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La laguna di Grado-Marano (Figura 10), è situata lungo il tratto più settentrionale del Mare Adriatico, si estende per 160 km2 (32 km di lunghezza e mediamente 5 km di larghezza) tra i delta dei fiumi Isonzo e Tagliamento.

La parte più orientale del sistema lagunare di Grado-Marano è occupata dalla laguna di Grado; essa si sviluppa su una superficie di circa 76 km2, ed è idraulicamente divisa, da est verso ovest, nei bacini di Primero (~1400 ha), Grado (~3440 ha), Morgo (~330 ha) e Buso (~3.550 ha), i quali sono ognuno dotati di una propria omonima bocca lagunare (Marocco, 2004).

Da un punto di vista morfologico la laguna di Grado è interessata da una maggiore differenzazione tra aree sempre sommerse dalle acque ed aree emerse, con diverse isole, anche di notevoli dimensioni, disseminate un po’ dappertutto entro la laguna. La laguna di Marano, è caratterizzata invece da un’area sommersa ben più estesa ed uniforme con isole lagunari piccole e marginali; inoltre in questa area occidentale esisite un maggior numero di sbocchi fluviali. I due bacini occidentali di S. Andrea (2.150 ha) e Lignano (5.056 ha) costituiscono la laguna vera e propria di Marano che si estende su un’area di 73,3 km2.

Figura 10: laguna di Grado e Marano.

I principali fiumi che sfociano in laguna, portando la maggior parte dell’acqua proveniente dall’alta pianura friulana e dal sistema delle risorgive, sono lo Stella, il Corno-Aussa, il Turgnano, il Cormor, lo Zellina, e lo Natissa.

Alcune stime riportate in letteratura danno indicazione dell’entità dell’apporto medio in laguna. Il contributo d’acqua dolce proveniente dall’entroterra è stato stimato in 100 m3/sec: Stella (50 m3/s), Zellina (1-2 m3/s), Corno (5-6 m3/s), Aussa (7-8 m3/s). Bisogna inoltre sommare l’apporto delle 22 idrovore che recapitano un volume totale pari a 200 milioni mec/anno (Mattassi et al., 2004).

L’afflusso marino (Figura 11) avviene tramite sei bocche di porto lagunari (Lignano, San Andrea, Buso, Morgo, Grado e Primero) con una portata massima, stimata negli anni 50 dall’istituto idrografico delle acque pari a 8.750 m3/sec.

Figura 11: afflusso marino nella laguna di Grado e Marano (fonte:ARPA FVG).

Le bocche di porto costituiscono i settori di comunicazione fra il mare e la laguna e in questi tratti le correnti di flusso e riflusso sono massime. Dall’ottocento ad oggi il numero e l’ ampiezza delle bocche di porto sono notevolmente diminuite (Figura 12).

L’idrologia lagunare attuale è caratterizzata da alcuni sostanziali interventi di modifica effettuati negli ultimi decenni atti a garantire gli accessi alle navi mercantili e ai natanti, soprattutto nella parte orientale della laguna di Marano (Regione Friuli Venezia Giulia, 2008).

Negli ultimi secoli sono stati eseguiti diversi interventi nella laguna di Grado tra le quali assumono notevole rilevanza la bonifica dei territori perilagunari, la costruzione di un’idrovia interna che taglia la laguna da Ovest verso Est, la cosiddetta “Litoranea Veneta”, la fissazione, sbarramento e regolamentazione delle bocche lagunari, la creazione di idrovie e collegamenti viari tra Belvedere e Grado e tra quest’ultimo e Primero, i dragaggi effettuati lungo tutti i canali navigabili.

Negli ultimi trent’anni sono state altresì realizzate altre opere importanti tra le quali le dighe foranee di porto Buso e Grado, la creazione di un porto commerciale interno di Porto Nogaro, con approfondimento del canale di collegamento alla bocca di S. Andrea, la realizzazione di numerosi porti turistici per circa 6000 ormeggi. Inoltre dal 1998 ri registra il sostanziale blocco delle attività di dragaggio dei canali, con progressivo interramento di una parte del reticolo navigabile e dell’imbonimento delle secche prospicienti le foci fluviali interne. Questi interventi hanno profondamento mutato le condizioni originali del complesso lagunare (Mattassi et

al., 2004).

Le principali forze idrauliche che governano la laguna di Grado e Marano sono le maree aventi flussi semi-diurni con un intervallo medio di 65 cm (Gatto e Marocco, 1993) e il vento di “bora” proveniente da nord est.

La circolazione delle acque all’interno della laguna avviene grazie alle escursioni di marea che in alto Adriatico assumono ampie variazioni e risultano essere vitali per il rinnovo ed il mantenimento della laguna stessa. La distribuzione delle masse, durante la fase di flusso, avviene dalle bocche lagunari attraverso i canali principali e quelli secondari fino a raggiungere le aree più confinate dell’entroterra lagunare (Gatto e Marocco, 1992).

I canali principali hanno la funzione di trasporto dell’acqua fluviale o lagunare verso il mare e tendono ad avere un andamento rettilineo, quelli secondari, che affluiscono

a quelli principali, servono a drenare o disperdere le acque all’interno del bacino lagunare mentre quelli di terzo ordine sono canali di modesta entità che affluiscono o ai canali principali o più frequentemente a quelli secondari e che muoiono sulle piane di marea.

I canali principali hanno una direzione prevalentemente normale a quella delle isole perilagunari litoranee. Essi generalmente aumentano in larghezza e profondità a mano a mano che si procede dalla parte più interna della laguna verso le bocche lagunari. Alcuni canali principali attraversano la laguna congiungendo la bocca di porto con la foce di un fiume, altri tendono a ramificarsi fino ad esaurirsi nelle piane di marea.

Le acque provenienti da due bocche contigue si incontrano lungo linee che rappresentano gli spartiacque fra i due bacini limitrofi. Tali linee divisorie non devono essere considerate rigorosamente definite poichè esse oscillano entro una fascia più o meno estesa al variare dell’ampiezza della marea, delle condizioni metereologiche ed in particolare dai venti, che spingono le masse d’acqua verso un bacino piuttosto che nell’altro.

Dal punto di vista del profilo morfologico, l’ambiente lagunare può essere diviso in 3 zone in funzione del livello marino: (Giorda, 1990)

- aree sopra il livello medio delle alte maree (isole, cordoni litorali, coste e barene) - aree tra i livelli medi delle basse ed alte maree (piane di marea o velme)

- aree sotto il livello medio delle basse maree: canali principali, bocche lagunari e paludi

Si possono distinguere in strutture artificiali o naturali, e in base alla loro genesi in forme e depositi dovuti all’azione fluviale, lagunare o litorale.

Tra quelle naturali, che hanno avuto origine fluviale, si collocano le isole (Figura 13), rappresentate dai relitti morfologici della primitiva pianura alluvionale, costituite da sabbie con livelli di ghiaia fine che testimoniano l’origine di questi depositi. Al giorno d’oggi l’elevazione massima è di circa 3.0 m sopra il livello medio mare, ma la cartografia storica rivela che un tempo le isole si trovavano a quote più elevate, fino a 5.0 - 7.0 m sul l.m.m. (Marocco, 2004).

Figura 13: isola di Barbana.

Le strutture di origine litorale sono rappresentate dalle isole del cordone litorale costituite da una spiaggia intertidale ed emersa, da un sistema di dune e da un ambiente barenicolo. Queste strutture dividono l’ambiente lagunare dal mare aperto. Tra quelle di origine lagunare, la principale entità morfologica tipica del sistema lagunare emerso è la barena, definita come area elevata (circa 35 cm sul l.m.m.) sulla quale si insediano le piante alofile. Queste formazioni spesso hanno una forma tondeggiante e una depressione centrale; verso l’interno della barena la pendenza è assai debole, mentre lungo la parte esterna può essere anche abbastanza accentuata fino al punto di consentire la formazione di canaletti dall’andamento a meandri, i cosiddetti ghebbi, solchi di erosione che talvolta lungo il bordo più pendente possono presentare delle cascatelle quando la marea si ritira.

Attualmente il numero e l’estensione delle barene è notevolmente diminuito rispetto a 30 anni fa. Nella zona centro occidentale della laguna di Marano, a settentrione di Lignano, Martigano e San Andrea, le aree barenicole sono ridotte ad alcuni lembi, come pure nella laguna di Grado tra la litoranea veneta e la foce del fiume Natissa (Regione Friuli Venezia Giulia, 2008).

(Figura 14), quest’ultime costiutite da un’area intertidale pianeggiante o a debole pendenza, che si innalza a ridosso della fascia barenicola, e viene periodicamente sommersa dall’alta marea per poi riemergere durante la bassa marea. Quest’area è colonizzata da fanerogame marine, da angiosperme e alghe.

Figura 14: velma.

Tra le forme tipiche della zona subtidale si collocano le paludi, aree depresse costantemente sommerse che si trovano alla profondità di 1.0 – 2.0 m dal l.m.m., che derivano da antiche depressioni della vecchia piana alluvionale che non sarebbero state totalmente riempite dai sedimenti.

Procedendo verso il largo, alla foce dei canali principali troviamo le bocche lagunari che mettono in comunicazione la laguna con il mare aperto.

Per quanto riguarda le strutture artificiali bisogna senz’altro considerare il fatto che è molto difficile risalire a tutti gli interventi di origine antropica che sono stati eseguiti nella laguna di Grado negli ultimi secoli, ma nonostante questa difficoltà si può comunque affermare che l’influenza antropica sia stata fino all’800 di scarsa

rilevanza nel contesto dell’evoluzione fisica dell’ambiente. Solo negli ultimi tempi l’azione dell’uomo ha preso il sopravvento sul dinamismo naturale.