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Caratteri distintivi delle Polaroid: cornice, formato e unicità dell’opera

Nel documento La Polaroid e i ritratti d'autore (pagine 38-41)

Le fotografie istantanee Polaroid iniziarono ad assumere i tratti distintivi che le resero immediatamente riconoscibili e indimenticabili a partire dal modello SX-70138. La pellicola utilizzata per tale modello era il cosiddetto integral film, in cui il serbatoio contenente le sostanze chimiche necessarie allo sviluppo della fotografia era situato nel bordo inferiore dell’immagine. La necessità tecnica di proteggere e rendere invisibile questo serbatoio condusse perciò all’applicazione di una bordatura bianca quadrata con il lato inferiore più alto. Tale frame non nacque dunque da una precisa volontà estetica, ma nel tempo costituì una delle caratteristiche salienti che contribuirono a creare il mito di questa fotografia divenuta icona nell’immaginario collettivo.

La cornice nelle opere fotografiche richiama la tradizione pittorica, in cui il frame funge da elemento atto a isolare il quadro dal muro a cui viene appeso; esso costituisce un limite tra il mondo reale e quello possibile o immaginato del dipinto e, isolandolo, gli conferisce una maggior importanza e un senso di integrità e totalità. Secondo il filosofo e sociologo tedesco Georg Simmel i confini dell’opera d’arte:

[…] costituiscono quella chiusura incondizionata che esercita in uno stesso atto l’indifferenza e la difesa verso l’esterno assieme alla concentrazione unificante verso l’interno. Quel che la cornice procura all’opera d’arte è il fatto che essa simboleggi e rafforzi questa doppia funzione del suo confine. Essa esclude l’ambiente circostante, e dunque anche l’osservatore, dall’opera d’arte e contribuisce a porla a quella distanza in cui soltanto essa diventa esteticamente fruibile139.

Anche nel caso di un’immagine Polaroid il limite tra fotografia e spazio circostante è sottolineato dalla cornice; questo distacco tra il mondo presente e lo scatto di un istante del passato comporta una canalizzazione dello sguardo all’interno del riquadro, delimitando così il campo di attenzione e favorendo una focalizzazione della visione del fruitore. L’osservatore è spinto in tal modo a legittimare e conferire un maggior valore alla fotografia: essa così si distacca e si rende

      

138 La cornice bianca era presente anche nei modelli precedenti, ma si limitava ad essere un sottile bordino attorno

all’immagine, di uguale spessore sui diversi lati. 

139 SIMMEL GEORG,La cornice del quadro. Un saggio estetico, in MADDALENA MAZZACUT-MIS (a cura di), I percorsi

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indipendente dal contesto. L’immagine diviene un ambito spaziale ben definito, con una sua precisa unità rafforzata dalla presenza del frame bianco. La struttura della cornice, sia per la fotografia che per il quadro, è formata in modo tale che “le linee di fuga tra i suoi lati” 140 conducano lo sguardo a scivolare verso il centro dell’immagine. La cornice bianca della Polaroid, pur avendo una precisa individualità, non attira l’attenzione su di sé, ma condensa e catalizza lo sguardo sull’immagine; la semplicità e linearità del frame gli conferiscono uno stile preciso che continua a determinarne il successo anche nell’epoca odierna: oggi infatti tale cornice può essere applicata grazie ad appositi software a qualsiasi scatto digitale. Il fatto che questo bordo, da originaria necessità tecnica, divenga invece ornamento estetico atto a caratterizzare una qualsiasi immagine, potrebbe essere imputabile alla funzione che esso assume: operare un mutamento nella visione ordinaria di ciò che è intorno a noi. La delimitazione della raffigurazione favorisce infatti quel distacco necessario a impedire che lo sguardo continui a vagare in modo indeterminato, conducendolo invece a soffermarsi sull’unità dell’immagine. In tal modo si opera una cesura tra la visione ordinaria dell’ambiente circostante e lo sguardo, il quale diviene contemplazione quando si posa su un’opera. Tale modalità di visione agevola lo spettatore a fruire l’immagine da un punto di vista estetico. Anche il filosofo spagnolo José Ortega y Gasset formulando alcune riflessioni sulla cornice dei quadri sostiene che:

Un quadro senza cornice ha l’aria di un uomo svestito e nudo. Il suo contenuto sembra rovesciarsi fuori dei quattro lati della tela e disfarsi nell’atmosfera. Viceversa, la cornice postula costantemente un quadro per il suo intimo, fino al punto che, quando le manca, deve trasformare in quadro ciò che vi si vede attraverso141.

La cornice funge da elemento neutro tra l’opera e gli oggetti quotidiani che la circondano: è come una finestra che si apre su un paesaggio, un oggetto o un volto immortalati dalla fotografia. Il

frame quadrato della Polaroid viene oggi usato anche in alcuni contesti che esulano dalla fotografia

istantanea tout court, come ad esempio quello della grafica pubblicitaria o del digitale: immagini di provenienza eterogenea si inseriscono all’interno di questa sorta di mascherina.

Le proporzioni e i rapporti interni del formato Polaroid diventano in questo modo 'forma fotografica', adatta ad ospitare qualsiasi tipo di immagine. Le motivazioni possono essere molteplici e non tutte valide allo stesso modo; basti sottolineare come una simile operazione di 'fotomontaggio' conferisca maggiore forza alla foto       

140 Ivip. 211. 

141 ORTEGA Y GASSET JOSÉ,Meditazione sulla cornice, in MADDALENA MAZZACUT-MIS (a cura di), I percorsi delle

      39  incorniciata, connettendola direttamente all’orizzonte immaginario e emozionale

dell’esperienza istantanea, del resto amplificandone, sempre in senso fenomenologico, la veridicità, l’appartenenza obiettiva al contesto nel quale la fotografia è stata collocata […]. Come dire che la Polaroid conferisca un’aura di oggettività all’immagine142.

Anche il formato quadrato, dettato inizialmente dall’integral film del modello SX-70, è divenuto elemento caratterizzante delle Polaroid, tant’è che viene ripreso anche nel caso della social

digital photography: ad esempio, il Social Network Instagram adotta proprio tale formato in

omaggio alla Polaroid. Il formato quadrato, di piccole dimensioni, conferisce un alone di intimità allo scatto e accentua il carattere spesso privato dell’immagine, assegnando inoltre “pari significato all’intero spazio della foto”143.

Altra peculiarità delle Polaroid scattate con integral film è quella di produrre delle immagini uniche, irripetibili e non riproducibili, in quanto prive di negativo. Queste Polaroid richiamano le origini della fotografia e in particolare la natura del dagherrotipo: anch’esso infatti era un esemplare unico in quanto veniva realizzato come positivo diretto impresso su una lastra metallica. Tale processo nel corso della storia della fotografia fu sostituito da quello positivo-negativo che prevedeva la possibilità di ottenere una quantità indeterminata di copie o positivi grazie al negativo originale144. La Polaroid, riprendendo il dagherrotipo, sottolinea dunque l’importanza e l’irripetibilità della visione di un istante che si materializza nell’hic et nunc vissuto dal soggetto. In tal modo si pone un limite alla “tecnica di riproduzione,[che] moltiplicando la riproduzione, pone al posto di un evento unico una sua grande quantità”145. Per questa ragione il valore di una fotografia Polaroid d’autore può raggiungere quotazioni molto elevate, in quanto restituisce all’opera quel valore di unicità e rarità che nella fotografia tradizionale era venuto meno, e a cui si era tentato di ovviare mediante l’escamotage della tiratura limitata, che fissa un numero determinato di stampe per ogni negativo. La fotografia Polaroid a un solo stadio recupera quella valenza quasi magica di ripetere meccanicamente “ciò che non potrà mai ripetersi esistenzialmente”146, senza lasciare la possibilità di fare copie infinite: ogni singolo istante sarà lo specchio della mutevole realtà e potrà dunque essere immortalato e manifestarsi una sola volta identico a se stesso. Nel caso di questo procedimento fotografico le immagini tornano dunque ad essere esemplari unici e, in quanto originali, dotati di un certo valore. Vi è dunque una differenza profonda tra una Polaroid e una fotografia “volantino”, ossia la riproduzione di un’immagine grazie al suo negativo con il quale “è

      

142 FERRARA FRANCESCO MARIA,Archeologia della Polaroid.

http://www.academia.edu/2065940/Archeologia_della_Polaroid

143 CLARKE GRAHAM, La fotografia. Una storia culturale e visuale, Einaudi, Torino 2009.  144SONTAG SUSAN,Sulla fotografia, Torino, Einaudi 1992, p. 108. 

145 BENJAMIN WALTER,L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Einaudi, Torino 2011, p. 8.  146 BARTHES ROLAND, La camera chiara, Einaudi, Torino 2003, p. 6. 

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possibile produrre e diffondere un numero qualsiasi di stereotipi (copie)”147. Il valore non è attribuibile solo all’informazione veicolata dall’immagine, ma anche all’oggetto stesso: unico esemplare originale.

Se da un lato sono questi i tratti che hanno reso indimenticabili e tuttora affascinanti le fotografie Polaroid, dall’altro questo successo è attribuibile all’aura che avvolge generalmente gli scatti del passato conferendogli una “patina” speciale. Le Polaroid sono infatti divenute il simbolo della fine del XX secolo e del boom economico degli anni Ottanta, e come tutte le fotografie, con il passare del tempo, acquisiscono una carica particolare e divengono “interessanti e commoventi”148:

La vera differenza tra l’aura di una fotografia e quella di un quadro è nel diverso rapporto con il tempo. Gli insulti del tempo tendono a danneggiare i quadri. Ma parte dell’interesse intrinseco delle fotografie, e causa rilevante del loro valore estetico, sono appunto le trasformazioni cui il tempo le sottopone, la loro capacità di sfuggire alle intenzioni di chi le ha fatte insomma. Trascorso un sufficiente periodo di tempo, molte fotografie acquistano un’aura149.

Probabilmente queste riflessioni contribuiscono a spiegare da una parte il rinnovato interesse per la fotografia analogica e dall’altra i motivi per i quali la fotografia Polaroid è divenuta simbolo e icona di un’epoca. Esistono numerosi siti che permettono di trasformare le fotografie digitali grazie a speciali filtri che suggeriscono l’idea della fotografia analogica, altri invece permettono l’apposizione del bordo bianco richiamando così l’istantanea per eccellenza. Queste tecniche digitali, miranti a ricreare l’aura di una fotografia appartenente al passato, non tengono però conto dell’elemento materico dell’immagine. Nonostante le innumerevoli opzioni per modificare, ritagliare o alterare le fotografie digitali, queste restano dei codici numerici svincolati dai supporti materiali caratteristici della fotografia analogica e ancor più della fotografia Polaroid. L’aura tipica delle istantanee è infatti ravvisabile nei colori e nella pastosità dell’immagine conferita grazie alla tipica emulsione che ne permetteva lo sviluppo immediato.

Nel documento La Polaroid e i ritratti d'autore (pagine 38-41)