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DALLA NARRAZIONE ALL’AUTOBIOGRAFIA: LA STORIA FONDAMENTALE DELLA VITA DELLA PERSONA

4.3 CARATTERISTICHE DELL’AUTOBIOGRAFIA

Il termine autobiografia o storia di vita o biografia, ha un significato molto ampio. Essa si riferisce “all’insieme organizzato in forma cronologico- narrativa, spontaneo o pilotato, esclusivo o integrato con altre fonti, di eventi, esperienze, strategie relativi alla vita di un soggetto e da lui trasmesse direttamente, o per via indiretta, a una terza persona”159. Oppure, riferendoci a Minichiello che riprende da un autore francese la definizione, potremmo definire l’autobiografia come il “racconto che una persona reale fa, retrospettivamente, della propria vita”160.

Mentre il critico letterario francese Philippe Lejeune definisce dettagliatamente l’autobiografia come “il racconto retrospettivo in prosa che una persona reale fa della propria esistenza, quando mette l’accento sulla sua vita individuale, in particolare sulla storia della propria personalità”161.

La suddetta definizione dell’Autore francese, sottolinea tre aspetti della prospettiva autobiografica: il primo aspetto indica che essa si colloca su un punto di osservazione retrospettivo, il secondo aspetto mostra che essa è concentrata sulla vita individuale, infine il terzo punto, indica che essa riguarda la propria esistenza. Praticamente l’autobiografia può essere definita come la storia di una vita quale è stata concretamente vissuta e che è data ontologicamente, la quale viene manifestata attraverso un racconto spontaneo che avviene in circostanze naturali ed espressa sotto

159

M. Olagnero, C. Saraceno, Che vita è, cit. p. 10.

160

G. Minichiello, Autobiografia e pedagogia, cit. p.13.

161

88 forma di scrittura, musica, pittura o altri sistemi di comunicazione (il disegno, il mimo, la recitazione ecc.).

Ogni manifestazione della vita della persona è un evento che, in quanto accaduto e conservato nel passato, domanda di essere rielaborato biograficamente attraverso un processo di integrazione con gli eventi che la persona stessa vive nel presente; praticamente la persona continuamente si chiede: perché ad un certo punto dell’esistenza, per motivi interni o esterni, si sente la necessità di raccontare? Qual è l’impegno che il narratore assume nel processo di trasmissione storica nei confronti di se stesso e degli altri? Quale livello di verità si attinge da una narrazione autobiografica? Chi è colui o colei che racconta o scrive la storia?

Quello che appare chiaramente è la presenza nell’autobiografia di una ricerca di verità e di senso che Reik ha definito “impulso a confessare” e che induce appunto, la persona ad interrogarsi sul senso della propria esistenza. La domanda, che è alla base dell’attitudine individuale autobiografica, nasce perché esiste una situazione che ci chiede continui chiarimenti, ci elimina ogni certezza acquisita ponendoci in una situazione di dubbio e perché, ad un livello più profondo, è stata colta la differenza tra ciò che si è e ciò che si dice di essere.

Il racconto di sé risponde all’esigenza di costruire un percorso di senso all’interno di una linea temporale, tuttavia nel tentativo di tracciare il percorso che l’io compie nell’ambito del racconto, accanto ad un itinerario in cui risulta essenziale l’affermazione del principio di soggettività nella ridescrizione di sé, si delinea un movimento che conduce alla graduale decostruzione dello stesso principio di soggettività162.

Un racconto autobiografico è la vita umana così come si è modellata nel tempo vissuto perché essa, come ogni processo biologico, collega sempre insieme un inizio ad una fine. Questa connessione delinea i contorni di una storia vissuta che può essere frammentaria, può contenere elementi diversi tratti da altre storie o contesti, tuttavia contiene quasi sempre alcune caratteristiche di Bildungsroman, cioè del romanzo di formazione, che sono comuni a tutte le narrazioni sulla vita umana. A questo proposito Bruner sostiene che “al centro di ogni storia abita un Sé che funge da protagonista nel processo di costruzione: sia che esso si ponga come soggetto

162

89 attivo, o che passivamente subisca gli avvenimenti o che infine sia strumento di qualche maligno destino”163.

Preliminare a questo discorso ritorna, da un lato, l’esigenza di verità intorno a se stessi e, dall’altro, la necessità a ricercare un’autogiustificazione tale da attribuire significatività alla propria esistenza, quali moventi essenziali della tendenza a “confessarsi” di cui si è detto prima.

Ma raccontare la propria vita, vuol dire anche reinventarla per poterla scrivere, giacché le esigenze stesse dell’opera conducono necessariamente a organizzare i fatti, a dare un ordine, anzi un senso, a ciò che appare, a prima vista, informe e frammentario, un insieme di “pezzi staccati di qualcosa di ancora vivente”164. “Il racconto di sé, scrive Minichiello, è una ri-descrizione “romanzesca” dell’Esserci, una ostensione che è, in effetti, una vera e propria costruzione narrativa”165.

Come sostiene Demetrio, “ arriva un momento in cui si avverte il desiderio di raccontare la propria storia di vita. Per fare un po’ d’ordine dentro di sé e capire il presente, per ritrovare emozioni perdute e sapere come si è diventati, chi dobbiamo ringraziare o dimenticare. Quando questo bisogno ci sorprende, il racconto di quel che abbiamo fatto, amato, sofferto inizia a prendere forma. Diventa scrittura di sé e alimenta l’esaltante passione di voler lasciar traccia di noi a chi verrà dopo o ci sarà accanto. Capita a tutti, prima o poi. Alle donne e agli uomini, e accade ormai, puntualmente, da centinaia di anni ... da quando, forse, la scrittura si è assunta il compito di raccontare in prima persona quanto si è vissuto e di resistere all’oblio della memoria. Sperimentiamo così il “pensiero autobiografico”, che richiede metodo, coraggio, ma procura al contempo, non poco benessere”166.

Quindi la scrittura autobiografica nasce da un bisogno, dall’esigenza di comunicare le proprie emozioni, dal desiderio di superare la solitudine e dalla

163

J. Bruner, Il significato di “sviluppo” nella narrazione autobiografica, in Il sé come testo, cit. p. 84.

164

G. Minichiello, Autobiografia e pedagogia, cit. p. 48.

165

G. Minichiello, Autobiografia e didattica. L’identità riflessiva nei percorsi educativi, La Scuola, Brescia, 2003, pp. 161-162.

166

Cfr. D. Demetrio, Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano 1996.

90 certezza che essa costituisce una traccia indelebile del proprio passaggio permettendo di sopravvivere simbolicamente alla morte.167