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Anche in Europa, come in Cina, le differenze di produttività e le discriminazioni salariali possono essere riconducibili alla quantità di capitale umano accumulato dal lavoratore, alle esperienze, alla formazione, ma anche al background culturale proprio di ogni paese e alle peculiarità di uomini e donne.

Il capitale umano accumulato ed in particolare il livello di istruzione, è un fattore determinante del reddito e quindi delle differenze salariali in ambito lavorativo. Questo è uno dei temi “caldi” che si stanno affrontando nel dibattito sulle diversità di genere, cercando di mettere in luce i vantaggi e gli svantaggi dell’essere donne, madri e lavoratrici oggi in Europa.

Per quanto riguarda l’educazione, è interessante notare che in tutta Europa, il livello di istruzione è aumentato notevolmente, soprattutto tra le donne. Effetti recenti

sull’incremento di educazione, si possono notare in Portogallo e a Cipro, dove l’impatto delle riforme sull’istruzione ha ridotto il divario retributivo tra i sessi, soprattutto tra i più giovani ed i gruppi qualificati. Anche in Belgio, ad esempio, il tasso di occupazione e di retribuzione è direttamente proporzionale al livello di educazione, infatti ci sono circa il 30,1 % di donne lavoratrici con una bassa istruzione contro il 79,4% con un ricco background educativo. Una delle situazioni più positive è riscontrabile nei paesi nordici, soprattutto in Danimarca, dove l’occupazione femminile per le donne con un elevato livello di istruzione oscilla tra il 58,3% e il 75%.189

In Polonia, Bulgaria e Italia, invece, anche se il numero delle donne iscritte alla scuola superiore e all’università è in continuo incremento, la partecipazione al mondo del lavoro rimane comunque bassa e il divario retributivo ampio.190

Paola Profeta, professore associato di Scienza delle Finanze all’Università Bocconi, parlando della situazione italiana, ha sottolineato l’importanza di questo aumento nel tasso di partecipazione all’istruzione e ha affermato con orgoglio che il gender gap in questo settore è stato praticamente colmato, citando come dimostrazione, recenti dati ISTAT secondo i quali, tra gli studenti iscritti all’università, il 60% sono ragazze contro un 40% rappresentato da ragazzi.191

189

COUNCIL OF THE EUROPEAN UNION, The Gender Pay Gap in the Member States of the European

Union: Quantitative and Qualitative Indicators. Belgian Presidency Report (2010)

190 EUROFOUND, Addressing the Gender Pay Gap: Government and Social Partner Actions. European

Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions. (2010)

191

CONVEGNO “Tempo di donne: crescita economica e diversità di genere” tenutosi a Venezia il giorno 23 Novembre 2012

A livello universitario, infatti, sono stati fatti grandi passi avanti in Italia per le donne, che oggi ottengono voti migliori e si laureano in tempi minori rispetto ai loro colleghi uomini. 192

Allo stesso tempo, però, in Italia rimangono differenze sostanziali nella scelta dei campi di studio tra studenti, infatti, alcune facoltà di tipo scientifico sono considerate ancora “maschili” con una limitata partecipazione femminile. Non vengono garantiti

trattamenti paritari durante gli studi e nel successivo inserimento nel mondo del lavoro nei settori della tecnologia o dell’innovazione: le donne infatti, spesso, cominciano più tardi a lavorare e con salari inferiori rispetto agli uomini. A causa dei tagli della riforma Gelmini, molte ragazze si trovano in difficoltà ad entrare nel mondo della ricerca accademica, infatti, anche se rappresentano il 58% dei laureati, le ricercatrici

universitarie italiane attualmente sono solo il 40%, le professoresse associate il 32%, le ordinarie il 14% e ci sono solo 2 donne rettore nella penisola. 193

Secondo dati ISTAT , i paesi nordici come Svezia, Danimarca e Finlandia presentano tassi di occupazione femminile tra i più alti in Europa con un gender gap ridotto e differenze salariali che vanno da un minimo di 11-25% per la Svezia ad un massimo di 22-33% per la Finlandia. 194 A differenza di molti paesi europei, qui non si riscontra il fenomeno del cosiddetto “sticky floor”, cioè delle discriminazioni salariali per lavori che richiedono basse competenze e bassi livelli di educazione, questo grazie a politiche di welfare adeguate e di sostegno per le lavoratrici dipendenti.

Allo stesso tempo, negli ultimi anni, la Danimarca si presenta come uno dei paesi in cui le donne imprenditrici ricevono maggiore attenzione. Questo paese, infatti, ha un grande potenziale e si classifica come uno dei migliori al mondo in termini di imprenditorialità, grazie all’attuazione di politiche di welfare ragionate e mirate.195

I responsabili politici, infatti, hanno avviato diverse iniziative per stimolare la creazione di nuove imprese e per attirare un numero sempre maggiore di donne a scegliere l’imprenditoria come percorso di carriera. Le ristrette diversità retributive, si concentrano in particolar modo tra lavoratori con alte competenze e alti livelli di educazione soprattutto nel settore

192

SIGNORETTI,Claudia, LANZONI, Simona, Sintesi Rapporto Ombra CEDAW -2011 sui Diritti delle Donne

in Italia. Fondazione Pangea ONLUS (Dicembre 2011) 193

Ibidem, pp. 29

194

PEDERSEN, Lisbeth, DEDING, Mette, Wage Differentials Between Women and Men in Denmark. Working Paper The Danish National Institute of Social Research. (2001)

195

NEDELCHEVA, Stanislava, Female Entrepreneurship in Denmark. Multiple Case Study on Danish and

International Women Who Have Business in the Country. Master Thesis, MSc in International Business,

privato, contribuendo così, anche in questi paesi, alla formazione dell’effetto “glass ceiling”. 196

A differenza della situazione cinese, quindi, possiamo notare che in molti stati europei, nonostante l’alto livello di istruzione e un notevole aumento di iscrizioni alla scuola superiore e all’università da parte delle donne, è ancora presente un forte squilibrio nel livello di partecipazione al mercato del lavoro, differenze negli impieghi occupati e quindi grandi discriminazioni in ambito retributivo.

Quali sono le cause di questa discontinuità tra mondo della scuola e mondo del lavoro e quindi dello spreco di capitale umano? Perché le donne hanno difficoltà nel mantenere i loro impieghi o ad accedere a livelli retributivi più alti?

Queste sono le domande a cui cercherò di rispondere, analizzano l’attuale situazione dell’ Italia che si trova in una posizione di arretratezza per quanto riguarda

l’emancipazione e il sostegno delle donne nel lavoro.