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Caratteristiche delle lingue dei segni

1.2. Le lingue dei segni

1.2.3. Caratteristiche delle lingue dei segni

Finalmente oggi viene riconosciuta alle lingue dei segni una ricchezza di strutture sintattiche, grammaticali e sublessicali che le rendono uno strumento semiotico del tutto comparabile per potenza e complessità alle lingue parlate (Russo 2004).

Il linguista svizzero Ferdinand De Saussure è stato il primo ad introdurre la nozione di ‘sistema’ per lo studio delle lingue. Parlando di sistema linguistico De Saussure voleva sottolineare che le unità linguistiche sono caratterizzate da una rete di somiglianze e differenze sul piano del contenuto. Per De Saussure è l’insieme di relazione tra un piano e l’altro che costituisce le unità di base di una lingua: ogni termine è definibile solo in relazione agli altri e un segno è l’unità che si stabilisce tra un significato e un significante (Russo 2004: 57). Per De Saussure ogni lingua è un insieme di elementi di cui ci serviamo per comunicare, ma anche per portare a termine tutte le attività quotidiane. Ogni elemento linguistico, da lui chiamato ‘segno’, è caratterizzato dalla ‘biplanarità’. Per biplanarità si intende il fatto che ogni elemento è dotato di un significante, quindi il lato prettamente espressivo, e di un significato, il contenuto. Ciò che Saussure definisce segno, non

è il segno che finora è stato citato in merito alle lingue segnate, bensì un qualsiasi elemento semiotico dotato di un significato (Russo Cardona e Volterra 2007: 49). Per capire come la nozione saussuriana sia applicabile alla struttura di una lingua dei segni, si può osservare che è possibile isolare, nel flusso della comunicazione segnata, delle unità regolari e invariabili e che esse sono, a loro volta, scomponibili in sotto-componenti.

Fu William Stokoe, a notare, osservando attentamente l’ASL, che ciascun segno a confronto con gli altri appariva caratterizzato da sotto-unità presenti anche in altri segni dal diverso significato. Stokoe chiamò queste componenti ‘cheremi’22, che possono essere paragonate ai fonemi23 delle lingue parlate. È solo l’unione di più cheremi che realizza un’unità di significato e significante dotata di senso (Russo Cardona e Volterra 2007: 61).

Vediamo nel dettaglio le sotto componenti di cui si compone ciascun segno: 1. Configurazione della mano: è la forma che la mano assume per creare un

segno. La configurazione della mano può essere ad esempio un pugno chiuso oppure una mano completamente aperta; anche una mano completamente aperta può variare a sua volta, ad esempio le dita possono essere separate o unite.

2. Luogo in cui si segna: il luogo dove viene articolato il segno. I segni possono essere articolati in luoghi diversi che coinvolgono il corpo del segnante (inteso come persona che segna) e lo spazio neutro, una specie di cubo immaginario che va dalla testa al punto vita del segnante, da una spalla all’altra, e lungo le braccia fino alla punta delle dita.

3. Orientamento dei segni nello spazio: è il parametro che identifica la direzione delle mani rispetto al corpo del segnante e l’orientamento del

22

I cheremi individuati da Stokoe sono: luogo, configurazione e movimento. Successive ricerche aggiunsero a questi tre altri due parametri: orientamento e componenti non manuali (Checchetto 2006).

23

La più piccola unità di suono di un sistema linguistico che, in combinazione distintiva rispetto

alle altre, dà luogo alle parole di una lingua

(http://www.grandidizionari.it/Dizionario_Italiano/parola/F/fonema.aspx, consultato il 17/01/2019)

palmo, che può essere rivolto verso il viso, verso l’esterno, vero il basso, ecc.

4. Movimento delle mani: indica il movimento svolto dalla mano nel realizzare il segno. Grazie a questa attività articolatoria del segnante assistiamo al succedersi di configurazioni, orientamenti e luoghi di articolazione che compongono il segno. Un movimento ad esempio può essere oscillatorio, rotatorio, e così via. Grazie a movimenti anche leggermente diversi abbiamo significati diversi.

In ogni lingua dei segni tutti i segni sono riconducibili ad una lista finita di questi elementi appartenenti ai quattro parametri.

Va infine considerato anche un quinto elemento: le componenti cosiddette non-manuali, ovvero tutte le espressioni facciali, degli occhi, della bocca, la direzione dello sguardo, il rigonfiamento o meno delle guance, il movimento della testa e del corpo. Tutte queste componenti non manuali contribuiscono a veicolare il significato dell’informazione che si vuole esprimere (cfr. Guarino 2016; Vitale 2001; Volterra 1987; Russo Cardona e Volterra 2007).

Le espressioni facciali sono parti integranti del discorso, hanno un po’ la stessa funzione del tono della voce nelle lingue parlate. Le espressioni facciali, ad esempio, possono indicare le sfumature espresse dagli aggettivi, oppure far capire se la frase che si sta segnando ha un tono affermativo o interrogativo.

Il movimento della testa indica la presenza o meno di contatto visivo con l’interlocutore. Il movimento delle sopracciglia è fondamentale per comprendere le intenzioni del segnante, e la durata dell’espressione solitamente è parallela all’esecuzione del segno. Nell’ASL le sopracciglia vengono inarcate verso il basso nelle cosiddette domande wh- (le domande cioè introdotte da chi? che cosa? perché? quando? come?). Le sopracciglia sono inarcate verso l’alto con conseguente corrugamento della fronte nelle domande chiuse a cui si dovrebbe rispondere sì o no. Il colpo di sopracciglia verso l’alto indica spesso una domanda retorica, mentre il movimento delle sopracciglia verso l’alto o il basso ha spesso valore di perplessità. Quando si strizzano gli occhi spesso si vuole indicare il dubbio o incomprensione. Gli occhi sbarrati, invece, manifestano sorpresa (figura 6, Bernstein Fant 2008).

Figura 6. Diverse espressioni facciali in ASL

Queste caratteristiche articolatorie sono alla base della formazione di ciascun segno e della composizione del lessico.

Nell’immagine che segue (figura 7) vediamo tutti i parametri raccolti nel segno TESTARDO segnato nella American Sign Language (ASL): configurazione della mano, B aperta e poi B chiusa; orientamento, palmo verso l’esterno; luogo di articolazione, pollice sulla tempia destra; movimento, chiudere le dita verso il basso mantenendole distese; componenti non manuali, sopracciglia aggrottate (espressione accigliata).

Figura 7. TESTARDO (ing. stubborn) segnato in ASL24

Prendiamo ad esempio il segno CANE nella LIS (figura 8): viene articolato con la configurazione a mano aperta, sul mento del segnante (luogo di articolazione), con il palmo della mano rivolto verso il basso (orientamento) e con un movimento di contatto.

Figura 8. CANE segnato in LIS25

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