Tracciare con precisione un catalogo delle aree dei mulini risulta alquanto difficile e molto approssimativo, i ritrovamenti archeologici che possano dimostrare l‘effettiva presenza di tali strutture sono rarissimi, per cui la mappatura deve basarsi su piccoli stralci recuperati da fonti storiche e citazioni all’interno di opere più ampie. Numerose sono le sentenze di donazioni, testamenti e vendite in cui i mulini passano da un proprietario ad un altro, subendo modifiche e restauri, ed è sulla base di queste testimonianze che cercherò di creare un quadro e uno sviluppo, dove le fonti lo permettono, seguendo nei secoli l’evoluzione di tali strutture. Durante la ricerca archivistica non ho trovato più di qualche riga dedicata ai mulini, raramente vengono indicate le loro funzioni e scarsamente descritte le strutture nella loro totalità, solo brevi cenni sul numero di ruote che operavano.
Giacomo Filiasi nelle sue Memorie storiche descrive le diverse tipologie di mulini presenti a Venezia, basandosi sulle sentenze del Codex Pubblicorum, afferma che erano numerosi nelle lagune; l’isola di Rialto ne aveva sul Canal Grande, a S. Benedetto, a Santa Lucia, a San Giorgio Maggiore e in altri luoghi, intorno a Lido maggiore, nel canal grande di Mazzorbo, in quello di Torcello e Murano.148
Le testimonianze che attestano la presenza di mulini in tutta la laguna e nell’entroterra, sono innumerevoli, per cui in questo capitolo, prenderò in esame solamente alcune zone, quelle in cui è stato possibile ricostruire, in un arco temporale più o meno definito, un percorso di sviluppo e utilizzo di questa attività.
4.1 Venezia
Basandoci sulle evidenze storiche e archeologiche è possibile delineare un territorio sommario dell’area rivoaltina prima del IX secolo, compresa tra le anse del meandro fluviale, che nel primo tratto viene chiamato flumen Mestre149 e successivamente prende il nome di Rivus Altus, e il canale Viganum denominato anche canale della
148
Filiasi, 1811, p. 403-404 149
Codex pubblicorum , Sentenza III,c. 9 v., 1151, giugno, flumine de Mestre et da suprascripto flumine a latere de
65 Giudecca150. Essi si unificano nel Canal Grande che va dalla Dogana alla Motta di S. Antonio.151
L’area urbana era sicuramente meno vasta di quella attuale, a testimonianza di ciò la numerosa presenza di laghi, saline e mulini che compaiono nei documenti tra il X e il XIV secolo.152 [fig.1-2] Inizialmente il terreno emerso doveva limitarsi a sottili lingue di terreno lungo il corso del Canale Grande, sulle cui sponde si concentravano le zone abitate, mentre alle spalle di queste aree, dove l’elemento acqueo era prevalente, si riunivano le attività produttive.153
Dai documenti del XIII secolo si ricava un’immagine della città in espansione, non solo dal punto di vista commerciale, ma anche nel settore dell’edilizia. La necessità di creare nuovi alloggi, in seguito alla crescita della popolazione, trova nella bonifica delle aree marginali il metodo più idoneo per la creazione di nuove costruzioni. La spinta verso l’ampliamento del suolo urbano porta alla riduzione e successivamente all’abbandono delle attività molitorie.154
I primi mulini a scomparire sono quelli posti su sandones, utilizzanti i decorsi fluviali, dei quali rimangono testimonianze fino al XIII-XIV secolo sulla gronda del territorio ilariano155. In seguito alla crisi salinaria, quando l’ultima trasgressione alza i livelli marini, i fondamenta vengono distrutti e probabilmente abbandonati156, in alcuni casi vengono riutilizzati gli antichi laghi arginati che ospitavano le saline, per l’installazione di mulini, che, entro certi limiti, riuscivano a resistere a livelli d’acqua più alti. Ma alla fine dei secoli XIV-XV anche queste strutture vengono eliminate dall’economia veneziana del territorio rivoaltino. 157
Si può ritenere che i grandi laghi interni e limitrofi al contesto rivolatino si siano formati per effetto della seconda trasgressione marina tra il IX e l’inizio del X secolo.158
Il Lacus Badovarorum, al centro del grande meandro del Canal grande, è un esempio di colonizzazione familiare, come dimostra il documento del 1038 in cui compare l’atto
150
ASVe, SEA, Capit. I, n. 342, c.28 v., 1360 Canale Viganum, quod est Canale Judaiche 151
Dorigo,1983, p. 185. 152
Canal, 2013, p. 204 153
Beltrame, Minini, Pizzinato, 2010, pp. 40-41 154
Bortoletto, 2000, p. 145 155
Dorigo, 1983, p. 511 156
SS. Ilario e Benedetto e S. Giorgio, N. 12, 1075, p. 48 ..una pecia de luto acosa aqua sopra labente deinfra nostro
laco que olim fuit fondamentum salinarum et nunc desertum permanent, positum supra canale Vigano..; N. 51, 1081 .. aqua, ubi olim fundamentum salinarum fuit et vos modo ibi aquimolum fabricatum habetis.., N. 122, 1119 , p 268
..paludem et aqua.. quandam fuit fundamento salinorum.. ad edificandum molendinum fundamentum salinarum.. 157
Dorigo,2003. p.511 158
66 di divisione tra i cugini Orso e Truno Badoer159, in questa sentenza il lago viene definito
lacus nostri aquimoli160; a partire dal X secolo, viene diviso in due grandi sezioni con la
creazione di un’opera idraulica, il rio Marin.161
Zanetti nella sua opera, per dimostrare che l’uso dei mulini è insito nella città, cita una carta del 1107 in cui un certo Pietro Marino prende “unam peciam de terra vacuam
positam in confinio Sancti Pantalonis.. firmat in lacu S. Crocis quod si aliquo tempore de ipso suprascripto lacu aquimoli faceris fundamentum salinarum, non nullam latrinam facere infra ipsum lacum nec habere debeamus per ullum ingenium”.162
Nel 1236
leggiamo che una parte del lago confina con S. Pantalon e una parte con S. Simeone apostolo “..peciam lacus.. suum latus partim firmat in possessionibus vicinorum S.
Pantaleonis, unum suum caput firmat in possessionibus S. Symeonis apostoli.. 163, inoltre, interessa anche i confine di S. Tomà, S. Croce, SS. Simone e Giuda e S.Stin. All’interno si possono riconoscere, per intervenute suddivisioni, diversi laghi ..lacus S.
Crucis,164 lacus S. Simeonis165, il lacus S. Pantaleonis166 , il lacus S. Laurentii167 e il lacus Maurocenorum.168
Nel 1142 Pietro de Bampaturiis e la moglie Pinia, donano a Marco Zancairolo del “confinio Sancti Simeonis Prophete.. tota suprascripta proprietas totius terre et case..
uno suo capite firmat in rivo Marino unde est introitus, exitus, iunctorium et iaglatio. Tamen in capite de ista terra que firmat in iandicto rivo Marino debeat habere callem latum pedes tres per quem homines qui steterint in molendino Badovarii.. ire et redire debeant in die et in nocte.. ”169
, l’estremità di questa terra deve avere una calle larga 3
piedi per tutti gli uomini che stanno nel mulino Badovario così che possano andare e tornare nel giorno e nella notte senza alcun ostacolo.
Nell’area di Canareggio troviamo un’altra serie di laghi tra cui il lacus molendinorum170
di proprietà di Pietro Foscari, che nel 1107, diventa di proprietà del monastero di S. 159 Dorigo, 2003, p. 902. 160 ASVe, CDV, n. 83, 1038 161 Dorigo, 2003, p. 870 162
Zanetti, 1841, p. 63 Un pezzo di terra libera posta nel confino di S. Pantalone.. Fortificata nel lago di S. Croce che
se in altro tempo dello stesso lago dei mulini avreste fatto una salina, noi non faremo nessuna latrina dentro lo stesso lago ne dobbiamo avere per nessuna ragione.
163
SMGFr, B. 110, 1236 164
CDV, n. 2522, 1164, alio eius capite firmante in lacu S. Crucis, 165
PSMU, n. 134, 1233, .. firmat in lacu S. Crucis.. altera quidem firmat.. in lacu S. Simeonis 166
CIN, b. 126, 1330, ..et aliud suum caput firmat in lacu S. Pantaleonis.., n. 126, 1341, ..terra vacua et pontili in lacu
S. Pantaleonis..
167
CIN, b. 126, 1297 168
CIN, b.126, 1341, et ab alio capite firmat in lacu Mauroceno.. 169
SSE, b. 3, n. 1966, 1142, agosto, Rialto 170
CDV, n. 281, 1087 facendi argelem per trasversum de.. lacu molendinoru.. ipsum argelem incolumen retinere
67 Zaccaria, come si legge nella donazione fatta dalla badessa del monastero a Martino Marino “..aqua desuper labente qui fuit de.. aquimolo posito in Luprio qui quondam fuit
defuncti Petri Foscari russi.. in capite quod firmat in canale de Luprio..”171
Nel 1152, la
badessa concede a Marino Ciprano una parte di acqua in cui “lacu ubi partim noster
molendinus antiquitus macinabant..”172, poco meno di cinquant’anni dopo, nel lago inizia
a cessare l’uso dei mulini.
Altro lago presente in quest’area è il lacus aquimoli di proprietà del monastero dei SS. Martiri Secondo ed Erasmo, nel 1138 viene donato un pezzo di guado dentro al lago dei mulini di proprietà del monastero “pecia de luto de aqua supra labente de infra lacu
Sanctorum Martirum Secondi et Erasmi.. promitto ego quidam Petrus Steno.. con meo precio et expendio elevare et cultare promito et cuicumque eam dedero perpetuis temporibus cultam et incollumen retinere promitto, ita quod predictus vester lacus aquimoli per eam nullum dapnum habere debeat..”173
, nel 1177 vengono menzionati due mulini “..due sedilio molendinorum posita in loco qui dicitur Canaliclus..”174
che nel 1284 non risultano più in funzione “in capite Canaregli, ubi condam fuerant
molendina..”175
Infine troviamo il lacus S. Danielis176 che nel 1325 il monastero di San Daniele cede al comune di Venezia per l’espansione dell’arsenale177
, ma che fino a quel momento ospita mulini. Nel 1220 “..lacum.. cum suo agere et terra illa et fundamenta tota super
quam una nostra domus lignea et molendina duo erant hedificata..”, la sentenza
prosegue indicando i confini del lago. 178
I due mulini, nel 1291, vengono dati in affitto per quattro anni a Girardo Pancolo con l’obbligo di tenerli in buono stato “Dominus Iohannes prior Sancti Daniel”is” concedit ad
fictum sua molendina posita apud sanctum Danielem in aquis, que sunt due rote, Girardino Pancoculo Sancti Angeli, solvendo pro ficto soldos XXXX grossorum in anno,
171 CDV, n. 442, 1107 172 CDV, n. 21222, 1152 173
SSSE b.1, 1138, luglio, Rialto, b. 7, n. 723, 1139, ottobre, Rialto, b.8 174
SSSE, b. 30, 1177 175
CP, b.6, 1284 176
Codex Publicorum, sentenza XX, 1289, 13 agosto, Rialto. lacum molendinorum Sancti Danielis ab angoli muri de
Arsenatu recto tramite usque ad murum monasterii Sancti Danielis..
177
CIN, b. 126, 1332 lacu S. Danielis super quem nunc factus est arsenatus.., ASV, Commemoriali, II, c. 176v, 20 dicembre, 1325.. totum lacum.. cum suo aggere et terra illa et fundamenta tota..
178
ASVe, Commemoriali, r. II, 179 r. v., 1220 .. Dictus autem lacus firmat uno suo capite partim in terra.. monasterii
et partim in quibusquam proprietatibus quorundam parochianorum Castellane ecclesie, et alio capite firmat partim in arsena et partimin quibusdam proprietatibus parochianorum S. Martini, et partim in quibusdam proprietatibus de quibusdam parochianie ecclesie S. Blasii. Unum eius latus firmat in palude et aliud partim in quibusdam
proprietatibus quorundam parochianorum ecclesie S. Blasii et partim cum dicta terra et fundamento in rivo de Castello et partim in quibusdam proprietatibus de quibusdam parochianis ecclesie Castellane.
68
omni persona et tu teneris frumentum nostrum et famiglie nostre molere. Ipsa molendina debes tenere in decenti statue et in decenti statu termino finito nobis reddere nobis tam in arçeribus, aquis e molis.”179
, nel 1303 si ritrovano ancora “lacum in quo sunt due rote molendinorum..”180
Fig. 1- Fisiografia urbana del territorio della Civita Rivolati alla fine del XII sec., evidente l’estensione dei laghi interni e della palude circostante (da Dorigo, 2003, supplemento cartografico, tavola sinottica 1)
179
Not. XIIIs, Sentenza 433, 1291, 4 dicembre. 180
69
Fig.2- Topografia della Civitas Veneciarum intorno al 1360, sono ben visibili i laghi interni e le paludi circostanti. (da Dorigo, 2003, supplemento cartografico, tavola sinottica 2)
4.2 Mazzorbo
Piccola isola situata nella laguna nord, a sudest si affaccia sulla palude di Santa Caterina e a ovest sulla palude del Monte, a sudovest è collegata tramite un ponte all’isola di Burano, mentre a nordovest un canale la divide da Mazzorbetto.
Conosciuta come Maiorbum, “città maggiore”, rivestì un’importante ruolo commerciale grazie alla posizione molto favorevole e alla vicinanza dell’importante Emporium mega di Torcello181. Il Corner, nella sua opera, così la descrive: "...dividesi ella [l’isola di
Mazzorbo] in due parti per un largo canale, che le scorre per mezzo, e separa l’isola in occidentale ed orientale, e posta nel mezzo dell’altre isole fu nei tempi remoti il luogo più ameno al respiro de’ Nobili.182
Vi erano cinque monasteri: S. Eufemia, S. Maffio, S. Maria Valverde, S. Maria delle Grazie e S. Caterina; e ben cinque parrocchie: S. Pietro, S. Bartolomeo, S. Angelo, S. Stefano e Ss.Cosima e Damiano. [fig.3]
181
Morachiello, Scartabello, 2000, p. 10.
182 Corner, 1758, p.589. Nella parte orientale dell’isola, vi erano due parrocchie quella di S. Pietro e quella di S. Bartolomeo
70
Fig. 3 – Veduta aere dell’isola di Mazzorbo nella quale sono inseriti chiese e monasteri
Le testimonianze di mulini a Mazzorbo sono tarde, probabilmente l’attività si sviluppa e rafforza dal momento in cui nell’isola si sviluppano attività monastiche volte alla vita campestre più che al commercio. Nel 1245 leggiamo ” Aurofina e Cecilia ff. qd. Pietro
Ruybolo dal confinio di S. Pietro di Mazzorbo concedono a Pietro Mocenigo dal confinio di S. Giovanni Grisostomo e a Pietro f. qd. Tommaso Viaro dal confinio di S. Maurizio di prolungare il capo dell’argine dei loro mulini sino all’inizio del loro orto con diritto di passaggio attraverso una casa di esse per recarsi all’argine”,183
questo
dimostra che i mulini erano già presenti e funzionanti, nell’isola, ben prima di questa data. Qualche anno dopo, ritroviamo gli stessi Mocenigo e Viaro in un atto di divisione per gli stessi mulini dei quali vengono indicati anche i confini “divisione fra Marco
Mocenigo dal confinio di S. Giovanni Grisostomo e Matteo figlio di Pietro Viaro dal confinio di S. Maurizio, per se e quale procuratore del fratello Nicola, di mulini in Mazzorbo. Confini: case poste nel canale di S. Pietro, orti dei vicini di S. Pietro, palude del canale di S. Tommaso, tolpata del revetine, rio delle pietre, barene presso il canale di S. Tommaso.”184
183
Fondo Viaro B. 1 Pergg. n. 146, 1245, 15 luglio, Mazzorbo. Aurofina e Cecilia figlie di Pietro Ruybolo dal confinio
di S. Pietro di Mazzorbo concedono a Pietro Mocenigo dal confinio di S. Giovanni Grisostomo e a Pietro figlio di Tommaso Viaro dal confinio di S. Maurizio di prolungare il capo dell’argine dei loro mulini sino all’inizio del loro orto con diritto di passaggio attraverso una casa di esse per recarsi all’argine.
184
Fondo Viaro, B. 2 pergg., 1289, 12 febbraio, Rialto, anche in San Maffio di Mazzorbo, busta 2, sentenza n.670, 1289, marzo, Instrumento in pergamena in atti di Pre Nicolò di chiesa di Lio Nostro. Divisione fatta tra Marco
71 Nel 1296 la divisione dei mulini posti a Mazzorbo, “..confinanti con la chiesa di San
Piero..”185
, tra i fratelli Nicola e Matteo Viaro “Divisione fra Nicola e Matteo Viaro fratelli.. dei mulini posti a Mazzorbo loro pervenuti a seguito di divisione da Marco Mocenigo, dell’importo di lire 78, rendita dei detti mulini.. Sui beni di Mazzorbo grava servitù di passeggio con Marco Mocenigo per mantenere aperte una via di accesso alla chiesa di Mazzorbo.”186
In questo documento fornisce informazioni interessanti, da una parte sappiamo a quanto ammonta la rendita di tali mulini, e dall’altra, che su di essi grava il diritto ad utilizzare, per il passaggio, un fondo di proprietà altrui, in questo caso, i
proprietari del fondo servente, i Viaro, sono tenuti a consentire il passaggio al
proprietario del fondo dominante, il Mocenigo, “.. la divisione fatta per Marco Mocenigo,
e Marco, e Nicolò Viaro, ch’anno ordinato un palo, accio le bampadorte che sono verso san Tommaso debbino essere comuni per entrar, et uscir ad ogni hora, e tener le porte in conzo et in colmo per detto Mocenigo”187. L’anno successivo, tramite il testamento di
Nicola Viaro i beni e i mulini di Mazzorbo vengono lasciati al fratello Matteo.188 Nel 1336 viene nominata Caterina della Fontana come proprietaria di alcuni mulini verso san Pietro di Mazzorbo “..una parte de mulini possessa dalla Cattarina della
Fontana.. che son verso San Piero de Mazorbo..”189
, nove anni dopo questi mulini, che
Mazzorbo (possessa?) dalli suo: in campagna, cioè le due, case, arzeri, e paludo tra questi confini, cioè da un suo capo, dove sono le case parte nel canal di San Tommaso, da un suo lato ferma in certa tolpata del Revetine, dall’altro suo lato ferma parte nel rivo Predario, e parte in certe barene che sono appresso al canal di San Tommaso. A Matteo e Nicolò Viaro è toccato quella parte, che è verso la chiesa di San Piero, e le (Bampadorte?), che sono verso la parte appresso al casa, e quella parte d’arzeri, che è verso la detta casa di San Piero, dividendo gli arzeri in questo modo; cioè dividendoli per metà, dalla ponta del pilastro, che è in mezo a’ dette case per retta linea sino li detti arzeri che sono all’incontro di questo pilastro sopra qual ardere hanno ordinato fosse posto un palo con dichiaratione delli obblighi spettanti a questa parte, et a’ Marco Mocenigo è toccato in parte la casa, che è verso tolpata del Revetine e le (Bampadorte?) che sono da questa parte appresso essa casa, et il restante di detti arzeri, e Bampadorte, che sono verso San Tommaso devono esser comuni perpetuamente, e con alcuni atti, et obligatione per mantenimento, e conservatione delle presenti divisioni.
185
San Maffio di Mazzorbo, B. 2, sentenza 675, 1300, 13 luglio. Instromenti in pergamena in atti del sudetto
d’acquisto fatto per Matteo Viaro da Zilio ? Viaro suo padre di contrada di San Maurizio di tutta la sua parte di molini, e casa posta in Mazorbo confinanti con la chiesa di S. Piero con sua ragion dell’area, e sue ? per 400 de piccoli.
186
Fondo Viaro, B. 3 pergg., 1296, 28 gennaio, Rialto. 187
San Maffio di Mazzorbo, B. 2, sentenza n. 678, 1336, 5 settembre, Venezia. In strumento in pergamena
sottoscritto da Pre Bernardo dalla Fontana, fatto per questo monasterio sopra una parte de molini possessa dalla Cattarina dalla Fontana figliola del Marco, che son verso San Piero de Mazorbo, et Bampadorte, che sono verso detti molini, e la sua parte di arzeri divisi per la metà delli pilastri, che sono in mezo di dette case, dove v’è la divisione fatta per Marco Mocenigo, e Marco, e Nicolò Viaro, ch’hanno ordinato un palo, acciò le (lampadorte?) che sono verso San Tommaso debbino esser comuni per entrar, et uscir ad ogni hora, e tener le porte in conzo et in colmo per detto Mocenigo.
188
Fondo Viaro, B. 3pergg.,1297, 2 novembre, Rialto e in B.3 pergg., 1298, 24 giugno, Treviso Ziburga. Madre dal
confinio di S. Maurizio, Filippa badessa del monastero di S. Raffio di Costanziaco ora di Mazzorbo, Matteo Viaro, fratello dallo stesso confinio e Tommasina, moglie, tutti esecutori testamentaridi Nicola Viaro dal confinio di S. Maurizio consegnano a Matteo Viaro esec. Test., ed erede del detto Nicola i beni di cui al testamento, consistenti nella porzione della casa maggiore sita a S. Maurizio e dei mulini di Mazorbo.
189
San Maffio di Mazzorbo, B. 2, sentenza n. 678, 1336, 5 settembre, Venezia. In strumento in pergamena
sottoscritto da Pre Bernardo dalla Fontana, fatto per questo monasterio sopra una parte de molini possessadalla Cattarina dalla Fontana figliola del Marco, che son verso San Piero de Mazorbo, et Bampadorte, che sono verso detti molini, e la sua parte di arzeri divisi per la metà delli pilastri, che sono in mezo di dette case, dove v’è la divisione fatta per Marco Mocenigo, e Marco, e Nicolò Viaro, ch’hanno ordinato un palo, acciò le (lampadorte?) che sono verso
72 erano stati di proprietà dei Mocenigo prima e dei Viaro successivamente, diventano di proprietà del monastero di S. Maffio “..posta di mulini, che era di 4 rote, che una volta
era da chà Mocenigo.. possedendo al presente il monasterio li molini, che erano di chà Viaro, sono convenuti detti procuratori di darle l’affitto a questo monasterio per 20 anni..”. Il monastero ha sostenuto numerose spese per aggiustare e rifare gli argini da
una e dall’atra parte “..questo monasterio per molte spese fatte per li detti giusta il fatto
fra loro di poter aggiustar li molini, et arzeri dell’una, e dell’altra parte per esser poi rifatti ..”190
Due sentenze del 1342, indicano la presenza di più mulini nella stessa zona, “Nicolò
Maccarello, come procurator di questo monasterio di molini, et acqua posta in Mazorbo di ragion della commissaria molini di G. Bellin Baffo, e detti molini dell’Istessa
Commessaria Cattarina della Fontana tra questi confini, da un capo il canal, che scorre in Mazorbo… dall’ altro capo ferma con le sue acque di detti molini nel canal che scorre nel Dese, dall’altro suo capo ferma nelli molini di questo monasterio, e l’altro suo capo ferma tra li molini di G. Bellin Baffo”191
; [fig.4] i mulini della commissaria Caterina della
Fontana, i mulini di Bellin Baffo e i mulini del monastero di S. Maffio. [fig.5]