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Le carte relative alla composizione del sodalizio illustrano, nel caso particolare, con quali mezzi poteva essere avviata una nuova attività orafa nel contesto pisano del primo Settecento 121 ; a “causa

114 GASTONE 2011a, p. 64 nota 78.

115 Nel 1714 Martino Giusti dichiarava di aver tenuto “per più Anni” il “ragguaglio” della “Scrittura d Orafo” di Norci, le sue lettere, “Lo Scartafaccio di Bottega” ed i “Libri del suo Negozio d Orafo”, ASPi, Commissariato, Atti civili 767, ins. 148, cc.n.n. [6 ottobre 1714]. Cfr. ivi 770, ins. 72, c.n.n. [11 novembre 1716]. Negli atti prodotti a corredo della disputa giudiziaria intercorsa fra Giovanni Francesco Norci e l’armeno Rustan di Davide nel 1716 ca., Ranieri Cianchi, all’epoca trentacinquenne, dichiarava di poter riconoscere la grafia del più anziano maestro “per la cognitione, e pratica, che ne ha hauuto, e ne ha, Massime hauendo per degli Anni tenuto i Libri di detto Norcia nelle mani, mentre per il corso di diciott’ Anni è stato suo Ministro nella sua Bottega d Orefice” e, “Interrogato de Contesti disse di se, del Signor Gio: Baldini, e di tutti gl’Orafi d Pisa […]” (ibidem).

116 Ivi 767, ins. 148, c.n.n. [6 ottobre 1714]. 117 Ivi, c.n.n. [Esib. 8 settemcre 1714].

118 L’atto ricorda che Norci, quando “esercitaua la Bottega di Orafo, e Argentiere” in città compilava, fra gli altri, un “libbro coperto di carta pecora bianca”, sul quale annotava i compensi consegnati, “alla giornata”, ai suoi lavoranti ed i “lauorj” che essi eseguivano per lui, fatta eccezione per Ranieri Cianchi e Pietro Andrea Catena, poiché “di questi notaua solo i denarj che li pagaua tempo per tempo per che questi due conseguiuano la prouisione ferma che il Signor Ranierj Cianchi da Pezze Cento da 8 reali l’Anno et il Signor Pietro Andrea Catena di Pezze Nouanta Sej l’anno”; lo “scritturale” Martino Giusti, il 24 dicembre di ogni anno, formulava il bilancio consuntivo “a’ tutti, e si rinouiaua le partite di Ciascheduno Lauorante”, ivi c.n.n. [15 ottobre 1714]. Firmando in calce, Benedetto Giacomelli, Giovanni Battista Minetti dichiararono di essere stati lavoranti nella bottega di Norci (ibidem).

119 ASPi, Commissariato, Atti civili 767, ins. 148, c.n.n. Milier è già correlato al Catena, nel 1710 nel Registro dei fratelli della Compagnia di S. Orsola, ASFi, Compagnie religiose soppresse da Pietro Leopoldo, Pisa, 2664, Compagnia di S. Orsola di Pisa, O. III, n. 35, c. 26.

120 ASPi, Opera del Duomo 71, c.n.n. [26 giugno 1715]. Il contratto venne formulato nel 1715, presumibilmente a seguito dei problemi giudiziari che comportarono l’allontanamento da Pisa di Giovanni Francesco Norci, trasferitosi per sfuggire ai suoi creditori, come si approfondirà nei capitoli seguenti. 121 Per quanto riguarda l’offerta di incentivi alla produzione artistica locale, Roberto Paolo Ciardi segnala l’ “attenzione” rivolta “alle arti” da parte dei Governatori della Pia Casa di Misericordia di Pisa a partire dalla metà del XVIII secolo, affermando che “si trattò dapprima di qualche sussidio in favore di alcuni orefici”, CIARDI 1990c, pp. 46, 55 nota 18. Il documento citato, conservato nella filza ASPi, Pia Casa di Misericordia 29, c. 44r, risale al 2 giugno 1754 e fa riferimento al “sussidio caritativo” di due scudi destinato alla “Famiglia del Fontana [?] Orefice” e di uno scudo devoluto al “Cartoni Orefice” (ibidem).

di detto Negozio, e Società” – per “il pagamento della Sorte, e Cambi” – Francesco Catena e

Antonio Francesco Cianchi presero “a’ cambio” 100 pezze da otto reali ciascuno, rispettivamente,

da Maria Anna Cerretani della Seta e dal consorte, il priore Orazio Felice della Seta, “Patrizio”

pisano

122

. Quando la compagnia venne rescissa, i due fratelli Catena restituirono le “pezze Cento”

già “prese a’ Cambio” e ritirarono “la Scritta di Obbligatione, e’ quietanza”, a differenza di

Cianchi, che venne meno all’impegno pregresso

123

. Di conseguenza, dagli anni Venti, Pietro

Andrea condusse a livello dallo Spedale Nuovo – insieme al fratello Francesco, “Ministro del

Negozio di fondaco” di Bergomi e Scorzi

124

– “Otto Carati intieri di 24 Carati Simili d’Una

Bottega posta in Pisa Su La Piazza del Ponte ed in Cura di S. Pietro in Vincola”

125

, stipulando,

nel 1730, un ulteriore contratto di enfiteusi con l’Opera del Duomo

126

per una porzione di bottega

“posta in Piazza dj piè dj Ponte nel Principio di via Setaioli”

127

. L’atto si riferisce, nello specifico,

ai “due Archi posti in Fondo” allo stabile, confinante, fra l’altro, con i laboratori di Marcantonio

Lorenzi e del sarto Francesco Pieroni, nonché “con Bottega o’ Siano Stanze” di Giovanni

Baldini

128

. Ad ulteriore conferma della coesione sottesa alle esperienze svoltesi in loco, appare

interessante evidenziare che parte del laboratorio concesso ai Catena venne ceduto, dall’Opera

della Primaziale, a Giovanni Carlo Lori

129

, “Cittadino pisano” che, dal primo settembre 1730

risulta affittuario di una bottega “in pie di Ponte per Valersene a’ Uso d’Orefice”

130

.

122 A “causa di detto Negozio, e Società furono prese pezze 200: da’ otto Reali nell’appresso modo e forma pezze Cento simili da’ detto Signore Francesco Catena uno de’ protestanti prese a’ cambio dell’ Illustrissima Signora Maria Anna Cerretani della Seta, e’ per essa dell’ Illustrissimo Signore Priore Orazio felice della Seta suo Consorte Patritio Pisano con’ La fideiussione in solidum del’Signore Bruno Scorzzi (sic) per il pagamento della Sorte, e Cambi da’ decorrere, come per la scritta di detto Cambio seguita, né 24: settembre 1714: fiorentino alla quale, e’ l’altre pezze 100: restorono (sic) pure prese pochi anni doppo da’ detto Signore Priore della Seta del’detto Protestato [Antonio Francesco Cianchi] con la fideiussione in solidum di detti Signori Protestanti”, ASPi, Commissariato, Atti civili 799, n. 48, c.n.n.

123 Ibidem.

124 La qualifica professionale ricorre, ad esempio, in ASPi, Comunità di Cascina 561, cc. 64v, 67v; ivi 543, c. 83v; ivi 565, cc. 78, 89, 96. Andrea Scorzi, giunto a Pisa dall’Italia del Nord sul volgere del XVI secolo, impiantò un piccolo commercio di mercerie in città, dove sposò la sorella del setaiolo milanese Giuseppe Bergami, titolare di una bottega in Via Setaioli: nel 1676, dopo trent’anni di attività, cedette il negozio in eredità al nipote Antonio Scorzi. Nel 1690, alla sua morte i quattro figli – fra i quali Bruno – entrarono in possesso di un ingente patrimonio comprendente anche la bottega di seta, una bottega di drogheria, una bottega di cera, una bottega di spadaio, PANAJIA 1996, pp. 113-114; cfr. MAZZEI 1991, pp. 156-157, 177-

179, 191-193.

125 ASPi, Ospedali riuniti S. Chiara di Pisa, 498, cc. 210sx-dx. Il contratto venne rogato da Giovanni Battista Cianfi il 25 settembre del 1720 (ibidem). cfr. ASDPi, Convento di Santa Caterina di Pisa, Debitori e creditori 17, c. 286sx [1722- 1737]; ivi, Entrata Uscita di contanti22, Entrata Uscita [1729-1736], c. 10 dx, MDCCXXX Pisano; ivi, Debitori e creditori 18, cc. 96sx, 250sx [1769-al 1783]; nel 1767 pagò la pigione Luigi Catena, figlio di Pietro Andrea (ivi, c. 250dx).

126ASPi, Opera del Duomo 601, c. 562, cfr. ivi 602, cc. 108-CVIII. Dal 1731 al 1746 Pietro Andrea ed il fratello compaiono fra i debitori dell’Opera del Duomo per il livello della bottega, sebbene nel 1745 si annoveri il solo Francesco, attestazione che Pietro Andrea, a tale data, era già defunto, cfr. ASPi, Opera del Duomo 368, c. 10sx, a 14 detto [maggio 1745].

127 Ivi 57, c. 117v. 128 Ibidem.

129 Ivi 601, c. 562, il computo di lire 100: 8: 4 piccioli si riferisce a quanto doveva “dare” in conto di pigione di bottega “Antonio Francesco Cianchi Cerusico in Pisa; una annotazione ricorda che parte della bottega venne concessa a livello a Pietro Andrea e Francesco Catena, mentre un’altra parte venne concessa a Giovanni Carlo Lori (ibidem).

130 Ivi 71, c.n.n. Lori saldò il conto della pigione della bottega fino al 1750 (ivi 604, c. CCLII); nel 1731 pagò, per suo conto, Giovanni Battista Minetti, ivi 601, cc. 634-DCXXXIV.

La vicenda dell’officina dei “Masi”, anch’essa segnalata nella pianta del Campione Veneroso in