broccatelli, per far fare parati da chiesa e quelli noleggiarsi in occasioni di Feste”
48e devolvere il
quattro per cento del guadagno annuo alla costituzione di un fondo da investirsi nell’adornamento
delle pareti della Cappella di San Ranieri con i dipinti allogati ai migliori pittori “sul mercato”
49;
i “quadri”, eseguiti “per mano di più Eccellenti Pittori”, sarebbero andati “a’ riempire Le pareti
Laterali dell’Altare di S. Ranieri nella Primatiale”, dimostrando “al uiuo le Gesta più gloriose del
Santo per accompagniamento degl’altri, che sono in detta Chiesa dall’Altare del Venerabile […]”
50. Il primo dipinto della serie fu la Vestizione di San Ranieri (1712) di Benedetto Luti (Firenze,
1666 - Roma, 1724), pittore prescelto dal priore Orazio Felice della Seta
51, disposto nella cornice
marmorea elaborata da Andrea Vaccà
52; nel 1712, il priore Filippo De Angelis e l’arciprete
Antonio Francesco Palmerini allogarono a Domenico Maria Muratori (Vedrana, Bologna 1661 -
Roma, 1742) la nuova tela raffigurante San Ranieri libera una indemoniata, disposta presso
l’altare del Santo, a pendant del primo dipinto, nel 1719
53. L’operazione, letta quale momento
nodale nel lungo processo di valorizzazione dell’identità storica e culturale della città anche
attraverso l’ “agiografia locale”
54, venne promossa mentre proseguivano le manifestazioni
popolari di tributo con l’offerta di manufatti di pregio, come i “due Vasi d’Argento da fiori assai
grandi” condotti alla Primaziale dalla Compagnia di Santa Giulia di Livorno nel mese di giugno
del 1714
55; nel fervore delle committenze di matrice locale si inserisce anche l’operazione di
Pierantonio Pachetti che, spinto “dalla propria deuozione sempre auuta uerso il Gloriosissimo S.
Ranierj”, con il dono del prezioso complemento d’altare volle celebrare il personale legame con
il Santo patrono, espresso dalle sue ultime volontà registrate nel “Codicillo” rogato da Giovanni
46 SICCA 1994 pp. 19-22; cfr. AMBROSINI 1995a, p. 324. 47 Ivi, pp. 324, 331 nota 89.
48 SICCA 1990b, pp. 231, 279, note 17 e 18. 49 Ivi, p. 232; AMBROSINI 1995a, p. 324.
50 ASDPi, ACPi, Miscellanea Zucchelli C 87, Miscellanea di carte relative a santi pisani e non pisani, fasc. I, S. Ranieri. Documenti, e Memorie diuerse, c.n.n. Copia di lettera estratta da “altra Copia Semplice conseruata nell’Archiuio Arciuescouile di Pisa […]”; in calce è la firma di Francesco Panciatichi, 17 Giugno 170[***]. Come noto, l’impresa – dapprima circoscritta alla sola Cappella del Santo – fu estesa in seguito all’intera aula ecclesiastica.
51 Per la committenza e l’elaborazione del dipinto, datato e firmato “Roma 1712/ Benedetto Luti in. E fece”, situato nel transetto meridionale del Duomo – navatella occidentale, prima campata – si veda SICCA 1990b,
pp. 232-238, con rimando all’Appendice II ivi, pp. 407-408, doc. II. XXXI; eadem 1994, pp. 21-41;
AMBROSINI 1995c, p. 473, n. 967.
52 ASPi, Opera del Duomo 663, c.n.n., n. 258 [15 marzo 1713]; nel 1715 Giovanni Battista Vaccà consegnava il marmo per il capitello destinato al nuovo dipinto in fase di elaborazione, cfr. ivi, c.n.n., n. 232 [24 gennaio 1715]. Per gli interventi di Giovanni Battista Vaccà si veda SICCA 1994, pp. 48-49 nota
68.
53 SICCA 1990b, p. 239, fig. 225; eadem 1994, pp. 41-43; AMBROSINI 1995d, pp. 473-474, n. 968. 54 Sul tema, CIARDI 1990f, p. 14.
55 ASDPi, ACPi, Manoscritti C 173, cc. 37-38. La Compagnia di Santa Giulia venne accolta a Pisa il 16 giugno del 1714 e “seruita con sommo applauso, e quantità di torce alla ueneziana dalla Compagnia di S. Gio: Spazzauento” (ibidem). Alla data 18 giugno 1714, l’Inventario del 1707 ricorda “Due uasi d’Argento da tenerui i fiori li donò la compagnia di S. Giulia di Liuorno a S. Ranieri che uenne a uisitarlo per la sua Festa […] libbre 9 lire 575”, ASPi, Opera del Duomo 25, c. 10sx. Come si apprende da una nota aggiunta all’Inventario del 1707, il 12 marzo del 1745 i due vasi d’argento vennero consegnati a Giovanni Battista Vedani per la realizzazione di sei candelieri grandi d’ottone corredati di una croce d’altare, “fatti di Nuouo” per servizio dell’altare di S. Ranieri ivi, c. 11r. Il 12 marzo 1745, per l’elaborazione dei sei candelieri grandi con croce d’ottone destinati all’altare di San Ranieri, vennero consegnati a Giovanni Battista Vedani anche quattro candelieri d’ottone “alti 5/
Francesco Colombini il 23 settembre del 1715
56. Pierantonio Pachetti, “uolendo […] instituire, e
reggere, e fondare per salute, e rimedio dell’anima sua una Prioria all’Altare dl Glorioso S.
Ranieri Conciue tutelare di questa Città di Pisa, collocato nella Chiesa Primaziale di detta Città”,
assegnò quale “fondo e dotazione della detta Prioria” un podere ed i possedimenti nel Comune di
Casciana
57. Pierantonio morì il 4 ottobre del 1715 nella Parrocchia di Sant’Andrea Forisportam
58,
dove risiedeva con la sua famiglia
59. L’allogazione diretta alla bottega orafa pisana – dato che
emerge dalla disamina dalle fonti d’archivio rivenute – appare coerente con quanto già accadde
per la elaborazione, in loco, del ciborio del Santissimo Sacramento ad opera di Sebastiano
Tamburini; la vicenda appare sostanziata, inoltre, dalle notizie sui plausibili rapporti intercorsi fra
il committente e Giovanni Francesco Norci nell’alveo della Compagnia di Sant’Antonio da
Padova istituita nella Chiesa di San Francesco di Pisa. Nell’occasione in cui l’orefice – coadiuvato
da Alessandro Baldini – venne deputato all’esecuzione del già ricordato paliotto per l’altare della
Cappella di Sant’Antonio nella conventuale francescana di Pisa, “Ser. Pier Antonio Pachetti”
partecipò all’adunanza confraternale (4 dicembre 1701) che condusse al conferimento
dell’incarico
60, contribuendo al pagamento del manufatto
61; il committente e Giovanni Francesco
Norci risultano fra gli iscritti al sodalizio laicale ancora, almeno, nel 1713
62.
56 ASDPi, Curia arcivescovile, Acta beneficialia et collationes, 61, ins. 79, c.n.n.
57 Ivi, c.n.n. Come si puntualizza di seguito, egli prescrisse che “di tutti li sopra descritti effetti, e case” fosse istituita “una Prioria nella Chiesa Primaziale della Città di Pisa all’Altare del Glorioso S. Ranieri Pisano sotto il titolo di S: Ranieri, di San Francesco Zauerio, e di S. Francesco di Paola, con l’obligo al Priore che sarà pro tempore della detta Prioria di celebrare, o’ far celebrare in perpetuo ogni settimana quattro Messe secondo l’intentione del Signore Codicillatore, e con l’obbligo ancora dlle suddettequattro Messe di celebrarne, o’ farne celebrare una almeno la settimana in perpetuo nel giorno dlla Domenica come sopra al detto Altare di S. Ranieri collocato nella sopradetta Primaziale. L’Ius Padronato di tal Prioria dispone, e uuole s’aspetti e appartenga alli Signori Pier’Antonio, Dottore Angiolo, e Canonico Gio: Battista Fratelli, e Figlioli del fù Signore Alessandro Poggesi Cittadini Pisani, e Cugini del detto Signore Codicillatore, e loro descendenti Maschi legittimi, e Naturali, e di legittimo Matrimonio procerati in infinito […]” (ibidem). Al Canonico Poggesi lasciò un “quadretto in Rame d’orato con borchie d’argento” con il ritratto di San Francesco delle Stimmate; a Michelangelo Bigongini il suo orologio con la “custodia d’argento figurata” e al Canonico Puntoni lo “scatolino d’argento lauorato con rabesc[hi] finissimi” (ibidem). Fra gli antenati di Pierantonio si ricorda Antonio Pachetti, istituito rettore della Prebenda a Canonicato Mezzanotte il 7 aprile 1635 (ASDPi, ACPi Manoscritti C 201, Indice generale degl’atti beneficiari, c. 193); il 25 marzo 1647 ne prese il possesso Marco Pachetti, il 3 gennaio 1667 gli successe il Canonico Antonio Vincenzo Pachetti e, alla sua morte (22 giugno 1697), subentrò Giovanni Battista Poggesi (ibidem). Con il codicillo del 25 settembre 1714, il giuspatronato venne infine ceduto al canonico Angelo Maria Poggesi da Pierantonio Pachetti (ivi, c. 194). Sul Capitolo dei Canonici del Duomo di Pisa fra Sei e Settecento si veda GRECO 1999, pp. 15-23.
58 ASDPi, Curia arcivescovile, Acta beneficialia et collationes 61, ins. 79, c.n.n. il 25 novembre del 1715, il curato della Parrocchia di Sant’Andrea Forisportam Paolo Varini ne attestò la morte al 4 ottobre del 1715, ricordando che, il giorno seguente, venne sepolto nella medesima chiesa (ibiem).
59 Fra il 1681 ed il 1714, risiedette con la madre vedova, Brigida, ed i fratelli, il notaio Giovanni Cosimo ed il Canonico Antonio Vincenzo, ASDPi, Curia arcivescovile, Libri parrocchiali 23, S. Andrea Foris portae Stati d’anime [1665-1714], cc. 100r, 153v, 217v; cfr. ivi, Andrea foris portae Sati Anime 1715, c.n.n. 60 ASFi, Compagnie religiose soppresse da Pietro Leopoldo, Pisa, 2507, Compagnia S. Antonio da Padova di Pisa, A. CCXLV, n. 1, cc. 3r-4v. Nell’occasione si rintraccia fra i confratelli anche Bartolomeo Niccoletti; per l’incarico a Giovanni Francesco Norci ed Alessandro Baldini, “secondo il Partito fatto” del 4 dicembre 1701, si veda ivi, c. 5r. Cfr. ivi, Repertorio, c.n.n., ad annum: “Partito – sopra la Propositione di farsi un Paliotto d’Argento Consimile alla Mantellina che pure è D’Argento Deldi 4 dicembre 1702 Pisano […]” (ibidem).
61 Ivi, c. 11v [19 settembre 1703], elenco dei nomi di tutti i benefattori che hanno consegnato una offerta “a Causa del Paliotto per l’Altare del Glorioso nostro S. Antonio da Padoua […]” (ibidem).