Negli ultimi anni la RPC non ha solo dovuto intervenire a livello nazionale attraverso
politiche mirate ad arginare i pesanti effetti di una massiccio e repentino sviluppo economico, ma ha dovuto assumersi la responsabilità dei danni che l'inquinamento nazionale sta
arrecando al pianeta e delle gravi lacune che presenta il suo sistema di protezione ambientale e controllo dell'inquinamento. Posta sotto accusa nei recenti anni, soprattutto a causa delle emissioni e della pessima qualità dell'aria delle sue città, la RPC ha dovuto far fronte al monito dei paesi industrializzati, che ritengono l'accezione datale di 'paese in via di sviluppo' ormai una sorta di copertura, tramite la quale la Cina si difende dalle critiche internazionali. La ratificazione del protocollo di Kyoto da parte di più di 180 paesi, ed entrata in vigore il 1 Febbraio 2005, rappresenta a livello ambientale il primo trattato internazionale riguardante il riscaldamento globale e la promessa di molte nazioni di ridurre le emissioni di gas serra. All'interno del trattato è stato elaborato un piano di sviluppo eco sostenibile nel quale le responsabilità dei danni causati dal surriscaldamento globale si tramutano in politiche di riduzione delle emissione e progetti nei paesi in via di sviluppo. Cina, India ed USA non hanno ratificato il trattato: tuttavia la loro attuale condizione di paesi inquinanti li ha portati ad attuare alcune politiche preventive alquanto vantaggiose. Prima tra tutte il Clean Development Mechanism: una politica ambientale permette a queste nazioni di mantenere il livello si
rifiuti solidi, nel riutilizzo del metano convertibile dai gas delle discariche, ed in altre attività di tutela ambientale, nel loro paese ma anche in paesi in via di sviluppo. Paesi industrializzati finanzieranno quindi progetti pilota volti a garantire una riduzione di emissioni futura ed a permettere lo sviluppo economico sostenibile. Parte integrante del Protocollo di Kyoto per ovviare ai gravi danni causati dall'inquinamento industriale è anche il Cleaner Production Mechanism: un provvedimento per una produzione più pulita. In esso vengono definiti 353 tipi di prodotti e tecniche produttive che necessitano l'eliminazione a causa dell'alto potenziale inquinante; tra questi sono presenti anche 57 generi di rifiuti pericolosi. Inoltre viene
promossa la conversione a livello urbano dell'uso del carbone come fonte di energia all'uso di gas metano. I bassi tassi di riciclaggio presenti in molti paesi e di efficienza tecnica nel settore dello smaltimento fanno emergere anche il concetto di un'economia circolare, con politiche che incentivano l'utilizzo di materiali riciclati e promuovono un interazione più concreta tra produttore e consumatore.
Nasce nel periodo un nuovo concetto che unisce finanza e protezione ambientale: la carbon finance, che rappresenta un'implicazione economica tra il mercato basato sullo sfruttamento del carbone come risorsa energetica e il prezzo delle emissioni causate da quest'ultimo. Attraverso questo meccanismo si cerca di ridurre le emissioni di gas serra e diossine attraverso investimenti che utilizzano le risorse economiche del mercato del carbone, e attraverso titoli che rappresentano la possibilità di emettere una tonnellata di anidride carbonica che può essere scambiata in mercati preposti. L'ubicazione della riduzione delle emissioni secondo questo concetto è irrilevante, perciò paesi sviluppati possono investire all'estero in progetti di riduzione, acquistando crediti per rientrare negli standard del protocollo. L'esempio dei paesi OECD e del loro impegno può essere sfruttato dalla RPC anche internamente al paese, riducendo il gap che sussiste tra zone rurali ed urbane, tra province costiere ed interne al paese38.
Per garantire un'effettiva riduzione della produzione di rifiuti solidi, invece, si rivela proficuo agire a monte, incrementando delle misure in grado di seguire il prodotto stesso non solo nella fase dello smaltimento, ma in tutto il suo ciclo di vita. Il Life Cycle Assessment è un metodo di valutazione di quali, nel corso della vita di un prodotto, sono le fasi a maggiore impatto ambientale. Si pone quindi l'obiettivo di sensibilizzare produttori, distributori e consumatori ad una coscienza etica incentrata sul risparmio e sull'impatto zero nella creazione, utilizzo e
smaltimento di beni. Il tutto andrà a vantaggio del produttore, che otterrà un vantaggio competitivo, e del consumatore, che potrà verificare attraverso certificazioni ed etichette la validità del suo acquisto.
A fronte del dodicesimo piano quinquennale della RPC (2011-2015) il paese risponde ai numerosi interrogativi posti a livello internazionale sul tema dello sviluppo in armonia con l' ambiente introducendo il concetto di green development e di produzione circolare, che
entrano attraverso i media e vengono accolti con un forte messaggio a livello governativo: una crescita economica sostenibile ed un aumento degli investimenti nel settore ambientale fino ad arrivare a 3 mila miliardi di RMB. Tra questi, il Solid Waste Program avrà come obiettivo l'investimento di 230 milioni di RMB l'anno fino al 2020 per migliorare l'apparato di gestione e trattamento dei rifiuti solidi nel paese39.
La nascita dell'Asia Pacific Partnership on Clean Development and Climate nel 2006
rappresenta una collaborazione attiva in settori chiave tra sette paesi: Australia, Canada, Cina, India, Corea del Sud, India, Giappone e USA. La partnership attraverso sforzi bilaterali e multilaterali lavora verso uno sviluppo ecosostenibile e per raggiungere degli obiettivi di riduzione dell'inquinamento e di prevenzione dei cambiamenti climatici promuovendo la riduzione della povertà e una crescita economica basata su investimenti mirati: i paesi collaborano in progetti nel settore privato e nello sviluppo di tecnologie applicate ad energie pulite e rinnovabili.