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Sara è nata nel 2010. Vive in una famiglia multiproblematica. Il padre, Marco e la mamma, Sandra, sono in carico alla Salute Mentale, Marco è molto più anziano di Sandra. Quest'ultimo aveva già una famiglia che ha lasciato quando Sandra aspettava Sara.

Nel 2015 la mamma di Sara, paziente psichiatrico, seguito dal CSM( Centro di Salute Mentale), ingerisce dei farmaci. Dopo il suo ricovero in SPDC ( Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura), vengono avvisati i Servizi Sociali di Massa della presenza di una minore. Infatti dopo questo ricovero la mamma di Sara riceve la visita dell'assistente sociale del Comune e la Signora Sandra racconta di abusi che la bambina avrebbe subito da parte del padre. L'assistente sociale contatta una signora anziana, che aiuta Sandra in casa e anche lei sembra confermare la versione di Sandra. Viene fatta la denuncia alla Procura dei minorenni e Sara viene collocata in struttura ( art 403c.c).

Successivamente, con provvedimento del TM, si affidava la minore al Servizio Sociale affinché ne valutasse la migliore collocazione, confermando al momento quella extrafamiliare, e incaricava i Servizi Sociali di valutare le capacità genitoriali e di effettuare accertamenti delle condizioni psicopatologiche della madre nonché le condizioni di dipendenza di alcool di quest'ultima. Successivamente il Servizio Sociale inseriva la bambina in una famiglia affidataria, dalla Signora Carla e dal Sig. Claudio e organizza incontri protetti con la madre, monitorandoli. Con Carla e Claudio, Sara trova un buon equilibrio psico-emotivo e un ambiente tutelante.

Sara incontra la madre al Centro Co.Me.Te. Viene fatto l’incidente probatorio per il processo che vedeva coinvolto il padre in abusi contro Sara. In questo periodo vengono sospesi incontri protetti.

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Durante l’incidente probatorio, alle domande, la bambina, in più riprese non ha mai voluto parlare. La mamma non l'ha protetta e sembra che il padre abusasse di lei una volta uscito dal lavoro. In questa fase gli incontri erano sospesi. Nel 2015 si sono chiuse le indagini.

Sara ha iniziato ad avere atteggiamenti sessualizzati e a parlare di quello che era accaduto una volta inserita nella famiglia affidataria.

La Neuropsichiatra infantile incontra Sara con gli affidatari e poi con la mamma. In questi incontri le vengono fatti dei Test dove fa riferimento a vampiri e alla morte e ad una bambina che cade e la mamma non la vede cadere. Questa sembra essere la storia di Sara. La mamma non ha saputo proteggerla quando lei aveva bisogno e adesso lei non la perdona.

La neuropsichiatra scrive che Sara ha instaurato una buona relazione affettiva con gli affidatari, che preferisce la figura femminile. La NPI scrive” la bambina presenta un profondo disagio psico-emotivo con presenza di aspetti traumatici... la minore instaura con la famiglia collocataria una significativa e solida relazione affettiva che risponde alle primarie necessità di tutela e accudimento della bambina..”

Negli incontri con la madre si evince una buona relazione affettiva da parte della donna, ma quest'ultima è intrusiva e si sovrappone alla bambina. Si ipotizza che anche lei abbia subito un abuso e non riesce ad entrare in contatto con la bambina.

Da tutti i test fatti si capisce che Sara è arrabbiata con lei e che la signora non ha una funzione protettiva.

Il 29/03/2016 vengono aumentate le ore degli incontri protetti: si vedranno due volte al mese per due ore. La mamma negli incontri la induce spesso nelle risposte, trattandola come fosse una bambina più piccola e facendola regredire e non è in grado di entrare in connessione con lei. Dalle diverse valutazioni effettuate ( NPI, Co.Me.Te..) emergono forti segnali di traumi che la minore ha vissuto, oltre al fatto che la stessa è stata esposta a situazioni di totale inadeguatezza.

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L'educatrice del centro affidi dice che Sara è entrata nel gruppo affidi da Maggio del 2015.

La capacità di distacco dagli affidatari è difficoltosa, non riesce a stare con gli altri bambini. Nel gruppo sta insieme all'operatrice che conosce , la segue e la tiene per mano.

E' una bambina piena di interessi che condivide insieme agli affidatari, ma nel gruppo non riesce a condividerli con gli altri bambini, non propone mai nulla se non grazie al supporto delle operatrici. Solo dopo quattro incontri inizia ad interagire con gli altri bambini, all'inizio si avvicina alle altre bimbe, le imita, ma è un gioco parallelo, dopo qualche mese chiede se può giocare con loro.

A giugno del 2016 le operatrici dicono sempre che Sara è una bimba timorosa, si propone se ha voglia o se incoraggiata.

L'affidataria dice all'operatrice del gruppo affidi di vedere Sara più indietro rispetto alle sue coetanee figlie dei suoi amici, a volte la vede giocare con dei giochi di bambini piccoli.

L'educatrice la rassicura, le dice che i bambini in affido sono stati deprivati di qualcosa e vogliono sperimentare quello che non hanno potuto fare. I bambini in affido hanno bisogno di fare “quell'avanti e indietro” nelle tappe e nelle età anche anacronisticamente e questo lo possono fare solo se hanno delle certezze, se hanno ricostruito un attaccamento.

L'Assistente Sociale del caso mi dice che per Carla questo affido è stato duro, nella prima settimana voleva valutare se era il caso di continuare o meno.. dopo venti giorni è cambiato tutto. All’inizio per Carla è stata dura perché si sentiva investita di emozioni che non sapeva spiegare. Nell’affido sia i bambini che i genitori affidatari devono fare i conti con la forza del nuovo legame che crea. Carla si è attaccata subito a Sara e dopo poco la bambina li chiama mamma e papà. Sara si è sentita subito parte di questa famiglia, in particolare ha creato un bellissimo rapporto con Carla. Al primo incontro protetto con Sandra le ha chiesto “ mamma vuoi

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conoscere il tato Claudio e la tata Carla?” La bambina li vorrebbe vedere uniti, ma Carla non riesce a perdonare Sandra e forse lo trasmette a Sara. Sandra è poco sintonizzata con i bisogni di Sara e le dà poco spazio nel gioco, ma mentre all'inizio degli incontri la bambina la lasciava fare e la lasciava condurre, adesso gli educatori scrivono di una bambina più sicura che impone le regole... forse adesso è più sicura del suo contesto familiare e di quello che la circonda quindi riesce a dire quello che vuole.

Un episodio significativo di questa storia lo possiamo trovare nel racconto di Carla all’assistente sociale:un giorno mentre stavo facendo la lavatrice Sara mi dice “ lo sai mamma che...hai sentito come ti ho chiamato? Ti posso chiamare mamma? Io sono rimasta senza parole e l’ho subito abbracciata”. Il legame si è creato, è evidente, anche questa bambina riesce a trovare negli affidatari affetto e protezione, riconoscendoli come figure genitoriali a tutti gli effetti, perché è da loro che va in caso di bisogno.

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III: MARCO

Marco nasce in una famiglia multiproblematica il 16/09/2008. La mamma, Monica, proveniente dalla Romania, si prostituiva ed era un’alcolista. La signora ha altri due figli. La bimba più grande, Sara, è stata allontanata con un intervento urgente di messa in sicurezza (art 403 c.c). Mentre Monica viveva con il padre di Marco vicino Livorno, madre e bambino sono stati inseriti in una struttura.

Il Servizio Sociale ha chiesto che entrambi i figli, Sara 12 anni e Marco 3, fossero affidati ad una famiglia. In un incontro in struttura con Sara, la ragazzina si dimostra molto consapevole della situazione in cui si trova e adultizzata. Sara dice all'assistente sociale “ io ho la mia storia, non saprei stare in famiglia affidataria, ho 12 anni nessuno mi vuole mentre Marco è ancora piccolo e lui deve avere una famiglia”. Marco dal 14/09/2013 verrà collocato in famiglia affidataria, contemporaneamente, la mamma ha un terzo figlio, Marcello, che Marco conoscerà fisicamente solo a 4 anni e mezzo. Monica ha sempre sostenuto che Marcello fosse figlio del padre di Marco, Alessandro, ma quest'ultimo non l'ha mai voluto riconoscere e una volta ai Sevizi disse che non l'ha fatto perché aveva troppi impegni. Marco ha legato da subito con gli affidatari. La mamma affidataria, Lucia e il babbo affidatario, Giuseppe. Questo legame è stato facilitato anche dalla presenza del figlio naturale della coppia, Cesare, che ha fin da subito inserito Marco tra i coetanei e in famiglia. Da subito, Lucia e Giuseppe sono andati a conoscere Marco in struttura insieme a Cesare, secondo l'educatrice la complicità e la presenza del fratello, ha facilitato la relazione. Per Marco, cesare è sempre stato suo fratello.

Marco vede agli incontri protetti il padre e la madre separatamente. Dalle relazioni dell'educatrice si evince che per qualsiasi cosa, Marco si rivolge all'educatrice. All'uscita degli incontri il bambino cerca la mamma affidataria e solo quando la vede si sente come sollevato, prima di quel

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momento saluta a mezza bocca il padre, una volta che è tra le braccia di Lucia, dall'altra parte della piazza Marco richiama il padre e lo saluta ad alta voce.

Secondo Giuseppe c'è stato un momento specifico in cui ha sentito che Marco voleva far parte della famiglia. La sera Giuseppe gratta il formaggio e come rituale ne da un pezzetto alla moglie e un pezzetto a Cesare, da quando c'è Marco ne da un pezzetto anche a lui, ma le prime volte Marco stava in disparte. Dopo un po' Marco si avvicinava al tavolo e aspettava con ansia il suo pezzetto di parmigiano. Questo aspetto è molto significativo, infatti ogni famiglia ha dei suoi rituali, Marco ha capito un piccolo rituale di quella famiglia e sentendosi parte vuole anche lui esserne coinvolto. I bambini hanno bisogno di routine, di sentirsi parte di un tutto, di sapere di appartenere a qualcuno. Sicuramente rompere un legame biologico è molto difficile, perché è qualcosa di viscerale, ma i bambini sanno distinguere cosa è giusto e cosa non lo è, sanno capire cos’è protettivo per loro.

IV:CHIARA

La storia di Chiara inizia il 17/11/2010. Il padre della bambina deceduto qualche mese prima della sua nascita, avvenuta 11/12/2010. La madre, Monia, era invalida civile, affetta da insufficienza mentale di grado medio grave e priva degli strumenti per accudire autonomamente una figlia. Nel 2010 la madre durante il quarto mese di gravidanza chiede aiuto al Pronto Soccorso, avendo timore che le percosse ricevute dagli zii presso cui viveva potessero nuocere anche alla bambina. La signora veniva così collocata presso una Casa Famiglia non essendo presenti altri parenti. Dal 28/06/2012 Chiara è stata collocata presso una famiglia affidataria, dalla Signora Lucia e dal Signor Antonio e venivano organizzati incontri protetti con la madre. Dagli incontri è emerso che la madre non riusciva a comprendere i bisogni della bambina, ma si focalizzava solo sulle sue

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necessità. Dal novembre 2013 al novembre 2014 gli incontri sono stati interrotti a causa dei comportamenti disfunzionali della madre. Nel 2015, Monia, ha dato il consenso dell'affido della bambina ai due coniugi, esprimendo il proprio desiderio ad incontrarla. Il 22/03/2016 su iniziativa del PM veniva aperta una procedura di decadenza della responsabilità genitoriale nei confronti della madre. Monia, all'udienza ha ammesso i suoi limiti psicologici e relazionali descrivendo un futuro in cui pensa di rimanere in Casa Famiglia, ha espresso il proprio consenso per l'adozione di Chiara, dicendo che il suo desiderio è quello di voler aiutare sua figlia e capisce l'importanza per Chiara di avere il cognome delle persone che la crescono e che lei riconosce come genitori.

Dopo questa udienza, Monia decadrà dalla responsabilità genitoriale, ma saranno mantenuti gli incontri protetti con cadenza bimestrale.

Agli incontri Chiara viene accompagnata dagli affidatari, che chiama mamma e papà. Quando vede mamma Monia, Chiara si nasconde dietro a mamma Lucia, poi si fa prendere in braccio. Monia parla molto di sé e Chiara sta molto con Antonio e guardano le foto sul cellulare. La bambina durante l'incontro cerca gli affidatari, un giorno ha vinto un pupazzo in sala giochi insieme alla mamma, poi Chiara esce fuori e lo fa vedere ad Antonio, poi fa avanti e indietro per mostrare a quest’ultimo diversi giochi. Alla fine Lucia dice ad Antonio di entrare in sala giochi così Chiara inizia ad esplorare liberamente l'ambiente e gioca tranquillamente con Monia. Preferisce parlare con gli adulti e parlare di sé, ha bisogno di essere ascoltata. A volte gli incontri sono stati rimandati perché la mamma era troppo nervosa e non avrebbe saputo gestire la situazione. Chiara ha partecipato al gruppo dei bambini andati in affido guidato dalle operatrici del Comune. Il gruppo si riunisce una volta al mese e ha lo scopo di far entrare in relazioni bambini andati in affidamento. Questi bambini, attraverso il gruppo, potranno ricostruire la loro storia, insieme ad altri che hanno avuto esperienze simili.

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Nel gruppo,le operatrici, osservano alcuni aspetti per ogni bambino: capacità di distacco dalle figure di riferimento, rapporto con gli operatori, capacità di raccontarsi e descrivere le proprie emozioni ecc.

In questo spazio dal 2015 sono emersi alcuni elementi significativi per quanto riguarda Chiara. Nella capacità di distacco dalle figure significative: nel 2015 Chiara faceva fatica ad allontanarsi dalla mamma affidataria. Lucia restava qualche minuto per poter far ambientare Chiara nella stanza, quest’ultima entrava titubante e si avvicinava ai giochi, rifiutava l’invito della mamma a distaccarsi. Nel 2016, invece, le educatrici annotano che la bambina entra nella stanza seguita dai genitori. Per quanto riguarda il rapporto con gli altri operatori: nel 2015 la bambina preferiva interagire con l’operatrice che conosceva già. A novembre dello stesso anno le operatrici scrivono” intimidita, risponde a monosillabi alle domande delle operatrici e dei bambini che le si avvicinano”. Nel 2016 ascolta e osserva tutti, lascia il suo gioco solitario e si siede al tavolo e mentre disegna racconta delle sue piccole cose alle educatrici. Capacità di raccontarsi e descrivere le emozioni: nel 2015 preferisce sfogliare libri e colorare vicino ai bambini senza interagire con loro. Gioca tutto il tempo sola, se un operatore si siede vicino a lei e cerca di interagire continua a mangiare o giocare. Nel 2016: inventa una storia con i dinosauri cattivi in un angolo con un’altra bambina. Aiuta le operatrici nelle mansioni.

Il Servizio Sociale ha relazionato al Tribunale dei Minorenni il 28/06/2016 scrivendo: “la bambina è collocata presso la famiglia affidataria… la minore si è subito inserita nel nuovo contesto familiare e il suo adattamento alle nuove figure di riferimento è stato veloce e positivo. Chiara sta frequentando l’ultimo anno di scuola materna, conduce una vita ricca di stimoli educativi e nel tempo libero frequenta i coetanei svolgendo varie attività…”

Chiara è la bambina che soffre di più tra i 5 casi. Non riesce a darsi delle motivazioni sul perché non vive più con la sua mamma. Per lei c’è stata

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un’adozione (ex art. 44). Una mattina Chiara racconta alla mamma affidataria un suo sogno: “ stanotte ho sognato una cicogna, che ha portato una bambina in una casa sbagliata, ma in suo soccorso è intervenuta una fatina che ha aiutato la cicogna a portare la bambina nella casa giusta” L’affido è un percorso difficile, per gli adulti e per i bambini, quest’ultimi non hanno avuto fino al momento dell’allontanamento una vita “normale”, ma hanno sofferto, occupandosi, spesso, dei loro genitori e a volte per un bambino adultizzato è difficile staccarsi dalla famiglia d’origine, proprio per il suo ruolo di figura protettiva.

V MICHELE

Michele nasce nel 2006, la madre aveva già avuto due figli da un precedente matrimonio. Anche sulla sorella, Sara, era arrivata una segnalazione sulla situazione di rischio. E’ stata riferita una condotta preoccupante di autolesionismo, questa informazione è stata data dai Carabinieri, perché Sara faceva parte di un gruppo e si era più volte ferita con un vetro. Dall’indagine socio-familiare era emerso che i genitori della giovane non comprendevano la gravità della situazione e sono apparsi privi di risorse atte a trovare adeguate soluzioni. La giovane dopo aver passato un periodo burrascoso dal padre è stata collocata presso la madre, la quale aveva uno stile di vita disimpegnato rispetto all’esercitare un ruolo genitoriale. Dopo la separazione la madre inizia una relazione con un altro uomo da cui nasce Michele. Iil piccolo presenta gravi difficoltà nel linguaggio e per questo era seguito dall’UFSMIA. Nel 2011 il Tribunale dei Minorenni ha emesso un decreto in cui disponeva l’affido di Michele ai Servizi Sociali del Comune, i quali avrebbero dovuto valutare la migliore collocazione di entrambi i bambini, affidava inoltre, quest’ultimi al Comune. Disponeva, un percorso di Sostegno alla Genitorialità e ordinava la collaborazione dei genitori, Francesco e Mara, con il Servizi Sociali e con l’UFSMIA. Con provvedimento il TM

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confermava l’affido al Comune e nella relazione, fornita dai Servizi Sociali al TM, si evidenziavano molteplici difficoltà, comunicavano l’inserimento di Michele in una famiglia affidataria 3 volte alla settimana, (questa famiglia prenderà in affidamento completo Michele qualche anno più tardi), sottolineavano la non collaborazione della madre con l’UFSMIA, in quanto la stessa non accompagnava Michele alle sedute di psicoterapia e neuropsichiatria. I genitori, inoltre, vivevano separati , ma non avevano informato i Servizi , lasciando alla casualità gli incontri padre-figlio. La mamma affidataria, al tempo seguiva Michele con un affidamento diurno, nel 2013 scrisse al Servizio Sociale: “ Nel Maggio 2012 è iniziato il nostro percorso insieme a Michele. L’inserimento in famiglia è avvenuto in modo graduale. Alcuni giorni Michele mangia con noi e questo momento è particolarmente significativo, sia per gli aspetti educativi legato al cibo, sia per confrontarsi con le diverse modalità di relazione in famiglia. Il bambino con noi si sente accolto e protetto, accetta con piacere di fare esperienze e rispetta le regole”. Nel 2013 i Servizi comunicano al TM che i genitori avevano deciso di loro iniziativa di interrompere il progetto di affido. Nel Novembre dello stesso anno, i Servizi, comunicavano: “il permanere delle gravi difficoltà in ambiente scolastico, il comportamento poco collaborativo del padre il quale si era rifiutato di dare il nuovo recapito e numero di telefono; Michele, inoltre, aveva ripreso la frequentazione della famiglia affidataria, ma solo 2 volte a settimana perché il bambino era stato iscritto alla scuola di calcio dal padre”. Nella relazione di Febbraio 2014 i Servizi ribadivano la gravità della situazione nella quale il bambino viveva e chiedevano l’allontanamento da tale contesto. All’udienza i genitori minimizzavano le problematiche, dicendo che le insegnanti non avevano comunicato alcunché in merito ai deficit del figlio, inoltre aggiunsero che a Marzo la casa della madre sarebbe stata messa all’asta con la seria possibilità di ritrovarsi senza un alloggio. Il TM a Marzo del 2014 dispone una migliore

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collocazione extrafamiliare regolando gli incontri con Michele secondo le modalità ritenute opportune.

Nel 2015 i Servizi relazionano al TM dove evidenziano un percorso positivo e in crescita di Michele, inserito in una Comunità per minori prima e poi in una famiglia affidataria. Nell’estate del 2015 frequenta un centro sportivo, inizia un percorso di psicoterapia e vede la famiglia con incontri protetti una volta ogni 15 giorni. Dalla relazione dell’UFSMIA, emergono difficoltà cognitive, linguistiche e neuropsicologiche collegabili a disfunzioni affettive precoci e a condizioni anomale collegate all’ambiente familiare. Michele mostrava un atteggiamento ambivalente finalizzato a non scontentare né la famiglia naturale né gli affidatari. Il Servizio Sociale scrive “ Michele è un bambino che ha trovato nel progetto d’affido un buon contesto di crescita e riparazione anche per la possibilità che questo gli offre di mantenere un rapporto con le proprie origini seppur fronte di gravi trascuratezze e sofferenze”. Dal 2015 effettua una psicoterapia individuale da cui sono emersi sentimenti di inadeguatezza e insicurezza associati ad angosce di solitudine e abbandono negati sul piano di realtà ed esprimibili solo se rappresentate dai diversi personaggi del gioco. Michele reagisce a tali sentimenti con iperattività, ipereccitazione e forte agitazione psicomotoria. Ha scarsa

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