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LA NOTTE DELL’ARRESTO E I GIORNI SEGUENTI

I diversi ricordi della notte passata in prigione sono ovviamente legati al personale modo di ognuno di elaborare e di reagire agli accadimenti e forse, anche al fatto che tra alcuni di loro intercorrono tutt’oggi rapporti di amicizia. Infatti nella testimonianza di Sandro Voltolini e Teresa Delai, oggi ancora in ottimi rapporti, vive lo stesso ricordo di una notte tempestosa, con il vento a sollevare le pensiline dei treni e un freddo polare:

Sandro: i n'ha 'nterogai la domenica matina Teresa: e dopo i n'ha molà

Sandro: sì dopo i n'ha molà la domenega de sera. Fredo me ricordo! (ridono)

Teresa: ghe sta na burrasca tremenda quela note là! A Trento l'eva levà le pensiline dei treni, l'era veramente 'n casin, e dentro in carcere, per quei che i era 'nda la prima volta come noi, sembrava veramente un inferno: “che cazzo sta succedendo?”223,

mentre in quelli di Fabrizio e Rita questo elemento non riaffiora e ricordano solamente che «quela sera là i m’ha dato cicche e accendini i carabinieri»224.

223 Intervista a Sandro Voltolini e Teresa Delai, appendece III, traduzione: Sandro: ci hanno interrogati la domenica mattina. Teresa: e dopo ci hanno rilasciati. Sandro: sì dopo ci hanno rilasciati la domenica sera. Freddo mi ricordo! (ridono) Teresa: c’è stata una burrasca tremenda quella notte là! A Trento aveva sollevato le pensiline dei treni, era veramente un casino, e dentro in carcere, per quelli che era la prima volta che ci andavano come noi, sembrava veramente un inferno: “che cazzo sta succedendo?”.

224 Intervista a Fabrizio Gonzo e Rita Capra, appendice IV, traduzione: quella sera mi hanno dato sigarette e accendini i carabinieri.

Anche nella testimonianza di Sandro e Teresa viene sottolineata la gentilezza delle forze dell’ordine, invece in quella di Lucia Osti viene addirittura negata: «no me ricordo né de sigarette né de niente proprio no, non l'è vero, no no no»225.

C’è da dire che Lucia soffre di claustrofobia e ha vissuto malissimo questa esperienza. La paura, o meglio, il terrore di dover stare rinchiusa sono stati la lente attraverso cui ha vissuto e poi riletto e rielaborato tutta la storia. A ogni modo, la domenica mattina dell’undici novembre, dopo una notte passata in isolamento, Ilda e tutti gli altri componenti del gruppo posti in stato di fermo vengono interrogati dal sostituto procuratore della Repubblica dott. Palladino, il quale, come già riferito più sopra, non ritenendo che ci fosse violazione di domicilio, nella tarda nottata li scarcera tutti. Infatti a seguito dell’azione dei carabinieri si accendono le polemiche così come riporta l’articolo dell’«Alto Adige» del 14 novembre:

è in seguito a questi arresti che intorno alla questione della casa in Valsugana si è riacceso il dibattito e contestualmente sono state mosse numerose critiche all’operazione dei carabinieri. Dopo le prime prese di posizione sulla vicenda di sabato da parte del comitato di lotta per la casa che ha riaffermato «l’occupazione delle case sfitte era e rimane l’obiettivo in grado di dare risposte adeguate e immediate alle esigenze primarie dei proletari», altre organizzazioni politiche e la stessa Federazione lavoratori costruzioni sono intervenuti sull’argomento. La Federazione lavoratori costruzioni ritiene che «l’occupazione di Borgo è l’emergere di una situazione sociale scomoda e la si vorrebbe tacere. Almeno cinquanta famiglie - dice il sindacato - vivono in appartamenti fatiscenti in un centro che ha più di 120 appartamenti sfitti. In questa situazione, mentre si dovrebbe intervenire verso quelli che

sono dei veri e propri “tesaurizzatori” di un bene di prima necessità, imponendo ai grossi proprietari di case sfitte di metterle a disposizione, si interviene con solerzia e si colpisce duramente solo chi denuncia lo stato di cose. Non si può non ricordare - prosegue il sindacato - che lo stabile della stazione autocorriere, costruito nei prima anni ‘60, ha sempre avuto degli appartamenti sfitti: i due appartamenti occupati sono di un’unica proprietà che a suo tempo ha acquistato l’intero condominio e possiede attualmente diversi alloggi». Con l’arresto delle otto persone - dice ancora il sindacato - «si è sancito che prima di tutto vengono gli interessi della proprietà, al di sopra dei bisogni sociali. Che si difendono le operazioni speculative e la rendita, ma si usa il codice penale per chi abita in case pericolanti, malsane e sovraffollate». La Federazione lavoratori costruzioni ricorda inoltre che sia il gruppo sociale che le famiglie occupanti «avevano chiesto di pagare l’affitto attraverso i meccanismi previsti dalla legge 82, richiesta fatta contestualmente all’occupazione». Il comitato di lotta per la casa in un volantino firmato, diffuso ieri mattina a Borgo, ha richiesto all’amministrazione che «si adoperi entro breve termine (una settimana) a requisire o ad affittare direttamente i due appartamenti posti nello stabile della stazione autocorriere». A prendere posizione sulla vicenda dei giorni scorsi di Borgo sono anche DC, PSI, ACLI e circoli culturali della Bassa Valsugana. In un comunicato congiunto esprimono preoccupazione per il clima di forte tensione che si è creato nella zona provocando tra l’altro «l’arresto di un giovane di Castelnuovo avvenuto in circostanze poco chiare»226. [Si tratta

226 «Alto Adige», 14 novembre 1979, Borgo: I due appartamenti non devono rimanere sfitti, documentazione archivistico-giornalistica appendice XXXI

di Edoardo Granello227 di cui parlo nel sottocapitolo seguente]

In realtà, Ilda ricorda e riporta nella sua testimonianza che

alla fine insomma avevamo deciso di fare questa azione, come dire, anche per destare un po' di clamore attorno a sta cosa perché era chiaro che poi gli appartamenti sarebbero stati, cioè difficilmente avremmo potuto mantenere questi, gli appartamenti erano 2 appartamenti molto grandi, se non ricordo male di 150 mq l'uno, quindi, non nuovi però in una struttura abbastanza recente, quindi di sicuro non ci avrebbero lasciato tenere gli appartamenti, però era un'azione più che altro provocatoria, per destare clamore e per far pensare un pochino alla situazione di queste persone228.

Questa ipotesi viene confermata da Fabrizio Gonzo e Rita Capra i quali sostengono che:

no lo so se l'era 'n discorso de mass media, noi, mi me ricordo no s'era mai domandà se i lo affitta sto appartamento, noi come noi, disemo così, rappresentanti de sto come comitato de zente che viveva 'n condizioni, no avemo mai fato nessun discorso de contratto con, no! Ghera solamente l'occupazion noi che avemo

227 Edoardo Granello nato il 29/01/1954 a Castelnuovo e ivi residente, ha frequentato la scuola alberghiera a Lignano Sabbiadoro. Ha lavorato come cuoco per un paio di stagioni, fino a quando è stato assunto alle Ceramiche Valverde di Castelnuovo. Nel frattempo ha fatto un corso di preparazione per diventare operatore educatore verso extracomunitari presso una associazione privata di Trento e quindi in una struttura pubblica che si occupa dei minori. È in pensione dal 2015.

fato

Silvia: perché, sul giornale ghera scrito sempre, che drio ale normative dell'equo canone e drio ale posibilità de sti poreti che i viveva 'n de ste case fatiscenti, i avria dovesto affitarghe ste case anche se le è sora al livello che lori i pol permetterse, e 'l Comune avria dovesto dare 'l resto

Fabrizio: integrare

Silvia: però, me sorela l'ha ma dito che quando che avè occupà i appartamenti savevi benissimo che no i saria stai, dopo, per sta zente dell'Asilo Vecio

Fabrizio: la ga reson to sorela

Rita: l'era solo per sollevar 'n problema229.

La richiesta di un affitto a prezzo politico per i due appartamenti occupati, quindi, sottende a una chiara provocazione politica; i partecipanti del “Comitato lotta per la casa” sono pienamente consapevoli del fatto che non lo otterranno mai. E, in effetti, anche l’«Alto Adige» di lunedì 12 novembre, andato in stampa la domenica sera e quindi ancora senza la notizia dell’avvenuta scarcerazione, riporta in quinta pagina l’articolo sui fatti di Borgo in cui evidenzia che: «L’inchiesta è volta ad accertare i risvolti di carattere politico (oltre a quelli di determinanza penale ovviamente) alla base dell’azione di protesta [...]. Una

229 Intervista a Fabrizio Gonzo e Rita Capra, appendice IV, traduzione: non lo so se era un discorso di mass media, noi, mi ricordo, non s'era mai domandato se lo affittano questo appartamento, noi come noi, diciamo così, rappresentanti di questo comitato di gente che viveva in condizioni, non abbiamo mai fatto nessun discorso di contratto con, no! C’era solamente l'occupazione noi che abbiamo fatto. Silvia: perché, sul giornale c’era scritto sempre, che in base alle normative dell'equo canone e alle possibilità di questa povera gente che viveva in queste case fatiscenti, avrebbero dovuto affittargliele queste case anche se erano sopra il livello che potevano permettersi, e il Comune avrebbe dovuto dare il resto. Fabrizio: integrare. Silvia: però, mia sorella m'ha detto che quando avete occupato gli appartamenti sapevate benissimo che non sarebbero stati, dopo, per questa gente dell'Asilo Vecio. Fabrizio: ha ragione tua sorella. Rita: era solo per sollevare un problema.

manifestazione di protesta è stata avviata, sabato sera, a Borgo a poche ore dagli otto arresti; [...] Degli arresti si è parlato anche ieri mattina [...] nel corso di un improvvisato comizio del comitato di lotta»230.

Nella giornata di lunedì, riporta «L’Adige» del 13 novembre, «due i fatti nuovi: una conferenza stampa promossa dal gruppo sociale e un comunicato congiunto diffuso da Pci, Psi, Acli, Cgil e circolo culturale di Spera»231. Nella conferenza

stampa, Luigi Danna dichiara, sottolineando l’arresto di Edoardo Granello, che «questo operaio non c’entra affatto né con il gruppo sociale né con il comitato lotta per la casa, ma, a nostro avviso, lo si è scelto come capro espiatorio. Si tratta di un fatto politico da condannare» e continua «riguardo all’identità politica del gruppo cui apparteniamo, non vogliamo confusione di sorta: le sigle non ci interessano e vogliamo essere conosciuti per le lotte che portiamo avanti e per il nostro riferimento all’autonomia operaia organizzata»232.

Questa dichiarazione viene probabilmente fatta in risposta all’articolo

Curriculum di sigle pubblicato due giorni prima sull’«Alto Adige» in cui si

tracciava una semplicistica cronistoria del “gruppo”:

Chi sono le otto persone arrestate? Se si scorre il loro curriculum politico non si può, per il momento, a poche ore dal fatto, che affidarsi ad una serie di sigle che vanno da Lotta continua, organizzazione che negli anni della contestazione aveva trovato un gruppo di militanti a Borgo Valsugana, all’ultima sigla con cui il gruppo di Borgo ha firmato l’occupazione di ieri; «Comitato lotta per la casa». Tra i due periodi si collocano altre due sigle di cui i giovani si erano fregiati «Cappuccetto rosso» e «Gruppo sociale». Quest’ultima

230 «Alto Adige», 12 novembre 1979, Interrogatorio per gli «otto» dopo l’occupazione di Borgo, documentazione archivistico-giornalistica appendice XXXIV

231 «L’Adige», 13 novembre 1979, Gli autonomi si difendono, documentazione archivistico-giornalistica appendice XXIX

denominazione aveva firmato l’occupazione avvenuta in giugno di una casa sfitta nel centro storico di Borgo adibita successivamente a sede del «comitato lotta per la casa». Il problema della casa era stato oggetto - nel mese di settembre - di un incontro che il comitato aveva avuto con il sindaco Zottele. Era stato richiesto al Comune di Borgo un impegno immediato per sbloccare gli appartamenti sfitti. Il sindaco in quell’incontro aveva promesso di discuterne in Giunta233.

Una promessa sempre procrastinata sembra, non tanto a causa di disinteresse, o peggio, di interessi economici particolari, quanto piuttosto per una sorta di attendismo peculiare del sindaco Zottele. Aldo Degaudenz nella sua testimonianza ricorda come la bontà di Zottele alle volte gli impedisse di essere maggiormente incisivo sulle complesse situazioni che andavano creandosi in paese: «il Zottele non voleva diventare, ma era nel suo carattere di essere comprensivo, di prender tempo, ma non solo in quella situazione, in tutta l'amministrazione, quando c'erano problemi li voleva prendere con una certa calma per evitare contrapposizioni, conflitti eccetera, era nel suo carattere questo»234.

Nello svolgersi dei fatti di quei giorni si delinea un forte elemento di criticità: i partiti e i vari movimenti della zona dichiarano una decisa presa di distanza dalle modalità d’azione e dai contenuti ideologici di cui il Gruppo sociale è portatore. A proposito del comunicato congiunto in cui Pci, Psi, Acli, sindacati e circoli culturali esprimono preoccupazione, l’articolo dell’«Alto Adige» del 13 novembre riporta: «nel respingere l’ideologia degli esponenti di Autonomia operaia che si pongono fuori delle istituzioni democratiche, ritengono di dover

233 «Alto Adige», 11 novembre 1979, Curriculum di sigle, documentazione archivistico-giornalistica appendice

denunciare il comportamento latitante della Giunta Dc-Pptt che, nonostante gli impegni assunti sul problema casa non ha promosso alcuna iniziativa [...] creando così spazio a soluzioni spontaneistiche»235.

Un altro punto di criticità viene sollevato dal Segretario generale provinciale Dc Giorgio Grigolli236 durante un’assemblea riunita a Borgo in preparazione del

Congresso regionale del partito, e viene riportato nell’articolo del 22 novembre sull’«Alto Adige»: «[Grigolli] ha illustrato il programma di edilizia popolare che interessa il comprensorio della Bassa Valsugana difendendo il diritto di proprietà dei risparmiatori»237. Diritto che non può in alcun modo venir eluso, prosegue il

Segretario Dc, in quanto la Costituzione ne è garante, citando infine gli impegni presi dalla Provincia verso la soluzione del problema casa:

per Borgo sono stati ultimamente appaltati sei alloggi, mentre il programma biennale 1978-1979 prevede altri 26 alloggi ITEA nel comprensorio. In più, il programma prevede nel comprensorio complessivamente l’intervento finanziario provinciale per il risanamento di 285 alloggi (fino ad una spesa preventivabile in 10-12 milioni) oltre alla costruzione di 37 appartamenti, l’acquisto sul mercato immobiliare di altri 17 appartamenti aventi le caratteristiche di legge ed altri 4 appartamenti da costruirsi da parte di imprese private, sempre secondo i canoni della legge238.

235 «Alto Adige», 15 novembre 1979, Sul problema casa la Giunta latita, documentazione archivistico-giornalistica appendice XXXV

236 Giorgio Grigolli, nato il 21/12/1927 a Mori (TN), è stato Presidente della Regione Trentino Alto Adige dal ‘67 al ‘74 e Presidente della Giunta provinciale di Trento dal ‘74 al ‘79. Laureato in giurisprudenza nel ‘52, è stato redattore e poi vicedirettore del quotidiano «L’Adige». Dal ‘58 segretario generale provinciale Dc.

237 «Alto Adige», 22 novembre 1979, Casa: il problema esaminato dalla DC, documentazione archivistico-giornalistica appendice XXXVI

Attorno ai fatti accaduti a Borgo la mobilitazione si allarga. Ai ragazzi del comitato di lotta per la casa, ancora in stato d’arresto, Sandro Boato239, in qualità

di rappresentate di Nuova sinistra, fa recapitare, alla casa circondariale di via Pilati indirizzandola a Sandro Voltolini, una lettera contenente un messaggio di solidarietà in cui suggerisce: «è opportuno che si formi un grosso collegio di difesa»240 e fornisce i nomi di due bravi avvocati.

Anche gli studenti si mobilitano e martedì 13 novembre, alla facoltà di sociologia di Trento, indicono un’assemblea dove discutere i fatti di Borgo241.

239 Sandro Boato nato a Venezia nel 1938 e trasferito a Trento nel 1963. Fratello del più noto Marco Boato, è stato consigliere provinciale nella giunta di Trento. Laureato in architettura. Candidato nella lista dei Verdi, porta la cultura ambientalista nel Consiglio provinciale di Trento.

240 Documentazione archivistico-giornalistica appendice XXXVII

241 «Alto Adige», 14 novembre 1979, Borgo i due appartamenti non devono restate sfitti, documentazione archivistico-giornalistica appendice XXXI

L’ARRESTO DI EDOARDO GRANELLO

A Borgo, la notte dell’inconsueto e movimentato sabato non si conclude con gli arresti degli otto attivisti. Per le strade del paese i carabinieri si adoperano in un servizio d’ordine per un controllo capillare del territorio. Un servizio d’ordine che sarà poi, come già evidenziato sopra, oggetto di polemiche da parte dei componenti del gruppo sociale, ma non solo.

L’ex maresciallo Martinelli ricorda che

l'unica cosa che sarà stata predisposta sarà stato fatto un servizio di osservazione con militari in divisa e non in borghese come che facevamo sempre, prima di tutto per assicurare visivamente il Paese che comunque non è successo niente, che la cosa si era conclusa, e che se vedevano i carabinieri in divisa era molto difficile che ci fosse qualche furbo che attaccasse fuori il tazebao! O sulla porta della chiesa o sulla porta del municipio, c'erano quattro cinque punti sensibili, dove c'era la pattuglia che girava, ma che militarizzazione ostrega! Fare un servizio di prevenzione o di sicurezza in situazioni del genere è la prima cosa che fai. Anche perché se so che mi mancano tre fiancheggiatori, che possono essere pericolosi, e sanno che abbiamo un nucleo preso, quelli lì possono fare un'azione di distorsione o che che può essere una bomba molotov sulla porta del comune

Silvia: come?

Martinelli: può essere Silvia: Ah può essere

mai usato azioni particolarmente violente242

Di diverso avviso erano il già citato articolo pubblicato sull’«Alto Adige» il 14 novembre e un volantino nel quale i componenti del gruppo sociale di Borgo sostengono come l’intervento dei carabinieri sia stato più incisivo del necessario. Riporto le considerazioni del volantino:

con la convinzione che solo noi possiamo risolvere i nostri problemi, due famiglie proletarie hanno occupato due appartamenti sfitti da quattro anni. A questo punto il gran concerto della reazione e dello Stato si è mosso con tutta la sua arroganza e grottesca stupidità: 50 carabinieri hanno sgomberato e sequestrato 7 compagni e un componente di una famiglia occupante, con l’accusa caduta miseramente dopo poche ore di “violazione di domicilio pluriaggravata”. È stato questo un atto terroristico delle Stato verso la capacità autonoma dei proletari di lottare e organizzarsi per prendersi ciò di cui hanno bisogno e diritto. È stata anche la prova generale di quella che si può chiamare la “militarizzazione del territorio”. Questo stato di cose è continuato tutta la notte con blocchi, perquisizioni sui compagni, fermi e l’arresto di un operaio della Valverde. [...] Non basta questo, l’intimidazione sembra diventare prassi quotidiana in questo paese: nella notte di domenica i soliti ignoti (si fa per dire) sono entrati nella sede del gruppo sociale distruggendoci la macchina da scrivere (volevano impedirci di fare volantini??!!)243

242 Intervista a Gianni Martinelli, appendice IX

Quindi la sera dell’occupazione viene arrestato per oltraggio a pubblico ufficiale Edoardo Granello (Edy), un giovane operaio che nell’intervista racconta la sua

allora io faccio una premessa subito, che io mi sono trovato nel momento, e nel posto sbagliato, questo è fuori discussione. Silvia: che non c'entravi niente con il gruppo.

Edoardo: no, i conosevo [li conoscevo], però mi, tanto che, che noi alla sera quando siamo arrivati a Borgo vicino al Roma, eravamo stati in giro tutto il pomeriggio, co ste [con queste] altre tre persone, che han fatto da testimoni, che mi hanno fatto da testimoni durante il processo di cosa è successo, e quando siamo usciti dal Roma, c’era un pattugliamento dei carabinieri, uno di questi carabinieri ci ha fermato, e nelle chiacchiere che stavano per uscire ha usato un termine, ha usato delinquenti, ecco!, al che io, averlo sentito, io mi sono alterato, probabilmente mi ero anche sbagliato alterandomi, gli ho detto “è perché tu hai la berretta” detta in dialetto l'è bareta detta in italiano l’è berretta e lui ha detto “ah!, offesa a pubblico ufficiale”. Arrestato, mi han portato in caserma, arrestato, portato in carcere a Trento in via Pilati, son stato messo in isolamento perché loro han detto che io conoscevo il gruppo, ma noi non sapevamo neanche che era successo il fatto dell’occupazione della casa, noi eravamo all’oscuro di tutto, e loro mi han messo in isolamento dicendo, “ma loro sono amici, si sono conosciuti” anche questa è una pregiudiziale dal me punto di vista o no? [...] al ritiro della denuncia del gruppo son stati scarcerati ancora il lunedì mattina e io son rimasto in carcere una settimana, ho fatto una settimana di carcere e ho avuto il processo in pretura, qui a Borgo, col Guastella che ha

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