• Non ci sono risultati.

2.5 Il Ruolo delle Caratteristiche Individuali nella Sindrome del Burnout

2.5.2 Caratteristiche Di Personalità

• Personalità: il burnout non si presenta in tutte le persone, né sempre si manifesta. Da alcuni studi degli anni '80 (Maslach, C. 1992) emerge un ritratto dell'operatore predisposto al burnout. Sembra predisposto colui che è debole e poco assertivo con le persone, sottomesso ansioso con difficoltà a tracciare i limiti della relazione di aiuto; il sovraccarico emozionale, tipico in questo soggetto, aumenta i livelli del suo esaurimento emotivo. Generalmente è una persona con difficoltà a controllare i propri impulsi ostili e può proiettarli sugli utenti, finendo col trattarli in modo spersonalizzato e degradante. Avendo una bassa stima di se stesso tenta di superare i dubbi sul proprio valore conquistando l'approvazione delle altre persone, diventando troppo accomodante e così continuamente sotto pressione.

In anni più recenti, grazie alla nascita del modello di personalità detto Big Five-Factor Model (McCrae, R.R., Jhon, O.P. 1992; McCrae, R.R., Costa Jr, P. T. 1997), che suddivide la personalità in cinque dimensioni, molti ricercatori hanno proposto un modello comprensivo delle relazioni tra burnout e personalità (Zellars, K.L., Perrewé, P.L., Hochwarter, W.A. 2000). Le cinque dimensioni, con due sottoscale ciascuno sono:

1. energia: dinamismo e dominanza; 2. amicalità: cooperatività e cordialità;

3. coscienziosità: scrupolosità e perseveranza;

4. stabilità emotiva: controllo dell'emozione e controllo degli impulsi; 5. apertura mentale: apertura alla cultura e apertura all'esperienza.

43

In uno studio di Zellars e colleghi (2000) condotto su 188 infermieri, le cinque dimensioni di personalità sembrano essere collegate differentemente all tre dimensioni della sindrome del burnout. Bassi livelli di stabilità motiva sembrano essere collegati maggiormente all'esaurimento emotivo; mentre scarsa energia, scarsa amicalità e scarsa apertura mentale, come possiamo immaginare, predicono la depersonalizzazione (Santinello, M., Negrisolo, A. 2009).

Tutti siamo a rischio burnout se lo stress emozionale del lavoro diventa eccessivo, ma coloro che hanno una certa strutturazione personale lo saranno di più a parità di stress sul lavoro (Maslach, C. 1992).

L'autostima è un fattore della personalità fortemente connessa con il burnout, in quanto coloro che hanno una bassa autostima sono più vulnerabili e interagiscono meno adeguatamente con le persone presenti all'interno dei contesti organizzativi, siano essi colleghi, utenti o pazienti (Maslach, C. 1993). Sono maggiormente dipendenti dai feedback e dalle conferme degli altri ed emozionalmente vulnerabili ai carichi e agli stressor lavorativi (Janssen, P.M., Schaufeli, W.B., Houkes, J. 1999). Generalmente alti livelli di depersonalizzazione ed esaurimento emotivo sono associati a bassi livelli di autostima; mentre alti livelli di autostima svolgono un ruolo protettivo rispetto alla percezione individuale di stress e tensione lavorativa (Fothergill, A., Edwards, D., Hannigan, B., Burnard, P., Coyle, D. 2000).

• Stili di coping: la risposta individuale ai fattori organizzativi è influenzata anche dalle strategie di coping messe in atto dal soggetto. Lazarus e Folkman (1984) definiscono il coping come “il tentativo e gli sforzi di una persona a livello cognitivo e comportamentale, di gestire le richieste interne e/o esterne che sono percepite come gravose o eccessive alle risposte personali a disposizione”. Quindi nel determinare il carico stressogeno di un evento è molto importante la valutazione cognitiva e la percezione emotiva dello stimolo (valutazione primaria) e la valutazione dell'individuo sulle proprie capacità di riuscire ad affrontare il problema (valutazione secondaria). Le strategie di coping vengono suddivise in

44

quelle centrate sul problema (modifica della situazione minacciosa) che sembrano essere associate negativamente al burnout (Chiriboga, D.A., Bailey, J. 1986): le strategie basate sull'emozione (modifica delle emozioni conseguenti alla situazione stressante o minacciosa) sembrano contribuire ad aumentare i livelli di burnout (Carmona, D., e coll. 2006). Alcune strategie di coping sembrano più adeguate per la prevenzione della sindrome, anche se le persone dovrebbero essere informate e formate sull'utilizzo di una vasta gamma di strategie di coping, la cui attivazione è strettamente collegata alla situazione (Santinello, M., Negrisolo, A. 2009).

• Locus of control: il locus of control (LOC) è stato introdotto da Rotter nel 1966 come “il grado in cui l'individuo percepisce di avere il controllo su un determinato evento”. Il LOC una delle variabili di personalit in grado in influenzare la salute mentale, il benessere individuale e i sintomi psicologici (Presson, P.K., Benassi, V.A. 1996). Il locus of control esterno (pensare che quello che accade sia al di fuori dal proprio controllo) sembra essere collegato a tutte le dimensioni del burnout riportando infatti alti livelli di esaurimento emotivo e di depersonalizzazione con bassi livelli di gratificazione personale. Chi ha un LOC interno crede di poter controllare maggiormente i fattori stressanti e quindi mettono in atto strategie di coping prevalentemente centrate sul problema (Santinello, M., Negrisolo, A. 2009). Il LOC non può essere considerata come una determinante del burnout slegata da altri fattori di personalità e ambientali.

• Abilità comunicative: nelle professioni di aiuto il rapporto stretto e sostante con l'utente è caratteristico di questi tipi di lavoro, richiedono pertanto una serie di abilità interpersonali che oltrepassano le competenze professionali. Le abilità comunicative possono migliorrare il benessere del lavoratore e capaci di diminuire i livelli di burnout (Santinello, M., Negrisolo, A. 2009). Secondo Faber (2000) per contrastare il burnout si necessita di:

45

- chiarire le aspettative individuali affinché esse si possano adattare al contesto lavorativo e con le aspettative del team di lavoro;

- concentrare l'attenzione sugli aspetti positivi della vita lavorativa; - costruire una forte rete di sostegno capace di diminuire l'impatto degli eventi stressanti su ciascun individuo.

Tra le abilità comunicative importanti nella prevenzione del burnout si evidenziano: la comunicazione assertiva, poter esprimere i propri bisogni, i proprio diritti e le proprie sensazioni senza violare i diritti altrui. Grazie a molti studi è possibile affermare che migliorando le abilità comunicative, come l'assertività, può migliorare la prevenzione del burnout aumentando la realizzazione personale. L'empatia, fa parte delle abilità comunicative, ed è considerata come come quella capacità di mettersi nei panni degli altri condividendo con essi i loro stati di animo. Generalmente nelle professioni di aiuto si può suddividere in: contagio emozionale (condivisione delle emozioni), preoccupazione empatica (preoccuparsi per il paziente) e comunicazione efficace (con il paziente e la sua famiglia) (Santinello, M., Negrisolo, A. 2009).

L'empatia sembra essere associata alle dimensioni del burnout, anche se esistono ancora ipotesi controverse come meglio saranno spiegate nel cap. 3.

Tra le abilità relazioni l'ascolto attivo è molto importante. È una modalità di ascolto basata sul desiderio di comprensione reciproca e intenzionale connessa con l'empatia. Quindi migliorare questa competenza potrebbe migliorare la capacità empatica di ascolto da parte di chi opera nei contesti nell'ambito sanitario. Le abilità comunicative individuali giocano un ruolo importante sia per quanto riguarda la riduzione dei livelli di burnout e il miglioramento del benessere percepito dal lavoratore (Santinello, M., Negrisolo, A. 2009);

46

Documenti correlati