  autorizzare  l’erogazione  degli  interventi,  secondo  gli  indirizzi  concordati  in  sede  di  Comitato  di  Distretto  da  Direttore  di  Distretto,  Ufficio  di  Piano  ed  Amministratori  locali.  Nella  gestione del FRNA la UASS lavora a stretto e costante contatto con l’Unità Attività Amministrative  distrettuale, alla quale compete la responsabilità contabile e la correlata attività di liquidazione  per i servizi/interventi erogati. 

La  UASS  svolge  inoltre‐  in  collaborazione  con  le  altre  articolazioni  aziendali,  gli  Enti  Locali  e  il  Terzo  Settore‐  funzioni  di  analisi  del  bisogno,  progettazione  e/o  riprogettazione  della  rete  dell’offerta, garantendone la sostenibilità economica. 

Oltre ai tradizionali finanziamenti da FRNA e FNA, rappresentano esempi di “portafogli comuni” 

anche il Fondo “Dopo di Noi”, il budget relativo alla applicazione della DGR 1102/2014 sui minori 

“casi complessi”, gli interventi finanziati con lo strumento del “budget di salute”. 

Tutto ciò a testimonianza del fatto che giungere alla costituzione di “portafogli comuni”, anche  sul livello distrettuale per progettualità specifiche e per periodi determinati, è e sempre più sarà  una  modalità  per  garantire  la  realizzazione  di  interventi  socio‐sanitari,  da  un  lato  realmente  integrati, dall’altro sostenibili per il sistema. Proprio in quest’ottica, anche sulla scia delle recenti  esperienze di progettazione partecipata sviluppatesi in alcuni territori dell’area metropolitana, è  auspicabile  che  ai  portafogli  comuni  possano  contribuire  anche  soggetti  extra‐istituzionali  (imprese profit o del Terzo Settore) interessati a fornire un contributo che, unito a quello degli  altri  finanziatori,  contribuisca  a  sostenere  interventi  di  welfare  locale,  secondo  la  logica  dell’empowerment di comunità. 

19  3. MODALITÀ E STRUMENTI 

 

Se  si  può  affermare  che  i  principali  oggetti  e  contenuti  individuati  nel  paragrafo  precedente  rappresentino  il  COSA,  ossia  sostanzino  l’attività  di  integrazione  socio‐sanitaria  svolta  sul  livello  distrettuale, nel corso del laboratorio si è cercato allo stesso tempo di sfruttare l’esperienza e il  vissuto dei partecipanti per fare emergere quali fossero i principali aspetti legati al COME, ovvero  le  modalità  di  lavoro  e  gli  strumenti  cui  si  fa  più  frequentemente  ricorso  nell’esercizio  delle  proprie funzioni. 

Partendo  da  un  livello  macro  ci  è  sembrato  di  poter  individuare  due  declinazioni  del  COME,  rispetto  alla  realizzazione  concreta  dell’integrazione  socio‐sanitaria,  mission  di  ciascuna  Unità  Attività Socio Sanitarie (UASS) sul proprio ambito distrettuale: 

 

A. COME  la  UASS  AGISCE  la  sua  attività,  attraverso  quali  strumenti  e  attitudini  relazionali/ 

professionali; 

B. COME la UASS RENDICONTA la sua attività, attraverso quali modalità di misurazione; 

 

A. COME  LA  UASS  AGISCE  LA  SUA  ATTIVITÀ,  ATTRAVERSO  QUALI  STRUMENTI  E  ATTITUDINI  RELAZIONALI/ PROFESSIONALI 

A1)  FUNZIONI  DI  COORDINAMENTO:  la  UASS  è  punto  di  riferimento  nel  sistema  delle  relazioni  con  il  mondo  dei  professionisti  (interni  all’Azienda  USL  e  facenti  capo  agli  Enti  Locali) e con il mondo dei Soggetti gestori che erogano servizi socio‐sanitari (residenziali, 

A1)  FUNZIONI  DI  COORDINAMENTO:  la  UASS  è  punto  di  riferimento  nel  sistema  delle  relazioni  con  il  mondo  dei  professionisti  (interni  all’Azienda  USL  e  facenti  capo  agli  Enti  Locali) e con il mondo dei Soggetti gestori che erogano servizi socio‐sanitari (residenziali, 

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