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1.5 Agenti regolatori della ristenosi

1.5.4 Caspasi

Il processo apoptotico è un complesso di eventi guidato da una famiglia di cisteina-proteasi, chiamate caspasi (CASP). Le caspasi sono state identifi- cate per la prima volta nel nematode Caenorhabditis elegans, dove è stato osservato che il gene ced-3 è necessario per la morte cellulare programmata durante lo sviluppo (Geske and Gerschenson, 2001). Il ced-3 è l’omologo dell’enzima di conversione dell’interleuchina 1β (ICE) o caspasi 1 presente nei mammiferi, una proteasi responsabile della conversione della pro-forma dell’IL-1β nella forma attiva; ciò suggerisce che le proprietà di induzione di morte cellulare di ced-3 dipendano da un’attività proteolitica. Allo stesso tempo, una sovra-espressione di ICE è stata ritrovata in caso di apoptosi nelle cellule fibroblastiche (Miura et al., 1993), confermando che l’apoptosi nei mammiferi comporta la proteolisi delle proteine cellulari. Ulteriori studi

(Wolf and Green, 1999) hanno portato all’identificazione di altre caspasi e ad oggi quelle note sono in totale 14, di cui solo 7 sembrano coinvolte nel processo apoptotico. In base al loro ruolo biologico, le caspasi possono essere classificate in 3 gruppi funzionali (Geske and Gerschenson, 2001):

• caspasi iniziatrici (initiators): comprendono le caspasi 2, 8, 9 e 10;

• caspasi effettrici(executioners): rappresentate dalle caspasi 3, 6 e 7;

• caspasi coinvolte nel processo infiammatorio (cytokine processors): rappresentate dalle caspasi 1, 4, 5, 11, 12, 13, 14.

Più recentemente, delezioni di geni target delle caspasi hanno mostrato un ruolo effettivo di queste proteasi nel processo apoptotico e nell’infiammazione. Nell’animale, l’assenza delle caspasi 3, 8 o 9 porta a morte in condizioni perinatali per uno sviluppo anomalo dovuto alla completa assenza di morte cellulare programmata durante lo sviluppo (Green, 1998). In modo simile, la delezione del gene per la caspasi 1 in Drosophila causa letalità nella larva e promuove lo sviluppo di tumori melanotici (Song et al., 1997).

L’analisi della sequenza e i risultati ottenuti dalla cristallografia a raggi X suggeriscono che tutte le caspasi presentano una struttura comune. Le caspasi sono sintetizzate intracellularmente come precursori inattivi (Geske and Gerschenson, 2001) e ogni zimogeno contiene un pro-dominio N-terminale di lunghezza variabile, una grande subunità contenente un sito attivo di cisteina entro un motivo conservato QACXG e una piccola subunità C-terminale. Un sito di scissione, contenente una molecola di aspartato, separa il pro-dominio dalla grande subunità, mentre un inter-dominio di legame, contenente uno o due siti di taglio presentanti una molecola di aspartato, separano la grande e la piccola subunità (Wolf and Green, 1999). L’attivazione di queste proteasi è indotta da un taglio proteolitico che separa il pro-peptide N-terminale dalle

due subunità catalitiche che interagiscono l’una con l’altra a formare un dimero. Un’analisi della struttura cristallina ha rivelato che le caspasi attive sono formate da 2 eterodimeri che interagiscono tra di loro tramite la piccola subunità per formare un eterotetramero attivo con due siti catalitici (Nunez et al., 1998) (vedi fig. 1.7). Il pro-dominio delle caspasi varia in lunghezza e sequenza; lunghi pro-domini funzionano come integratori di segnali apoptotici e pro-infiammatori e contengono motivi che promuovono la loro interazione con le molecole attivatrici (Wolf and Green, 1999). Le proteasi iniziatrici presentano un lungo pro-peptide costituito da unità adattatrici capaci di farle interagire con gli elementi coinvolti nell’apoptosi, quali i recettori di morte cellulare e il mitocondrio; di solito queste unità contengono diversi domini, quali i domini DED e dominio di reclutamento delle caspasi (CARD), che mediano, per via indiretta, l’interazione del pro-dominio delle caspasi con domini presenti sui recettori di morte cellulare, come i DD. Il compito delle caspasi iniziatrici è quello di legare, a livello di siti di riconoscimento specifici, e attivare le caspasi effettrici che sono caratterizzate da un breve pro-dominio; questo suggerisce che questi ultimi enzimi agiscano successivamente nella cascata proteolitica (Nunez et al., 1998).

Esistono diversi substrati su cui le caspasi effettrici attivate vanno ad agire durante il processo apoptotico: tuttora ne sono stati identificati circa 60 e tra di essi troviamo molecole strutturali come le proteine del citoscheletro, actina e fodrina, e le proteine costituenti l’involucro nucleare (Geske and Gerschenson, 2001); il taglio di queste proteine è coinvolto nei cambiamenti morfologici citoplasmatici e nucleari che avvengono nell’apoptosi. Il PARP e la DNA-PK vengono anch’essi scissi, quindi inibiti, suggerendo un’ulteriore via di morte cellulare programmata che esula dalla comune apoptosi.

Figura 1.7: Processo di attivazione delle caspasi: formazione di un eterodimero attivo.

L’attivazione delle caspasi è inoltre implicata nella degradazione del DNA. Nel 1997, Vaux et al. hanno scoperto che gli estratti citoplasmatici di caspasi- attivata possono indurre la frammentazione inter-nucleosomica del DNA quando aggiunti a nuclei isolati (Vaux et al., 1997). Gli autori suggeriscono anche che le caspasi attivate stimolino altre proteine citoplasmatiche che sono responsabili della frammentazione del DNA. Infatti nel 1998 (Enari et al., 1998) è stata identificata una proteina di 40 kd, CAD, che ha la capacità di frammentare il DNA. CAD è complessata con un’altra proteina, ICAD di 32 kd. In seguito all’attivazione dell’apoptosi, ICAD viene tagliato dalle caspasi e separato dal CAD, risultando nell’attivazione del CAD stesso e nella frammentazione del DNA; la caspasi implicata in questo processo è la caspasi 3 (Wolf et al., 1999). Questi studi sono stati condotti sulla linea cellulare MCF-7, che presenta una delezione di 47 pb nel gene per la caspasi 3

(CASP-3) e l’assenza della proteina funzionale; le cellule non vanno incontro a frammentazione del DNA in seguito a stimolazione apoptotica, ma l’aggiunta del gene CASP-3 funzionante ripristina la capacità di queste cellule di andare incontro a tagli inter-nucleosomali (Geske and Gerschenson, 2001).

Diversi studi sopra riportati hanno stabilito che le caspasi sono effettori essenziali dell’apoptosi. Un mancato controllo del processo apoptotico può promuovere diverse condizioni patologiche: una scarsa presenza del processo per inattivazione delle caspasi può comportare oncogenesi per accumulo cellu- lare; una sovra-reattività delle caspasi promuove il suicidio cellulare e questo può costituire la base per malattie degenerative come la Corea di Huntington e la malattia di Alzheimer (Wolf and Green, 1999). Un netto aumento del tasso apoptotico potrebbe essere causato da abbassamento della soglia apoptotica, aumento della stimolazione apoptotica o da una combinazione di questi due eventi. Dal punto di vista molecolare, un’aumentata espressione delle caspasi e degli elementi apoptotici o una riduzione dell’espressione degli inibitori delle caspasi potrebbe aumentare l’attività delle caspasi stesse e quindi favorire la progressione del processo apoptotico.

Diversi studi, su modelli animali in vivo (Bochaton-Piallat et al., 1995; Pollman et al., 1999), suggeriscono che il processo di morte cellulare pro- grammata guidata dalle caspasi, indotto da un danno vascolare, potrebbe essere un importante fattore determinante del rimodellamento vascolare, della formazione di una neointima e, da ultimo, della ristenosi.

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