APPIAO D’ALESSADRIA
CASSIO DIOE
Lo storico greco Lucio Cassio Dione Cocceiano359, figlio di Cassio Aproniano proconsole in Licia e Pamfilia, governatore delle provincie di Cilicia e Dalmazia e console suffectus360, nacque a Nicea in Bitinia fra il 155 e il 164 d.C. La famiglia di Cassio Dione era di rango elevato, parte integrante delle élite provinciali greco-orientali che furono ammesse in Senato dagli Antonini nel II secolo d.C. in seguito alla loro politica di assimilazione. Egli si formò scolasticamente e culturalmente nella sua città natale dove apprese le nozioni di diritto e di retorica; in seguito ebbe modo di perfezionarsi a Tarso, in Cilicia, dove entrò in contatto con gli ambienti della seconda Sofistica.
Durante i difficili anni del principato di Commodo, Cassio avrebbe già dovuto rivestire la carica di senatore a Roma, come testimoniato nella sua opera ( 72, 4, 2-4); in seguito, fu designato pretore da Pertinace nel 193 d.C., carica che rivestì sotto l’imperatore Settimio Severo, salito al trono dopo la destituzione di Didio Giuliano sempre nel 193 d.C. Inizialmente i rapporti con il nuovo imperatore furono buoni ma cambiarono in seguito al comportamento duro e ostile dimostrato da Settimio Severo nei confronti del Senato e dei suoi oppositori politici. La carriera di Dione subì una battuta d’arresto che si prolungò anche sotto il regno di Caracalla. Con la salita al trono di Severo Alessandro negli anni 222-224 d.C., un imperatore pacato e rispettoso delle prerogative e del prestigio del Senato, Dione ritornò al rango che gli spettava rivestendo
359
Vd. SCHWARTZ in RE, III, 2 (1899), s.v. Cassius Dio Cocceianus, cc. 1684-1722.
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80 cariche sempre più importanti: oltre al consolato fu governatore della Dalmazia e della Pannonia Superiore e nel 229 d.C. venne eletto per la seconda volta console insieme allo stesso Severo Alessandro361. Ormai malato Cassio Dione tornò nella sua città natale, dove morì nel 230 d.C.362
L‘opera celebre e più nota di Cassio Dione fu una Storia Romana che pubblicò in 80 libri, frutto delle sue ricerche e del lavoro di 20 anni. Il testo abbraccia un periodo molto esteso che si apre con l’arrivo di Enea in Italia e la successiva fondazione di Roma, e si conclude nel 229 d.C. Fino all’età cesariana, Dione offre un resoconto alquanto veloce degli eventi, in seguito entra più nei particolari e, a partire dal regno di Commodo, è molto più diligente e curato.
Dell’intero componimento a noi sono pervenuti solo alcuni frammenti dei primi trentasei libri: una parte considerevole del trentacinquesimo libro, sulla guerra di Lucullo contro Mitridate, e del trentaseiesimo, sulla guerra contro i pirati e la spedizione di Pompeo contro il re de Ponto. Quelli che seguono, fino al cinquantaquattresimo compreso, sono quasi tutti completi: la narrazione inizia nel 65 a.C. per arrivare fino al 12 a.C. Ad Augusto sono dedicati cinque libri, dal cinquantaduesimo al cinquantasettesimo, pervenuti integralmente che dimostrano il vivido interesse dello storico greco per il tema della nascita del principato. Dei restanti libri abbiamo qualche frammento e un magro compendio di Giovanni Xifilino, monaco dell’ XI secolo, che tuttavia si dimostra mediocre e composto per ordine dell’imperatore Michele VII di Bisanzio. L'ottantesimo ed ultimo libro comprende il periodo del principato di Severo Alessandro (dal 222 d.C. fino alla morte di Dione)363.
La vera e propria stesura dell’opera, durata ben dodici anni, fu preceduta da un accurato lavoro d’indagine e raccolta di materiale. Le fonti alle quali Dione attinse furono copiose, soprattutto per gli anni precedenti al regno di Commodo, dal momento che egli non ne ebbe una conoscenza diretta. Per colmare alcune lacune affiancò alle testimonianze già in suo possesso la consultazione di atti e decreti ufficiali custoditi negli archivi imperiali, ai quali poteva accedere in virtù del suo rango di senatore: specialmente gli Acta senatus e i testi dei senatus consulta364. Lo status di senatore e il ruolo politico attivo ricoperto da Dione durante gli anni del principato di Commodo e dei Severi permisero allo storico di estrapolare, dal materiale utilizzato per la stesura
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Vd. CIL III, 5587; AE 1922, 73.
362
Per i cenni biografici su Cassio Dione cfr. MILLAR 1966, 13 ss.
363
CARSANA 20105, 3-6.
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81 della sua opera, alcune particolari categorie di notizie che rispecchiavano maggiormente i propri interessi e lo scopo delle proprie ricerche. Egli intendeva infatti porre l’attenzione sui dati politico-istituzionali, sulla posizione del Senato nei confronti dei grandi condottieri della tarda Repubblica e sul ruolo, non meno importante, degli eserciti come sostegno e fonte di autorevolezza per coloro che desideravano imporsi all’interno degli ingranaggi di potere. Il fatto di risiedere a Roma ed appartenere al rango senatoriale influenzò la prospettiva dell’intera opera storica, conferendogli un carattere romano-centrico. Ciò spiega perché egli scelse di utilizzare fonti romane e di dare all’opera un impianto annalistico, sebbene in alcuni casi tale schema espositivo non venga seguito rigidamente. In particolare per la trattazione degli anni di Giulio Cesare, l’autore abbandona l’annalistica preferendo una narrazione per blocchi tematici, ognuno dei quali segue un’autonoma cronologia. Tale procedimento riflette in tal modo l’interesse e la prospettiva politico-istituzionale dello storico.
Seppur conciso e incalzante nella narrazione, Dione si dilunga retoricamente in alcuni episodi chiave caricandoli di pathos e significato, rilevanti per la spiegazione dello scontro tra i due massimi generali romani, della loro sfrenata ambizione a primeggiare e della definitiva affermazione di Cesare su Pompeo quale unico capo di Roma365. Per il racconto di quegli anni oltre a fonti primarie come gli scritti di Cesare, utilizzò anche fonti di matrice anticesariana, unendo quindi tradizioni e “voci” di opposte correnti allo scopo di pervenire ad una equilibrata e non univoca valutazione di personaggi e avvenimenti storici366.