DALLA NARRAZIONE ALL’AUTOBIOGRAFIA: LA STORIA FONDAMENTALE DELLA VITA DELLA PERSONA
4.6 IL PROGETTO AUTOBIOGRAFICO: IL TESTO E IL PARATESTO, LO SPAZIO E IL TEMPO
Lo sviluppo moderno dell’autobiografia e la sua affermazione come genere letterario autonomo è strettamente connesso all’affermarsi di un nuovo tipo di curiosità per la vita individuale, in cui sembrano riflettersi gli eventi, i fatti, le situazioni di un mondo in rapida trasformazione. Essa ha dovuto attendere la fine del XVIII secolo per assistere al suo trionfo e al 1820, quando il termine autobiografia ha iniziato ad essere usato con regolarità. Parallelamente si è moltiplicato il desiderio da parte degli scrittori di far conoscere ai loro lettori i motivi che li hanno spinti a narrare le proprie vite. Si chiede Minichiello: “ma dove sono percepibili questi motivi intimi? Nel testo stesso o fuori del testo?”.
Molte volte non si deduce dal testo l’appartenenza ad un determinato genere autobiografico piuttosto che ad un altro; anche l’identità dell’autore – narratore – personaggio – protagonista, non sempre si deduce tout-cort, bensì dopo aver completato la lettura del nome dell’autore scritto sulla copertina del libro, mentre dopo aver letto il sottotitolo (“confessioni”, “diari”,) è possibile con tutta sicurezza attribuire il testo in esame al preciso genere autobiografico.
A questo proposito, Genette ha raccolto una quantità di indicazioni che caratterizzano il testo al semplice scopo di presentarlo ed arricchirlo. Tali indicazioni sono indicate con il nome “paratesto” e comprendono il nome dell’autore o il suo pseudonimo, il titolo e il sottotitolo, la dedica, l’epigrafe, la prefazione, la quarta di copertina187.
Ciascuna di queste indicazioni permette ad un lettore più o meno attento di ottenere informazioni preziose ed esaustive anche se può accadere che il lettore è tratto in inganno dalla scelta che opera l’autore stesso quando sceglie il titolo dell’opera.
187
98 Così, ad esempio, il nome dell’autore o il suo pseudonimo, ci permette di collocare il testo nel suo preciso genere di appartenenza autobiografica, inoltre, se l’autore è conosciuto, guida anche la lettura dell’opera.
Il titolo o il sottotitolo ci fornisce informazioni sull’appartenenza al genere, tuttavia bisogna prestare attenzione perché il titolo potrebbe indicare un genere mentre la realtà è un’altra.
La dedica generalmente è posta all’inizio del testo ed indica a chi è destinato il testo che ci si appresta a leggere. Si tratta di una frase scritta con cui si offre spontaneamente a qualcuno un’opera appunto, ma anche un ritratto, una fotografia o altro. Leggere la dedica significa ottenere informazioni sulle intenzioni dell’autore e sapere che quel lavoro è rivolto in particolar modo ad un destinatario. La dedica inoltre, può mostrarci che il lavoro è dedicato a più destinatari, tuttavia possono esserci opere in cui essa è omessa del tutto. La presenza della dedica infatti, è una libera scelta dell’autore.
Anche l’epigrafe, come la dedica è collocata prima del testo, e serve ad orientare la lettura del testo. Essa altro non è che una citazione, in versi o in prosa, di altri scrittori posta all’inizio di un’opera o di una sua parte.
La prefazione è uno scritto che si premette ad un testo per dichiararne gli intendimenti; essa generalmente si presenta come un “avantesto”, in cui l’autore espone il suo lavoro giustificando agli occhi del futuro lettore anche il perché delle scelte che ha operato. Spesso quando un autore si appresta a scrivere la sua storia, sono ricorrenti le domande “perché scrivere il racconto della propria vita?”, “Perché e quando pubblicare la storia della propria vita?”. Gli esempi di autobiografie ci dimostrano che per alcuni autori il progetto di scrivere la propria storia si è formato quasi contemporaneamente al progetto di scrittura, per cui scrittura e stampa coincidono. Può altresì verificarsi che l’autobiografia avviene più tardi: in un momento particolare della vita dello scrittore, ad esempio quando essa è segnata da un’esperienza particolarmente significativa o da un’esigenza impellente. Quando cioè, si verifica una rottura nella vita della persona che di conseguenza, da quel momento subisce una svolta radicale e vuole comunicarla a tutti.
99 Come sostiene Minichiello, “la scrittura autobiografica è in effetti generalmente una “seconda scrittura”, che viene dopo, più tardi ... arriva dunque un momento in cui sembra che lo scrivere di sé diventi una necessità”188.
Collegati a questi aspetti dell’autobiografia, una piccola nota può essere rivolta anche allo spazio e al tempo nell’autobiografia.
Per quanto riguarda il primo aspetto, quando si parla di spazio autobiografico non ci si riferisce a qualcosa di definibile in maniera oggettiva, in quanto esso dipende contemporaneamente dalle scelte operate sia dall’autore che da quelle del lettore. Infatti, dice Minichiello, “la nozione di spazio autobiografico è come un paesaggio costituito dal lavoro dello scrittore, dai materiali di cui dispone e dagli avvenimenti della sua vita, con in più, in posizione ugualmente decisiva, lo sguardo del lettore, che decide, in ultima analisi, del carattere autobiografico o romanzesco del testo: il racconto intreccia i due piani di lettura, confermando la propria ambiguità di fondo”189.
Per quanto riguarda il tempo autobiografico, generalmente l’autobiografia riguarda il tempo passato, perché ogni scrittore si rivolge ad esso con sguardo critico, per apprezzarlo se è stato particolarmente felice, o per rimpiangerlo se non è stato interessante o pienamente vissuto.
Quando l’autobiografo torna con la mente alla propria giovinezza, afferma Minichiello, “guarda con sguardo nostalgico a un’epoca ormai scomparsa e spesso abbellita dal ricordo. Si scrive allora per rifare presente una vita”190.
L’autobiografia, allora svolge una duplice funzione: da un lato attraverso la scrittura, l’autore conosce e approfondisce aspetti della sua personalità, dall’altro chi legge il testo autobiografico, diventa co-autore del testo stesso, in quanto può rivivere, attraverso quell’esempio, il suo passato.
Secondo Minichiello, “l’autobiografia è un tentativo di fermare il tempo ... l’autobiografia, racconto retrospettivo, ci confronta con il tempo: un tempo irrimediabilmente passato, tempo che resta da percorrere. E’ spesso un tentativo di vincere il tempo e la morte mediante il ricordo, che è tempo perduto e poi ritrovato, o nella stessa costruzione dell’opera, che conferisce un diverso tipo di vita a chi l’ha
188
G. Minichiello, Autobiografia e pedagogia, cit. p. 24.
189
Ivi, p. 19.
190
100 perduta ... l’autobiografia risponde a funzioni diverse e sovrapposte, espresse in un tipo particolare di discorso o in una molteplicità di tipi coesistenti. L’autobiografia è un sovra-genere letterario, in cui la forma originaria sancita nella formula “scrivere la propria vita” è, al contempo, la scelta di conferire una forma alla propria vita”191.
4.7 IL PROGETTO AUTOBIOGRAFICO: COSA RACCONTARE, CHI