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Pubblica sicurezza e carabinieri a Verona: sedi, struttura e organici

La Questura e gli uffici di P.S. In base alla legge sulla pubblica sicurezza del 20

marzo 1865, che all’articolo 2 stabiliva l’istituzione di questure nelle città capoluogo di provincia con una popolazione superiore ai 60.000 abitanti, il Governo nazionale istituisce nel 1866 quella di Verona1

. Nel luglio 1870, però, la Questura di Verona viene sostituita da un semplice Ispettorato di pubblica sicurezza. In seguito alle «la- gnanze sorte» e agli «inconvenienti» provocati da tale sostituzione, e in considerazio- ne del fatto che il censimento del 1871 attribuiva alla città entro le mura una popola- zione di 64.697 abitanti e quello successivo del 1881 la cifra di 68.121, il Governo si convince ad assecondare le «vive insistenze delle rappresentanze e delle Autorità lo- cali tutte» riconoscendo l’opportunità di ricostituirla. Nel 1885, con decreto reale, la Questura viene dunque nuovamente istituita e la sua giurisdizione ampliata al di là del solo primo circondario («in cui circonscrivevasi allora le altre questure del regno»), comprendendo quindi tutti i comuni che facevano parte dei precedenti distretti, di fatto soppressi da un quinquennio: Bardolino, Caprino, Isola della Scala, Sambonifa- cio, San Pietro in Cariano, Tregnago e Villafranca. In seguito, su proposta della Pre- fettura, il Ministero dell’Interno, con disposizione del 29 maggio 1888, estende la giu- risdizione della Questura di Verona a tutta la provincia. Ma poiché la nuova legge del 21 dicembre 1890 aumentava il tetto necessario per istituire una Questura a centomila abitanti, «si pensò, da capo, di togliere da Verona la Questura per porvi il meno ele- vato ufficio dell’Ispettorato».

Ancora una volta, «varie considerazioni, messe innanzi di bel nuovo e con mag- giore insistenza dalle rappresentanze ed autorità locali», trattengono il Governo dal ritornare sui suoi passi, ragion per cui nel 1898 «è tuttora mantenuta in Verona la re- gia Questura, interpretando la legge con maggiore larghezza e pure con logica ed e- quità». Infatti, prosegue Sormani Moretti, sommando gli abitanti della città entro le

1 Dalla celebre monografia sulla provincia di Verona del conte Luigi Sormani Moretti, prefetto della

città dal 1888 al 1897, edita in un primo tempo a Verona dallo stabilimento tipo-litografico Franchini nel 1898, traiamo queste importanti, prime notizie sulla storia della Questura di Verona dall’Unità al 1898 e sulle sedi, la struttura e gli organici delle forze di Pubblica sicurezza e dei carabinieri per la città e la provincia. Cfr. La provincia di Verona. Monografia statistica, economica, amministrativa, cit., vol. 3, pp. 509-517.

mura a quelli fuori le mura e dei comuni della fascia suburbana, si ottiene una cifra corrispondente a quella richiesta dalla legge, cioè superiore alle centomila unità. Oltre a ciò, e senza attingere alle tradizioni del Lombardo-Veneto (quando Verona era sede del Senato supremo di giustizia) e alla sua importanza come città militare, le ragioni che giustificano tale interpretazione della norma e, quindi, il mantenimento della Que- stura, stanno per il prefetto nella ormai universalmente riconosciuta opportunità dell’ufficio, nella sua palese utilità per il mantenimento della tranquillità e dell’ordine pubblico, e nel fatto che

Verona, città importante per traffici e per industrie, con officine quindi popolate da non piccolo numero d’operai, è sede di Comando di corpo d’armata e, pertanto, ha numero- sa guarnigione e ufficialità e popolazione fluttuante, oltre che concorso di visitatori e di forestieri, sia perché centro di transiti, sia perché attira curiosi ad ammirare i suoi mo- numenti e la sua ridente postura e felice struttura.

A differenza di tutte le altre province del Regno, poi, Verona non ha commissa- riati distrettuali né una Sottoprefettura, ma ha una Pretura e quindi sarebbe opportuna la presenza di un questore perché i carabinieri non sono adatti a svolgere «taluni inca- richi d’indole politica e delicata» e «ai bisogni della polizia indagatrice segreta e pre- ventiva», mentre i sindaci elettivi non possono adempiere con imparzialità alle fun- zioni di ufficiale di pubblica sicurezza. Inoltre, l’ufficio di Questura di Verona non è solo cittadino ma provinciale e poiché si tratta di una provincia di frontiera «in rela- zione continua, spesso delicata, colle autorità austro-ungariche occorre, anche a fianco del Prefetto, un funzionario superiore di Pubblica Sicurezza, il quale avesse grado e titolo di sbrigare le cotidiane contingenze ed i minori affari ordinari d’indole e con- tatto internazionale». Infine, conclude Sormani Moretti perorando anche la propria causa, la presenza di una Questura è opportuna perché il prefetto, anche se dirige la pubblica sicurezza della provincia, «non deve tuttavia venire assorbito dalle cure mi- nute, diurne e diuturne della tranquillità e dell’ordine pubblico».

Il prefetto, con un decreto del 19 luglio 1892, aveva dunque stabilito le nuove circoscrizioni che risultavano ancora in vigore nel 1898: delegazioni di P.S. vengono fissate a Caprino, Cologna, Isola della Scala, Legnago, Sambonifacio. Alla regia Que- stura di Verona, con il capoluogo, sono affidati gli altri 45 comuni dei distretti sop- pressi di Verona II, di San Pietro in Cariano e di Villafranca, più quattro comuni del precedente distretto di Tregnago e il comune di Castelnuovo, già appartenente al di- stretto di Bardolino. Una zona che sembrerebbe «troppo estesa», ma, specifica Sor- mani Moretti, dalla città «s’ha maggiore facilità di continue relazioni ed opportunità di mezzi per inviare sui luoghi, in qualunque momento occorra, alcun agente fra il personale addetto». Oltre a queste delegazioni, anche la stazione ferroviaria di Ala, che si trova in Val d’Adige otto chilometri oltre il confine, «esige, per l’importanza del transito che avvienvi così come pei continui rapporti di vicinato coll’impero Au- stro-Ungarico, la presenza d’un Ispettore di Pubblica Sicurezza coll’ajuto di una guar- dia di città». Le forze di Pubblica sicurezza nella provincia, dunque, assommano a un ispettore presso la stazione internazionale di Ala (poi, dal 1913, Commissariato di confine di Peri), coadiuvato da una guardia di città, e da cinque delegati, senza addet- ti, nelle cinque delegazioni sparse nella provincia.

Nella città, la sede dell’Ufficio centrale della Questura si trova in via Cairoli 3, nel Palazzo del Mercato vecchio, accanto al Tribunale e alla Prefettura, dove stanno oltre al questore due ispettori, un vice ispettore, cinque delegati, quattro agenti ausilia- ri e tre uscieri. Vi sono poi due sezioni di P.S. nei quartieri popolari di San Zeno e Ve-

ronetta, ciascuna delle quali con un ispettore, un delegato e un usciere: verso San Ze- no in vicolo Chiodo 6 (poco distante dall’Arena e da Castelvecchio), a Veronetta in vicolo cieco Paradiso. Una Delegazione di P.S., infine, si trova presso la stazione fer- roviaria di Porta Vescovo2

, tra Veronetta e Borgo Venezia, che, con due guardie di città, vigila anche sulla stazione di Porta Nuova3

.

I servizi sono distribuiti in tre divisioni: la Divisione I (Gabinetto del questore) si occupa degli affari riservati, di quelli relativi alle associazioni, ai partiti politici, ecc; la Divisione II attende alla polizia giudiziaria e tiene il registro dei mandati di cattura, delle persone condannate alla vigilanza speciale, dei pregiudicati per delitti contro le persone o contro le proprietà, degli ammoniti «siccome diffamati per delitti commessi», degli oziosi e dei vagabondi, dei minori di 18 anni pregiudicati, delle «persone dedite al meretricio», degli assegnati al domicilio coatto e dei ricercati per l’arresto o la sorveglianza; la Divisione III dirige la polizia amministrativa, conserva gli archivi, tiene aggiornati i registri dei pubblici esercizi, «dei subagenti d’emigrazione, dei trafficanti ambulanti, dei rivenditori di polveri piriche, degli affit- tuari di camere ammobigliate, dei venditori di preziosi o di oggetti usati», ecc.

Le guardie di città4

dispongono di una caserma in via Santa Maria Maggiore, a Veronetta, tra ponte Umberto (ora ponte Nuovo) e ponte Pietra: comprende una Com- pagnia di 43 guardie semplici, 13 guardie scelte o graduate ed un comandante, per un totale di 57 uomini; un numero che il prefetto valuta come inadeguato per la vigilanza notturna e diurna di una popolazione che supera i centomila abitanti. Per questo moti- vo «il servizio, anche in una parte della città, è affidato ai reali Carabinieri, mentre, per taluna vigilanza di polizia strettamente urbana, hannovi i 37 Vigili municipali».

Dalla «Guida provinciale veronese» pubblicata da Apollonio e poi da Riva, e dalla «Guida generale della città e provincia di Verona» di F. Zappi, è possibile rica- vare qualche altra notizia sulla disposizione degli uffici di P.S. negli anni successivi5

. L’ufficio di Sambonifacio risulta esistente solo fino al 1901, e così anche quello di Caprino Veronese; quello di Isola della Scala fino al 1907 e quello di Cologna Veneta fino al 1914. In provincia, dunque, nel corso dei primi anni del Novecento rimane at- tivo solo l’ufficio di P.S. di Legnago. In città, invece, la disposizione sul territorio ri- mane sostanzialmente immutata fino agli anni Venti, quando vengono soppressi gli uffici di P.S. di San Zeno e Veronetta. Nel 1926 è già attivo un nuovo Ufficio di P.S. presso la rinnovata stazione ferroviaria di Porta Nuova, inaugurata nel 1922, che so- stituirà Porta Vescovo come stazione centrale6

, ridimensionando l’importanza del Commissariato di quest’ultima. Tra il 1926 e il 1927 la Questura si sposta sull’altra riva del fiume, nel quartiere di Veronetta, in Lungadige Porta Vittoria 17, dove è ri- masta fino a non molti anni or sono (oggi lo stabile è una sede dell’Università di Ve- rona), mentre nella vecchia sede rimane un Commissariato.

2 Dal 1908, l’Ufficio diventa Commissariato di P.S.

3 Per un raffronto con la suddivisione organizzativa della Questura di Milano nei primi anni dopo

l’Unità cfr. Bonino, La polizia italiana nella seconda metà dell’Ottocento, cit., p. 65.

4 Istituito con la legge 21 dicembre 1890, n. 7321, il corpo delle Guardie di città trae origine «non solo

dalla volontà di caratterizzare la polizia come polizia delle città (in contrapposizione ai carabinieri)» ma anche dall’idea, poi decaduta, di unificare in un unico corpo le guardie di P.S. e le guardie comuna- li. Il corpo verrà poi ristrutturato con il r.d. 31 agosto 1907, n. 690 sul Testo unico delle leggi sugli uf- ficiali ed agenti di P.S. (cfr. Corso, L’ordine pubblico, cit., pp. 45-50).

5 Si tenga presente che l’anno della guida si riferisce alla situazione vigente al dicembre dell’anno pre-

cedente. Per tutte le date riportate in questo paragrafo, vale tale avvertenza.

6 Cfr. L. Facchinelli, La ferrovia Verona-Brennero. Storia della linea e delle stazioni nel territorio,

Le periodiche relazioni sulle ispezioni alla Questura di Verona da parte dell’Ispettorato generale di pubblica sicurezza per il Veneto occidentale (provincie di Verona, Vicenza, Belluno e Venezia tridentina) e, dal 1933, dell’ispettore di P.S. di zona per le province di Modena, Reggio Emilia, Verona, Mantova, Rovigo e Ferrara, di stanza presso la Prefettura di Bologna, reperite per il periodo 1923-1937, fotografa- no in modo esauriente, oltre alla dislocazione degli uffici, la struttura, gli organici e l’attività della Questura veronese negli anni del regime7

. Ci si limiterà qui a una sinte- si delle parti che più interessano questo lavoro, non senza segnalare però che l’oggetto delle relazioni è molto più ampio e comprende una lunga serie di servizi, cui erano adibite le tre diverse divisioni della Questura: Gabinetto (I), giudiziaria (II) e ammini- strativa (III).

Della relazione relativa all’ispezione eseguita nel marzo del 1923 disponiamo solo di un breve carteggio tra il Ministero e la Prefettura che contiene alcuni rilievi sull’assenza di una serie di registri ed elenchi presso la Divisione polizia giudiziaria e la Divisione polizia amministrativa, e la segnalazione del difetto di pulizia «sia al pa- vimento che al carteggio, il quale rimane in permanenza allo scoperto». A tale propo- sito, il 9 aprile 1923 il questore risponde, a mezzo del prefetto, che la mancanza dei registri risaliva all’«incuria dei precedenti titolari, nel periodo bellico», mentre la pu- lizia difettosa era dovuta «all’eccessivo ingombro di carte vecchie, specialmente pro- venienti dagli uffici dipendenti soppressi», della quale si era provveduto nel frattempo a fare «una minuziosa cernita» ottenendo una grande quantità di carta da macero, in- viata alla Croce rossa «previo esame da parte della competente Commissione». Al momento in cui il funzionario scriveva, dunque, gli ambienti risultavano sgombri e puliti, anche se si attendeva un ulteriore miglioramento della situazione dalla prevista concessione di nuovi locali per l’intera struttura.

La successiva relazione, datata 9 marzo 1926, è a firma del generale Umberto Zamboni, ispettore generale regionale di P.S. e noto esponente del Fascio di Verona8

. Si tratta di una relazione piuttosto sintetica e dall’impostazione “politica”, molto me- no dettagliata di quelle che seguiranno negli anni successivi. Si riferisce a una serie di visite realizzate agli uffici della Questura nel corso del 1925 e dei primi mesi del 1926. Zamboni rileva un «sensibile miglioramento nella manutenzione degli immobi- li, nel loro ammobiliamento e decoro» e «una maggiore serietà e scrupolosità nell’adempimento del servizio», nonostante «la deficienza del personale». Gli archivi sono in generale ben tenuti per merito dei dirigenti degli uffici, mentre gli agenti sono spesso «deficienti e di una mediocre istruzione». L’ispettore si sofferma poi sul «la- tente stato d’animo di sconforto e sfiducia» diffuso negli uffici per il fatto che non fosse stata ancora avviata «la tanta spettata riforma», di modo che la condizione «mo- rale» e «materiale» dei funzionari di Questura è assai inferiore rispetto «ai loro colle- ghi di Prefettura eguali per titoli di studi» ed a quella «dei corrispondenti Ufficiali dei RR. Carabinieri, che hanno con loro comune gran parte del servizio»: «più che una carriera», chiosa Zamboni, «oggi è una missione di sacrificio». L’ispettore prosegue perorando una maggiore indipendenza del ruolo di questore, così come l’ampliamento della sua sfera di intervento: «Il prestigio del funzionario è conseguenza diretta della sua autorità, responsabilità, e tanto maggiore sarà il primo quanto più grandi saranno e la sua autorità e la sua responsabilità: egli non deve solo esser a capo del servizio di Questura del capoluogo col suo circondario, ma dell’intera provincia».

7 Tutti i documenti citati si trovano in ACS, PS, Divisione personale di P.S., versamento 1963, b. 182

bis, fasc. “Ispezione della Provincia di Verona”.

Le relazioni relative alle visite svolte presso le varie divisioni tra il giugno e l’agosto 1932 sono più consistenti, tecniche e dettagliate della precedente e sono a cura del dottor Giovanni Guarducci9

. Si occupano prevalentemente della verifica della regolarità dei servizi per concludere, tranne qualche appunto sulla prassi relativa alle concessioni per gli esercizi con rivendita di alcolici, che la caserma è «ampia e cura- ta» e «in complesso il comando funziona in modo regolare, e lodevole». Una nota viene dedicata alla situazione dell’Ufficio distaccato di P.S. di piazza Dante, ciò che rimane della vecchia Questura nel frattempo trasferitasi sull’altra sponda del fiume:

Attualmente funziona in modo ridotto e quasi esclusivamente pei servizi di ordine pub- blico. È situato in via Cairoli, al pian terreno del Palazzo della Ragione, ove fervono i lavori per restituirlo all’antico splendore, e quindi l’ufficio è ridotto a una stanza adibita ad ufficio, e ad un’altra ove sono state costruite due camere di sicurezza e vi è appena lo spazio per la branda del piantone, che vi deve dormire. Stanze umide e con poca lu- ce.

La relazione seguente, del giugno 1933, è redatta dall’ispettore generale di P.S. di stanza a Bologna10

. Ancora più articolata della precedente, si apre con una descri- zione dei locali della Questura:

I locali della Questura sono siti in via Lungadige Porta Vittoria, n. 17. Gli uffici sono così distribuiti: 1°) a pianterreno: la Divisione polizia giudiziaria, l’archivio generale, l’archivio di deposito, lo schedario forestieri e carte d’identità, il centralino telefonico, il Comando di Stazione degli agenti di P.S., le camere di sicurezza e l’autorimessa per gli autoveicoli. 2°) al primo piano: Divisione Gabinetto, Divisione polizia amministra- tiva e gabinetto segnaletico. 3) al terzo piano: Uffici del Reparto Agenti, ufficio per il funzionario addetto agli autoveicoli ed al servizio anagrafico, deposito stampati, squa- dra politica.

Gli uffici, segnala l’ispettore, sono «abbastanza decorosi», ma soffrono di una cattiva disposizione e di carenza di spazi. Quelli della Divisione polizia giudiziaria, in particolare, «sono lontani dalle camere di sicurezza, per cui gli arrestati per essere presentati ai funzionari debbono attraversare due cortili», inconveniente che «nel pas- sato ha dato luogo a qualche fuga di detenuto, il quale, approfittando della confusione generata dal passaggio del pubblico nel cortile principale e della vicinanza della porta principale di accesso alla Questura, si è ecclissato». Inoltre, gli uffici della Questura «sono molto lontani dal centro della città e dagli altri uffici pubblici», tanto che il questore11

era in cerca di nuovi locali, più centrali. Il funzionario sottolinea, infine, anche l’opportunità di ricostituire una sezione di P.S. a San Zeno, «località eccentrica e molto popolata, bisognevole di speciale vigilanza».

La relazione prosegue con l’elenco dei funzionari, impiegati ed uscieri della Questura e le rispettive mansioni, e con quello degli agenti di P.S.: in totale risultano in forza undici funzionari, sei impiegati, quattro uscieri e settanta agenti. L’elenco dei veicoli, custoditi «in un ampio garage coperto, situato in un cortile» e «munito di tutte le comodità necessarie per la conservazione e manutenzione», completo di distributo- re di benzina, comprende undici automobili, di cui una di rappresentanza (una Fiat

9 Guarducci reggerà poi la Questura veronese dal 16 gennaio 1941 al 19 settembre 1943. 10 La firma è illeggibile.

11 All’epoca era questore Adolfo Carusi, da non confondere con il precedente questore Ernesto Carusi,

521, parcheggiata presso la Prefettura) ed alcune in consegna ai carabinieri o alla Mi- lizia, un autocarro, quattro moto Guzzi 500 e trenta biciclette.

Di particolare interesse, per il nostro lavoro, sono le notizie relative al casellario dei sovversivi:

I sovversivi schedati sono n. 176 e quelli non schedati n. 2030. Attualmente si sta pro- cedendo a un riesame generale di tutti gli iscritti allo schedario, allo scopo di eliminare le pratiche relative agli individui che da tempo non svolgono più alcuna attività sovver- siva, o che si sono orientati verso il regime. Terminato tale lavoro, sarà compilato l’elenco dei sovversivi irreperibili e di quelli residenti all’estero. Per il passato non sempre i sovversivi residenti all’estero risultano segnalati alla rubrica ministeriale di frontiera, non ostante le comunicazioni del Ministero, che ne indicavano la località di residenza e la pericolosità politica. Si è provveduto ad ovviare tale omissione.

I servizi preventivi di polizia politica riguardano principalmente la vigilanza su- gli alberghi e gli affittacamere. Dall’agosto 1932 è istituito un servizio anagrafico, che comprende la richiesta via telegrafo di informazioni alle province di origine delle per- sone che alloggiano temporaneamente in città per accertarne l’identità e l’autenticità dei documenti. Il servizio, diretto fino all’aprile 1933 dal commissario Lembo, aveva permesso di recente di arrestare Gino Scaramucci, un emissario comunista inviato in Italia dal Centro estero del partito. Particolare attenzione viene prestata alla vigilanza sugli stranieri, residenti o in transito. Durante la notte, la città è perlustrata da due pattuglioni il cui compito è di «fermare e perquisire persone sospette, ispezionare gli esercizi pubblici, le case di tolleranza ecc.». Inoltre, saltuariamente vengono eseguite perquisizioni domiciliari «nelle abitazioni di sovversivi o di persone che comunque abbiano dato luogo a sospetti con la loro condotta politica».

Il servizio di revisione postale, affidato al vice commissario Giovanni Russo, ha conseguito «specialmente nel passato» risultati «notevoli». Si tratta di un servizio ri- tenuto di particolare importanza «perché spesso si riescono ad acquisire elementi di notizie utili su sovversivi residenti all’estero», oltre ad aver dato la possibilità di inter- cettare e togliere dalla circolazione «libelli ed opuscoli di carattere antimilitarista o sovversivo». Tra le altre informazioni, viene descritta con particolare precisione la procedura per il rilascio dei passaporti, a carico della Divisione III: nella prassi è pre- vista la richiesta di informazioni «in special modo per quanto riguarda la condotta po- litica degli espatriandi», e «per impedire l’espatrio di persone che ricorrono al sotter- fugio della iscrizione al pellegrinaggio od alla gita turistica per una più agevole emi- grazione all’estero per cercare lavoro».

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