C E N N I S T O R I C I
INTORNO ALLA VITA
D E L LA
B. CATERINA DE-MATTEI
D A R A C C O N I G I d e l l 'O r d . d e l l e p e n . d i s . D o m .
P E R CU RA D E L S A C E R D O T E
B O S C O G I O V A N N I
T O R I N O
T IP . D E L L ' O R A T . D I S . F R A N C . DI SA LE S
1862.
AVVERTENZA
Chi legge questi cenni storici intorno alle azioni della beata Caterina da R ac- conigi troverà certam ente cose non c o m uni nelle vite dei santi. Al m aravi
gliato lettore noi rispondiam o soltanto colle parole della santa scrittu ra : Mi- bilis Deus in sanctis su is, et sanctus in omnibus operibus suis. Dio è m ara- vigl ioso n e’ suoi santi, e nelle sue più strepitose opere che egli com pie nei suoi servi m anifesta in tutte la sua in finita santità (sal . LVII, 3 6, CXLIV. 13).
Siccom e scriviam o cose avvenute c irc a q u attro secoli p rim a di noi, cosi n o i ci siam o te n u ti agli a u to ri co n te m p o ra n e i, facendo eziandio conto delle o sservazioni e delle m em o rie ra c colte dagli sc ritto ri m o d ern i.
P rim o s c ritto re d ella v ita di q uesta serv a di Dio fu il conte Pico della M irandola che ebbe lu n g h e relaz io n i con C a te rin a , ed essa passò qualch e tem po in su a casa siccom e a suo luogo vedrem o.
Il conte P ico essendo m orto alcu n i a n n i p rim a di C aterin a com pieva l ’o
p e ra in te rro tta il P. M orelli d o m e n i
can o , che fu poi confessore della sa n ta. Dopo di essi scrissero in to rn o alla B. C aterin a i p a d ri G abriele da Savi- g lian o , D om enico da Bra, R azzi, Mal- ven da, P io, M archese, il canonico Gia
cin to G allizia e finalm ente il sacerd o te A. M. B alladore p aro co di Beinasco.
L 'o p e ra di q u est’ u ltim o vide la luce in S avigliano nel 1847.
Da questi celebri au to ri noi a b biam o ricav ato quanto qui p u b b lic h ia m o; laonde chi d esid era un com pendio delle azioni d ella B. C aterina qui lo tro v erà colla scelta delle m a te rie e colla m ole co m p atib ile colle n o stre L ettu re Cattoliche.
Coloro poi che d esid era ssero p iù co
p io sa esposizione dei fatti o p p u re scien
tifiche osservazioni so p ra le cose che si a n d ra n n o esponendo, noi li rim a n diam o a co n su lta re i so p ra m entovati a c c re d itati a u to ri, da cui possono es
sere a b b o n d an tem en te soddisfatti.
F accia Iddio che i celesti favori che da c irca q u a ttro cen to a n n i p e r opera ed in te rcessio n e di q u esta fedele serva di Dio si o tte n n e ro a benefizio della m isera u m a n ità , non d im in u iscan o , m a crescano ogni g io rn o p iù com e a r d e n
tem ente de sid eriam o che cresca il culto di Lei a m ag g io r g lo ria di Dio ed a vantaggio delle anim e.
F ac c ia Iddio che questi favori siano m o ltip licati sp ecialm en te in questi te m pi, affinchè possano a v e r pa ce tr a loro i p rin c ip i c ristia n i, sia e stirp a ta l ’e re sia , trio n fi la sa n ta c a tto lic a Chiesa di Gesù C risto. Così gli u o m in i di tu tto il m ondo si ra d u n in o risp e tto si in to rn o al V icario di Gesù Cristo p e r fare di tu tti u n solo ovile ed u n solo p a sto re so p ra la te rra p e r a n d a re un g io rn o a god ere la stessa g lo ria nella p a tria d e ' Beati. Così sia.
CAPO I.
P a tria — Educazione e p r im i a tti d i v ir tù di Caterina.
C aterin a De-Mattei n a c q u e in R ac- conigi l ’ anno di n o stra salute 14 8 6 , m en tre governava la sa n ta Chiesa p ap a Innocenzo VIII. Suo p a d re e ra u n sem p lice f a b b r o , di n o m e G iorgio, su a m a d re si chiam ava Bilia. Essi ebbero dal cielo q u esta b e n e d e tta figliuola n el m ese di g iugno, e la battezzaro n o n e l
l'a n tic a c h iesa p a ro c h ia le di s. G io
v an n i, n e lla quale rim a n e a n c o ra oggidì il m edesim o fonte b attesim ale.
A cagione di u n d isastro di g u e rra avvenuto in R acco n ig i i suoi g e n ito ri furono rid o tti ad u n a g ra n d e m iseria.
La m ad re n o n avendo latte a suffi
cienza, n è poten d o p a g a re u n a n u trice, e ra c o stretta a m ettere la povera b a m b in a in collo ad u n fratello, affinchè la p o rtasse in ce rca di la tte presso alle d o n n e che fossero in g rado di p o tern e so m m in istrare.
All’età di soli cin q u e an n i la sua divozione e ra g ià am m irab ile. Provava il p iù g ra n d e p ia c e re nel tra tte n e rsi a p re g a re av a n ti ad u n a p icco la im m a g in e di M aria S S ., che aveva in sua casa.
C resceva C aterin a con queste belle d isposizioni ed e ra la consolazione dei suoi g e n ito ri. Ella d ilettav asi di vivere r itir a ta in casa p e r p o te r sollevare p iù facilm ente il suo cu o re a Dio. Quando d a lla fin estra o d a ll’uscio rim ira v a il ciel seren o e coperto di s te lle , o la te r r a a d o rn a di fiori, gli a lb e ri c a ric h i di frutta, tosto coll’an im a s’innalzava a Dio e d ic e v a : Quanto è m ai buono il S ignore! A vendom i c re a ta a sua im m ag in e e som iglianza, è segno che egli p en sa a n c h e a me.
S ua m ad re d o n n a p ia e virtuosa n o n
m an cav a di coltivare q ueste belle v irtù n ascenti. F a tta g ra n d ic e lla fu p o sta a tessere n a stri. Questa professione p ia cque m olt o a C a te r in a , p erc h è l a sciando lib e ra la sua m ente poteva p en sa re sovente a Dio, e spesso lo d arlo . Iddio che si fa vedere m araviglioso n e ’ suoi sa n ti in c o m in c iò di b u o n issim a o ra a m o strarsi tale in C aterina. All’età di c irc a cinque an n i, u n a m a ttin a dopo di aver u d ita la s. Messa, stando n ella sua c a m e re tta a p re g a re , vi entrò u n a b ia n c h issim a colom ba, la quale si posò su lla sua d iritta spalla. C aterina, com e se g ià fosse m aestra di sp irito , d u b i
tan d o che il dem onio la volesse in quel m odo in g a n n a re , tosto si fece il segno d ella sa n ta croce, e disse: Jesu, o Gesù.
In questo ista n te vide u sc ire di becco alla colom ba u n lu m in o so rag g io di luce, il quale and av a te rm in a re n ella sua bocca, ed in siem e u d ì queste p a ro le: « P ig lia, figliuola m ia, e bevi qu e
sto vino. In v irtù di questo liq u o re tu n o n av rai p iù fam e n è sete delle cose del m ondo; m a c re scerà in te la fam e
e la sete dell’o n o r di Dio, e della sa
lu te delle anim e.
M entre g ustava la dolcezza di questo liq u o re celeste le ap p arv e u n a d o n n a v estita d i tu n ic a b ia n c a , con u n m anto nero . « Il nom e di Gesù, le disse, sia sem p re n el tuo cuore, o figlia m ia. » C a terin a le d im a n d ò : « Chi siete voi, e com e avete fatto ad e n tra re q ua d en tro , essendo la ca m e ra c h iu s a ? »
R ispose la S ig n o ra: Io sono la m ad re di Gesù tuo R ed en to re e p erciò n o n av er p a u ra . Io voglio che do n i tu tta te stessa ed ogni cosa tu a al m io figliuolo.
C aterin a d im a n d ò : Dov’è vostro fi
g liu o lo ?
R ispose M aria: Egli presto v e rrà , m a sappi, figlia m ia, che siccom e il g ra n freddo fa p e rd e re la bellezza alle p ia n t e , fa p e rire i fiori e le f ru tta , così ac c ad reb b e di te, q u a lo ra ti m ancasse la g razia di m io figlio. P e r questo vo
glio che tu gli sii u n ita p e r a m o re , voglio che gli doni tu tta t e stessa e qu an to hai di p iù caro.
Disse la fa n c iu lla : P o v erella com e sono che m ai gli posso d a re ?
R ipigliò la S ig n o ra : Egli a ltro n o n vuole che il tuo cuore.
Con tu tta sem p licità d o m andò Cate
r i n a : Dov’ è il m io c u o re ? Se voi lo tro v ate io v o le n tie ri glielo darò.
M aria quasi so rrid e n d o , e m ettendole la m ano sul petto le disse: Qui è il tuo cu o re, che d a ra i a m io figliuolo, ogni v o lta che v o le n tie ri o b b e d ira i a’ suoi c o m a n d a m e n ti, e so ffrirai p e r a m o r suo ogni pena.
In questo istan te ap p a rv e Gesù Cri
sto in fo rm a di fanciullo di q u ella età m ed esim a in cui ella si trovava. Egli e ra di am ab ilissim o aspetto, vestito di u n a veste can d id issim a . Con lu i eran o p u re m olti angeli e san ti. F ra questi erav i u n Serafino con sei a li, eravi s. G e ro la m o , s. P ie tro e s. C aterina da Siena. A llora M aria V ergine p r e sentò suo figliuolo a C aterin a d ic e n d o le : « Questo è m io figlio Gesù, tu o Signore e R edentore. Voglio che tu lo p re n d a p e r tuo sposo.
La fa n ciu lla p au ro sa m e n te rispose:
Non m ai avrò a rd ire di fare sì g ran cosa.
Disse la R e g in a : Non d u b ita re , così voglio che sia , im p ero cc h é egli sa rà il co n se rv ato re d ella tu a v erg in ità.
A cconsentì a llo ra la fan ciu lla d i
cendo: Io sono p ro n ta a fare ogni vo
stro p iacere.
R ivoltasi al figliuolo la d iv in a M adre gli disse: Io d e sid e rerei che tu p re n dessi C ate rin a p e r tu a sposa.
Gesù risp o se : Io sono contento di sp o sarla, p e rc h è essa è u n a p e rla p r e ziosa che ho re d e n to col m io sangue.
A llora M aria si trasse dal dito m in o re d ella m ano sin is tra u n anello d ’oro, ad o rn o di u n a b ellissim a p e rla . P rese q u in d i la m ano di Gesù, e q u ella di C aterin a e disse: C aterina, io ti sposo o ra al m io figliuolo Gesù in fede, spe
ra n z a e c a rità , e d icendo queste p a role le pose l ’anello n el dito. P oscia Gesù, sposo d elle an im e buone, esortò la su a sposa che si stu d iasse di p ia cergli so p ra ogni cosa, p rin c ip a lm e n te co ll’essere m an su eta ed u m ile di cuore.
Si volse q u in d i alla M adre e le disse che era suo volere che p ren d esse Ca
te rin a p e r su a fig liu o la , e ne avesse
c u ra speciale. R accom andò al Serafino che n o n l'a b b a n d o n a sse , anzi la c u stodisse d ilig e n tem en te in siem e col
l'a n g e lo suo custode. Le diede an c o ra p e r m a estri s. G iro lam o , s. P ie tro e s. C aterina d a Siena, i quali due u ltim i S anti volle che d’a llo ra in poi dopo M aria le facessero da p a d re e m a d re.
Dopo questo M aria V ergine le in s e gnò a n c o ra com e si dovesse re g o la re col suo sp o so ; l ’ a ssicu rò che sim ili g razie eran o fatte a p o ch i in q u ella età;
e p erciò la esortò a n o n d im o strarsi in g ra ta di u n sì g ran dono, m a si stu diasse di am are con tu tto il suo cuore Gesù suo dolce sposo. C aterin a r i n graziò q u an to potè Gesù e M aria, e co
n oscendo che da se sola n o n avrebbe p otuto p ia c e re al suo divino sposo, pregò la B eata V ergine d icendo: G iac
ché p er g razia e c a rità vostra vi siete d eg n at a di o tte n e rm i u n sì g ra n d e fa
v o re ; io con tu tta fid u cia vi cerco u n a g razia an c o ra , ed è che io possa sem p re d a r lode al vostro figliuolo, am arlo e servirlo con tu tte le m ie forze. Io so che p o tre i p e r m ia colpa c a d e r d a lla
v o stra g razia, e p e rciò vi p re g o di tutto c u o re , che questo g ia m m a i n o n mi ac
cad a. Vi su p p lico che vi d eg n ia te di o tte n e rm i da vostro figlio fede, spe
ra n z a , c a r i t à , tim o r santo ed u m iltà p ro fo n d a. M aria tosto le risp o se: Sta di b u o n a n im o , figlia m ia , im p ero cc h é quello che tu m i d o m andi ti sarà p e r sem p re concesso.
A nche li due an g eli, che le eran o sta ti asseg n ati d a Gesù, le dissero p a ro le dolcissim e, e fin da questo tem po co m in c ia ro n o esserle assai fam igliari.
Quasi sem pre C aterin a se li sen tiv a p re s e n ti, e vedeva il S erafin o vestito di r o s s o , l ’angelo custode vestito di b ian co . Soventi volte d a essi in te n deva quelle cose che doveva fare o tra la sc ia re . U na volta u n sa cerd o te la in te rro g ò in q u al m odo e da chi a- vesse saputo u n a cosa che ella doveva fare; C aterin a risp o se: « Dal m io angelo vestito di b ia n c o . »
CAPO II.
Riceve da Gesù la croce. — Suo modo d i pregare e d i com battere le ten
tazioni. — S u a unione col Signore.
La v isione che C a terin a ebbe c irc a ai sette a n n i fu in d izio di fu tu re t r i b o lazioni. A ndando p e r su a divozione al convento d e ’ fra ti serv iti vide d i
p in to sul m u ro s. P ie tro m a rtire . R i
m ira n d o la p a lm a g lo rio sa del suo m a rtirio e le sue ferite sen tiv asi n a scere n e l cu o re u n vivo d esid erio di m o rire p e r la fede. Si m ise p e rc iò a p re g a re il santo m a rtire ch e l'a m m a e strasse e la fortificasse n e lla fede; lo su p p licav a che le o tten esse u n a ca
r ità a rd e n te a fine di p o te r o g n o ra p iù essere c a ra al suo celeste sposo, ed im ita rlo n elle sue afflizioni e nei suoi to rm en ti. C om piuta l'o ra z io n e le ap p arv e il san to m a rtire circ o n d a to di sp le n d id a luce, e te n en d o in m ano un calice p ie n o di san g u e le disse:
P re n d i, m ia figlia, questo calice e g u sta il preziosissim o san g u e di Gesù
Cristo; im p ero c ch é u n g io rn o b ev erai al calice d ella sua a m a ra passio n e. » Come l ’ebbe gustato v e n n e quasi e b ria p e r la so av ità e dolcezza, e tem endo di c a d ere si accostò al m u ro del co n vento, e disse: « Che cosa è questo, o Gesù m io? A iutatem i affinchè io n o n sia in g a n n a ta dal dem onio. » Ed ecco che le ap p arv e Gesù in form a di u n fa n ciullo di c irc a an n i d ie ci, e m o stran d o di p o rta re u n a croce in isp a lla , le d isse : « Non d u b ita r e , sposa m ia, che n o n è il dem onio quello che h a i ve
duto, m a è P ie tro m io servo f e d e le , quel m edesim o che io già ti diedi p e r m aestro. Egli h a già bevuto il calice d ella m ia passio n e sostenendo il m a r
tirio p e r a m o r m io ; ed acciocché tu p u re possa ra sso m ig lia re a me ed a l u i , com e h a i d o m a n d a to , p o rte ra i q u esta croce p e r m io am ore. In ta n to le pose q u ella cro ce su lla sp alla s i
n is tra , e p e r farle co raggio soggiunse:
« Da p rin c ip io ti se m b re rà d u ra e pe
san te, m a crescendo in te il m io a - m ore, alla fine ti p a r rà soave e leg
g iera. » Le m ostrò eziandio u n a co ro n a
d i bellissim e ro se e d isse : « Q ueste af
flizioni ti se m b re ra n n o ro se , se le sop
p o rte ra i di b u o n a voglia. » Da questo tem po C a terin a com inciò ad avere u n m a rav ig lio so a rd o re di p a tire p e r a m o r di Gesù C risto, il q u ale a rd o re creb b e a ta l p u n t o , che ella seb b en e a n c o r fa n c iu lla d e sid era v a di a n d a re tr a gli in fed eli a p re d ic a re la re lig io n e di Gesù C risto, e quivi m o rir m a rtire .
In quel tem po il d em o n io co m in ciò e- ziandio a te n ta rla fo rtem ente, facendole a c c a n ita g u e rra . Ma i sa n ti e lo stesso Gesù n o n m an cav an o di v e n irla a co n so lare, e a re n d e rla o g n o r p iù forte. U na v o lta Gesù le disse: « G ran d i m olestie so ffrirai dai d e m o n i, m a n o n d u b i
ta re chè re s te ra i s em p re v itto rio sa. » E lla risp o se: Gesù sp e ra n z a m ia, n o n is ta in m e il p o te r re siste re e v in cere, m a d ip en d e d alla v o stra g razia.
T anto io v a rrò co n tro al d e m o n io , q u an to v o rrete che io valga. »
Gesù Cristo si e ra fatto con lei m olto fam ig liare. Sovente le ap p a riv a p e r d a rle u tili a m m aestram en ti. U na volta le in seg n ò a d istin g u ere gli s p iriti b u o n i
d a i cattivi qu an d o le ven issero in n an zi.
Le diceva ad u n q u e che i dem oni al
cu n e volte si p re se n ta n o com e angeli di lu ce p e r se m in a re il falso sotto il co lo re de lla v e rità , ed il vizio sotto sem b ian za della v ir tù ; c h e da p r in cipio eran o so liti m e tte re n e ll’anim o di colui che volevano in g a n n a re sensi d ’a lleg rezza, a lla quale seguitava tosto tristezza ed affanno; che al c o n tra rio gli sp irit i b u o n i dopo u n san to tim o re p o rta v a n o allegrezza e se ren ità. Che in o ltre osservasse bene che q u a n tu n q ue belli e vaghi ap p a risc a n o talv o lta gli sp iriti cattiv i, tu tta v ia conservano sem pre u n piglio fiero e superbo; che a ll’opposto gli sp iriti b u o n i si m o stra vano sem p re m odesti e m ansueti.
In qu e’ m edesim i suoi te n eri anni la sua m en te già co m in ciav a a co n v ersa re n e ’ cieli. Sullo stesso lavoro ella sollevava da q u esta te r ra i suoi p e n sie ri, e d a ogni cosa p re n d ev a o cca
sio n e di m ed itare. Q uando m ontava i g ra d in i della scala, nel p iù basso ella m editava la viltà e bassezza del p e c cato, e di m ano in m ano che saliva
p iù in alto, co n sid erav a gli o rd in i delle v irtù , fino a tan to che g iu n ta in c a m e ra si m etteva a m e d ita re la bellezza e la d ig n ità d e ll’an im a quando p o s
siede la g ra z ia di Dio, ed il posto su b lim e ch e il S ignore le tien e p re p a ra to in Cielo.
V edendo le im m ag in i dei sa n ti ella tosto si p oneva a m e d ita re le loro v irtù , e s’infiam m ava di d e sid e rio d ’im ita rli.
U na volta s’im b attè in u n a im m ag in e di s. C aterina da Siena, e vedendo com e q uesta sa n ta tenesse il crocifisso ed u n b ian co giglio n e lla m ano d estra, e n e lla sin is tra il cuore elevato, andava m ed itan d o , e tra se stessa diceva: « Pel giglio si deve in te n d e re la p u rità , pel crocifisso la co n tin u a m e m o ria della passio n e di Gesù, e pel cuore elevato si deve in te n d e re il vero d istaccam en to dalle cose di questa te rra . » In ta n to p reg av a la san ta che le ottenesse la g ra zia d’im itarla.
L’anno seguente, (1495) atten d en d o ella a la v o ra re n ella su a a rte, pensava alla g ran d e povertà in cui si trovava su a m ad re, e q u an to patisse p e r q u esta ca
gione. Com m ossa da questo p en siero si m ise a p ia n g e re , e riv o lta all’am ato suo sposo G esù, gli racco m an d ò la p ro p ria casa con tan to affetto che o tten n e a b b o n d an te soccorso in m odo affatto prodigioso.
In to rn o al m edesim o tem po accadde, che avendo ella ro tto u n p ia tto fu d alla m a d re sg rid ata, ed an ch e m in a c c ia ta di castigo se m ai p e r l ’avv en ire le fosse accad u to u n altro caso sim ile. Ma ap p a re c ch ia n d o u n g io rn o la tavola lasciò cad ere u n vaso di v e tro , che andò in m in im i pezzi. C aterin a r ic o r d andosi delle m in acce d ella m ad re si m ise a p ian g ere, e a p re g a re Gesù e la M adre celeste, ch e l’a iu ta s s e ro , e ne fu esau d ita. Im p ercio cch é in m odo e- zian d io pro d ig io so p o tè r ip a r a r e al guasto avvenuto senza che la m ad re se n e accorgesse.
U na volta Giorgio suo p a d re aveva m in a c c ia ta ed an ch e b a ttu ta la m oglie, p e rc h è n o n aveva tro p p o b en e ap p a re c c h ia ta la ce n a l ' ultim o giorno di carn o v ale. C aterina fu g ran d em en te a d d o lo rata, e p ia n se q u asi fino al m at
tin o , che e ra il p rim o g io rn o di qu a
re sim a. Essendo poi essa sola in casa, p e rc h è la m ad re si e ra r itir a ta presso di un suo fra te llo , g iu n ta l ’ o ra del p ran z o voleva m ettersi a m a n g ia re , m a le grosse lag rim e, che le cadevano d a
gli occhi, la im pedivano. In tan to riv o l
geva affettuosi sospiri a Gesù, sp eran d o di essere d a lu i a iu ta ta e consolata.
In questo tem po vide e n tra re e v e n ire d a lei u n giovinetto di circ a q u a tto rd ic i a n n i, il quale dopo av e rla salu tata, le d i
m andò p e rc h è tanto p iangesse. C aterin a gli n a rrò qu an to e ra avvenuto in sua casa. A llora egli la consolò con queste p a ro le : « Sta di b u o n an im o , p e rc h è tu s a ra i lib e ra ta da tu tti i p e rico li, ed io n o n ti m an ch erò nelle tu e necessità.
E sebbene tu a m adre, p e r am o re della q u ale o ra tu t ’affliggi, sia trib o la ta , tu t
tav ia fra b rev e sa rà soccorsa. » Il giovanetto ossia Gesù che in quella fo rm a le e ra ap p arso p e r c o n fo rtarla vie m ag g io rm en te, fattosi vicino alla m ensa, la benedisse; q u in d i p rese colle sa n te sue m a n i un p an e, lo ru p p e e con volto seren o ed allegro invitò C aterina
a m a n g iare . D’a llo ra in poi in m em o ria di questo fatto, ella p e r q u an to le e ra possibile, n o n m ai tag liav a il pan e, m a sem p re lo ro m p ev a colle m ani.
CAPO III.
S u e lim osine. — S i palesa ognor p iù la sua sa n tità . — Su p era altre gravi tentazioni.
Di nove a n n i le a ccad d e di fare li
m osina, sen za co n o scerla, a s. C aterin a d a Siena, la q uale a lei si e ra p r e sen ta ta sotto sem b ian za di u n a giovine m en d ican te. Ecco il fatto. E ra u n g io rn o di sabato, e C aterin a secondo il suo so
lito aveva d ig iu n ato in o n o re di M aria S antissim a. Essendo poi g iu n ta l ’o ra del p ran zo , e sen ten d o si bisogno di risto ra rs i, C aterin a andò al forno dove su a m a d re in quel gio rn o si trovava a cu o cere p an e, e le d im andò u n pane.
R icevutolo, m e n tre rito rn a v a a casa, s 'in c o n tr ò in u n a p o v era g iovinetta di d ieci o dodici an n i, m al vestita, che d im andò la c a rità . C ate rin a tem endo
forse di sua m a d re le disse che avesse p azien za di asp e tta re fin ta n to che il p an e fosse c o tto , che sua m a d re gliene av reb b e poi d a t o , ed in ta n to p roseguì il suo cam m ino. Ma tosto la p rese u n g ra n d e r im o rs o , e diceva a se stess ; « Ohim è: che c a rità è q u e
sta m ia ? Che com passione ho io dei po
veri? Se mi trovassi io in quello stato, avrei p ia c e re che m i fosse così ris p o sto? Ora io sto p e r m a n g ia re questo pan e, e in ta n to q u ella po v era fan c iu lla soffre di fam e. » Con qu esti p e n sie ri su b ito rito rn ò in d ie tro p re g a n d o Iddio che le facesse ritro v a re q u ella p o v era fan ciu lla. R itro v ata che l ’ebbe le d isse :
« S orella m ia, p e rd o n a te m i; io sono sta ta m olto cru d ele con voi: ecco o ra il p an e che m i avete d o m an d ato p e r am o re di Dio; v o len tieri io ve lo do p e r a m o r suo. » A llora q u ella fa n ciu lla n e ru p p e u n tozzo, e le re stitu ì il r im a n e n te d icendo: « Io ricevo questo poco p e r a m o r di Dio, e cotesto ti re s titu i
sco p e r lo stesso am o re. » In quel p u n to C aterin a provò u n a dolcezza ce
leste m an g ian d o quel p a n e ; e seppe
poi essere sa n ta C aterin a da S ie n a , che le e ra a p p a rsa in q u ella form a.
Non è m a ra v ig lia che il dem onio invidioso di ta n ti do n i, ch e ella ric e veva dal S ig n o re, cercasse ogni m odo p e r fa rla tra v ia re dal d iritto cam m ino della v irtù con fiere te n ta z io n i. S tando ella u n g io rn o di d o m e n ica n ella ch iesa dei fra ti serv iti ad asc o lta re la s. Messa, n e ll’ istan te della c o n sacra zio n e le si p re se n tò un dem onio in fig u ra d ’uom o, d ic en d o : « P e rc h è vuoi tu fare riv e re n z a ad u n poco di fa rin a b a g n a ta con a - cq u a? Se tu stim i che ivi sia Gesù t ’in g a n n i g ran d em en te, e sei b en goffa se c re d i ta l cosa. » Il che u d ito la b u o n a fan ciu lla, tu tta p a u ro sa si volse al suo Gesù, e gli disse: « Che cosa è m ai q u esta te n tazio n e, o m io b u o n Signore?
Io vi p rego che vi d eg n ia te di a iu ta rm i, affinchè n o n ca d a d alla v e ra fede. Voi siete som m a luce, voi v e rità e te r n a , n e lla quale n o n vi può essere e rro re di a lcu n a so rta. Di questo ed ogni altro a rtico lo di fede io cred o ferm am en te tu tto quello che voi e la v o stra s. Chiesa m i avete in seg n ato , e n o n cred erò g iam -
m ai le sciocchezze di questo te n ta to re . » A lzati q u in d i gli occhi vide so p ra dell’a lta re Gesù in fo rm a di fanciullo di c irc a tre a n n i, e d alle sue cin q u e p ia g h e g o ccio lare il san g u e nel calice.
Si finse u n 'a ltr a v o lta il dem onio di essere u n angelo m a n d ato da D io , e p rese n ta to si a C aterina le disse che lo ado rasse. Ma essa, conosciuto l ’in g a n n a to re , gli risp o se: se tu fossi ve
ra m e n te quello che dici n o n c e rc h e re sti da m e ta le o nore, anzi v o rresti che so lam en te Iddio fosse ad o rato . Non fingere a d u n q u e; veggo b en e che tu sei uno caduto dal c ie lo ; se tu sei o stin ato n e ll’a n tic a tu a s u p e r b ia , va al luogo dove q u ella è co n d a n n a ta . »
V ennero a ltra volta due a ltri di q ue
sti sp iriti m alvagi d icendo che essi e ran o m a rtiri; m ostravano il posto d elle lo ro f e r ite , e volevano essere v en erati. Ma li conobbe la v erg in ella, e tosto li cacciò dicen d o : « Voi siete m a rtiri n o n già della fe d e , m a d e l
l’inferno, e b en potete g lo ria rv i delle vostre p en e, p e rc h è tu tte le m e rita la
v o stra su p e rb ia . » P e r q uesta risp o sta a n c h ’essi la la sc ia ro n o in pace.
In tan to fin da questi suoi p rim i an n i com inciò ad essere con o sciu ta la sua sa n tità an ch e m iraco lo sam en te. Un m attin o di b u o n issim a o ra u n santo sa cerd o te stava a p re g a re . M entre tro - vavasi asso rto in D io , e n e c o n te m p lav a la b elle z z a , il suo angelo cu stode gli disse che d iscendesse d a quel grado di co n tem p lazio n e, ed avrebbe veduto u n a m ira b ile c re a tu ra .
Il sac e rd o te ris p o s e : « Mi rin c re sc e dover la sc ia re Dio p e r v edere u n a c re a tu r a ; tu tta v ia se tale è la volontà del S ig n o re , così voglio fare. » E r i to rn a to ai sensi vide u n a fa n ciu lla di dieci an n i, vestita di u n a veste tu tta risp le n d e n te . Il b u o n servo di Dio to sto le d im an d ò chi ella fosse. E ssa r i spose: « Io sono Cater in a d a R acconigi, po v era di b e n i te m p o ra li, m a d a ll’On- n ip o te n te Id d io a rric c h ita di b e n i sp i
ritu a li. Vi prego in ta n to che vi r ic o r diate di m e n e lle v o stre p r e g h ie r e , affinchè io a b b ia dal cielo quegli aiu ti che m i sono n ecessari. È p e r questo m o
tivo che io sono stata qui condotta. » Ciò detto sparve. Quel m edesim o sa
ce rd o te ra c c o n tò questo fatto ad u n suo am ico, il quale venuto da C ate
r in a la p reg ò che gl i dicesse il m odo con cui si e ra in tro d o tta in quel luogo.
Dopo m olte istanze C ate rin a risp o se:
« N on so a ltro se n o n che u n angelo m i h a in quel luogo con d o tta. »
U na c re a tu ra sì c a ra a Dio n o n ci m a ra v ig lia che m olto p otesse fare colle sue p re g h ie re . U na volta in questi a n n i stessi sen tì p er voce so p ra n n a tu ra le , che sareb b e cad u ta la g ra n d in e , ed av reb b e ro v in a te le cam pagne, se ella colle sue p re g h ie re n o n avesse posto im p ed im en to , e n o n avesse co stretto il S ignore a ris p a rm ia re quel suo castigo a llo ra n ecessario . Tanto possono le p re g h ie re di u n ’an im a santa!
E ra sui tre d ic i an n i allo ra c h è tr o v andosi sola in casa vide sta re a ll’u scio u n bellissim o giovane. F ac ev a g ran d e fre d d o , ed egli e ra s c a lz o , e adosso n o n aveva che u n a m isera veste senza m an ich e. Le disse il g iovanetto:
« D atem i q u alch e cosa p e r a m o r di Dio. »
R ispose C aterina: Come voi p otete vedere, n o i siam o m ale a g iati delle cose del m ondo; tu tta v ia quello che abbiam o t u tto è di Dio, e p erciò an
ch e di questo poco do b b iam o far p a rte a ' suoi poveri » e so g g iu n se: aspet
tate un m om ento. E n tra ta in c a m e ra si pose a c e rc a re e trovò u n a c a m i
cia di suo fratello, che forse aveva fatta ella s te s s a , e tosto la p o rtò a quel m e n d ic o , il quale ric e v u ta la disse:
« P e r q u esta ti sa rà d ata u n a veste tale, che n o n m ai ti v e rrà m eno. »
D om andò C a te rin a : che cosa volesse d ire , una veste tale che non m a i le sa
rebbe ven u ta m eno?
Ed egli risp o se: « Ti sa rà data u n a lib e ra c a rità »
Ma, rip ig liò C aterina, che vuol d ire lib e ra c a rità ?
E d egli: « Vuol d ire che tu se rv ira i a Dio n o n p e r u n tim o re servile, m a p e r solo am ore, av rai m a g g io r risp e tto a Dio che alle cre a tu re. » Ciò detto sp arì.
CAPO IV.
Del suo voto d i verginità.
— Con quali m ezzi lo abbia custodito.
C irca quel tem po essendo a n d a ta in c h iesa u d ì u n p re d ic a to re , che faceva il p a n e g iric o di s. C aterin a da S iena, di cui in quel g io rn o o cco rrev a la festa.
G iunta poi a c a s a , e n trò in sua c a
m e ra e si m ise a p re g a re con g ran d e fe rv o re , e versando copiose lag rim e accusava la su a n eg lig e n za u sata sino a llo ra n e l servizio di Dio. S entendosi stim o lata da u n g ran d e am o r di Dio, chiam ò in suo aiuto Gesù C risto, la v e rg in e M a ria , e s. C a te r in a , p re gan d o li di tu tto cu o re che l’assistes
sero n e ll’o f f e r ta , che d esid erav a di f a r e , e disse: Ecco che io m i offro tu tta al P a d re celeste, a Gesù suo u n i
g en ito figlio, e sposo diletto d e ll’a
n im a m ia, allo S p irito S anto ed a Ma
ria re g in a delle V ergini. Sì a Voi io fo voto stab ile e ferm o di conservare la m ia v e rg in ità p e r sem pre. R ivoltasi p o scia in isp ecial m odo alla b e ata V er
gine, d isse: Siccom e, M aria, carissim a m ia m a d re: io sono u n a c re a tu ra debole, ed in c a p ace da m e sola a con
serv are u n sì g ran d e te s o r o , così io m i abbandono tu tta n elle vostre m an i, e vi prego con tu tta l'a n im a m ia che m i a iu tiate a co n serv a rm i sem p re p u ra d a ogni m acch ia. Di questo voto che io fo voglio an c o ra che siano testi
m o n i tu tti gli angeli e sa n ti del cielo, e sp ecialm e n te s. P ie tro , s. G irolam o e s. C aterin a da Siena. Dopo questo voto ella rim ase p ie n a di contentezza.
L a n o tte appresso le apparve s. Ca
te rin a da S iena circ o n d a ta di viva luce, tenendo in m ano due bellissim e rose, u n a b ia n c a e l'a ltr a r ossa, e l’assicurò che il suo voto m olto e ra p iaciu to a Gesù ed a Ma r ia, i q u ali l ’av reb b ero sem pre a iu ta ta a c o n serv are il suo cu o re casto e v ergine. Le disse com e il suo sposo le m an d av a quelle due rose, la ro ssa le avrebbe ric o rd a to la c a rità ard e n tissim a che Gesù aveva fatto vedere n o n solam ente a Lei, m a a tutto il g en ere um an o , quando sp arse il sangue p e r la salute di tu tti. La ro sa
b ia n c a poi le avrebbe ric h ia m a to alla m ente la p u rità ed in n o c en za in cui doveva co n serv are il suo cu o re, p e r
chè fosse degno di Gesù. D atale q u in d i la san ta b en ed izio n e sp arv e lascia n d o n ella sua c am era u n o dore di P a ra diso. La n o tte seguente le apparve a n c o ra s. P ie tro ; lodò p a rim e n ti il voto che aveva fa tto ; e le p red isse m olte te n tazio n i che avrebbe dovuto so sten ere. Ma in fine la consolò assi
c u ra n d o la che sa re b b e sta ta assistita e p ro te tta dagli angeli e dai san ti del cielo.
D’a llo ra in poi sia p e r atten d ere p iù com odam ente alla p re g h ie ra , sia p e r cu sto d ire sem pre m eglio la purezza del suo cuore, com inciò a d e sid e ra re p iù vivam ente la ritira te z z a e la soli
tu d in e. Il co n v ersare colla gente le e ra venuto in ta n to f a s tid io , che ella lo fuggiva con ogni suo po tere , eccetto che l’o n o re di Dio ed il b en e del p ro s
sim o l ’avessero c o stretta a fare a ltri
m en ti.
Quello che le aveva p redetto s. P ie tro n o n m ancò di a v v e ra rsi; im p ero c-
chè essendo ella nei q u a tto rd ic i a n n i, u n g iorno m en tre p reg av a le a p p a r
vero due sp iriti m alig n i in form a u- m an a. C aterina rim ase p ie n a di p a u ra , e tosto si racc o m an d ò a Gesù sua spe
ran za. Uno di quei m alig n i prese a d ir le : « È m eglio che ti d ia al b u o n tem po, e lasci a n d a re il folle proposito della v e rg in ità ; p oiché tu sei già no
stra. » Ed ella risp o se : « Lo so che io n o n sono degna della m ia s a lu te ; m a siccom e n o n sento in m e alcu n rim o rso di p eccato m o rta le , così n o n debbo a b b a n d o n a rm i alla d isp erazio n e , com e tu m i dici, anzi debbo tu tta rip o rre la m ia sp eran za n e ll'in fin ita m ise ric o rd ia di Dio, d ella quale tu p e r la tu a su
p e rb ia ed ostin azio n e ti sei reso i n degno p er sem pre. In q u an to poi alla v erg in ità io la voglio co n serv are colla m ag g io r vig ilan za che m i sia possibile, e ciò spero di fare c o ll’aiuto di colui che mi co n fo rta. » Ma quei sozzi non soddisfatti di queste p a ro le c o m in cia
ro n o a d ire e fare alla sua p resen za cose im m odeste. A llora C aterin a p re sa da g ran d e o rro re disse: « In nom e
della m ia sp e ra n za Gesù Cristo, e d ella g lo rio sa V ergine M aria, vi com ando di a llo n tan arv i da questo luogo su b ita m ente. » E così dicendo fece segno di p e r c u o te r li, ed essi confusi subito scom parvero.
Ma n o n solam ente dai d em oni, m a a n c o ra dagli u o m in i sostenne diverse battag lie, le q u ali d u ra ro n o m olti an n i:
Da tu tti questi com b attim en ti d eside
ra n d o ella di u sc ir v in c itric e , u n giorno in ch ie sa preg av a con g ran d e fervore san G irolam o che l ’ aiutasse. Questi tosto le apparve, a n o m e d ella SS. T ri
n ità le diede la sa n ta b e n e d iz io n e , e l ’assicu rò che avrebbe ricevuto lo Spi
r ito Santo. U scita p oscia d alla ch ie sa s’in c o n trò in visione con Gesù Cristo, il quale aveva p e r co m itiva v en tiq u a t
tro fra angeli, apostoli e m a rtiri. Ap
p e n a l ’ebbe veduto, C aterin a si p ro strò a t e r r a , ed in c ro c ic c h ia te le b ra c c ia esc la m ò : « O bone Jesu, o sposo m io dolce, o salute d e ll’a n im a m ia! » Al
lo ra il b en ig n o S ig n o re p ig lian d o la p e r la m ano l ’alzò da te rr a d icen d o le:
« Che vuoi tu da me, sposa m ia ? Ca-
t e r i n a : « F atem i la g ra z ia che io ad o n o re e g lo ria v o stra p o ssa su p e ra re tu tti gli assalti d e ’ m iei n em ici. » Gesù soggiunse: « T utto su p e re ra i colla v irtù de lla pazienza. » E così d icendo le p re se n tò u n a g ro ssa croce. E lla disse:
« S ig n o r m io, sp e ra n z a m ia, d elizia del m io cuore, io v o len tieri p o rto la croce p e r vostro am o re, e sono sic u ra che voi n o n m i a b b a n d o n e re te, p o ich é in voi ho co llo cata o g n i m ia sp eranza. » A ccorgendosi che ogni dì p iù a c c re scevano le in sid ie e le te n ta z io n i co n tro a lla sua p u rità , invocava m olti e d iv ersi sa n ti so p ratu tto nelle lo ro feste e di tu tto cu o re li p reg av a che in te rc e d e s sero p e r lei.
O ccorrendo la festa di santo S te
fano p ro to m a rtire , C aterin a si levò in n an zi giorno e andò a p re g a re il santo che si degnasse di co n serv are la sua p u rità in q u el m odo che egli aveva con
se rv ata la p ro p ria quan d o dagli Apo
stoli fu eletto al m in iste ro del d iaco n ato . E lla gli esponeva com e fosse an c o ra g iovanetta, debole ed ag itata da v a rie trib o la z io n i; che m olti u o m in i
d isonesti le tendevano g ra n d i in sid ie , le facevano cattivi disco rsi e le davano forti assalti. In fine gli diceva che e ra m olto to rm e n ta ta dai dem o n j; che a- vrebbe p iu tto sto d esid era to di m o rire ch e di avere a n c o ra a vivere in mezzo a ta n ti p e ric o li e di a n im a e di corpo.
D icendo q ueste e p iù a ltre p a ro le p ia n geva d iro tta m e n te .
Santo Stefano circ o n d a to d a sp le n d o re celeste le ap p a rv e e la confortò d ic e n d o le : « O so re lla , n o n p ian g ere, m a co n so lati, p erc h è Id d io h a esau d ito le tu e p re g h ie re . Tu p e r g ra zia di Dio sa ra i lib e ra ta dalle te n ta z io n i contro alla v irtù d ella m odestia. Ora a p p a re c c h ia ti a ric e v e re lo S p irito S anto. » Q uando ebbe in tese queste p aro le C aterin a si p ro strò a te r r a g in o cc h io n i p ian g en d o p iù di p rim a e disse al san to : « Ma p e rc h è m i ch iam ate so rella, m e n tre che io sono u n a m ise ra b ile c re a tu ra p ie n a di p e c c a ti? P e rch è mi dite che io m i p re p a ri a ric e v e re lo S pirito S an to ? D eh! chi sono io n ella q uale possa a b ita re u n ospite si g rande?
In che m odo m i potrò io a p p a re c ch ia re ,
p riv a come sono d ’ogni v irtù ? Da Dio d ip en d e ogni m io a p p a re c c h io ; senza del suo aiuto n o n p o trò p re p a ra rm i de
g n am en te. » In quel m om ento so p rav ven n e il Serafino datole fin dalla sua p u e riz ia p e r custode, e con queste p a ro le la confortò: « La conservazione de lla tu a v e r g in ità , che con ta n te la g rim e h a i d o m an d ato al S ig n o re , l ’ h a i o tte n u ta . Ora a p p a re c ch ia ti a ric e v e re lo S p irito S anto. » T e rm i
n a te queste p a ro le , ecco v e n ire dal cielo u n m araviglioso sp len d o re con tre rag g i, il quale si pose sul capo di C a te rin a , e le infuse n el cu o re u n a dolcezza in esp rim ib ile , ed u n a rd o re sì g ran d e che le p a re v a di b ru c ia re . In q u e ll’ista n te u d ì p u re q u este p a ro le :
« Io sono venuto ad a b ita re in te a fine di p u rg a re , illu m in a re , a cce n d ere il tuo c u o r e e d arg li vita. »
Dopo questo m araviglioso fatto, le rim a s e n e l volto u n m isto di b ian co e d i rosso, e d a esso tra s p a riv a u n a spe
cie di sp len d o re. Le sue v icin e g ra n dem en te m a rav ig liate e pen san d o che e lla usasse q u alch e in d u s tria le dom an
davano che cosa ado p erasse p e r dive
n ir e così risp le n d e n te E lla so rrid en d o risp o n d ev a, che n o n u sav a altro che u n poco di p an e, acc en n an d o al SS. S a
cra m e n to d e ll’E u c a ristia , che le colo
ra v a l'a n im a di b ia n co e di rosso. Ma assai m a g g io ri eran o le m erav ig lie che ne facevano quei della fam iglia, i quali sapevano che ella n o n ad o p e rav a alcun m ezzo, anzi d ig iu n av a freq u e n tem en te a p a n e ed acqua, e sovente p ro lu n g av a il pran zo sino alla sera. P e r m olti a n n i ella d ig iu n ò a pan e ed acq u a tu tto il tem po dell’avvento, fuori d ella dom e
nica. Lo stesso faceva n e lla q u aresim a , e non di ra d o stava anche u n g io rn o in tie ro senza nè m a n g ia re , nè b ere.
Questo suo digiuno g iu n se poi a tale rig o re da p re n d e re cibo solam ente tre volte alla settim an a. T utte queste a u ste rità eran o da lei usate col fine di p e rd e re la su a n a tu ra le bellezza, forte tem endo di essere p e r qu alcu n o occa
sione di peccato. E quasi che q uesta rig id ezza n o n fosse a n c o ra b a stan te si cingeva ai fianchi u n a d u ra corda, c h e dopo qualch e tem po can g iò in cingolo
di ferro, e sì stretto lo teneva che le si a d d e n trò ne lla carne. P o rtav a an co ra u n aspro e fo rte cilicio, che m ai n o n depose fu o rch é negli u ltim i a n n i di sua vita, quando p e r la sua vecchiezza le co m in ciav an o v e n ir m eno le forze.
Il suo esercizio di p re g h ie ra e di m e d itazio n e le giovò m olto a c o n ser
varsi p u ra d a ogni m a cch ia , così che il suo p a d re s p iritu a le p o tè poi a tte s ta re che ella n o n aveva m ai com m essa colpa grave in tu tta la su a vita. L 'a n n o q u in d icesim o di sua e tà tro v an d o si in ferm a andava co n sid eran d o i m olti e gravi p eric o li, e p ara g o n a v a se stessa ad u n 'e r b a verde e fio rita , la q uale tostochè è toccata d alla fa lc e , o dai tro p p o cocenti rag g i del sole, in g ia lli
sce e m u o re ; e in ta n to an d av a fra se stessa d icendo: « I o , g iovane flo rid a com e sono e di vivo co lo re , qu an d o venisse la m o r te , d iv e rre i p u trid a e fe te n te ; e peggio poi m i accad reb b e q u a lo ra pel p eccato m o rtale fossi d a Dio d iv is a ed allo n ta n a ta . A hi! m esch in a m e! com e d iv en terei deform e e puzzo
le n te alla p re sen za di Dio e dei san ti! »
P ie n a di fede e di santo tim o re ag
g iungeva: « O Dio m io, o S peranza m ia, o M adre d ella m is e ric o rd ia , o san ti m iei angeli custodi, datem i aiuto. V en
gam i ogni m ale, ed a n ch e la m o r te , m a n o n m i accad a m ai la d isg razia di fare u n peccato m o rtale. »
P e r m eglio cu sto d ire la b e lla v irtù della p u rità d e sid e rav a di vestire p re sto l’abito di r e lig io s a , com e le e ra stato p red etto da M aria S antissim a nei suoi p rim i a n n i. Ed ap punto in questo tem po ella prev id e p e r quale via s a re b b e riu s c ita a v estire q u est’abito co tan to d esid erato , e p red isse la fo n dazione di u n convento dei p a d ri do
m e n ic a n i, sebbene in a llo ra n o n vi fosse alcun indizio di tale fondazione.
E lla si confessava dal P. A lessandro dei servi di M aria. Questi un gio rn o u d ito che d esid erav a di p re n d e re l ’a
b ito di re lig io n e stando tu tta v ia in sua casa, le offerse l ’abito delle so relle del suo o rd in e. Ed ella ris p o s e : « Io voglio vestire l ’ab ito d ell’o rd in e di s. D om e
nico. »
R iprese il p a d re : « Voi ben sapete
che qui non esiste alcun convento di q u e st’o rdine.
Soggiunse C aterin a: « Iddio farà ben e ch e vi sia. » Ed ecco il m odo in cui ella venne a ciò sapere. F u con
dotta in is p irito al luogo in cui fu poi fab b ricato il convento. Quivi ella vide Gesù Cristo, che le disse, quello e s sere il luogo d e stin ato p e r la fonda
zione del convento. C aterin a p ie n a di m arav ig lia gli d o m an d ò : « O S peranza m ia, com e può essere questo, essendo R acconigi in ta n ta p o vertà, ed essen dovi già m olte a ltre case re lig io se ? » R ispose G esù: « C laudio signore di q u esta te rra gli d a rà p rin c ip io col mio aiu to e favore. » Il P. A lessandro quando vide che q u esta profezia co m in ciav a ad av v erarsi ra c c o n tò poi ogni cosa al sig n o r C lau d io , il quale com inciò a p re n d e re g ran d e stim a della san tità di C aterina.
Riceve le s tim m a te ed a ltri segni della passione d i Gesù Cristo.
Un g io rn o di P en te co ste ella stava c o n sid eran d o com e l ’an im a che serva a Dio con p u rità sin c e ra sia fatta deg n a di ric e v e re i doni dello S p irito Santo siccom e gli apostoli. Essi essendo d a p p rim a sì v i l i , e senza o n e ri, furono tu tta v ia p e r quel dono levati a ta n ta al
te z z a , che la Chiesa n o n d u b ita di c h ia m a rli p rin c ip i del m ondo.
Ella ricev ette p iù volte in m odo sen sibile i doni dello S p irito S an to , e fra gli altri in m odo sp eciale quello della scienza che la rese cap ace di risp o n d e re alle p iù elevate q u estio n i di relig io n e.
In ta n to il suo vivo desid erio di p a tire p e r a m o re di Gesù Cristo cresceva ogni dì più. N ell’an n o ventesim o q u arto della sua e t à , il terzo gio rn o dopo pasqua, c irc a l ’a u ro ra , m editava il m i
stero della lu n g a o razio n e e del su d o r di sangue di Gesù Cristo n ell’o rto , e in ta n to pregava cald am en te il suo sposo
CAPO V.
Gesù che le facesse la g razia di p o tere a lui ra sso m ig lia re n e ’ suoi p atim en ti.
Ed ecco che Gesù le ap p arv e vestito di u n a veste di rosso acceso, e tutto risp le n d e n te di m arav ig lio si rag g i di luce, che u sciv an o sp ecialm ente dalle sa cro san te sue p iaghe. Così le p rese a p a rla re Gesù: « Sposa m ia, g ra n d e è il tuo desid erio di p a tire ; m a tu n o n conosci ben e le deboli tu e forze. » R ispose C a te rin a : « O S p eran za m ia, le forze m ie sono peggio che n u lla , nè da m e p o tre i cosa a lc u n a senza l ’o n n ip o ten te vostro aiuto. » P e r questa sua g ra n d e c a rità ed u m iltà m eritò di sen
tirs i da Gesù Cristo queste p a ro le : « La tu a fede g ran d e m e rita di essere esal
ta ta ; e perciò io sono co n ten to di d arti quei do lo ri che io ho p a tito ne lle m an i e n e ’ piedi. » Stese q u in d i le sue sante m a n i verso q uelle di C a te rin a , uscì dalle sue sag ro san te p iag h e com e u n a s p in a di sangue, che tra p a ssò le m an i della sua sposa diletta. Il sim ile fu fatto ai piedi con tale p atim en to , che ella sì sentiva m a n c a re le forze p e r la vio
len za del dolore. Le rim a se ro allo ra
n elle m a n i e nei p ied i i segni delle p iaghe. Questi segni d ella passio n e di Gesù Cristo furono p e r qualche tem po visibili, e m olte p erso n e dopo la m orte di C aterin a deposero sotto g iu ram en to ch e avevano veduto queste stim m ate n e l suo corpo.
La sua u m iltà la co strin se a ch ie d ere a Dio la g raz ia che questi segni fossero o cculti, il che ottenne, m a tu tta v ia le m an i le re sta ro n o così ad d o lo ra te e d eboli che ella a g ra n d e stento poteva a tte n d e re a ll’arte del tessere, e ad a ltri servizi dom estici. Soffriva n el suo corpo tu tti i to rm e n ti del R ed e n to re; im p e r
cio cch é oltre alle stim m ate n elle m ani e nei p ie d i aveva an co r a q u ella del costato, e la c o ro n a di spine, la quale le cag io n av a d olore sì g ran d e, che n o n poteva fare che gli a stan ti n o n si a c corgessero del suo m ale. A lcune volte poi era sì copioso il sangue che le u- sciva, che n e rim a n e v a b a g n a ta non so lam en te la s o tta n a , m a an ch e la to n a c a b ian ca. U na volta aveva dato q u esta veste a ’ suoi di fam iglia affin
chè la lavassero. Essi che già cono-
scevano la san tità di C aterin a p en sa
vano di rite n e rsi quella sua veste p e r divozione, e c a m b ia rla con u n ’a ltra so m ig lian te. C aterin a acco rtasi del loro p io in g an n o n o n volle ciò p e rm e tte re m a tan to fece e tan to disse che que- g lino furono co stretti a re n d e rla .
CAPO VI.
Alcune sue profezie. — A ltr i doni dal suo divin o Sposo.
Non deve far m ara v ig lia che u n ’a n im a, colla q uale Iddio usava tale fa
m ig lia rità , avesse il dono di profezia.
E lla p red isse le g u e rre del P iem o n te le quali dovevano succedere v en ticin que an n i dopo. E lla diceva che la ca
gione di queste g u erre e ra n o i peccati dei P iem ontesi, e sp ecialm en te l'ig n o ra n z a n elle cose di relig io n e, e la loro poca fede.
A ltri d o n i le fece a n c o ra il Signore.
Essendo in fe rm a nel g io rn o d e ll'e s a l
tazio n e di S an ta Croce le apparve Gesù con due angeli, i q u ali gli andavano
in n a n z i p o rtando u n a g ran d e cro ce.
Gesù p re se q u esta cro c e la pose su lla sin is tra sp a lla di C aterin a con q ueste p a ro le : « Questa è la croce, o sposa m ia, che n o n ti m a n c h e rà p iù p e r tutto il tem po d ella vita. E ssa ti p a rrà pe
sante, m a ti s a rà tan to p iù gloriosa. » C aterin a d ’a llo ra in poi sen tiv a sem p re il peso di q u esta croce, che le dav a grave dolore, e le sue co m pagne a t testan o d ’av er sovente veduto il segno di tale gravezza.
In u n ’a ltra visione vide il S alvatore in atto di sa lire al C alvario, e lo ve
deva a v e n ir m eno e stram a zzare p e r te r r a sotto la p esan te croce. C a terin a co rse verso di lu i p e r com passione d e
sid eran d o di aiu ta rlo , e gli disse: « O S ig n o r m io Gesù, io sono q u e lla che p e r i m iei peccati devo p o rta re la croce e n o n voi che siete agnello im m aco lato. » A lei riv o lto si Gesù co n volto am orevole rispose: « O figliuola m ia, la croce non ti m a n c h e rà sino alla m o rte ; n o n ti m a n c h e ra n n o pen e, af
fan n i e m a la ttie , le q u ali ti fa ra n n o m olto p a tire ; m a col m io aiuto r i u
sc ira i v itto rio sa; p o rta ad u n q u e di b u o n anim o questa croce p e r am o r m io. » Così d icendo le pose la croce sulle spalle. Dissegli C aterina: « S i
g n o r m io , mi sono già offerta a voi e d o ra di nuovo a voi m i offro, vo
glio far sem p re la v o stra sa n ta vo
lo n tà ; m a senza del vostro possente aiu to non è possibile, o sp e ran za m ia, che io sopporti con p azien z a pen e così g ra v i; e perciò, Gesù m io, io vi prego che siate il m io d ire tto re e m aestro in ogni giorno d ella m ia vita. » Dal g iorno in cui C aterin a ricev ette q uesta croce n o n fu m ai p iù senza d o lo ri e pene.
Le si rin n o v ò p u re il d esid erio di a n d a re tra gli in fed eli a p ro p a g a re la fe d e , n el q u a l p ro p o sito durò m olti m esi, fin ch é n o n tro v an d o m odo di effettuarlo depose n o n senza grave r in crescim ento quel suo p ensiero.
U na volta avendo passato il g io rn o di San M ichele o ppressa dai dolori, e la notte seguente stan d o a m e d itare la passione di Gesù Cristo, se le p re sen ta ro n o due angeli ris p le n d e n ti, i q u ali p o rtav an o in m ano u n a stola
b ia n c a , la quale e ra p e r ogni p a r te c o p e rta di cro ci. D issero a C aterin a:
« Da p a rte di Dio ti p o rtiam o q u esta stola. T u s a ra i sem pre in g ra n d e a- m arezza fino alla m o rte , e di ogni cosa ti c o n triste ra i. » Come l ’ebbe ric e v u ta rispose u m ilm e n te : « Sia fatta la vo
lo n tà di Dio. »
CAPO VII.
Gesù le cangia il cuore. — A ltre m a ra viglie d i Dio. — S e n te lo s ta to d i aridità.
C aterina n o n aveva p iù oggim ai a l
cun altro pen siero , se n o n quello di am a re Iddio ed il suo p ro ssim o ; e a r deva di desid erio d ’av e r u n cu o r p u ro e santo p e r tutto offrirlo al suo caro Gesù.
T anta e ra la sua so llecitu d in e di q u e
sta m ondezza di cuore, che si poteva vedere an ch e n ella c u ra e diligenza, che ella u sava nel te n e re ogni cosa p u lita così negli ab iti, com e n ella casa.
Lo S p irito Santo dice che la pulitezza e ste rio re d im ostra quale sia la purezza d e ll’anim a.
U na volta ad u n q u e di b u o n issim a o ra stando ella in o razio n e le ap p arv e Gesù con m olti san ti tr a i quali s. Do
m enico, s. C aterina d a S iena, e s. P ie tro m a rtire . Q uest’u ltim o ap erto le il lato sin istro tra u n a costa e l’a ltra le tra sse fuori il c u o re con dolore sì g ran d e, che C aterin a n e fu quasi p e r m o rire. E ssendosi p o sc ia rin v e n u ta vide che il san to m a rtire ten en d o in m ano il suo cu o re m o strav a com e fosse tu tto livido e te rre n o , salvo q u ella p a rte dove eran o con c a ra tte ri d’arg en to sc ritte queste p aro le: Iesus Spes mea.
Veduto il suo cu o re in quello stato C aterina restò p ie n a di tim o re, e to sto dom andò al santo se in due al
tre volte, in cui ella p e r m in istero degli angeli aveva veduto il suo cu o re c h ia ro e p u ro , n o n vi fosse stato alcu n in g an n o d iabolico. A cui s. P ietro r i sp o se: « Non d u b itare, p e rc h é quelle furono vere v isio n i; m a a llo ra il cu o re ti p a rev a ch ia ro e p u ro p e r difetto di lum e so p ra n n a tu ra le , che an co ra non avevi. Nello stesso m odo p are n e tta u n a casa dov’è poco lu m e ; m a fa che
vi e n tri p e r la fin estra u n o sp irag lio di sole, e ved rai ta n ta p o lv ere che p rim a n o n si vedeva. C on sid era a d u n q u e com e tu ab b iso g n i di p u rità p e r r a s so m ig liarti al tuo sposo celeste, che è luce, sp le n d o re del m ondo e sp ec
chio senza m acchia. » Q uindi cogli a l
tri san ti riv o lto si al S alvatore lo pregò di voler re n d e re quel cu o re m ondo da ogni m acch ia. Gesù con volto b en ig n o vi acconsentì. C aterin a a llo ra si fece tu tta lieta, ed essa p u re osò p re g a rlo con m olte lag rim e, che p u ro le r e n desse il cuore. Gesù esau d ì la su a d i
le tta e d atale la sa n ta b en ed izio n e se ne p artì. A llora C aterin a fu p resa da sì g ra n d e dolore, che p a rev a v icin a a m o rire. A ccorsero tosto quei di fam i
g lia , e d u b ita n d o che ella n o n fosse p iù p e r ria v e rsi m an d a ro n o p e l sa c e r
d o te , che subito venisse ad asco ltare la sua confessione e ra c c o m a n d a rle l ’ an im a com e si u s a coi m o rib o n d i.
Venne il sa c e rd o te ; m a vedendo che C aterina p e r n iu n m odo can g iav a co
lo re n el volto, anzi e ra così vivace, com e se avesse nessun m ale, fu pieno
di m arav ig lia, e sospettò che l ’in fe r
m ità p rocedesse da b e n a ltra cagione.
P e rta n to le com andò che gli m a n ife stasse il tu tto . C aterin a c o stretta d a l
l'u b b id ie n z a con g ra n d e suo ro sso re gli n a rrò il segreto m araviglioso. Que
sto avvenne n e ll'a n n o ventesim o sesto d e ll'e tà sua ai 3 d ’agosto n e l 1512.
Il S ignore volle p u re che ella p ro vasse lo stato di a rid ità s p iritu a le , p e r cui l ’an im a si tro v a in tale o sc u rità e m a lin co n ia, che le p a re d’essere in d isg razia di Dio. Q uesta è u n a prova dolorosa ch e u sa Iddio verso le an im e an ch e b u o n e p e r re n d e rle sem pre p iù b elle e p erfette. E ssendo ella ad u n q u e in questo s ta to , tem endo d 'a v e r p e r
d u ta la g razia del suo G esù, se ne stava in g ra n d e afflizione. Ma ecco che le apparve Gesù C risto, il quale le disse:
« Che cosa vai c e rca n d o , sposa m ia ? R ispose C aterin a: « O m ia S p e ra n z a , b e n conoscete il m io cuore, che n o n c e rc a altro che voi. lo n o n b ra m o che la vostra g razia, senza la quale l ’an im a m ia n o n può essere co ntenta. E p e r
c h è , S ig n o re , vi siete p e r sì lungo
tem p o d a m e a llo n ta n a to ? Se voi a- vete ciò fatto p e r q u alch e offesa d a me ric e v u ta , vi p rego di m a n ifestarm ela, p e rc h è io sono p ro n ta a fa rn e la p e n iten za, e soffrire tu tto quello che po
tra n n o le m ie forze. » Soggiunse Gesù:
« Io l’ho fatto p e r v e d ere con che d i
lig en za e con che d o lo re m i avresti cercato. » R ip rese C aterin a: « O S i
g n o re, e n o n conoscevate già ogni cosa?
che bisogno avevate di fare tale sp e
rim e n to ? Non vi è no to il m io cu o re, n o n sapete che n e l vostro aiuto io ho collocato ogni m ia sp eran z a, e vi tengo p e r m io rifu g io , p e r m io conforto? » R ipigliò Gesù: « Io g ià b en conosceva og n i cosa, m a ho voluto che tu p u re conoscessi te stessa, conoscessi la p r e zio sità della m ia g raz ia, e così ti stu d iassi di c o n se rv a rla con m ag g io re d i- ligenza. » Ciò detto, sp arv e, lascian d o C aterin a p ie n a di co n ten tezza celeste.
V a soggetta a g r a v i te n ta z io n i d a cui rie sce v itto r io s a . — R ice ve il cingolo d ella c a s tità .
Con g ra n d i m o rtificazio n i e p e n i
tenze cercava C aterin a di p e rd e re q uella bellezza, che aveva ric ev u to dalla n a tu ra , m a n u lla v alev a; ta n ta era la b e l
lezza d e ll’an im a sua che sul volto a n c o ra le tra sp a riv a . Molti p e rc iò te n d e vano in sid ie alla sua o n està, le facevano r ic c h e p ro m e s s e , sp e ran d o di sm uo
v e rla dal suo p r oposito; m a ella con sa
vie risp o ste tosto toglieva lo ro ogni spe
ran za. S olam ente un cotale avendo fatto p ro p o n im en to di v in cere la co stan za di C aterin a p e r ben sei an n i le diede co n tin u e m olestie, o ra egli stesso, o ra p e r mezzo di altri. U na volta essendo ella u sc ita p e r a ttin g e re acq u a ad u n pozzo assai v ic in o , costui le an d av a a tto rn o facendole cattiv i discorsi. S d e g n a ta a llo ra C aterina, alzò gli occhi al cielo p reg an d o Iddio che le togliesse d’atto rn o q u ella noia. R ivolta q u in d i
CAPO VIII.
a q u ell’uom o infam e così gli p a rlò :
« Io m i m a rav ig lio del fatto v o stro , voi vi rip u ta te uom o d 'o n o re , m a pa rm i che siate p eg g io re di u n d e m o n io , im p ercio cch é sono sei an n i che n o n m i lasciate in pace, anzi cresce ogni dì più la v o stra fren esia. P e n sate voi forse che io sia così p riv a di b u o n senno da p o rre u n a m ise rab ile c re a tu ra , q u a le voi siete, in n a n z i al m io C reato
re ? E leggerei essere p riv a di q u alu n q u e cosa, e che il m io cibo fossero erbe c r u d e , p iu tto sto ch è offendere il m io S ignore. Io lo prego o ra che m i fac
c ia m o rire in n a n z i che io l ’ offenda.
Levatevi di qui, e n o n ab b iate m ai p iù l’a rd ire di p a rla rm i in questo m odo. »
Quegli si p a rtì di fatto, n è m ai p iù osò m o le sta rla ; anzi d’a llo ra in poi l ’ebbe in g ra n d e stim a lo dando con tu tti la su a ferm ezza v era m en te c ri
stian a.
Ma con g ran d e suo rin c re sc im e n to vedendo C aterina che la sua bellezza e ra a ltru i occasione di p eccato pregò di cu o re il S ignore che gliela volesse far p erd ere. F u e s a u d ita ; il suo volto
soffrì in b rev e tem po tale ca n g iam en to , che m olti de’ suoi fa m ig lia ri ne r im a sero so m m am ente m a rav ig liati.
Non so lam en te gli u o m in i, m a i dem onj a n c o ra facevano ogni sforzo p e r farle p e rd e re la v irtù della p u rità . D isonesti p e n sie ri, im p u re fantasie, im m ondi sogni era n o le lo ro arm i. Ma C aterin a da tu tte si difendeva coll’o
ra z io n e e colla m ortificazione. M edi
tav a l’in c a rn a z io n e e la passio n e del F ig liu o l di Dio, e la bellezza d e ll’an im a quando è a d o rn a della v irtù della m o
d estia; pen sav a alla bassezza a cui si ab b a n d o n a colui che si dà a tali vizi, e gli e te rn i to rm e n ti dell’in fern o che lo asp ettan o n e ll’a ltra vita. Si m a ce
ra v a colle p en iten ze; fuggiva a tu tta possa l ’ozio, che è p a d re di tu tti i vizi, p ro c u ra v a di tro v arsi sem p re occu p ata, e se n o n avesse avuto che fare si m et
teva a cav are ad u n a ad u n a le c a m icie e gli a ltri p a n n i dal cofano, e p o i di nuovo o rd in av a ogni cosa a suo posto. V edendo i dem onj che n o n potevano riu sc ire n el lo ro in te n to co
m in ciaro n o a v enirle in n a n z i con p a
ro le ed atti sconci. A llora ella so lle
vava la sua m ente ed il suo c u o re a Dio con freq u e n ti e calde g ia c u la to rie , rip e te n d o sp ecialm en te quelle sa c ro san te p a ro le : E t ve rb u m caro fa ctu m est. In tal m odo c o stre tti si p a rtiv a n o quegli s p iriti m alig n i e la lasciavano in pace.
In te rro g a ta u n a volta che cosa fa
cesse d u ra n te quelle te n ta z io n i, essa risp o se che pen sav a alla p a ssio n e di Gesù Cristo, e che questo m olto le s e r
viva a sc a c c ia r via o g n i cattivo p e n siero. T alvolta rip re n d e v a quei tris ti sp iriti loro dicendo: « E non vi v er
g o g n a te di fare atti tan to b estiali, es
sendo voi di così n o b ile n a tu ra ? Ben si vede che il peccato vi h a fatto d i
v e n ire p eg g io ri delle stesse bestie. » Gesù vedendo la fedeltà d ella sua sposa di quando in quando la c o n so la v a , ap p a re n d o le con g ra n d e s p le n d o r e , cacciando via d alla sua ca m e ra quella caterv a d ’im m ondi sp iriti.
Ma la m ag g io r p ro v a cui v en n e esposta la sa n ta fu nel 1512. E ra il dì 11 ap rile , a llo rq u an d o C aterina co