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Prefetto Tagliente, oggi è un’altra data importante… La necessità di non dimenticare le tragedie umane, causate dalla guerra, viene garantita anche con le celebrazioni delle solennità nazionali.

Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano- dalmata, delle vicende del confine orientale. Istituita con legge 30 marzo 2004 n. 92. Soltanto 15 giorni fa, il 27 gennaio, abbiamo celebrato la “Giornata della Memoria” per commemorare le vittime dell’Olocausto. Due date simbolo per l’intera collettività, dunque, scelte per ricordare la ferocia dell’uomo sull’uomo e per onorare le vittime di quei tragici avvenimenti.

Che cosa rappresenta il Giorno del Ricordo? Il Giorno del ricordo vuole conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Coltivare la memoria di quanto è accaduto è indispensabile anche per ristabilire la verità storica.

Quattordici anni fa la prima celebrazione…

Sì. Il primo anno in cui si celebrò il Giorno del ricordo fu il 2005. Il 9 febbraio, l’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi, fece un comunicato, nel quale espresse la propria

soddisfazione per l’istituzione della solennità:

rivolgendo il proprio pensiero «a coloro che perirono in condizioni atroci nelle Foibe alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia» affermò che «Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria;

ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono».

A partire dal 2006 la ricorrenza viene celebrata annualmente dalle massime autorità politiche italiane con una cerimonia solenne, svolta spesso nel palazzo del Quirinale, al cospetto dei Presidenti della Repubblica

succedutisi negli anni, i quali, oltre a conferire le onorificenze alla memoria ai parenti delle vittime hanno pronunciato, in molti casi, emozionanti discorsi. Il Quirinale per la seconda celebrazione del Giorno del ricordo organizzò la prima delle cerimonie solenni che poi si succedettero di anno in anno.

Ripercorrere le tappe e riflettere sulle azioni e le parole, secondo lei Prefetto è importante? Senz’altro. E’ molto interessante rileggere alcuni passaggi del messaggio del Presidente della Repubblica Ciampi rispetto ai drammatici fatti delle foibe e dell’esodo: “L’odio e la pulizia etnica sono stati l’abominevole corollario dell’Europa tragica del Novecento, squassata da una lotta senza quartiere fra nazionalismi esasperati”. “La Seconda guerra mondiale, scatenata da regimi dittatoriali portatori di perverse ideologie razziste, ha distrutto la vita di milioni di persone nel nostro continente, ha dilaniato intere nazioni, ha rischiato di inghiottire la stessa civiltà europea”.

“L’Italia, riconciliata nel nome della democrazia, ricostruita dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale anche con il contributo di intelligenza e di lavoro degli esuli istriani,

fiumani e dalmati, ha compiuto una scelta fondamentale. Ha

identificato il proprio destino con quello di un’Europa che si è lasciata alle spalle odi e rancori, che ha deciso di costruire il proprio futuro sulla collaborazione fra i suoi popoli basata sulla fiducia, sulla libertà, sulla

comprensione”.

Queste parole, secondo Lei, hanno fatto breccia nelle coscienze? Non come avrebbe dovuto essere. Indubbiamente, legge istitutiva e celebrazioni istituzionali non sono stati sufficienti per placare polemiche e contromanifestazioni. Fin dalla prima celebrazione del Giorno del ricordo nel 2005 da diversi gruppi dell’estrema sinistra furono organizzate delle contromanifestazioni in occasione del 10 febbraio, con la

partecipazione di alcuni storici d’area.

Anche oggi, probabilmente da qualche parte in Italia ci saranno atti vandalici, manifestazioni, disordini…

Il 10 febbraio del 2007, da Questore di Firenze, ho dovuto a gestire una manifestazione di piazza molto critica, per la contestazione, diciamo un po’ vivace di un corteo diretto al Largo Martiri delle Foibe per la deposizione di una corona di fiori. Dovette interessarsi al caso anche il Ministro dell’Interno. Ancora oggi, in molte località dell’Italia si registrano atti di vandalismo contro vari simboli dell’esodo e delle foibe, spesso in prossimità delle celebrazioni del 10 febbraio. Vengono ancora prese di mira le targhe

innalzate in luoghi pubblici e i monumenti a memoria delle vittime.

E’ bene tenere presente che il 27 gennaio e il 10 febbraio, vanno considerate due date simbolo per l’intera collettività, scelte per ricordare la ferocia dell’uomo sull’uomo e per onorare tutte le vittime di quei tragici

avvenimenti e le tragedie umane, causate dalla guerra.

A chi va il suo pensiero oggi?

Il nostro pensiero e la nostra vicinanza vanno, oggi, a tutti i familiari delle vittime degli efferati massacri delle foibe

ed ai rappresentanti delle associazioni che mantengono viva la memoria di quella tragedia e

dell’esodo di intere popolazioni, portatrici di identità culturali e tradizioni che non devono essere cancellate Giornate come questa devono rappresentare momenti di riflessione perché situazioni così dolorose siano

per sempre consegnate al passato. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare chi fu ucciso o costretto ad abbandonare la propria terra per restare fedele alla propria identità culturale di lingua e tradizioni. È importante che tragedie come quelle delle Foibe e della Shoah rimangano stampate nella memoria collettiva affinché si consolidi, soprattutto nelle giovani generazioni, un profondo spirito di solidarietà, tolleranza e comprensione verso i propri simili, qualunque sia la loro estrazione geografica, storica, politica, religiosa e sociale.

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