g ran d em en te. C irca l ’anno 1534 venne il suddetto p a d re assegnato al convento di R acconigi. D esiderando egli viva
m en te di p a rla re con C aterina, la fam a della cui s a n tità già correva da tu tte p a rti, d eterm in ò di v e n irla a visitare.
G iunto c h e fu a C aram agna, ov’ella si trovava, udì da C aterin a queste p a ro le:
P a d re , voi avevate due d esid erii; uno adesso è c o m p iu to , l ’a ltro n o n m a n c h e rà di esserlo. Il secondo d esid erio di quel pio relig io so e ra di co noscere fam ig liarm en te i doni so p ra n a tu ra li di C aterina, n o n g ià p e r cu rio sità, m a p e r su a edificazione, e p e r av er sem pre m ag g io r m otivo di g lo rific are Id d io , m ira b ile n ei suoi santi. Questo d esid e
rio n o n potè esser da lei conosciuto, se n o n p e r d iv in a riv elazio n e, d ella qual cosa sem pre si m arav ig liav a quel b u o n religioso. E lla ebbe p o i a n c o ra co g n i
zione di alc u n e sue im p erfezio n i ignote ad ogni m o rta l cre a tu ra , e d e ’ suoi sforzi a re siste rv i; e gli svelò p a rim e n te c e rti suoi affanni, e c e rte segretissim e azioni.
P e r d ire il tutto in breve, ella co
nosceva t a lo ra le p iù occulte condizioni delle p e rso n e , e de’ collegi m assim a- m en te dell’o rd in e suo, e le b u o n e o cattive q u a lità dei cap i di n azio n i, e go v e rn ato ri d ella società. Di ta le co gn izio n e e lla si serviva p e r d a re loro avvisi ed a iu to , o ra in p e rs o n a , o ra p e r mezzo di lettere.
Due com pagne di S anfrè odiavano g ran d e m en te i loro m a riti, dai q u ali e ra n o vicendevolm ente odiate. Il m a rito d e ll’u n a e ra b a rb ie re ed aveva u n ’in ferm ità in c u ra b ile . Un gio rn o tro vandosi in siem e le due d o n n e d e li
b e ra ro n o di venire a C aterin a e d i
m a n d a rle consiglio so p ra questo lo r fatto. Si m ossero ad u n q u e, v ennero da C aterin a e le ra c c o n ta ro n o il lo ro caso.
La sa n ta qu an d o ebbe u d ito ogni cosa le consolò p iacev o lm en te, e loro disse, che facessero u n a confessione g e n erale al loro cu rato . C ontente le due d onne si p a rtiro n o e fecero qu an to loro aveva detto la san ta. Cosa m arav ig lio sa! Su
b ito si cangiò il loro odio in ta n to am o re, e la p ace so tte n trò nel cuore d e’ loro m ariti. Ciò non bastò, p erch è
quello dei due m a riti c h 'e ra inferm o fu o r d’ ogni sp eran za g u a rì, e l ’ altro eb b e dal cielo m olti benefìzi.
Nel 1536 essendo ca d u ta in u n a grave m a la ttia la m ad re del p ad re M orelli, suo confessore, C aterina u n a n o tte le a p p a rv e , e le disse che si a p p a re c ch iasse p e rc h è dopo a due g io rn i sa re b b e ch ia m a ta a ll'e te rn ità . La m alata rife rì tosto l’a p p arizio n e alle p erso n e ch e le stavano a tto rn o , e con g ra n d e fervore si ap p arecch iav a a quel g ran passo. T utti in tan to stavano ad a s p e t
ta re che si avverasse la p red izio n e;
ed ecco che l’in ferm a al m attin o del terzo g iorno passò di q uesta v ita a l
l ’ e te rn ità .
Un p a re n te di questo stesso M orelli e ra venuto d a G aressio a v isitare Ca
te rin a in C aram agna, e con lei p a r la re delle cose d ell’an im a. Uscendo p oi egli dal colloquio colla s a n ta , ilM o relli lo vide che tu tto su d a v a , e sebben p reg ato , p e r n issu n conto volle fe rm arsi; m a subito p rese il cam m in o p e r G aressio. Passò q u alch e tem po, e venendo a G aressio il p a d re M orelli,
ap p en a ivi a rriv a to fu p reg ato da quel suo p a re n te che volesse asco ltare la su a confessione, e g lie n e disse il m o
tivo: « Q uando fui a v isitare su o r Ca
te rin a in C aram agna, m i scoperse u n p eccato g ià com m esso m olti a n n i p r i
m a , e che io p e r vergogna n o n ho m ai confessato in tie ra m e n te ai m iei confessori. E lla mi esortò a confes
sarm en e. Io d esidero o ra di confes
sarlo da voi. »
Da tu tti qu esti fatti ed a ltri m olti che si p o treb b ero ra c c o n ta re app arisc e ch ia ra m e n te che C aterina aveva dal Si
g n o re il dono di co n o scere g l’in te rn i segreti dei cu o ri. Del q u al dono ella sem pre si serviva pel b en e delle an im e e p e r la m ag g io r g lo ria del suo Dio.
CAPO XXVIII.
Alcune sue vision i e profezie.
Dopo la m o rte del m a rito la co n tessa G iovanna della M irandola dim o rav a nel castello di R odi vicino ad A lb a, il q u ale le ap p arten ev a. T em endo Cate
r in a che quella te rra venisse offesa dai soldati sp arsi p e r c o là , p reg av a senza rip o so accio cch é n e fosse p re servata. Stando u n gio rn o la contessa appoggiata ad u n a finestra con u n a fante videro C aterina in p o ca lo n ta n a n z a , che b en ed icev a alla te rr a di R odi. Subito la contessa m andò la com pagna a p re g a rla che non m a n casse di p assa re al castello. Ma g iu n ta sul luogo g u a rd a da u n a p a rte e d a l
l ’a ltra , cerca p e r m olto tem po, e p iù n o n la vede. Si p ersu asero a llo ra le due pie d onne che ella e ra sp arita. Ma la b en ed izio n e di C aterina n o n fu senza effetto; e finché visse la contessa, il castello, m alg rad o il freq u en te p a ssa r di so ld a ti, fu sem pre p rese rv ato da o gni danno.
In to rn o a quel tem po ra p ita in estasi vide Gesù Cristo in mezzo ad u n a vasta p ia n u ra legato ad u n a co lo n n a, e in to rn o u n a m o ltitu d in e sm isu rata di p erso n e d ’ogni condizione, che lo d i
sp reg iav an o e lo percuotevano. Infine vide tu tta q u ella m o ltitu d in e flagellata d al S alvatore, e conobbe la gravezza
dei flagelli che dovevano p io m b are so p ra gli u o m in i, e sp ecialm en te n el P iem o n te. Conobbe p a rim e n ti p e r nom e m olte p erso n e , che furono poi d a lei avvisate o fatte avvisare.
N ell’anno 1540 og n i v o lta che a n dava a m essa vedeva m età l’ ostia di c o lo r n ero , e seppe che questo signi- c a v a le eresie che trib o lav a n o la Chiesa di Gesù Cristo.
A ntivide e p red isse le trib o la zio n i, che a C aram ag n a sa re b b e ro p e r su c c e d e re , e m olte p re g h ie re in n alzav a al S ignore, che volesse ris p a rm ia re i suoi castig h i a questo paese, che con ta n ta c a rità l ’aveva accolta. A vendole il M orelli ra c c o m a n d ato G aressio, su a p a tr ia , C aterin a gli d is s e , che non avrebbe sofferto il saccheggio, m a che n o n sareb b e scam pato da q u alch e d a n no. Non p iù la finirei se volessi sc ri
vere tu tte le p re d iz io n i che ella fece, e che tu tte si avv eraro n o . L aonde pos
siam o d ire che in lei si ad em p ì p e r fettam ente quello che Dio aveva già prom esso p e r bocca del p ro feta Gio- ie le : « Io spanderò il m io sp irito so
p r a le vostre figliuole, ed esse profetiz~
zeranno.
CAPO XXIX.
Porge aiuto ad alcune persone. — A ltre sue visioni.
Nel 1 5 4 4 segui la b a tta g lia di Ce
resole, n ella quale re sta ro n o sul cam po c irc a dieci m ila p erso n e fra l ’u n a e l ’al
tr a p a rte. C aterina vide gli uccisi del- l ’u n a p a rte a n d a r quasi tu tti a ll'in fe rn o , ed invece salvarsi quei d ell’altra. Si esa
m inò il fatto e si ven n e a sap ere che i p rim i e ra n o quasi tu tti in fetti d ella e re sia di L utero; i secondi all’opposto essendo c a tto lic i, e tro v an d o si a llo ra n el tem po p asq u ale, avevano g ià fatto la lo ro P asq u a, ed agg iu state le cose di loro coscienza.
D urando queste san g u in o se g u e rre , in cui ta n te anim e an d av an o a lla p e r
dizione, C aterin a p re g a v a , d igiunava a fine d ’in d u rre il S ig n o re a p o r te r
m in e a ta n ti m ali. Mosso Iddio dalle su p p lich e della sua serva fe d e le , in fine le diede q uesta risp o sta : « Io sod
disfarò alla tu a d o m a n d a ; m a sappi che ti co sterà assai caro. » Il che non voleva g ià d ire che si facesse la pace, m a solam en te la tre g u a, che d u rò fino a ll’ anno 1551. Q uesta tre g u a fu un g ra n bene p e r questi n o stri p aesi tan to tra v a g liati dalle g u e rre.
P e r ta n to in quegli a n n i calam itosi n o n poten d o i suoi divoti farle a r r i
v are le co n su ete lim osim e p e r im p e dim ento dei soldati sp arsi da tu tte p a rti, ella si trovava alc u n e volte in gravi bisogni. A llora ella ric o rre v a al
l ’orazio n e, ed il S ig n o re veniva spesso in suo soccorso coll’o p e ra r p ro d ig i.
Non di ra d o venendo alla su a cassetta, che già da lungo tem po e ra v u o ta , C aterin a vi trovava q u a n to le faceva bisogno. Gesù Cristo dice n el suo V an
gelo che Id d io n o n m an ca di p rovve
d ere a colui, che cerca p rim a la g lo ria del S ignore e la salu te dell ' an im a p r o- p ria . E C aterin a fra m ig lia ia d ’altre sa n te p erso n e provò q u an to Iddio sia fedele in q u esta sua prom essa.
N ell’a n n o 1545 ra p ita in estasi vide u n a sc h ie ra di gente ca m m in a re a
due a due n e ll’acqua to rb id a sulla riv a del m are. P iù in n an zi poi in alto m a re vedeva u n a bellissim a nave tu tta ri- sp len d en te e di d en tro e di fu o ri, e ca ric a o ltrem odo di gente. Nei p rim i raffigurò i seguaci di L u te ro , che in quei g io rn i faceva g ran d e guasto alla Chiesa, e m ilioni d ’an im e stra sc in av a n e ll’e rro re ; n e lla nav e raffigurò la Chiesa ca tto lica, la quale ad o n ta dei suoi n e m i c i , galleggia sem pre vitto
rio sa n el m a re di questo m o n d o , ed i suoi figli con duce san i e salvi al p o rto del P arad iso . F e lici noi che ci tro v iam o su q uesta nave. Essa sola può c o n d u rci al cielo. Questa m istica nave d ella Chiesa fu già raffigurata dal
l ’a rc a di Noè. Siccom e al tem po del diluvio t u tti quelli che non si tr o v arono con Noè n e ll’a rc a p e riro n o n elle acque, così tu tti quelli che n o n sono n e lla C hiesa che ha p e r capo visibile il P ap a e p e r capo in v isib ile Gesù Cristo, a n d ra n n o ete rn a m e n te p e r
duti. Siam o a d u n q u e gelosi di con
serv are il n o stro posto in q uesta nave b e n e d e tta , che dal tem po degli Apo
stoli sino ai g io rn i n o stri sem pre h a v into, e n o n fu m ai vinta, che sem pre h a su p erato e trio n fa to delle tem peste, che c o n tro le h a n n o suscitato i suoi nem ic i n el corso di oltre a diciotto se
coli. Ed in questi g io rn i d e p lo rab ili, in cui n o i la vediam o assalita da tu tte p a r
ti, ravviviam o la n o stra fede, e stiam o sic u ri che ella n o n soccom berà. Non solam en te le forze del m ondo, m a nè anco quelle dell’in fern o tutto p o tra n n o co n tro di Lei p rev alere. Ce lo a ssicu rò il nostro d iv in S alvatore con q ueste co n so lan ti p a ro le : et p o r ta inferi non p roevalebunt adversus eam.
CAPO XXX.
Guarigioni ottenute p er sua interces
sione. — Soccorsi p o rta ti ai suoi di- voti. — Visioni.
In quel tem po il p a d re M orelli aveva u n n ip o te di tre a n n i, il quale e ra così m alco n cio n elle g a m b e , che in n iu n m odo poteva reg g ersi in p ie d i, ed in o ltre andava sem p re di gio rn o
in gio rn o p e rd e n d o la p a ro la. I m e
dici più n o n sapevano che fare; qu an to p iù ad o p erav an o rim e d ii p e r g u a rirlo , a ltre tta n to si au m en tav a il suo m ale.
V edendo che a n u lla valeva l’arte u m a n a il p a d re M orelli p ersu ase il g e n ito re del fanciullo di p a le sa re a C aterin a que
sto loro affanno, e p re g a rla che volesse ra c c o m a n d a re il loro figlio al S ig n o re . Le scrissero a d u n q u e u n a com m ovente le tte ra sig n ifican d o le la lo ro disgrazia.
R icevuta che eb b e C aterin a questa n o tiz ia si pose g in o cch io n i, e pregò cal
d am en te l’ am ato suo sposo Gesù a v oler co n so lare questi afflitti g en ito ri.
Ed ecco che il g io rn o dopo veggono il fanciullo c o rre re co m o d am en te, e a sa lta re tre o q u attro g rad in i di u na scala con agevolezza am m irab ile. Non si può spieg are la co nsolazione di cui fu rip ie n o il cu o re di quei ge
n ito ri alla vista di cosi segnalato fa
vore. Ma ciò n o n a n c o r b astò ; il f a n ciullo ric u p e rò perfettam en te la loquela, e da lui sp a rì ogni altro m alo re . —
Una d o n n a attem p ata, di nom e Ca
m illa Cavaletta, e ra a n d a ta u n a volta
ad u n a c ap p ella di cam p ag n a . Giun ti ad un p unto della stra d a doveva p as
sa re un fosso pieno d’ acqua fangosa.
Il p onticello, essendo stretto e s d ru c ciolo p e r la pioggia testé cad u ta, la p o v era d o n n a cad d e giù nel fondo, d onde n o n e ra p iù p ossibile u sc ire d a se stessa, sia p e r la p ro fo n d ità del fosso; sia p e r l ’av an z ata su a età, e n essu n soccorso poteva sp e ra re e s
sendo lo n ta n a dalle ab itaz io n i. In sì g ra n p erico lo alzò gli o cch i al Cielo e disse: « O santo Serafino, custode della m ia c a ra m a d re su o r C aterin a d a R acconigi, se sono vere le grazie e i doni celesti che voi fate ad essa, e le sì b elle cose ch e si dicono della sua san tità , p o rg etem i aju to in questo m ise ra b ile caso. » Detto fatto. S u ll’i stan te si trovò fuori d a ll’alto e fan- g o s o fosso senza sap ere in che m odo ciò fosse avvenuto.
N ell’an n o 1546 m o rì il suo confes
so re p a d re A gostino, e in tale uffizio a lu i succedette, com e già si è d e tto, il p a d re M orelli, sebbene fosse a sse
g n ato al convento d i G aressio s u a p a
tria . Egli p iù non d im o rav a in C ara
m agna com e il p a d re A g o stin o , m a da Garessio veniva di quan d o in q u a n do a confessarla, to lle ran d o con som m a ra sse g n azio n e i disagi di quel fre
q u en te viaggio.
Una volta le parve in v isione che questi fosse tu tto so tt’acqua. La q u al cosa p e r o p e ra del d em on io , che già lo aveva m in a c c ia to , si verificò ap p ien o due g io rn i dopo. Im p e rcio c ch é egli cad d e n el T an aro , le cui acque sono rap id issim e. Sebbene le m olte pioggie avessero in g ro ssato quel fium e e p erc iò g ran d e fosse il p erico lo di re sta rv i a n n e g a to , tu tta v ia si potè s a lv a r e , m e rc è le p re g h ie re che C aterin a già aveva fatte p e r la sua salvezza. —
Molte p re g h ie re e p en ite n ze ella faceva sp ecialm en te pei suoi am ici e figliuoli s p iritu a li, che il S ig n o re le aveva in special m odo affidato. Di questi suoi divoti m olte cose, il S i
g n o re le riv e la v a , n o n solo di q uelli che an c o ra e ra n o in vita, m a ez ian dio di q u elli che e ra n o g ià trap assati.
Disse u n a volta aver avuto cognizione
che essi tu tti eran o in luogo di sa lu te e n e diceva i no m i, e sapeva in o ltre q u ali di essi e ra n o già in p a ra d iso , e q u ali solam ente in p u rg a to rio. Un giovedì san to venne ra p ita in ispiri t o a c o n tem p lare la g lo ria d i Dio. Ivi so p ra di u n g ra n tro n o vide il Salvatore, che aveva a ’ suoi p ied i u n g ra n volum e ch iu so da sette si
gilli. F u ap erto il lib ro e le fu co n cesso di v ed ere in quello sc ritto il suo nom e e quello d e ’ suoi s p iritu a li figliuoli. Queste celesti visioni le av
venivano sp ecialm en te n el tem po della sua o razio n e, la quale e ra tan to fre
q u en te, che o rd in a ria m e n te non istava ch e u n a m ezz’o ra o al p iù u n ’o ra, che n o n si m ettesse a p re g a re , e n ell’età p iù verde e p iù g ag lia rd a occupava n e lla p re g h ie ra an ch e u n a g ran p a rte d e lla notte.
In tan to si av v icinava l ’o ra di sua m orte. Il p a d re M orelli avendo inteso che ella sapeva qu an d o q uesta sareb b e venuta le d o m andò se quello (1 546) fosse l ’ultim o anno di sua vita. Cate
r in a risp o se, che l ’u ltim o n o n e ra a n
co ra g iu n to , m a e ra p e ra ltro b en v ic in o . N e ll'a n n o 1547 che fu l’ultim o, dì s u a vita m o rtale, Iddio operò g ra n d i m iraco li in favore d i chi lo invocava p e r li m eriti di lei. — La contessa F ra n c e sc a di Cocconato era to rm en ta ta d a gravissim i d o lo ri di fianco.
Dopo q u attro m esi di d ilig en te c u ra invece di c a lm are in c ru d e liv a n o vie- m ag g io rm e n te. Vedendo che n u lla v a
levano i rim e d ii u m a n i , ric o rd a ta si d i C aterin a, pregò Id d io d ic e n d o : « Se so n o vere le g razie che di su o r Ca
te r in a si ra c c o n ta n o , vi prego, o m io Dio, che m i lib e ria te p ei m eriti suoi. » S u ll’istan te si sen tì lib e ra da ogni
m ale.
Un uom o e ra g ià da p are cch i an n i tra v a g lia to d a m al caduco. N iun p r o gli facevano i rim e d ii, che con og n i diligenza aveva u sati. A ndato da C ate
r i n a con g ra n d e fiducia l a pregò ch e g li volesse o tte n e re d a Dio la san ità.
Glielo p ro m ise la san ta, ed egli n o n fu m a i p iù tocco da quel m alore.
Ma in questi ultim i tem pi le sue afflizioni, ch e p rim a e ra n o p rin c ip a l
m en te n e l corpo, eran o p iuttosto n e lla m ente e nel cuore, sicché diceva e s sere assai p iù to lle ra b ili i flagelli a- vuti n e ll’età g io v an ile, ch e le an g u stie sp iritu a li d ella sua vecchiezza. L aonde a tte sta il p a d re M orelli che egli l a vedeva n o n di ra d o così afflitta, c h e faceva com passione.
CAPO XXXI.
Sue u ltim e azioni.
S ua preziosa morte.
Ma e ra o rm a i te m p o , che Id d io la togliesse a ta n ti p a tim e n ti, e la ch iam asse al god im en to d ell’e te rn a sua g lo ria. Cadd e p e rta n to in u n a lu n g a e grave m ala ttia , che p e r lei fu l'u l
tim a. P a rla n d o u n g io rn o col m ed ico dei rim e d ii che doveva p re n d e re a fine di g u a rire d isse: « sa rà in u tile , ogni rim ed io p erch è io n o n ho p iù dà vivere che q u a ttro m esi. » C orrevano allo ra i p rim i g io rn i di m aggio.
S p iegare n o n si può la pazienza e la rasseg n azio n e, colla q uale ella p atì
i do lo ri di q u esta m a la ttia , ed i suoi fre q u en ti a tti d ’am o r di Dio. E lla non p are v a p iù u n a c re a tu ra di questo m ondo, m a u n Angelo. A tu tti quelli che al suo letto si av v icinavano la
sciava celesti ric o rd i, e li in n a m o ra v a del p a rad iso . —
La sua m a la ttia in ta n to si faceva o g n o ra p iù grave, e a g ra n d i passi avvicinavasi q u el g io rn o , che doveva p o r fine al suo esiglio. Se le am m i
n is tra ro n o i co n fo rti di n o stra sa n ta catto lica relig io n e. Oh qual dolcezza ella provò m ai n el rice v ere p e r l ’u l
tim a volta quell'a m a b ile G esù, quel Gesù, che in tutto il tem po di sua
tim a volta quell'a m a b ile G esù, quel Gesù, che in tutto il tem po di sua