• Non ci sono risultati.

Il castello di Pontes (Galtellì) – 4.7. Il castello della Fava (Posada) – 4.8. Il castello di Orosei

4.1. I Castelli

A partire dal X secolo si assistette nell’Europa cristiana ad una significativa manifestazione del fenomeno denominato “incastellamento”, ovverosia alla progressiva diffusione di opere architettoniche denominate castra e castella324. Lungi dal poter essere configurata in termini di appannaggio esclusivo del potere sovrano, l’attività di edificazione di fortificazioni rappresentò uno strumento finalizzato da un lato a consentire un consolidamento delle signorie fondiarie esistenti; dall’altro ad accompagnare l’istituzione di nuove organizzazioni sociali e territoriali. Sotto il primo profilo, le fortificazioni consentirono agli ecclesiastici di proteggersi da invasioni, trincerando le proprie signorie fondiarie; con riguardo al secondo aspetto, invece, conferendo a chi le possedeva il potere di ingiungere prestazioni di vario contenuto e natura ai soggetti che avrebbero dimorato entro il loro perimetro, le fortificazioni assunsero in Toscana, a partire dalla metà del X secolo, una

324

Tra il X e l’XI secolo furono edificati in Europa i primi castelli, ad opera rispettivamente dei francesi e dei normanni. Cfr. E. LOI, Il Castello, in Milites: castelli e battaglie nella Sardegna

490

difensiva, mostrava piuttosto una spiccata attitudine ad evolversi in senso signorile territoriale. Peraltro non sempre ebbe luogo un processo in tale direzione, posto che tra l’XI e il XII secolo fu attribuito ai castelli il compito di sovrintendere alla strutturazione signorile del territorio lontano dai centri cittadini, ovvero dall’epicentro politico-sociale-economico di un determinato distretto. Di un’analoga dinamica di incastellamento, comportante ad un tempo l’evoluzione delle autonomie cittadine e la strutturazione, nelle campagne, di un potere signorile territoriale325, non è possibile discorrere propriamente con riferimento alla Sardegna326. In generale, nella regione lo status quaestionis si profila molto spinoso, sia per il silenzio delle fonti documentarie fino al XII secolo327, sia per la penuria di insediamenti castrali giunti sino a noi.

In particolare, in Sardegna, per quanto concerne la storia delle fortificazioni, si identificarono due periodi: il primo, che si estese dal IX-X alla seconda metà del XII secolo, fu caratterizzato da fortificazioni autoctone, realizzate su diretta committenza dei giudici durante il periodo di indipendenza dei governi sardi328;

325 M.L. C

ECCARELLI LEMUT, Castelli e fortificazioni della Repubblica Pisana, Pisa, Pacini, 2009, pp. 4-6.

326 Alla luce degli studi finora condotti, non sembra sia esistito nell’isola il castrum inteso

comeincremento di densità della popolazione alle appendici di una fortificazione. Cfr. J.M. POISSON, Castelli medioevali di Sardegna: dati storici e dati archeologici, in «Archeologia Medioevale Cultura Materiale Insediamenti Territorio», XVI (1989), Firenze, «all’insegna del Giglio», s.a.s., pp. 191-204; ID., L’erection de chateaux dans la Sardaigne pisane (XIII siècle)

et ses conséquences sur la réorganisation du réseau des habitats, Actes du colloque

International tenu à Najac 1988, in «Château Gaillard», XIV, Université di Caen, Publication du Centre de recherche archéologiques médiévales, 1990.

327 Cfr. L. D’A

RIENZO, Gli studi paleografici e diplomatistici sulla Sardegna, in «Archivio Storico Sardo», vol. XXXIII (1982), a cura della Deputazione di Storia Patria per la Sardegna, Cagliari, S.T.E.F., 1983, pp. 43-80.

328 Secondo J. Day il XII fu il secolo d’oro per quanto concerne la costruzione dei castelli

nell’isola. Nella categoria dei castelli più antichi rientra il castello Medusa ad Asuni (OR), il castello Serla a Domusnovas Canales (OR), la fortezza Erculento sul monte Arcuentu (OR). Cfr. J. DAY, Gli uomini e il territorio: i grandi orientamenti del popolamento sardo dall’XI al

XVIII secolo, in Storia dei Sardi e della Sardegna, il Medioevo dai Giudicati agli Aragonesi, a

491

il secondo, situabile a metà del XIII secolo, contraddistinto da castelli di committenza non sarda e correlato alla volontà di razionalizzare e controllare le produzioni minerarie, assemblò fortezze coloniali venute alla luce grazie a Pisa e Genova, città radicatesi in Sardegna tra XII e XIII secolo. Una gestione diretta dei territori dunque, a sua volta specchio della stabilizzazione delle famiglie signorili italiane quali i Capraia, i Donoratico, i Visconti. Storicamente si definì la natura delle committenze; nella fattispecie: pubblica e giudicale quella relativa al primo periodo, privata e signorile quella concernente il secondo; mentre tra i caratteri distintivi del primo gruppo di castelli vi è la sobrietà della muratura, perchement optimum, lontananza dalle vie di comunicazione e dall’abitato. Al di sopra di obsolete architetture di epoca bizantina, originate all’inizio del Medioevo dai giudici per la difesa delle rispettive zone di influenza, i castelli testimoniarono e potenziarono la sovranità degli stessi, trasformando quelli che in un primo tempo erano stati solo limites amministrativi, in vere e proprie linee di confine fra Stati.

I castelli sardi, posti a presidio delle vie di comunicazione del territorio, incarnano sì l’autorità statale ma non le logiche delle società feudali329, e così le fortezze più antiche erano ubicate ai confini dei regni locali, intervallate dai massici centrali dell’isola, altrettanto inespugnabili330, a sovrastare estese vedute, in funzione difensiva. Questi aspetti non tramutarono il distinguo tra le funzioni politico- economico-sociali svolte dal castello nell’apparato feudale ed

329 G. F

ASOLI, Feudo e castello, in «Storia d’Italia», vol. V, Torino, Einaudi, 1973, pp. 263-73; A.A. SETTIA, I castelli medioevali, un problema storiografico, in «Quaderni medievali», n.5, giugno 1978, pp. 110-120.

330 F.C. C

ASULA, Castelli e fortezze, in Atlante della Sardegna, a cura di R. Pracchi, A. Terrosu Asole, fasc. II, tav. 40, Roma, Edizioni Kappa, 1980, pp. 109-114.

492

castelli che videro la luce nel XIII secolo, in seguito alla venuta di Pisa e di Genova e alla progressiva disgregazione dei quattro giudicati332, furono eretti dalla città dell’Arno allo scopo di potenziare il proprio dominio sull’isola; alcune categorie consentono inoltre di discernere una sequela di architetture come costruzioni pisane ex nihilo. Ciò è comprovato anche dall’inesistenza di documenti attestanti tali costruzioni prima del XIII secolo, mentre in seguito sono documentate in modo quasi costante. Queste fortificazioni, facenti parte del demanio privato delle famiglie Capraia, Donoratico e Visconti, hanno fatto supporre che gli stessi esponenti di tali casate avessero avuto l’iniziativa di farle erigere333. Tuttavia, ambedue le modalità non sembrano essere alla base della concentrazione delle popolazioni, in quanto le costruzioni signorili sorsero in zone non occupate prima da quella tipologia di fabbricato. L’area limitrofa alla fortificazione fu caratterizzata da una persistente densità abitativa che non solo si poté far risalire all’età giudicale, bensì a periodi storici

331 G. S

PIGA, Aspetti e problemi del castelliere sardo medioevale, in Il riuso dei castelli. 1° Convegno Nazionale (Tarquinia 8-9 giugno 1984); ID., Fortificazioni catalano-aragonesi in

Sardegna nel XIV e XV secolo, in 2° Convegno Internazionale “Il riuso dei castelli” (Pisa 28-

30 giugno 1985), in «Medioevo. Saggi e rassegne», n.10 (1985), pp. 139-144; ID., La

storiografia militare della Sardegna catalano-aragonese in «Medioevo: saggi e rassegne», n.

12 (1987), Cagliari, Edizione sarda Fossataro, pp. 119-128; A. CASTELLACCIO, Il castello

medioevale di Osilo, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del primo Convegno

internazionale di studi geografico-storici, 2. Gli aspetti storici (Sassari, 7-9 aprile 1978), Sassari, Edizioni Gallizzi, p. 325, n.1.

332

I Giudicati di Torres, Gallura e Cagliari scomparvero dopo essere stati assoggettati e fiaccati da guerre e lotte interne; in seguito i numerosi castelli assunsero importanza dal punto di vista economico-istituzionale. Cfr. S. PETRUCCI, Storia politica e istituzionale della Sardegna

medioevale, in «Storia dei Sardi e della Sardegna», Milano, Jaca Book, 1988, vol. II, pp. 141-

143 e 151-154; F.C.CASULA, Castelli e fortezze, cit., cap. XIV.

333 Il castello Gioiosaguardia di Villamassargia (CA) ha una forma rettangolare, anche se

disposto su una sommità, e il castello Orgoglioso di Sassai (CA) presenta una pianta simmetrica. L’esempio più elaborato è quello del castello San Michele a Cagliari, la cui pianta forma un quadrato con torri angolari. L’uso delle piante regolari è un argomento supplementare importante per confermare l’attribuzione al XIII secolo di questa serie di fortificazioni.

493

precedenti334. I villaggi, ubicati nell’area contigua alla fortificazione e caratterizzati dalla presenza di edifici ecclesiastici, avvalorano l’ipotesi del Poisson secondo la quale i castelli signorili ricoprirono il ruolo di centri di amministrazione territoriale; scenario che si sarebbe conservato inalterato sino all’arrivo degli Aragonesi335. La stessa struttura politico-istituzionale della Sardegna che nei secoli precedenti il Mille era divisa nei quattro regni o «giudicati» di Arborea, Cagliari, Gallura e Torres, fece sì che l’isola rimanesse estranea al regime feudale, il cui istituto fece la sua comparsa solo nel momento in cui nel resto d’Europa era sulla via del tramonto336. Proprio nel momento in cui i castelli erano in procinto di rivestire un ruolo attivo nel territorio, ovvero all’inizio del secolo XIV, il destino della Sardegna passò dai Pisani ai Catalano- Aragonesi, i quali, in ottemperanza al trattato di Anagni del 1295, perfezionato due anni dopo dalla investitura feudale di Bonifacio VIII del Regnum Sardinie et Corsice a Giacomo II d’Aragona, nel 1323 intrapresero la campagna militare per concretizzare il regno337: nei territori asserviti venne istituito il feudalesimo e le città sarebbero state difese militarmente dalle fortezze ubicate nei territori infeudati. Fu lo stato di belligeranza ad imporre la

334 Le straordinarie costruzioni nuragiche come la Reggia di Barumini, possono essere

considerati veri e propri castelli con tutte le funzioni militari che furono prerogative delle fortificazioni medievali. E. LOI, Il Castello, cit., p. 23.

335 F.G.R. C

AMPUS, I Castelli medievali della Sardegna: tra storia e modelli insediativi in Tra diritto e storia, Studi in onore di Luigi Berlinguer promossi dalle Università di Siena e Sassari, tomo I, Rubbettino Editore, 2008, pp. 193-236; ID., Castelli e dinamiche dell’insediamento

urbano nella Sardegna bassomedievale (XII-XIV secolo) in Identità cittadine ed élites politiche e economiche in Sardegna tra XIII e XV secolo, Sassari, Edes, 2010, pp. 29-62.

336 M. T

ANGHERONI, La Sardegna prearagonese: una società senza feudalesimo? In «Collection de l’École Française de Rome», XLIV, Roma 1980, ID., Il feudalesimo in

Sardegna in età aragonese, «Annali della Scuola Normale di Pisa», III, 1973.

337 A questo proposito vedi A. A

RRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña por Jaume II de

Aragón, Barcellona, S.A. Horta I.E., 1952; F.C. CASULA, La Sardegna aragonese, 1. La

Corona d’Aragona, in Storia della Sardegna antica e moderna diretta da Alberto Boscolo,

Sassari, Chiarella, 1990; B. ANATRA, Dall’unificazione aragonese ai Savoia, Storia d’Italia diretta da Giuseppe Calasso, in J. DAY, B. ANATRA, D. SCARAFFIA, La Sardegna medievale e

494

benefici feudali . Lo scoppio del conflitto con l’Arborea pose fine alla possibilità che queste poderose costruzioni architettoniche fossero redditizie e onorifiche concessioni facendole divenire dure postazioni di prima linea, frequentemente assediate ed assaltate339. Se in epoca giudicale la miope funzione dei castelli è riconducibile alla stessa istituzione; è evidente che la lungimiranza delle repubbliche marinare di Pisa e Genova modificò la monolitica struttura locale, potenziando le attività produttive isolane, facendo emergere nuovi centri proprio intorno ai castelli, in prossimità dei quali gli abitanti cercarono da un lato protezione e dall’altro beneficiarono sia dei sistemi di produzione sia del mercimonio dei loro prodotti340, ma il processo fu infranto dalla campagna militare della Corona anche se le responsabilità non sono da ravvisare precipuamente nelle strutture feudali imposte sui territori assoggettati. Infatti, la guerra, che ebbe come teatro il regno di Sardegna fino al XIV secolo, soffocò sviluppi nei diversi ambiti, esigendo il ritorno all’esclusivo, seppur miope, ruolo militare del castello. Liquidata la guerra con l’Arborea e repressa nel Quattrocento la ribellione feudale guidata dai marchesi di Oristano, il potere regio non si prese più cura delle costose strutture fortificate isolane e così la maggior parte dei castelli sardi fu destinata a perire341.

338

M. TANGHERONI, La città dell’argento. Iglesias dalle origini alla fine del Medioevo, Napoli, Liguori Editore, 1985, pp. 282-284.

339 B. A

NATRA, Dall’unificazione, cit., pp. 82-137, R. CONDE Y DELGADO DE MOLINA, La Sardegna aragonese, in «Il Medioevo: dai Giudicati agli Aragonesi», Milano, Jaca Book,

1988, pp. 251-278.

340 M. T

ANGHERONI, L’economia e la società della Sardegna (XI-XIII secolo), in «Il Medioevo: dai Giudicati agli Aragonesi» cit., pp. 157-191; S. PETRUCCI, Storia politica e istituzionale, cit., pp. 113-153.

341 F.C. C

ASULA, Castelli e fortezze, cit., cap. IV; F. SEGNI PULVIRENTI – G. SPIGA,

495

d’Aragona in Italia (Sassari-Alghero 19-24 maggio 1990), XIV Congresso di Storia della

496

Tra le tante strutture fortificate del Giudicato di Cagliari, una delle più significative è sicuramente rappresentata dal castello di Acquafredda342, risalente al XIII secolo, situato a circa 253 metri sul livello del mare, in cima ad un cono vulcanico, a presidiare la valle del Cixerri, territorio, quest’ultimo, su cui Pisa diresse le proprie mire espansionistiche già a partire dalla metà del XIII secolo. In particolare, tra il 1256 e il 1258 si ebbe l’iniziativa congiunta

342

Sul castello di Acquafredda vedi R. CARTA RASPI, Castelli Medioevali di Sardegna, Cagliari, Edizioni della fondazione Il Nuraghe, 1933, pp. 35-39; F. FOIS, Castelli della

Sardegna Medioevale, Cinisello Balsamo (MI), Silvana editoriale, 1992, pp. 49-57; ID., Il

castello di Acquafredda di Siliqua. Contributo alla storia delle fortificazioni in Sardegna, in

«Studi Sardi», vol. XVII (1959-61), Sassari, 1962, pp. 441-461; G. MANNO, Storia di

Sardegna, Torino, 1926, tomo II, p. 120 e 351; F.C. CASULA, Castelli e fortezze, cit., fasc. II, tav. 40, pp. 109-114; Il castello di Acquafredda: note di storia e di archeologia, a cura di D. SALVI – I. GARBI, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici per le provincie di Cagliari e Oristano, RTP Castelli di Sardegna, Settimo Milanese (MI), Lalitotipo srl, 2010. Per quanto riguarda gli studi di carattere storico sul castello di Acquafredda, si veda G. SPANO, Raccolta dei monumenti antichi in ogni genere di

tutta l’isola di Sardegna, in «Bullettino Archeologico Sardo» (IX-X), Cagliari, Tipografia

Timon, 1885; ID., Carta della Sardegna secondo i suoi antichi quattro giudicati, in «Bullettino Archeologico Sardo» (X) Cagliari, Tipografia Timon, 1864; A. DELLA MARMORA, Itinerario

dell’Isola di Sardegna, Cagliari, sui tipi di A. Alagna, 1868; C. BRUNDO, Il castello di

Acquafredda: scene storiche del secolo XII, Cagliari, Tipografia Timon, 1878; F. VIVANET,

Note per la storia del Castello di Acquafredda in Sardegna, Cagliari, Tipo-Litografia

Commerciale, 1891; A. SOLMI, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medioevo, Nuoro, Ilisso, 2001; M. PINTOR, Acquafredda: il castello del Conte Ugolino, Cagliari, Valdes, 1962; P.F. SIMBULA,Il castello di Acquafredda: appunti sulla vita quotidiana in una fortezza sarda nel Trecento, in «Quaderni bolotanesi», 18 (1992), pp. 265-299; C. FERRANTE, La vita

sociale nei castelli sardi nell’età aragonese (secc. XIV-XV) in «Archivio Storico Sardo», vol.

37 (1992), pp.126-143; F. FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna, Cagliari, Edizioni della Torre, 1996; G. MURRU, Il Castello di Acquafredda nel Medioevo, in Milites: castelli e

battaglie nella Sardegna tardo-medievale (Cagliari, Cittadella dei Musei, 7-31 dicembre 1996),

Cagliari, CELT, 1996, pp. 31-34; G. SERRELI, S. SITZIA, S. CASTELLO, Il Castello di

Acquafredda e il suo territorio, 2002. Le citazioni di una località che porta il nome di

Acquafredda risalgono all’XI secolo. Cfr. P. TOLA, Codex Diplomaticus Sardiniae, Torino, 1861, tomo I, doc. XIX; B. GUERARD, Cartulaire de l’Abbaye de Saint Victor de Marseille, Paris, 1857;S. PETRUCCI, Re in Sardegna A Pisa cittadini. Ricerche sui «domini Sardinee

pisani» Bologna, Cappelli editore, 1988, p. 65. Ad una villa di Aqua Freda, nella curatoria di

Sigerro, si riferiscono più tardi le rendite pisane del Giudicato di Cagliari. Cfr. F. ARTIZZU,

Rendite pisane nel giudicato di Cagliari nella seconda metà del XIII secolo, in «Archivio

Storico Sardo», XXV (1958), fasc. 1-2, a cura della Deputazione di Storia Patria per la Sardegna, Padova, Cedam, 1957, pp. 329-431.

497

del comune della città dell’Arno e di tre fra le più potenti famiglie nobili, per effetto della quale nel luglio 1258 fu sferrato l’attacco definitivo a Santa Igia e fu riportata una strepitosa vittoria sugli eredi Massa343 e sui Genovesi, con la conseguente spartizione in tre parti del Giudicato cagliaritano fra Guglielmo di Capraia, giudice d’Arborea, ed i suoi alleati Giovanni Visconti, giudice di Gallura, Ugolino e Gherardo di Donoratico, iudices tertie partis regni

Kallaritani344.. A quest’epoca risale, probabilmente, la costruzione e

ricostruzione dei due castelli di Gioiosaguardia e di Acquafredda, che tanta importanza avrebbero avuto poi nella storia della regione345. Si concretizzarono

343

P. FABRICATORE IRACE – P.F. SIMBULA, La caduta di S. Igia, in S. Igia capitale giudicale, a cura di B. Fois, Pisa, 1986, pp. 243-248; S. PETRUCCI, Tra S. Igia e Castel di Castro di

Cagliari: insediamenti, politica, società pisani nella prima metà del XIII secolo, in S. Igia: Capitale giudicale. Contributi all’incontro di Studio «Storia, ambiente fisico e insediamenti umani di S. Gilla» (Cagliari, 3-5 novembre 1983) Pisa 1986; A. BOSCOLO, Una nota su Guglielmo I di Massa giudice di Cagliari e sulla Compagnia della Samarra, in Sardegna, Pisa

e Genova nel Medioevo, Genova, 1978, pp. 51-69; ID., Sardegna, Pisa e Genova nel Medioevo,

collana storica di fonti e studi diretta da Geo Pistarino, Genova, Istituto di paleografia e storia medievale, 1978. M. BRANCA, Contesa per il dominio della Sardegna tra le due repubbliche di

Pisa e Genova, in «Archivio Storico Italiano», 1920.

344 I Visconti, già padroni del giudicato di Gallura, ebbero la parte orientale; i da Capraia, già

signori dell’Arborea, la parte centrale; i Donoratico della Gherardesca la parte occidentale. Questa, poi, fu divisa tra i due rami della famiglia, che si intitolarono, perciò, Signori della Sesta Parte del Cagliaritano. Cfr. S.PETRUCCI, Re in Sardegna, cit., pp.147-161.

345 Nel Cagliaritano è arduo distinguere i castelli giudicali da quelli pisani. A giudicare

dall’ubicazione, sembra probabile che siano castelli giudicali Hullastre, della Rosa, di Tissilo e di Osini. Sono pisani i castelli di Castro di Cagliari, Iglesias, Gioiosaguardia, Acquafredda. Cfr. F.C. CASULA, Castelli e fortezze, cit., fasc. II, tav. 40, p. 110. In questo senso è rappresentativo il caso del Sulcis, in cui la presenza di una fortificazione a difesa della città era certa dal momento che gli arabi effettuarono incursioni devastatrici e bersagliarono più volte la zona per insinuarsi e saccheggiare, attraversando la vallata del Cixerri, nel Campidano, tesi avvalorata anche dal fatto che secondo lo Spano nell’isola di S. Antioco la forma del castrum è quella tipica dei forti dell’età bizantina e riconducibile a quelli coevi dell’Africa del nord. Cfr. G.R. CAMPUS, Castelli, cit., p. 38. In tal senso i castelli di Castro e di Carloforte furono per gli arabi un sicuro rifugio in caso di ripiegamento precipitoso, e questo fece supporre che le isole fossero in loro possesso e costituissero la base strategica da cui far partire gli assalti, al punto che per arginare queste incursioni i Giudici dovettero fortificare Iglesias, Domusnovas di fronte al castello di Gioiosaguardia e, allo sbocco della vallata, il castello di Acquafredda. E poiché un’invasione sarebbe potuta provenire anche dal golfo di Palmas verso Giba e Narcao, edificarono il castello di Tuili nei pressi di Tratalias. A completamento di questo sistema di difesa, nella costa meridionale, eressero il castello di Domusdemaria e quello di Pula che dovettero avere come scopo principale quello di preservare gli indigeni. Cfr. J.M. POISSON,

498

nella Sardegna meridionale dove si indirizzarono gli interessi minerari già attuati nelle aree toscane346. Fonti genovesi riferiscono che nel 1272 il borgo di Acquafredda apparteneva al conte Ugolino; nello stesso anno risultava già avvenuta l’ulteriore suddivisione del terzo del Giudicato cagliaritano assegnata ai Donoratico nei due sesti rispettivamente di Ugolino e Gherardo347. Solo due anni dopo, nel 1274, Ugolino venne richiamato a Pisa e gli venne intimata la rinuncia ai suoi possedimenti. Nello stesso anno però rientrò in Sardegna ed ancora nel 1285 risulta Signore della Sesta Parte del regno di Cagliari e podestà di Pisa: con questi appellativi infatti è ricordato nelle iscrizioni della chiesa di Santa Chiara di Iglesias348. Nel 1288, con l’incalzare degli avvenimenti che videro il contrasto fra il Comune di Pisa e Ugolino349, il castello divenne

(1100 circa), Barigadu, Etzu, Ghilarza, Laconi, Las Plassas, Medusa, Monreale, Senis. A questi si deve aggiungere la fortezza di Cabras. Cfr. F.C. CASULA, Castelli e fortezze, cit., fasc. II, tav. 40, p. 110. Gli studi finora condotti inducono a credere che un castello dovette esistere nei pressi di Villacidro, ubicato di contro al castello arborense di Erculentu come quello di Sanluri lo era rispetto a Monreale. Al confine campidanese, all’estremo opposto del castello di Acquafredda, si ergeva quello di Baratuli nei pressi di Monastir, e più tardi fu edificato il castello di Villasor. La zona orientale aveva i tre importanti castelli di Orguglioso, di Chirra e del Sarrabus; e al confine con la Gallura si ergevano i castelli di Lotzorai e quello della Rosa; difesa da questo vero e proprio cordone sanitario, vi era S. Igia, la residenza dei Giudici edificata nei pressi dello stagno omonimo. Cfr. R. CARTA-RASPI, Castelli, cit., pp. 19 sgg.

Documenti correlati