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Casa Levene

Nel documento la casa isolata (pagine 110-118)

2002-2006 Eduardo Arroyo

San Lorenzo de El Escorial, Madrid, Spagna

Ciò di cui si prende inoltre coscienza è il fatto che i mate-riali possono essere interpretati, possono essere convertiti in altro, analogamente la lettura delle proprietà di un sito può divenire la chiave per trasformarle in qualcosa di diffe-rente: ogni progetto ha il suo proprio linguaggio che è frut-to delle caratteristiche del luogo.

Casa Levene è un progetto per una residenza unifamiliare piuttosto ampia che presenta una condizione particolare tanto per il sito, quanto e soprattutto per il committente2: un amante dell'architettura, un personaggio esigente pro-positivo e incline alla sperimentazione; il luogo è affasci-nante, si tratta di un'altura fuori Madrid punteggiata da pini centenari voluti da Felipe II all'epoca dell'Invincibile Arma-ta, alberi bellissimi perfettamente perpendicolari al suolo. Il programma progettuale è articolato e rispecchia la complessa vita familiare del proprietario, che attraverso questa casa trova una forma di mediazione rispetto alle variegate modalità di coabitazione che di volta in volta si presentano; al contempo il proprietario è una persona ludica, amante delle feste e della cucina, spazio in cui lui stesso si cimenta.

Il progetto ha preso le mosse dalla comprensione e sco-perta delle proprietà insite nel luogo; visitando il terreno, l'unica operazione ragionevole sembrava essere la rinun-cia all'incarico, perchè apparentemente non era possibile alcun intervento senza l'eliminazione degli alberi; in un secondo momento la riflessione si è spostata sulla possibi-lità di trovare una relazione con il bosco e quindi costruire una sorta di antibosco nel vuoto residuale.

Casa Levene, schemi illustrativi della logica progettuale.

L'osservazione ha permesso di individuare una serie di alberi principali, nonché l'esistenza di una gerarchia e la presenza di relazioni di prossimità tra gli alberi, legate alla luce, ai rami, alle specie, tali da generare una sorta di gruppi, di famiglie, tra le quali si è iniziato ad individuare quali erano i vuoti ed a leggerli, in maniera da poter costruire senza bisogno di tagliare nulla. Forme, occupa-zione, geometrie differenti sembrano paramenti semplici, il problema più complesso risultava piuttosto l'integrazione di questi alla normativa3.

Due punti chiave hanno influenzato fortemente il proget-to: la casa doveva prevedere l'uso dell'ardesia, pietra nera organica, e l'inclinazione della copertura doveva essere compresa tra i 22 e 35 gradi, questi vincoli hanno contribuito a determinare il volume dell'edificio, veicolan-do un processo molto coerente per la definizione dell'an-tibosco, il passo seguente è consistito nella comprensio-ne delle modalità di vita per poter organizzare gli spazi in funzione degli abitanti e dell'interazione con l'esterno; la vicinanza e la densità degli alberi rispetto alla casa deter-minano relazioni con la superficie in pietra legate appun-to alla prossimità o alla lontananza. La copertura stessa è intesa come un ulteriore prospetto della casa che si relaziona al contesto.

Il progetto deve proporre un grado di flessibilità tale da potersi adattare alle esigenze di tre famiglie differenti; operativamente si genera una complessità planimetrica ed altimetrica del volume che evidenzia una ricerca in tal senso.

La casa presenta due strutture interconnesse, che posso- Casa Levene, schizzo su foto. Plastici.

Casa Levene,viste interne.

no essere fruite come spazi autonomi; una prevede un accesso indipendente con un servizio, un'ampia sala e due stanze con relativi bagni per i figli, oltre ad una terrazza all'aperto che diviene parte delle aree ludiche destinate ai figli; un secondo accesso conduce alla zona padronale, si articola in un salone con un'area bar/dee-jay da cui si scende ad una zona giorno, alla cucina e alla piscina coperta, completamente apribile verso l'esterno; un altro dislivello conduce alla zona più privata della casa, la zona della coppia dove sono presenti due stanze che condivido-no parte dei relativi servizi.

Le forme molto pronunciate e l'articolazione in sezione dei diversi piani che compongono la casa dichiara anche un controllo dei diversi gradi di privatezza.

La casa si basa su strutture continue senza necessità di altri elementi.

Ogni volume che penetra nel bosco ha il suo programma, la sua specializzazione e ciò è dovuto anche allo spazio che il bosco concedeva. Per ognuno un solo programma, un solo oggetto, una sola immagine, tutto però familiare, pertinente alla stessa geometria benché differenziato. Un'altra regola è che tutto ciò che non è pertinente all'in-volucro esteriore viene realizzato con un altro materiale, volatile e plastico, come ad esempio la parete luminosa che si sviluppa lungo tutta la casa e da cui la luce si dif-fonde negli ambienti, fungendo al contempo da elemento divisorio: questa struttura di luce diviene un elemento che limita, che nasconde (l'ascensore per esempio), che alberga le scaffalature dove trovano posto le collezioni di fumetti o di bambole del proprietario e si plasma

diven-tando una zona bar e dee-jay per il diletto del committen-te e della sua compagna.

A livello strutturale, lavorando in un bosco vi è la necessità di preservare le radici degli alberi, di conseguenza la casa si appoggia su pochissimi punti con dei micropali, limitan-do al massimo la cementificazione; tutto il sistema della copertura funziona come una grande trave ancorata nella parte posteriore e permette di liberare l'intero spazio. La possibilità di utilizzare le coperture dei volumi aggettan-ti permette una sorta di colonizzazione della parte esterna del bosco, più evidente nell'ampia piastra frontale, punteg-giata dai tronchi che diviene un grande solarium con vista aperta su tutto l'Escorial.

Va evidenziato che la ricerca si indirizza anche al conse-guimento di una continuità materica, sia per quanto attiene la copertura che per gli interni, dove la continuità della superficie viene ottenuta con l'impiego di una resina di colore ambra e di colore azzurro.

1 Dall’introduzione alla conferenza di Eduardo Arroyo Teleonomic geometries -Trieste, 9 ottobre 2008.

2 Il committente è l'architetto Richard Levene, editore della rivista di architettura spagnola El Croquis.

3 Eduardo Arroyo, obra reciente, in 2G n. 41, 2007.

Nell'ambito del programma del CIPEA1, risalente al 2003 si è realizzato un masterplan2 all'interno del quale architetti nazionali ed internazionali si sono cimentati nella progetta-zione di una serie di edifici ed in particolare nella realizza-zione di 20 piccole unità residenziali e successivamente nella progettazione di ville per vacanza.

Il caso in esame è Villa 08 a Nanjing, si tratta di un proget-to sviluppaproget-to da Luis M. Mansilla, un edificio inseriproget-to in un contesto naturale molto pregevole nell'area cinese di Nan-chino (Nanjing). La villa si è rivelata una chiave di lettura preziosa per indagare sul tema del rapporto progettista-committente e di riflettere sugli esiti progettuali in assenza di tale figura.

La casa è immaginata come una radura nella foresta, deli-mitata da due perimetri, quello interno continuo e traspa-rente contiene la struttura; quello esterno situato ad una distanza variabile è costituito da uno schermo di bambù. L'edificio è definito da questa presenza doppia, un confine fluido che delimita due spazi; invece di presentare un'ar-chitettura che accentua i limiti fisici, il progetto crea un intermezzo - un elemento di mediazione, una soglia dove

Nel documento la casa isolata (pagine 110-118)