L’analisi EEGQ, eseguita attraverso il software TQ, ci ha permesso di ottenere i seguenti risultati:
• Pattern di frequenza dominante: 42 pazienti su 75 non hanno mostrato un pattern di frequenza dominante specifico (28 uomini e 14 donne); è stato rilevato un pattern caratterizzato da onde lente in 29 pazienti su 75 (13 uomini e 16 donne); in 2 soggetti è stato rilevato un pattern di frequenza dominante ad onde medie (2 uomini) e in altri 2 un pattern ad onde rapide (1 uomo e 1 donna) (Fig. 8).
Figura 8 – Pattern di frequenza dominante e loro incidenza relativa nel campione indagato.
• Rapporto Theta/Beta: è stato indentificato un rapporto alto nella maggioranza o tutti i siti in 31 pazienti su 75 (16 uomini e 15 donne); in 19 soggetti (14 uomini e 5 donne) è stato rilevato un rapporto basso, mentre 25 persone (14 uomini e 11 donne) hanno mostrato un rapporto misto, alto in alcune derivazioni e basso in altre, ripartito equamente (Fig. 9).
Figura 9 – Rapporto Theta/Beta nei soggetti inclusi nello studio ed incidenza relativa delle diverse forme.
• Picco di frequenza Beta alto (High Beta): l’analisi di questo parametro ha permesso di individuare 59 persone su 75 (36 uomini e 23 donne) con un picco di frequenza Beta elevato (Fig. 10);
• Ritmo sensori – motorio (SMR): la valutazione del ritmo sensori – motorio è risultata al di sotto dei limiti in 45 pazienti su 75 (23 uomini e 22 donne) (Fig. 10);
• Hot Temporal: l’analisi delle frequenze più rapide, Hi Beta, a livello dei lobi temporali è risultata al di sopra dei limiti in 48 pazienti (30 uomini e 18 donne) (Fig. 10);
• Scarsa reattività Alpha: in 30 pazienti su 75 (22 uomini e 8 donne) è stata rilevata una scarsa reattività Alpha (Fig. 10).
Cercando una relazione tra i diversi parametri abbiamo riscontrato che nei casi con dominanza di onde lente e rapporti Theta/Beta elevati, la percentuale di risposta positiva a problemi di attenzione è stata in rilevata in 15 pazienti su 75 (7 uomini e 8 donne).
I valori di SMR basso sono stati riscontrati maggiormente nei soggetti con dominanza di onde lente, 38 %. In essi nel questionario auto – compilato si è trovato una risposta positiva superiore al 27% delle domande relative a sintomatologia di tipo psicosomatica.
Nei casi con picchi di frequenza Hi Beta elevati sui temporali si è riscontrata risposta positiva agli item sull’ansia in 16 pazienti su 75 (9 uomini e 7 donne).
Nei casi con il quadrante anteriore sinistro lento (terzo o quarto in velocità), 13 pazienti su 75, si sono riscontrate risposte positive agli item per depressione nel 38% dei casi rispetto al totale.
I soggetti sono stati trattati con 10 sedute di neurofeedback; al termine del trattamento è stato chiesto di scegliere quale tra i seguenti aggettivi descrivesse meglio il loro stato post – trattamento: peggioramento; stazionario; miglioramento; miglioramento significativo. Sul piano soggettivo abbiamo ottenuto risposte positive circa il miglioramento comportamentale e dei sintomi nel 66% del primo gruppo, relativo ai pazienti con problemi della sfera cognitiva; nel 46% del secondo gruppo, relativo ai pazienti con sintomatologia psicosomatica; nel 80% del terzo gruppo, costituito dai pazienti con disturbi relativi alla sfera dell’ansia; nel 30% del quarto gruppo, relativo ai pazienti con sintomatologia di tipo depressivo (Fig. 15).
Figura 15 – Percentuale di miglioramento della situazione sintomatologica comportamentale, post trattamento con tecniche di neurofeedback, nei rispettivi gruppi indagati.
Discussione
L’analisi quantitativa dell’EEG, e il relativo esito, ci ha dato modo di rivedere le risposte date dai pazienti al questionario di 54 item auto – compilato sotto un altro punto di vista. Nell’elaborazione dei risultati va infatti tenuto presente il problema di fondo, particolarmente rilevante in psichiatria degli “over – raters” (coloro che valutano eccessivamente la propria condizione) e degli “under – raters” (coloro che sottovalutano la propria condizione) e che ci porta a considerare il questionario come un metodo non sufficiente a definire lo stato psicopatologico dei soggetti. Così sebbene nei risultati ci siano alcuni soggetti con determinate caratteristiche neurofisiologiche senza che ci sia una corrispondenza sintomatologica dichiarata e viceversa, l’EEGQ è stato determinante nel descrivere il disturbo dei soggetti dal punto di vista oggettivo e per l’individuazione dei protocolli di neurofeedback utili per impostare un trattamento così come confermato negli studi di John, Hughes e Hammond19,32,36. Tenuto conto di
questo, la relazione trovata tra l’autovalutazione della condizione psicopatologica e le caratteristiche neurofisiologiche EEGQ analizzate ci ha permesso di suddividere il campione in quattro gruppi: cognitivo, psicosomatico, ansioso, depressivo, e destinare a ciascuno un protocollo di trattamento con tecniche di neurofeedback specifico, come precedentemente descritto, dando risposta al nostro quesito iniziale circa l’importanza di una valutazione elettroencefalografica quantitativa per impostare il giusto trattamento. Il gruppo dei cognitivi è stato sottoposto al protocollo neurofeedback
Theta/Beta down43,57, con l’obiettivo di aumentare l’attività Beta e ridurre quella Theta;
il gruppo degli psicosomatici al protocollo neurofeedback SMR up56,58, con l’obiettivo di
rafforzare la banda delle frequenze sensitivo – motorie SMR (12 – 15 Hz) e ridurre le onde Theta e Hi Beta; il gruppo con sintomatologia di tipo ansiosa al protocollo
neurofeedback Beta Squish49,59,60, con l’obiettivo di ridurre le onde Beta a più alte
frequenze; il gruppo con sintomatologia depressiva al protocollo neurofeedback F3 –
P460,61, con l’obiettivo di attivare la corteccia frontale sinistra e ridurre l’Alpha nella
stessa regione. I risultati riscontrati hanno corroborato un effetto di addestramento positivo nella banda Alpha sulla corteccia prefrontale, indicando una relazione causale tra asimmetria Alpha nel profilo EEG e i sintomi di depressione.
I risultati dei miglioramenti ottenuti grazie ai trattamenti con tecniche di “neurofeedback”, in particolar modo quelli relativi al gruppo dei soggetti con disturbi
cognitivi (66%) e di tipo ansioso (80%), rispecchiano quelli presenti in altri studi49,59,60.
Visto che il lavoro è stato svolto con pazienti di uno studio privato non abbiamo ritenuto etico fare un gruppo di controllo di soggetti senza una valutazione EEGQ iniziale per l’impostazione del trattamento. Un altro limite nel metodo utilizzato è che nonostante siano stati utilizzati software in grado di ripulire automaticamente i tracciati elettroencefalografici da artefatti di registrazione (ovvero di potenziali di origine non cerebrale quali i movimenti oculari, movimenti muscolari, segnale elettrocardiografico, etc.) questi non sono ancora in grado di sostituire completamente l’osservazione morfologica del tracciato effettuata dal clinico; per questo risulta altresì importante che il neurofeedback e l’EEGQ siano effettuati da specialisti adeguatamente qualificati.
I risultati sono ancora in fase di validazione; al momento stiamo ancora eseguendo le registrazioni EEGQ di follow up, ma seppur preliminari i presenti risultati sono incoraggianti.
Conclusioni
I disturbi psichiatrici rappresentano una sfida profonda per la popolazione generale, ed è imperativo convalidare pratiche cliniche e tecnologie per migliorare l'accuratezza della diagnosi e delle prescrizioni terapeutiche, farmacologiche e non. Le procedure diagnostiche e i futuri sistemi di classificazione dei disturbi mentali dovrebbero tentare di combinare approcci descrittivi, categoriali e dimensionali. L’utilizzo di tecniche psicofisiologiche in psichiatria non è stato continuo nel secolo scorso; tuttavia, la recente possibilità tecnica di combinare diversi approcci di “imaging” cerebrale ha ulteriormente favorito un rinnovato entusiasmo vero l'uso delle tecniche basate sulla EEGQ in psichiatria. Nell’ambito del dibattito interno alla psichiatria su diagnosi categoriale – dimensionale e sui validatori esterni come elementi oggettivi che indirizzino al trattamento, l’EEGQ, con i suoi travolgenti sviluppi tecnologici attuali, rappresenta un interessante strumento atto a dare supporto a diagnosi dimensionali validate oggettivamente, oltre a indirizzare verso protocolli specifici di neuroterapia non invasiva e non farmacologica, di cui oggi sempre più pazienti e familiari vanno in cerca. Interessante in proposito la possibilità che alcune variabili QEEG si pongano come markers di diagnosi dimensionali psichiatriche: ad esempio l’eccesso di Alpha nel quadrante anteriore sinistro (con riduzione del quadrante che dovrebbe essere il più rapido di tutti) per condizioni depressive e i valori SMR bassi (inferiori al 10% ad occhi aperti su C3, CZ, C4) in condizioni di disturbi psicosomatici ed appiattimento empatico. Rappresenta inoltre un nuovo punto di incontro tra psichiatria e neurologia, in favore di una riunificazione delle discipline in una “neuropsichiatria” moderna che si occupi di tutti gli aspetti della patologia cerebrale sfruttando al meglio gli sviluppi delle neuroscienze.
Appendice
Nell’ambito dello sviluppo personale – emotivo, di peak performance, della gestione dello stress, e dei disturbi cognitivi abbiamo sviluppato insieme al Centro Studi
Bhaktivedanta (CSB) associazione culturale non profit riconosciuta di promozione
sociale, accademia di Scienze Tradizionali dell’India, e la Dev Sanskriti University (DSVV), Università di Haridwar (India), accreditata dalla University Grants Commission del Governo Federale Indiano, un protocollo di trattamento basato su tecniche di neurofeedback e Yoga in sessioni combinate. La meditazione e le tecniche Yoga stanno ricevendo molta attenzione in tutto il mondo grazie all’aumento di pubblicazioni su gli effetti positivi diretti e indiretti di queste pratiche. Lo Yoga è una disciplina millenaria che l’Unesco ha riconosciuto come patrimonio orale e intangibile dell’umanità e che trova le sue origini nei Veda, nella Bhagavad Gita, negli Yoga Sutra e molti altri testi della tradizione socioculturale dell’India. La diffusione sempre maggiore dello Yoga, delle medicine tradizionali e complementari ha fatto si che l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicasse nel 2013 la “Strategia dell’OMS per la Medicina Tradizionale per il
2014 – 2023” con l’obiettivo di aiutare le autorità sanitarie a sviluppare soluzioni che,
in una prospettiva più ampia, contribuiscano a migliorare la salute e a favorire l’autonomia del paziente.
Molte università hanno avviato laboratori di ricerca dedicati compreso l’Università di Pisa, nel febbraio del 2016, ha firmato una convenzione di collaborazione scientifica con l’Istituto Lama Tzong Khapa, uno dei principali centri del Buddismo Mahayana in occidente allo scopo di promuovere un approccio multidisciplinare allo studio della coscienza e dell’interazione mente – corpo.
alle personali necessità, costituzione, età e sesso. Mentre il neurofeedback agisce in modo non consapevole, attraverso il condizionamento operante descritto in questo studio, lo Yoga, invece, si fonda sullo sviluppo di una consapevolezza interiore attraverso una partecipazione attiva e un rivoluzionario cambiamento nello stile di vita. Ad oggi sono state sottoposte a sessioni Yoga e neurofeedback 65 persone al fine di indagare l’interesse e i possibili benefici combinati. Attualmente attraverso questionari e la richiesta di testimonianze il campione sottoposto a questo nuovo approccio integrato ha risposto positivamente, e la possibilità di monitorare i cambiamenti attraverso l’analisi EEGQ come descritto in questo lavoro di tesi ci apre a future possibilità terapeutiche integrate.
Ringraziamenti
Ringrazio il Prof. Ferdinando Sartucci, professore associato presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, per aver revisionato con cura e interesse la tesi e soprattutto per la fiducia che ha riposto in me lasciando che io potessi svolgere questo lavoro in autonomia e in altra sede.
Ringrazio il Dott. Paolo Cioni, psichiatra forense, già professore a contratto di psicopatologia, presso la scuola di specializzazione delle Università di Pisa e Firenze, per la disponibilità e la supervisione all’intero progetto di tesi mettendo a disposizione il suo studio e la sua strumentazione.
Ringrazio Marco Ferrini, fondatore e presidente del Centro Studi Bhaktivedanta, direttore dell’Accademia di Scienze Tradizionali dell’India, fonte inesauribile di conoscenza, guida e maestro di vita, per aver ispirato il progetto e incoraggiato il mio percorso in tutti questi anni di studi.
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