• Non ci sono risultati.

Il ritratto di Cesare viene tracciato secondo lo schema utilizzato per quasi tutti gli altri protagonisti delle biografie di Plutarco. L’autore si sofferma con particolare insistenza sulla gioventù, momento di formazione dell’uomo e del suo ethos; poi descrive le imprese militari compiute in età adulta intese come una diretta emanazione dell’ethos, per poi concludere quindi con la morte281.

Alle grandi campagne militari, alle conquiste e ai fatti pubblici, che è possibile leggere in altre fonti in modo più dettagliato, si intrecciano aneddoti o detti celebri, curiosità che permettono di modellare e far aderire la personalità ed il modo di vivere dell’eroe romano col fine ultimo di conferire un carattere valutativo più che informativo all’intera biografia282. Prima di procedere alla narrazione dei fatti salienti della biografia del personaggio, Plutarco utilizza brani eidografici – le rubriche di Svetonio -, quasi a voler creare una sorta di demarcazione tra le diverse fasi della vita di Cesare, utili ad introdurre i tratti distintivi dell’ethos del personaggio. Il taglio psicologico del ritratto cesariano è incentrato sulla philotimia, il desiderio di onori, molla propulsiva di ogni azione del protagonista che lascia intravvedere fin dall’inizio l’obbiettivo ultimo di Cesare: la conquista del potere283. L’abbinamento della biografia cesariana a quella di Alessandro Magno dimostra del resto quanto Plutarco fosse consapevole che Cesare aveva dato corpo al progetto universalistico del Macedone, rimasto irrealizzato per la prematura morte del suo ideatore.

L’ethos di Cesare si manifesta già apertamente nella giovanile incoscienza con cui, poco meno che ventenne, osa sfidare lo spietato potere di Silla candidandosi ad una carica sacerdotale contro il volere del dittatore e per poco non viene ucciso dai soldati del dittatore284. Da allora tutta la sua esistenza risulta lucidamente indirizzata a perseguire un unico scopo, e verso quella meta egli si incammina con una serie di passi che ne denotano tutta la straordinaria lungimiranza politica: dall’esercizio della prestigiosa carica di pontifex maximus in un momento politico cruciale285 alla scelta, a prima vista incomprensibile, di farsi assegnare come provincia la selvaggia Gallia286 , tanto meno appetibile delle ricche regioni d’Oriente, attribuite a Crasso, e delle amene

281 Vd. PELLING 1980, 135 ss. e SWAIN 1990, 126-145. 282 Vd. LA PENNA 2010, 236 ss. 283 Vd. GARZETTI 1954, 43-49. 284 Plut. Caes. 1, 3-7. 285 Plut. Caes. 7, 1-4. 286 Plut. Caes. 13, 10.

62 contrade d’Italia, che Pompeo aveva riservato a sé: ma le terre dell’est furono la tomba di Crasso, caduto a Carre combattendo contro i Parti, e quanto all’Italia, le sue città spalancarono le loro porte al conquistatore delle Gallie, quando egli marciò su Roma, precipitosamente abbandonata da Pompeo e dai suoi287.

Fin dalle prime battute Plutarco dunque traccia le tappe che condussero Cesare ad affermare la propria supremazia e le scelte operate per raggiungere tale potere, consegnando l’immagine di un lucido ideatore di strategie politiche e freddo esecutore di esse, un eroe perseguitato dal “demone” dell’ambizione che lo spingerà per tutta la vita a bramare il potere assoluto. Successo e fama costituiranno i cardini del programma politico del futuro dittatore e, al fine di conseguirli, egli chiese ed ottenne l’appoggio entusiastico del popolo e dell’esercito: fattori che potevano decisamente contribuire ad accrescere o distruggere la figura di Cesare ma che nel complesso inducono nel lettore uno stimolo alla riflessione, obbiettivo ultimo di Plutarco288.

Pur non mancando di mettere in risalto i tratti profondamente umani di questa titanica personalità (Cesare è propenso a perdonare chi gli si oppone e cede spesso alla commozione)289, Plutarco, a differenza di Svetonio, non indugia mai sugli aspetti più intimi e privati della vita del protagonista, evitando di dare adito ad indiscrezioni imbarazzanti: menziona Nicomede ma non accenna minimamente al love affaire bitinico che tanto spazio aveva trovato nell’opera svetoniana; non cita alcuna voce relativa alla presunta omosessualità passiva di Cesare né alle sue imprese amorose con matrone romane o straniere eccezion fatta per Ceopatra.

All’interno della trama narrativa è possibile rintracciare alcuni rumores, voci di cui lo storico di Cheronea non si cura di garantire l’attendibilità, generalmente introdotte dalla forma impersonale del verbo lego ( leghetai) traducibile con un “si dice che” o “ si vocifera che”, formula tipica dell’oralità. Mentre in altri biografi (si pensi a Svetonio) l’introduzione del rumor, del pettegolezzo, rispondeva essenzialmente ad un gusto per l’aneddotica fine a se stesso, che finiva col frantumare il personaggio in una serie di particolari controversi i quali non riuscivano a darne un ritratto unitario, le precise motivazioni ideologiche che stanno alla base delle Vite Parallele sembrano

287 Plut. Caes. 13, 32-35. 288 Vd. PELLING 1997, 215 ss. 289

Dopo Farsalo, Cesare è addirittura in apprensione per la sorte di Bruto, che ha appena combattuto contro di lui (Plut.Caes. 46, 4), e quando il re egizio Tolomeo XIV, per ingraziarselo, fa assassinare Pompeo, egli piange dinnanzi alla testa mozzata dell’avversario.

63 indurre Plutarco a servirsi di tali vociferazioni quali strumenti utili ad esaltare l’ethos del personaggio, il valore assoluto e paradigmatico di “tipo” psicologico e morale. Contemporaneamente, esse contribuiscono tuttavia anche a mettere in luce le forze sociali che ebbero un ruolo centrale nella scalata di Cesare verso il conseguimento del potere assoluto.

Percorrendo la via tracciata dai brani eidografici delle Vite, è possibile distinguere i rumores plutarchei riferiti a Cesare in due tranches: quelli diffusisi durante gli anni precedenti all’acquisizione del titolo di dictatore quelli risalenti agli anni della dittaura, dal 46 a.C. al 44 a.C.

Documenti correlati