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Categorizzazione delle metafore

Il principale criterio di classificazione delle metafore è il loro grado di convenzionalità. Si distinguono, così, metafore vive o originali e morte o convenzionali. Queste ultime

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Ibid.. 36

SHEN Yanyi 申彦丽, Zhengzhi wenxian zhong de han ying yinyuxing renzhi yitong 政治文献中的汉英隐 喻性认知异同 (Analogie e differenze cognitive di natura metaforica tra il cinese e l’inglese nei documenti politici), Journal of Chongqing Institute of Technology (Social Science), Vol. 22, N. 12, 2008.

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48 hanno subito un processo diacronico a causa del quale sono diventate il modo consueto di pensare e parlare di un dato concetto.38

Tuttavia, la suddetta distinzione tra metafore morte e metafore vive suscita altre problematiche: come si può stabilire qual è il significato originario delle parole? Qual è il criterio di attribuzione di un significato a un significante? Dove risiede il confine che separa le espressioni linguistiche letterali da quelle metaforiche?

Ciò che emerge dagli studi di diversi ambiti è che il concetto di metafora è un concetto relativo più che assoluto perché il significato delle parole cambia con il tempo, così che un’espressione originariamente metaforica può diventare letterale. Allo stesso tempo, gli individui hanno differenti percezioni del linguaggio, per cui un’espressione metaforica può non essere interpretata come tale.39 Pertanto, il limite tra metafore originali, convenzionali e linguaggio letterale non è netto, ma è da considerarsi come un continuum ai cui poli si collocano il linguaggio letterale e quello metaforico, e lungo il quale si trovano metafore caratterizzate da diversi gradi di convenzionalità. Espressioni linguistiche originariamente metaforiche, una volta che vengono assorbite all’interno di una comunità linguistica e culturale, divengono il modo consueto di pensare e parlare.

Nella lingua cinese, per esempio, la metafora del palcoscenico, da cui scaturiscono le espressioni shangtai 上 台 (salire sul palco) e xiatai 下 台 (scendere dal palco), citate precedentemente in relazione alle metafore di orientamento, è talmente radicata nella cultura e lingua cinese da non essere più percepita come una metafora. Le espressioni linguistiche ad essa legate sono ravvisabili non solo nel linguaggio ufficiale, ma anche nell’idioma quotidiano: durante le manifestazioni del 1989 in piazza Tian’anmen, gli studenti scandivano lo slogan Li Peng xiatai 李鹏下台 (Li Peng scendi dal palco).40

Per tracciare una distinzione tra metafore originali e morte si può affermare che, per essere compresa, una metafora non convenzionale richiede un lavoro mentale maggiore rispetto a una convenzionale: le metafore sono “vive” e “attive” perché necessitano del ruolo attivo dell’ascoltatore per essere interpretate; le metafore sono morte, perché “vecchie” e non hanno bisogno di un’attività cosciente per essere intese.41 Tuttavia, questo non implica che le metafore morte abbiano un minor ruolo cognitivo. Al contrario, la loro importanza è palesata dal fatto che sono state al centro di studio del lavoro di Lakoff e

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CHARTERIS-BLACK, Corpus Approaches to Critical Metaphor Analysis, op. cit., pp. 17-19. 39

Ibid., p. 20.

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LINK, An anatomy of Chinese, op. cit., p. 251. 41

Andrew GOATLY, Washing the brain: Metaphor and hidden ideology, Amsterdam, John Benjamins, 2007, p. 22.

49 Johnson, i quali nel corso dei loro studi hanno appunto preso in considerazione le metafore convenzionali e non quelle originali. Per di più, in accordo con quanto affermato da Andrew Goatly, la facilità con cui vengono comprese le metafore convenzionali suggerisce che queste abbiano un considerevole effetto ideologico latente perché l’influenza del linguaggio sul pensiero e sulla percezione della realtà è più potente quando non si è consapevoli di questo processo.42

In quest’ottica, si potrebbe opinare che l’obiettivo della metafora sul campo ideologico sia proprio quello di diventare convenzionale: se un’associazione metaforica si radica all’interno di una comunità essa diverrà il modo consueto di pensare e parlare, e la realtà sarà per l’ascoltatore solo quella “filtrata” dalla metafora.

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3. La metafora del “sogno cinese”: analisi di due discorsi di Xi Jinping

Oggetto del presente capitolo è l’analisi del linguaggio figurato usato dal Presidente nell’esporre il concetto di “sogno cinese”.

Saranno di seguito presi in esame la prolusione tenuta il 17 marzo 2013 nel corso della XII Assemblea Nazionale Popolare e il discorso pronunciato presso l’accademia della tecnologia spaziale di Pechino in occasione dell’anniversario del Movimento del Quattro Maggio del 1919, preceduti da una breve introduzione sui rispettivi contesti al fine di agevolarne la comprensione.

L’Assemblea Nazionale Popolare (ANP), istituita nel 1954, è definita dall’articolo 57 della Costituzione zui gao guojia quanli jigou 最高国家权力机构 (organo supremo di potere dello Stato). Essa si compone di circa tremila rappresentanti con mandato quinquennale eletti a suffragio indiretto dalle province, dalle regioni autonome, dalle zone amministrative speciali, dall’esercito e dalle municipalità sotto il controllo centrale. Si riunisce una volta l’anno in sessione plenaria anche se, a questa regolarità, fa eccezione il decennio della Rivoluzione culturale, durante il quale non è mai stata convocata.

L’ANP ha funzione di legiferare, di eleggere e di revocare le più alte cariche dello Stato, di approvare i piani economici, il bilancio nazionale e l’istituzione di enti locali territoriali e, infine, di deliberare lo stato di guerra.

Il Movimento del Quattro Maggio scaturisce dal sentimento di indignazione per le inique clausole del trattato di pace di Versailles che prevedeva la cessione al Giappone della provincia dello Shandong, già possedimento tedesco. Per di più, questo trattato infrangeva le speranze nutrite dal popolo cinese di abrogare i “trattati ineguali”1.

Benché non abbia coinvolto le zone rurali, il Movimento del Quattro Maggio è stato di vaste dimensioni: da Pechino si è ramificato in diverse grandi città e non solo ha interessato gli studenti e gli intellettuali, ma si è ben presto diffuso in ampi strati della borghesia urbana e del moderno proletariato industriale.

Le sue origini più profonde sono fatte risalire al Movimento di Nuova Cultura, un movimento culturale e politico sorto nel 1915 e affermatosi presso l’Università di Pechino a partire dal 1917, anno in cui il rettore Cai Yuanpei convoca all’università una pluralità di

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Con l’espressione “trattati ineguali” si intendono gli accordi che, a seguito di disfatte militari, la Cina è stata obbligata a stipulare con le potenze straniere, concedendo a queste ultime condizioni molto vantaggiose senza ottenere nulla in cambio. Il primo è stato il Trattano di Nanchino con il quale si è conclusa la prima guerra dell’oppio (1839-1842).

51 accademici dediti alla promozione di idee progressiste, tra i quali Chen Duxiu, Hu Shi e Li Dazhao. Il Movimento di Nuova Cultura vede il “nuovo sapere” occidentale e i suoi principi di “scienza” e “democrazia” come la base per la rinascita della Cina. Tuttavia, per favorire tale rinascita è innanzitutto necessario sradicare la cultura tradizionale cinese, vista come la causa diretta delle condizioni in cui riversa il Paese. In particolare, tra le correnti di pensiero tradizionali, il confucianesimo è quello maggiormente additato come principale ostacolo allo sviluppo in quanto rappresenta l’ideologia che legittima l’istituzione imperiale.

Per i fautori del Movimento i giovani hanno un ruolo cruciale: rappresentano l’unica forza capace di rovesciare i vecchi idoli e di mettere in moto la rigenerazione della Cina. Ispirandosi al Movimento di Nuova Cultura, anche per il Quattro Maggio i giovani hanno una funzione centrale e, infatti, in tale data si celebra la “Giornata della gioventù cinese”.

Proprio per l’essere frutto della commistione tra idee progressiste e il sentimento patriottico, il Movimento del Quattro Maggio è considerato, nella storiografia cinese di ispirazione marxista, la cesura tra la storia moderna e quella contemporanea.

Da quanto brevemente esposto sopra, emerge che i discorsi presi in esame sono stati pronunciati in due contesti molto diversi tra loro, ma nonostante il diverso background, è possibile rintracciare un comune filo conduttore ovvero la volontà di favorire la coesione nazionale. Lo scopo non è di certo animato da un sentimento filantropico, ma piuttosto da una funzione strumentale: la stabilità interna è, infatti, la condizione necessaria a consentire la trasformazione della Cina in un moderno Paese socialista ricco, forte, dalla cultura democratica e armonioso e a mantenere il PCC a capo di questa transizione. A tal fine il Presidente fa uso di metafore, strategie retoriche e citazioni classiche di cui, nel corso di questo capitolo, verranno analizzate solo le principali e più significative.

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