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Berti et. al. / Qualità dell’ambiente urbano – XII Rapporto (2016) ISPRA Stato dell’Ambiente 67/16 pagg. 175-189

formano un terrazzo con dislivelli di 15-25 m sul fondovalle del Fiume Pescara. Le unità AVM sono riferibili al Pleistocene superiore. L’alveo e la piana dei fiumi Pescara e Alento sono costituiti da depositi alluvionali (olob), di spessore variabile da qualche metro a 10-20 m, formati da un’alternanza di sabbie, ghiaie e limi, con livelli e lenti di argille e torbe, di età Olocene. Sui versanti sono presenti diffusamente terreni ascritti alle coltri eluvio-colluviali (olob2), formate da limi, limi sabbiosi e limi argillosi prevalentemente massivi, di spessore variabile da qualche metro a oltre 10 m. Sono inoltre presenti depositi di frana (oloa1).

Le forme di modellamento più diffuse nel territorio comunale sono dovute alla gravità e alle acque correnti superficiali, che trovano nelle frane e nei terrazzi fluviali l’espressione più caratteristica. La netta predominanza della litofacies pelitica della formazione di Mutignano (FMTa) si traduce in una predisposizione al dissesto idrogeologico. I fenomeni franosi più diffusi sono rappresentati da scorrimenti rotazionali e colamenti, da attivi a quiescenti. Uno dei movimenti franosi più importanti ha coinvolto la zona SE dell’abitato, denominata zona Fontanelle (Buccolini et alii, 1994). Si tratta di un movimento roto-traslativo, lento e profondo, che ha causato lesioni a molte abitazioni ed infrastrutture presenti nell'area. La litofacies sabbioso-conglomeratica conferisce una certa stabilità dell’area su cui sorge la maggior parte del centro abitato; tuttavia l’evoluzione retrogressiva dei dissesti che interessano la sottostante litofacies argillosa determina localmente l’arretramento per frana delle scarpate ad influenza strutturale che bordano tale litofacies. I terrazzi più antichi sono costituiti da lembi di depositi isolati di cui è difficile ricostruire l’originale continuità; i più recenti sono invece estesi e ben rappresentati, come nel caso del terrazzo su cui sorge Chieti Scalo, bordato da una scarpata fluviale in gran parte inattiva per la presenza di un’estesa pianura alluvionale olocenica che la protegge dall’influenza del corso d’acqua. In questo tratto il Fiume Pescara è caratterizzato da sponde in erosione con altezza fino a 5 m con tendenza all’erosione laterale.

Fra i terremoti storici va citato il terremoto del 12 febbraio 1882 (I0 = VII grado MCS, Ma = 4.9), noto come terremoto di Chieti, del quale non si conosce la struttura tettonica che l’ha originato, ipotizzata in profondità.

Figur a 2.7.1 – Stralcio del Foglio geologico 361 “Chieti” in scala 1:50.000)

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La città di Macerata2 è compresa nell’omonimo Foglio geologico 303 “Macerata” (Servizio Geologico d’Italia, 2009) in scala 1:50.000, realizzato dalla Regione Marche e pubblicato nel 2009. Le informazioni di seguito riportate sono tratte per la maggior parte dal foglio geologico (Figura 2.7.2) e dalle relative Note Illustrative, a cura di G. Cello (2009), disponibili anche sul sito web

http://www.isprambiente.gov.it/Media/carg/303_MACERATA/Foglio.html.

La città di Macerata sorge su un rilievo collinare delimitato sul lato settentrionale dalla valle del F. Potenza e su quello meridionale dal corso del F. Chienti. Il paesaggio rispecchia i caratteri geomorfologici tipici della fascia periadriatrica, con colline caratterizzate da dislivelli poco pronunciati, versanti dolci in corrispondenza delle litologie prevalentemente pelitiche, scarpate e rotture di pendio in corrispondenza di litologie più competenti, piane alluvionali ben sviluppate lungo le valli del fiumi principali.

Dall’analisi della cartografia geologica di Macerata, si evince che il sottosuolo dell’area urbanizzata è costituito da depositi appartenenti alla formazione delle Argille Azzurre (FAA), depostasi tra il Pliocene ed il Pleistocene inferiore p.p. Si tratta di una successione, potente circa 1200 m, prevalentemente pelitica con intercalazioni di corpi pelitico-arenacei, arenaceo-pelitici, arenacei ed arenaceo-conglomeratici. La formazione è stata suddivisa in unità litostratigrafiche di rango inferiore. La parte basale è costituita dalla formazione FAA, argille marnose, e dalle litofacies FAAd (arenaceo-pelitica) e FAAe (pelitico-arenacea). La parte superiore è costituita dal membro FAA5 (membro di Offida) cui si intercalano le litofacies FAA5b (arenaceo-conglomeratica), FAA5c (arenacea), FAA5d

(arenaceo-pelitica), FAA5e (pelitico-arenacea) e FAA5f (peliti laminate). Il rilievo collinare su cui giace la città di Macerata presenta un assetto monoclinalico, con strati debolmente inclinati verso NE, lungo il quale da ovest ad est la successione delle Argille Azzurre si sviluppa con facies prevalentemente pelitiche fino al passaggio con i primi orizzonti clastici grossolani in prossimità della parte ovest di Macerata. Dal punto di vista strutturale si rileva una sparuta presenza di faglie a cinematica distensiva. Lungo le valli dei due fiumi principali affiorano prevalentemente depositi alluvionali terrazzati suddivisi in differenti ordini. I depositi alluvionali terrazzati del 1° e del 2° ordine, attribuiti rispettivamente al sintema di Urbisaglia URB del Pleistocene inferiore p.p.- Pleistocene medio p.p. e al supersintema di Colle-Ulivo-Colonia Montani AC del Pleistocene medio sommitale, si rinvengono in lembi isolati e sono costituiti prevalentemente da ghiaie con intercalazioni sabbioso-limose sigillate da paleosuoli. I depositi alluvionali terrazzati del 3° ordine, attribuiti al sintema di Matelica MTI del Pleistocene superiore, sono arealmente più diffusi e continui dei precedenti e presentano le stesse caratteristiche litologiche. Infine, tutti i depositi olocenici sono stati attribuiti al sintema del Fiume Musone MUS, che comprende i depositi alluvionali terrazzati del 4° ordine (ghiaioso-sabbiosi e sabbioso-limosi), i depositi alluvionali del fondovalle attuale MUSb (ghiaie, sabbie e limi fluviali). Questi sedimenti ospitano gli acquiferi più rilevanti, costituiti da quelli di subalveo presenti nelle piane dei fiumi Potenza e Chienti. Anche i depositi di frana MUSa1 e le coltri eluvio colluviali MUSb2

appartengono a questo sintema. I processi morfogenetici principali derivano dall’azione delle acque correnti superficiali e dalla gravità, amplificati dagli effetti delle trasformazioni antropiche operate sul territorio.

La netta predominanza della frazione pelitica nelle litologie affioranti, cui si associano caratteristiche fisico-meccaniche scadenti e ulteriormente deteriorate dai processi di alterazione, si traduce in una predisposizione al dissesto per frana (Figura 2.7.3, Trigila et al. 2015). In particolare sono diffusi i colamenti e gli scorrimenti rotazionali che interessano circa il 30-40 % del territorio compreso nel foglio geologico. La classificazione sismica nazionale 2015 pone il Comune di Macerata in Zona 2

(http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/classificazione.wp ). Tra i terremoti storici si ricorda quello

del 24 aprile 1741, con epicentro nel Fabrianese ed una magnitudo Mw 6.2, che danneggiò anche Macerata (Database Macrosismico Italiano DBMI15, Locati et alii, 2015).

2 Scheda indicatore curata da C. Muraro e P. Perini