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Geonemia

La specie è costituita dalla sola popolazione del lago di Garda. Si tratta quindi di un endemismo con distribuzione puntiforme.

Habitat

Il Carpione del Garda necessita di acque fredde, lim-pide e ben ossigenate, come quelle tipiche di uno dei gran-di laghi prealpini italiani. Nel lago di Garda (Fig. 36) occupa per la gran parte dell’anno la zona pelagica, soprattutto del medio e del basso lago, spin-gendosi spesso a profondità di 100-200 metri; nei mesi invernali, in relazione alla riproduzione, si sposta invece nella parte settentrionale del bacino.

Biologia

È un pesce gregario di media taglia (normalmente la lunghezza totale massima è di 35-40 cm e il peso di circa 500 g; eccezionalmente può arrivare a 50 cm e 1000 g), che può essere considerato stenoecio e di cui si hanno solo modeste conoscenze biologiche. L’alimentazione è prevalentemente zooplanctofaga: componente fondamentale della dieta è il piccolo crostaceo Bythotrephes longimanus, che viene tratte-nuto grazie alla funzione filtrante delle branchiospine. Nei mesi inver-nali e primaverili assumono una certa importanza anche i crostacei bentonici dei generi Asellus ed Echinogammarus; occasionalmente si nutre anche di altri crostacei, chironomidi e piccoli pesci. Gli esem-plari nati nello stesso anno possono essere distinti in due gruppi di taglia diversa, in relazione ai due diversi periodi riproduttivi estivo e invernale (vedi più avanti): gli individui nati in inverno misurano circa 18 cm al termine del 1° anno e oltre 30 cm al 3°; quelli nati in estate misurano circa 14 cm al termine del 1° anno. L’età massima

sembra essere 5 anni. La struttura e la dinamica di popolazione sono sconosciute.

La maturità sessuale è raggiunta nei maschi al 2° o al 3° anno, nelle femmine al 3° o al 4°. Da secoli i pescatori del Garda sostengono che il Carpione ha una doppia riproduzione nell’arco dell’anno, e la maggior parte dei ricercatori che hanno indagato su questo importante aspetto biologico concordano con questa ipotesi: un primo periodo riproduttivo si avrebbe in luglio-agosto, un secondo in dicembre-febbraio. Indagini biometriche compiute sugli esemplari nati nei due diversi periodi non hanno evidenziato differenze tra i due gruppi, che sembrano così apparte-nere a un’unica entità tassonomica. Osservazioni compiute nella seconda metà degli anni ’80 hanno portato invece a ipotizzare per il Carpione del Garda un solo lungo periodo riproduttivo, che va dall’estate all’inverno; luglio-agosto e dicembre-febbraio sarebbero solo due picchi dell’attività riproduttiva. Esisterebbero due diverse aree in cui vengono deposti i gameti: nei mesi invernali la riproduzione ha certamente luogo nella parte alta del lago, per cui si assiste a una sorta di migrazione degli esempla-ri sessualmente matuesempla-ri verso quest’area; nei mesi estivi la esempla-riproduzione avrebbe luogo soprattutto sulla dorsale sommersa che interessa il centro e il basso lago. I gameti vengono deposti in acque limpide e ben ossige-nate, su fondali rocciosi o ghiaiosi, a profondità comprese fra 50 e 200 metri. Ogni femmina depone circa 2000 uova per chilogrammo di peso. Nel periodo riproduttivo si evidenzia il dimorfismo sessuale, che riguarda esclusivamente la livrea: mentre le femmine mantengono la colorazione grigio-argentea, i maschi assumono una colorazione grigio scuro, con riflessi bronzei e pinne nerastre.

L’origine evolutiva del Carpione del Garda sarebbe legata a un feno-meno di speciazione simpatrica a partire dalla Trota lacustre; questo evento avrebbe avuto luogo in tempi relativamente recenti, sufficienti per produrre significative differenze nella biologia e nell’ecologia (compor-tamento gregario, alimentazione planctofaga e peculiari modalità della riproduzione, capaci di determinare l’isolamento riproduttivo rispetto agli altri Salmo con cui vive in simpatria), ma non ancora per produrre significative differenze morfologiche e biochimiche.

Rapporti con l’uomo e conservazione

Il Carpione del Garda è una specie ad alto rischio di estinzione, principalmente per cause antropiche. Queste consistono in primo luogo nell’eccessivo sforzo di pesca, esercitato negli ultimi decenni anche in periodo riproduttivo e a carico di esemplari non maturi sessualmente;

dati preoccupanti su questa attività hanno evidenziato fra il 1988 e il 1996 una riduzione del pescato del 96%. Altri elementi negativi sono i seguenti: degrado qualitativo delle acque del lago, dovuto a diffusi fenomeni di inquinamento urbano che ha spostato le caratteristiche del lago da condizioni di oligotrofia verso la mesotrofia; competizione alimentare con altre specie zooplanctofaghe, come l’alieno Coregone, e come l’Alborella la cui popolazione è cresciuta in seguito all’aumento di trofia del lago. Oltre alle cause antropiche ci sono cause naturali che pongono in una condizione di rischio la sopravvivenza della specie, lega-te all’esislega-tenza di un’unica popolazione. Questo Salmonide ha rivestito in passato una certa importanza economica legata alla pesca mentre oggi, in considerazione della sua rarefazione, gioca un ruolo economico marginale.

Inspiegabilmente Salmo carpio non compare tra gli animali protetti dalla Direttiva 92/43/CEE e dalla Convenzione di Berna. Si tratta a nostro avviso di una grave lacuna perché, trattandosi di una specie ste-noecia a distribuzione puntiforme, il Carpione del Garda dovrebbe avere priorità assoluta di conservazione, insieme al suo habitat. Ci auguriamo che nei prossimi aggiornamenti degli allegati delle normative citate, venga inserito questo prezioso endemismo italiano.

Per la conservazione di questa specie sono necessarie urgenti misure volte a ridurre l’inquinamento del lago di Garda, e all’applicazione di norme più restrittive dell’attività di pesca valide sull’intero territorio lacustre (amministrativamente il lago interessa le Regioni Lombardia e Veneto e la Provincia autonoma di Trento, e non esiste ancora un unico regolamento di pesca); per alcuni anni, con lo scopo di favorire la ripresa demografica dell’unica popolazione che costituisce la specie, è a nostro avviso necessario il divieto assoluto di pesca. Sono poi auspicabili misure di tutela rigorosa delle aree di frega e, per produrre risultati positivi in tempi brevi, interventi di ripopolamento; va però messa a punto la meto-dica di quest’ultima possibilità gestionale, perché finora i tentativi di ripopolamento con avannotti ottenuti da riproduzione artificiale hanno avuto esito negativo. Sono infine necessari studi su alcuni aspetti poco noti della biologia e dell’ecologia.

Bibliografia essenziale: Alessio et al., 1990; Confortini, 1996; D’Ancona e Merlo, 1959; Melotto e Oppi, 1987; Raunich et al., 1990.