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Roma, incidenti di piazza e condivisione della sicurezza: esperti in campo!

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Academic year: 2022

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Roma, incidenti di piazza e condivisione della sicurezza:

esperti in campo!

Tensioni a Roma durante la manifestazione non autorizzata “Io Apro”. Lancio di petardi e bombe carta da parte dei manifestanti contro la Polizia che risponde con grande equilibrio e rigore giuridico. Mondo accademico, della comunicazione e dell’Associazionismo insieme alle Autorità di PS per frenare i violenti e governare il disagio di chi scende in piazza.

È questo il tema discusso nella puntata di Monitor su Italia 7 condotta da Gaetano D’Arienzo.

In studio un parterre di esperti di lungo corso ognuno nel proprio settore come i Prefetti Francesco Tagliente, Alessandra Guidi e Armando Forgione, i Questori Filippo Santarelli e Roberto Massucci, oltre ad insigni docenti come la psicologa, Anna Maria Giannini e il sociologo Nicola Ferrigni.

In apertura della trasmissione il vice direttore del Corriere

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della Sera Fiorenza Sarzanini, ha sottolineato la peculiarità del momento che si sta vivendo, senza precedenti nella nostra storia, la cui gestione richiede da un lato l’isolamento dei violenti di piazza e dall’altro idonee misure da parte delle istituzioni governative, che restituiscano fiducia e speranza di futuro ai cittadini. È necessario – ha chiarito – che anche gli organizzatori prendano le distanze dai violenti, che li isolino e non si facciano strumentalizzare. Il governo deve però farsi carico realmente della situazione, provvedere ai ristori in maniera adeguata

Sugli incidenti di piazza il Prefetto Francesco Tagliente ha evidenziato l’importanza della politica del doppio binario.

Ascolto e dialogo con promotori e rappresentanti delle parti sociali ed economiche interessate e rigore giuridico estremo nei confronti dei violenti, infiltrati che strumentalizzano il disagio oscurando le legittime richieste. E sull’azione di contrasto ha sottolineato che ritiene “meglio l’inchiostro del manganello” nel senso che il rigore giuridico (con documentazione, denunce, arresti e sequestri) va privilegiato agli interventi dissuasivi con cariche dei reparti antisommossa. Sul piano preventivo ha richiamato l’importanza di una attenta e accurata pianificazione con verifiche preventive di luoghi ed itinerari, la valutazione delle criticità ambientali con attività di monitoraggio dei contesti sociali coinvolti, la scelta accurata degli attori per avere certezza della catena di comando a supporto delle decisioni del questore e il coinvolgimento di tutto il personale impegnato nei servizi per agevolare un approccio dialogante ma pronto a rispondere con rigore ad episodi di criticità.

Sul punto il Questore di Livorno Roberto Massucci ha voluto richiamare alla mente di tutti le straordinarie tutele che la costituzione accorda alle libertà dei cittadini sottolineando c h e i l p e r i o d o c h e s i s t a v i v e n d o h a c a r a t t e r e d i straordinarietà anche nella gestione della piazza e dei cittadini in genere. Per questo la funzione di polizia si rafforza ove venga valorizzata la sua vocazione di mestiere di aiuto; una polizia capace di saldare il proprio agire alle

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difficoltà delle persone così da accompagnarle anche nella protesta all’interno di una cornice di legalità.

I prefetti Alessandra Guidi di Firenze e Armando Forgione di Chieti, hanno messo in luce l’esigenza che le prefetture assumano sempre di più il ruolo di catalizzatori delle istanze così da incanalarle nella giusta direzione e, quando possibile, veicolarle sui canali istituzionali. La funzione di ascolto e di condivisione “dal basso” delle regole – hanno sottolineato i prefetti- contribuisce infatti al rafforzamento della sicurezza reale e percepita nel territorio favorendo così l’esercizio e lo sviluppo dei diritti fondamentali di libertà.

Gli accademici Nicola Ferrigni e Anna Maria Giannini hanno richiamato i meccanismi psicologici e sociali che trasformano le paure e gli smarrimenti lavorativi in meccanismi di aggressione ed isolamento sociale, nonché l’esistenza di uno scarto sempre più evidente tra “piazza” e “palazzo”. Entrambi hanno altresì sottolineato come la coesione tra il sapere accademico e i vissuti professionali e la promozione di una cultura della sicurezza condivisa rappresentano dei pilastri imprescindibili per uscire dalla pandemia e per ricostruire uno Stato sociale e di comunità.

Il disagio sociale degli imprenditori del commercio è stato rappresentato con forte determinazione dal presidente della F e d e r a z i o n e d e i p u b b l i c i e s e r c i z i d e l l a T o s c a n a e vicepresidente nazionale di Fipe Aldo Cursano.

Il tema del programma di approfondimento monitor è stato promosso dall’Associazione nazionale insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI) e dall’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia (ANFP), Il presidente dell’

ANFP Enzo Marco Letizia ed il presidente dell’ANCRI Tommaso Bove hanno colto l’occasione dei rispettivi interventi per ringraziare l’Editore e il Direttore generale di Italia 7 oltre conduttore della trasmissione per aver saputo cucire con abilità ed intelligenza professionale le diverse opinioni e i diversi ruoli e contributi degli autorevoli ospiti. Hanno anche auspicato che questi approfondimenti multidisciplinari

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possano proseguire.

In chiusura della trasmissione il prefetto Tagliente ha presentato il progetto ANCRI condiviso con l’ANFP denominato

“Itinerari di sicurezza” Un progetto partito da Firenze che immagina già nuove tappe per continuare a promuovere la cultura della sicurezza condivisa declinata alle esigenze dei territori che ospiteranno i prossimi incontri dibattiti.

Il dibattito è stato utile anche per promuovere un modello organizzativo che vede le conoscenze degli studiosi delle scienze comportamentali di diverse Università, viaggiare di pari passo e supportare il “saper fare” dei “poliziotti” in un rapporto osmotico in cui l’uno alimenta l’altro, arricchendosi e rinforzandosi a vicenda. Una occasione per evidenziate i punti di forza del sapere coniugare le conoscenza del mondo accademico con il vissuto professionale del fare, delle Autorità, dei Funzionari di P.S. e delle Forze di Polizia che hanno maturato decenni di esperienza operativa a gestire le manifestazioni di piazza, al servizio della gente.

Nel corso del dibattito tutte le Autorità intervenute hanno condiviso che ruolo dei rappresentanti delle diverse categorie sociali e produttive che stanno protestando contro le nuove misure restrittive, può essere importante anche per evitare che si alzi la tensione e che il disagio sociale sia sfruttato da parte di estremisti e singole posizioni ideologiche.

“Promuovere una cultura della sicurezza condivisa – hanno sottolineato all’unisono gli ospiti della trasmissione – è importante anche per assicurare il bilanciamento tra il diritto di manifestare, la salvaguardia della salute collettiva e la necessità di contrastare con fermezza gli atti di violenza di coloro che si infiltrano nelle manifestazioni strumentalizzando la protesta.

In questa direzione è determinante anche l’ascolto, il dialogo e la mediazione con i promotori delle manifestazioni, finalizzati ad aiutare le persone che hanno necessità di far sentire la loro protesta.

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Il lavoro svolto dai Questori riconosciuto con una Medaglia d’oro al merito civile alla Bandiera della Polizia di Stato.

Intervista al Prefetto Francesco Tagliente già Questore di Roma

In occasione del 169° anniversario della fondazione della Polizia di Stato che coincide con il 40° anniversario della

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pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Legge 121 del 1981, il Presidente della Repubblica ha conferito la Medaglia d’oro al merito civile alla bandiera della Polizia di Stato.

Il prestigioso riconoscimento è stato attribuito per il delicato compito svolto dai Questori, Autorità provinciali di pubblica sicurezza preposte al coordinamento tecnico operativo dei servizi di ordine e sicurezza pubblica.

Per celebrare la ricorrenza il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto il Capo della Polizia Lamberto Giannini, accompagnato dai tre vice capo della Polizia Maria Luisa Pellizzari, Maria Teresa Sempreviva e Vittorio Rizzi.

Presenti all’incontro anche tutti i direttori centrali del Dipartimento della pubblica sicurezza ed una rappresentanza di poliziotte e poliziotti. Successivamente il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, accompagnata dal Capo della Polizia, Lamberto Giannini, ha deposto una corona al Sacrario dei Caduti presso la Scuola Superiore di Polizia. A seguire, la titolare del Viminale ha apposto la Medaglia d’oro al Merito Civile, conferita dal Presidente della Repubblica, alla Bandiera della Polizia di Stato con la seguente motivazione.

“Erede di una prestigiosa tradizione risalente a prima dell’Unificazione d’Italia, la Polizia di Stato, con assoluta fedeltà allo Stato e in difesa della collettività, ha assicurato, da centosessantanove anni, il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica facendosi interprete sul territorio dell’alto magistero affidato alle Autorità provinciali di pubblica sicurezza preposte al coordinamento tecnico operativo dei servizi di ordine e sicurezza pubblica.

Attraverso le proprie donne e i propri uomini, chiamati a ricoprire questo difficile ed essenziale compito, la Polizia di Stato, nelle fasi anche più drammatiche della storia del Paese, ha contribuito in maniera decisiva alla coesione della Nazione e ha garantito, sin dalla nascita della Repubblica, la tutela delle libertà fondamentali, la salvezza delle Istituzioni democratiche, assicurando altresì i presupposti per il progresso e il benessere collettivo e dei singoli”.

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Il prestigioso riconoscimento è stato accolto con grande orgoglio da tutti gli operatori della Polizia di Stato. Ecco

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cosa ha detto al riguardo, l’ex Questore di Firenze e di Roma Francesco Tagliente intervistato dall’Osservatore d’Italia.

“Quello che ha toccato le mie corde profonde di questa celebrazione – ha detto Tagliente – è stata l’attribuzione della medaglia d’oro al merito civile, per il compito svolto dai Questori, Autorità provinciali di pubblica sicurezza preposte al coordinamento tecnico operativo dei servizi di ordine e sicurezza pubblica. Un solenne riconoscimento che corona un delicato lavoro svolto in un ampio lasso di tempo che ha visto cambiare profondamente le sensibilità ed il contesto sociale e culturale, fino ai nostri giorni caratterizzati dalla necessità di contemperare il pieno esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali previsti dalla nostra Costituzione Repubblicana, con le eccezionali condizioni imposte dalla pandemia.”

Mi ha fatto particolarmente piacere il riferimento espresso del Presidente della Repubblica alla “fondamentale funzione di coordinamento tecnico-operativo dei servizi di ordine e sicurezza pubblica svolto dalle Questure, per l’ordinato esercizio dei diritti costituzionali e la coesione sociale”

Altrettanto gratificanti i riferimenti del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese alla sperimentata capacità di gestione dei servizi di ordine pubblico in occasione dello svolgimento delle manifestazioni in circostanze in cui l’esasperazione di talune categorie economiche ha determinato momenti di forte tensione”. E ancora più significativo il riconoscimento solenne che “la Polizia di Stato ha saputo garantire la più elevata cornice di sicurezza, assicurando il bilanciamento tra il diritto di manifestare, la salvaguardia della salute collettiva e la necessità di contrastare con fermezza gli atti di violenza.”

Molto significativo, anche il riconoscimento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla comunicazione istituzionale della Polizia di Stato.” Le donne e gli uomini della Polizia di stato hanno assicurato la vicinanza dello S t a t o a i c i t t a d i n i i n m o m e n t i d i d i f f i c o l t à e d i disorientamento, anche con iniziative di informazione e

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sensibilizzazione della popolazione…”

Quando potremo rientrare negli stadi? Alla FIGC è arrivato l’ok del Governo per gli Europei

Alcuni giorni fa il Prefetto

Tagliente voce autorevole in tema

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di sicurezza aveva anticipato una possibile riapertura graduale degli stadi agli spettatori vaccinati o con doppio test negativo al Covid-19

Il ministro della salute, Roberto Speranza, ha dato la sua disponibilità per la presenza del pubblico allo stadio Olimpico di Roma per le partite degli Europei di calcio che partiranno il prossimo 11 giugno.

Nella mail inviata dal Ministro al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina viene aggiunto che toccherà ora al Cts “chiarire i protocolli che consentano di svolgere in sicurezza gli eventi”.

Gabriele Gravina soddisfatto: “Ottimo risultato che fa bene al

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Paese, non solo al calcio”.

Il 30 marzo scorso nel corso di una intervista rilasciata a Fabio Splendore del Corriere dello Sport il prefetto Francesco Tagliente, fondatore dell’Osservatorio nazionale sulle Manifestazioni Sportive, voce autorevole in tema di sicurezza aveva anticipato una possibile riapertura graduale degli stadi agli spettatori vaccinati o con doppio test negativo al Covid-19.

Questo in sintesi il pensiero dell’ex Questore di Roma: “Il nuovo impulso dato alla campagna di vaccinazione, con l’annuncio che a fine giugno potremmo avere vaccinata la metà della popolazione, ci consente di iniziare a pensare a riaperture graduali. Questo bene inteso, se l’andamento dei dati epidemiologici consentirà di farlo in sicurezza, e previa verifica sul campo delle potenziali criticità in fase di gestione delle nuove misure organizzative anche sanitarie.

E quale migliore occasione della giornata inaugurale del campionato europeo di calcio in programma l’11 giugno 2021 allo stadio Olimpico di Roma.

La disponibilità di un organismo come la Federcalcio a fare un investimento importante con un protocollo severo, potrebbe rappresentare una garanzia, anche per un primo test con una percentuale di spettatori da concordare e sotto la valutazione e la responsabilità delle autorità sanitarie competenti.

Peraltro gli stadi, per la loro dotazione tecnologica, ben si prestano alla mappatura degli spettatori anche a fini sanitari. Biglietti nominativi e identificativi di un posto a sedere caricabili anche su smartphone, fidelity card sulla quale caricare biglietti ma anche il semplice diritto ad acquistali per esempio perché vaccinati, steward addestrati per gestire masse a cui far curare il rispetto delle norme igienico sanitarie, ingressi idonei al controllo della temperatura con termo scanner. Insomma luogo ideale già allenato per avviare una sperimentazione.

Penso che per quella data, dati epidemiologici permettendo, si potrebbe iniziare a consentire un ritorno graduale degli spettatori, con prenotazione e preassegnazione dei posti a

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sedere, iniziando da chi è stato sottoposto alla vaccinazione completa o è in possesso di un certificato di test negativo al Covid-19 rilasciato nelle 48 ore precedenti.

Un adeguato investimento sulla organizzazione del monitoraggio potrebbe consentire uno screening nell’area di sicurezza per la verifica delle certificazioni, dalla misurazione della temperatura e test antigenici rapidi eseguiti sul posto.

Penso anche alla necessità di anticipare l’apertura dell’impianto, scaglionare l’orario di presentazione per differenziare l’orario di arrivo allo stadio, organizzare il controllo interno per il rigoroso rispetto delle misure di distanziamento fisico e l’uso delle mascherineFfp2, senza trascurare l’igienizzazione delle mani e il divieto di consumare cibo sugli spalti”.

Francesco Tagliente, ha contribuito allo sviluppo dello sport e a promosso un nuovo modello di pianificazione e gestione della sicurezza negli stadi. Atleta Azzurro di lotta greco- romana probabile olimpico per i giochi di Monaco del ’72, Stella d’Oro al Merito Sportivo del CONI, Medaglia d’oro al merito sportivo della Federazione italiana judo lotta Karate arti marziali e Medaglia d’oro della FIFA conferitagli a conclusione dei campionati mondiali di calcio Berlino 2006.

E’ stato il promotore della normativa antiviolenza negli stadi, dall’arresto in flagranza differita alla carta del tifoso, dall’abbattimento delle barriere alla gestione delle partite con i reparti antisommossa lontani dalli stadi. La sua gestione ha fatto parlare anche la stampa estera di “modello italiano”. Privilegiando “l’inchiostro” alle cariche con lacrimogeni e manganello, è riuscito a portare in sicurezza sugli spalti, per un derby serale Roma Lazio, fino a 5.000 bambini.

Attraverso la politica del “doppio binario”, ha assicurato il bilanciamento tra il diritto dei tifosi di andare allo stadio in sicurezza garantendo allo stesso tempo rigore in relazione agli illeciti registrati.

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Il Prefetto Francesco Tagliente sui talk show:

“Meno dettagli e più analisi”

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Per ridurre i fattori di rischio che influiscono su alcuni comportamenti criminosi, i conduttori e gli ospiti di alcuni t a l k s h o w d o v r e b b e r o s p o s t a r e l ’ a t t e n z i o n e d a l l a criminodinamica alla criminogenesi.

Quel rischio di assuefazione ed emulazione nella descrizione ossessiva della dinamica dei delitti postato sulla pagina FB, dal prefetto Francesco Tagliente, ex Questore specializzato in criminologia.

“Dai talk show mi farebbe piacere ascoltare dibattiti sul perché è avvenuto un fatto criminoso, anziché su come è stato commesso.

Guardando uno dei tanti programmi televisivi mi è tornata in mente l’esperienza maturata negli anni in cui prestavo servizio sulle Volanti della Questura di Roma. Erano gli anni in cui, tra un turno di servizio e un altro, frequentavo la Scuola di Specializzazione in Diritto Penale e Criminologia.

Una grande opportunità per sperimentare sul campo l’importanza degli insegnamenti della Criminologia applicata alla prevenzione ed al controllo della criminalità.

Coniugando il sapere del mondo accademico con il vissuto quotidiano operativo riuscivamo a spiegarci perché alcuni fatti criminosi si ripetevano con lo stesso modus operandi, peraltro da parte di soggetti non legati da conoscenza tra loro e nel breve lasso di tempo.

Faccio riferimento ai reati violenti, ma ancor di più ai suicidi che, ad ondate temporali, si ripetevano con le stesse modalità. Sperimentammo allora con successo che, soprattutto per i suicidi, il fenomeno si interrompeva quando, per prevenire il processo emulativo, nel dare notizia alla stampa evitavamo di fornire i dettagli sulle modalità esecutive dell’atto autolesivo.

Mi sono tornati in mente quei primi passi verso la cultura della sicurezza condivisa quelle esperienze operative e riflessioni sulle possibili rischiose conseguenze emulative dalla descrizione ossessiva e dettagliata della dinamica dei delitti.

Dai talk show mi farebbe piacere ascoltare interviste,

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monologhi e/o discussioni sul perché è avvenuto un fatto criminoso, anziché su come è stato commesso, per poter capire l’insieme delle tendenze che possono indurre una persona o un gruppo di persone a compiere atti antisociali”

Sul tema condivide con il Prof. Pietro Pietrini, psichiatra e direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca, che “L’analisi delle condizioni in cui maturano certi comportamenti criminali e del pabulum (nutrimento) patologico che li favorisce, è il primo passo indispensabile per lo sviluppo di efficaci strategie di intervento e di prevenzione”

“Mi domando – conclude il prefetto Tagliente – quanto sia utile e opportuno privilegiare dibattiti sulla criminodinamica rispetto alla criminogenesi.

Io continuo a sostenere con forza che il linguaggio usato nella comunicazione può alimentare assuefazione ed emulazione e influire sui comportamenti criminali o antisociali.”

Covid, contagi oltre 19mila.

Il Prefetto Tagliente

interviene sul sistema scuola

e spostamenti su mezzi

pubblici

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Continuano a salire i contagi per Covid in Italia: secondo il bollettino del ministero della Salute l’incremento nelle ultime 24 ore è di 19.143, individuati con 182.032 tamponi, il numero più alto dall’inizio dell’emergenza. Il totale dei contagiati – comprese vittime e guariti – sale a 484.869. In calo invece l’incremento delle vittime, 91 in un giorno (ieri erano 136) che portano il totale a oltre 37mila (37.059).

Su 6.628 posti di terapia intensiva oggi disponibili in Italia il 15% è occupato da pazienti Covid, percentuale che scende all’11% se si considerano anche gli ulteriori 1.660 posti letto attivabili con i ventilatori che sono già stati distribuiti alle regioni.

Il dato è contenuto nel report settimanale del Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri dal quale emerge che la regione con la percentuale più alta di pazienti in terapia intensiva – rispetto ai posti a disposizione – è l’Umbria, che ha un tasso di occupazione al 27,85%. Subito

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dopo c’è la Campania (21,71%) e la Sardegna (20,69%). In Lombardia la percentuale è al 15,69% mentre il tasso più basso si registra in provincia di Trento, con l’1,96%.

Il Prefetto Francesco Tagliente, già Questore di Roma e Firenze è intervenuto con una lunga nota su quella che ritiene un’attenta riflessione sull’opportunità di nuova diversa organizzazione delle attività didattiche.

Il Prefetto Francesco Tagliente

Ecco la nota del Prefetto Francesco Tagliente

“Non giriamo troppo intorno al problema. C’è un incremento drammatico del numero dei morti con gli ospedali di alcuni territori al collasso. E’ ora di riflettere attentamente sulla

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necessità di disporre la didattica a distanza e la massima diffusione possibile dei tamponi rapidi. Proviamo a riflettere insieme sulla nuova organizzazione delle attività didattica.

Il sistema scuola sta funzionando? E lo spostamento di migliaia di studenti sui mezzi pubblici, necessari per raggiungere i propri istituti scolastici? Dalla esperienza di questi primi giorni, risulta sempre possibile far rispettare il distanziamento fisico tra i ragazzi nelle le fasi di ingresso e di uscita dalle scuole?

In tutto il Paese, sono moltissimi i casi di positività al coronavirus tra personale scolastico, insegnanti e studenti.

Diverse scuole sono state chiuse o con classi in quarantena per dei casi positivi tra studenti o personale. Solo nel Lazio Il report sull’attività di sorveglianza nelle scuole ha indicato che le Asl sono intervenute in 1.077 istituti. Le scuole con focolaio sono state 75. Il totale dei casi positivi riscontrati, ad oggi sono sono stati, cica 2.500 di cui oltre 2.000 studenti, in prevalenza nelle scuole secondarie superiori e 361 docenti e 112 tra personale amministrativo e addetti alle pulizie.

Penso che sia necessaria un’attenta riflessione proprio sull’opportunità di nuova diversa organizzazione delle attività didattiche. Proviamo a fornire un contributo del vissuto quotidiano:

Pensiamo ad una famiglia media: Genitori che lavorano e due figli in età scolastica che frequentano istituti diversi- Uno dei figli sa che un compagno X ha avuto contatti con un positivo Y; finchè il compagno X non viene sottoposto a tampone (richiamato dalla ASL o volontario) e non riceve l’esito positivo la classe non viene avvisata; ove il compagno X ricevesse l’esito positivo sarà poi tenuto ad avvisare la scuola per intercettare i contatti diretti; solo a questo punto verranno sottoposti tutti a quarantena quali contatti

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diretti del positivo. Tutti gli alunni della classe, divenuti a loro volta contatti diretti, saranno sottoposti a tampone; intanto gli alunni della classe in quarantena stanno a casa ma con fratelli a scuola e genitori a lavoro. Se l’esito del tampone dell’alunno in casa in quarantena risultasse positivo, l’alunno probabilmente avrà contagiato genitori e fratelli che frequentando rispettivamente lavoro e scuola a loro volta potrebbero aver contagiato altri e così via.

Poiché il virus è anche asintomatico – e ne abbiamo i risconti – appare di tutta evidenza che questa organizzazione delle attività didattiche alimenta i contagi.

Se poi consideriamo che vi è giustamente l’obbligo di mantenere le finestre spalancate, non meraviglia che alunni che possono si portino anche i plaid da casa o una maglia di lana sotto la felpa. Con queste condizioni non meraviglia il fatto che alcuni si prendano il raffreddore.

Ci sono alunni che hanno a casa genitori o fratelli in quarantena perché hanno avuto contatti con positivi; i contatti dei contatti non vanno in quarantena, quindi continuano a frequentare la scuola.

Anche se la scuola ha dei casi di contagi, l’educazione fisica si continua a fare in palestra chiusa senza mascherina.

E’ bene sapere che gli stessi studenti di alcuni licei di Roma si ribellano ad una situazione palesemente sfuggita di mano

Spero che questo contributo faccia aprire gli occhi e far prendere una decisione… finché si è in tempo”.

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Coronavirus e rischio

infiltrazioni mafiose nei

circuiti produttivi: il Focus

con il Prefetto Francesco

Tagliente

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La pandemia, incidendo profondamente su interi settori produttivi e occupazionali, sta causando una crisi economica che espone il nostro Paese a una fase di forte recessione.

Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’economia mondiale entrerà in recessione. Il Capo economista dell’FMI, ha aggiunto che la recessione generata dalla pandemia sarà la peggiore dalla Grande Depressione del 1929 e che l’incertezza su ciò che verrà dopo resta enorme. La

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crisi pandemica con la conseguente grave crisi occupazionale, economica e sociale, può alimentare gli appetiti e l’espansione delle organizzazioni criminali che possono cogliere questa crisi come occasione per ampliare il radicamento dei loro interessi criminali in settori strategici come quello della grande distribuzione, della finanza, della logistica, agricolo e via dicendo.

Facciamo il punto con il Prefetto Francesco Tagliente sulle crisi economica originata da questa emergenza pandemica e sul pericolo di infiltrazioni della criminalità nell’economia legale. In più occasioni Tagliente ha fatto riferimento alla esigenza di rilanciare i desk antimafia e antiusura interforze tra magistrati e forze dell’ordine. Desk anticorruzione in ambito comunale; partenariato territoriale, istituzionale e sociale.

Ha parlato anche della esigenza di rilanciare gli sportelli territoriali di ascolto delle associazioni delle categorie economiche e di volontariato e del Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari originate da sofferenza economica. Un tema di estrema attualità sul quale abbiamo chiesto un approfondimento partendo da una valutazione sull’impegno delle istituzioni di governo, per evitare che le mafie possano cogliere le opportunità della crisi economica e degli investimenti pubblici per infiltrarsi nei vari settori produttivi, condizionando le attività economiche.

I titolari delle attività commerciali ed imprenditoriali hanno diritto ad investire sul territorio senza timore di subire condizionamenti ambientali o una concorrenza sleale. Se è vero che la crisi economica e i finanziamenti pubblici per la ripresa produttiva alimentano maggiori interessi della criminalità organizzata e il rischio concreto di infiltrazioni mafiose nei vari settori produttivi, i titolari delle attività commerciali ed imprenditoriali hanno diritto ad investire sul territorio senza timore di subire condizionamenti ambientali o una concorrenza sleale.

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Al Viminale stanno mettendo in pista iniziative importanti in grado di anticipare la criminalità organizzata

L’istituzione dell’Organismo Permanente di Monitoraggio sul tema l’attenzione delle Autorità di pubblica sicurezza nazionali e provinciali è al livello massimo. Al Viminale stanno facendo un lavoro importante mettendo in pista iniziative, che non ricordano precedenti, in grado di anticipare e combattere, con cognizione di causa e competenza, le mafie e la criminalità organizzata.

Il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ritenendo fondamentale, in questo periodo, l’azione di prevenzione e contrasto dei tentativi della criminalità organizzata di penetrare il tessuto produttivo, ha impegnato i prefetti affinché diventino protagonisti del rilancio del territorio, monitorando il disagio sociale con una particolare attenzione rivolta al mondo delle imprese, anche al fine di favorire un rapporto ancora più agevole con le amministrazioni pubbliche.

Il Capo della Polizia Franco Gabrielli, nella veste di Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, ha istituito un Organismo Permanente di Monitoraggio presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale. Una struttura molto importante per assicurare una ricognizione e prevenzione a tutto campo dell’infiltrazione mafiosa nell’economia perché consente di procedere con un’accurata e preventiva ricognizione a tutto campo dell’infiltrazione mafiosa nell’economia italiana ed europea. Uno strumento prezioso per l’ascolto, la condivisione delle conoscenze e delle strategie di azione per intercettare, in via preventiva, gli interessi delle organizzazioni criminali di tipo mafioso. Peraltro, come organismo interforze, aperto a tutte le componenti sociali interessate, si pone come momento più alto del partenariato territoriale istituzionale e sociale di cui parlavamo prima.

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Una cabina di regia in grado intercettare qualsiasi segnale sintomatico del tentativo dei sodalizi mafiosi di trarre vantaggio da situazioni sociali e/o di disagio economico

E’ una cabina di regia idonea ad evitare che le mafie e il loro circolo vizioso di economia criminale possano infiltrarsi e cogliere le opportunità di radicamento e diffusione. Penso al monitoraggio di tutte le informazioni e conoscenze che si traducono in occasione di approfondimento investigativo s u l l ’ i n q u i n a m e n t o e c o n o m i c o m a f i o s o , s u i s e t t o r i imprenditoriali e merceologici di elezione della criminalità organizzata, alle modalità di penetrazione nei circuiti economici e finanziari, ai tentativi di condizionamento dell’attività deliberativa relativa agli appalti pubblici.

Cabina di regia operativa per la gestione di questa fase emergenziale e nella successiva fase di ricostruzione e di rilancio dell’economia

Questo nuovo organismo è chiamato a sviluppare gli approfondimenti info-investigativi sia durante questo periodo emergenziale, sia nella successiva fase di ricostruzione e di rilancio dell’economia. In un’ottica preventiva, l’esigenza di individuare le linee evolutive, le dinamiche e i modelli operativi delle mafie va oltre l’emergenza economica causata dalla pandemia.

Il monitoraggio riguarda anche gli appalti, i subentri e le volture ripetute per la medesima licenza commerciale

Quest’organismo non trascura alcun settore economico. Pone in essere un attento monitoraggio anche dei tentativi di condizionamento dell’attività deliberativa relativa agli appalti pubblici, di acquisizione di rami di aziende, subentri e volture ripetute per la medesima licenza commerciale. Con la mobilitazione delle Forze di polizia e degli altri protagonisti che compongono questo Organismo penso che il Capo

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della Polizia Franco Gabrielli abbia inteso rivolgere una attenzione particolare alle filiere produttive a rischio di inquinamento mafioso, in cui la criminalità organizzata può divenire molto più pervasiva. Esistono settori economici sui quali è richiesta una specifica attenzione. L’enorme disponibilità finanziaria delle mafie e della criminalità organizzata, infatti, potrebbe essere utilizzata per colmare il deficit di liquidità di piccole e medie imprese ma anche di grandi soggetti economici, la cui operatività ha già subito un forte rallentamento.

Composizione della Cabina di regia

E’ l’organismo di partenariato istituzionale e sociale nazionale. E’ presieduto dal Vice direttore generale della pubblica sicurezza Direttore Centrale della Polizia Criminale il Prefetto Vittorio Rizzi e composto dai rappresentanti di Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Corpo della Guardia di Finanza e del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, oltre a tutti gli esponenti delle forze di polizia impegnati all’estero e negli organismi internazionali.

E’ importante anche per il fatto che ai lavori della cabina di regia interforze potranno essere chiamati anche i referenti di enti e organismi pubblici e privati capaci di fornire un apporto conoscitivo e analitico qualificato.

L’attenzione al mondo carcerario

La partecipazione del personale della Polizia Penitenziaria alle riunione del nuovo Organismo Permanente di Monitoraggio presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, risulta di particolare rilievo per acquisire il patrimonio informativo veicolato dall’ambiente carcerario, che costituisce un osservatorio privilegiato delle dinamiche relazionali relative alle organizzazioni criminali.

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Il rapporto della Cabina di regia con le realtà territoriali

Sul territorio ci sono moltissime associazioni di categoria e di impresa, osservatori del lavoro, uffici con i sensori sull’andamento del mercato e della legalità in grado di fornire elementi per una attenta riflessione sulla capacità delle mafie di penetrare nei circuiti economici e finanziari e condizionare l’economia del Paese e la sua organizzazione sociale. Il ruolo complementare di altri organismi sperimentati in alcune realtà territoriali anche per combattere le mafie, sul piano preventivo.

Per prevenire il pericolo di infiltrazioni della criminalità nell’economia, può essere utile rilanciare il partenariato territoriale istituzionale e sociale, gli sportelli territoriali di ascolto delle associazioni delle categorie economiche e di volontariato e del Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari originate da sofferenza economica. I Desk antimafia e antiusura interforze tra magistrati e forze dell’ordine e i Desk anticorruzione in ambito comunale. Sono tutti complementari. Il nuovo “Organismo Permanente di Monitoraggio”, istituito dal Capo della Polizia per assicurare una ricognizione e prevenzione a tutto campo dell’infiltrazione mafiosa nell’economia, ha bisogno di ascoltare e vedere anche dove le orecchie e gli occhi dei rappresentanti dell’Organismo centrale, che siede presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, non possono arrivare.

La maniglia, la sedia e la lampadina. Tre simboli per far sentire lo Stato vicino, accessibile e disponibile

Se vogliamo combattere le mafie, sul piano preventivo, dobbiamo creare le condizioni affinché chi dovesse trovarsi in

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una condizione di disagio, di difficoltà economica, di pericolo o di bisogno senta lo Stato vicino, accessibile e disponibile ad erogare un servizio il più rispondente possibile alle aspettative. Per far comprendere meglio questa esigenza piace simboleggiare l’impegno delle istituzioni con la

maniglia, la sedia e la lampadina.

La maniglia per significare l’esigenza di garantire la pronta accessibilità ai servizi di polizia nell’arco delle 24 ore;

la sedia o poltrona per significare la necessità di creare le migliori condizioni di comunicazione e di ascolto facendo ricorso agli elementi della psicologia della testimonianza e della comunicazione;

“la lampadina sul comodino” per significare l’esigenza di far sentire le istituzioni e le amministrazioni a distanza di gomito.

Il partenariato territoriale istituzionale e sociale

Inutile negare che i cittadini lamentano vari problemi a cominciare dal degrado urbano, l’illegalità diffusa, l’abusivismo, la microcriminalità, la corruzione e salendo la scala della pericolosità arriviamo fino a mafie e criminalità organizzata. Ogni reato rappresenta una grave ferita per chi lo subisce, ma è anche un colpo alla vivibilità cittadina, all’offerta turistica, all’economia cittadina. Giustamente i cittadini rivendicano il diritto a vivere in sicurezza così come gli operatori economici chiedono di poter lavorare e investire senza il timore di subire condizionamenti ambientali. Ma strettamente connesso al tema della sicurezza urbana c’è quello del decoro, perché l’ambiente determina il comportamento sociale. Un idoneo sistema di illuminazione di una zona critica è già un deterrente forte per alcune forme di reato e incide sulla percezione della sicurezza. Ecco perché

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sono convinto che accanto alle politiche di prevenzione da sviluppare con le Forze di Polizia e i Vigili Urbani sia necessario un uso intelligente delle tecnologie esistenti e un loro potenziamento, oltre che un maggiore coinvolgimento dei cittadini. E’ ovvio che per conoscere a fondo le problematiche della città ed individuare le cause di situazioni devianti o di quelle che determinino semplici percezioni d’insicurezza bisogna andare nelle aree periferiche o ritenute a rischio, dove l’occhio e le orecchie dei rappresentanti delle istituzioni e dell’Amministrazione non riescono a volte ad arrivare. Parlo del partenariato territoriale con incontri presso i Commissariati o Municipi. Ambienti fisici nelle aree più problematiche, dove ciascun attore chiamato sulla scena della sicurezza reciti la propria parte nel pieno rispetto delle competenze e delle scelte operative che è necessario mettere in campo. L’obiettivo è quello di creare il contatto diretto, dare un volto, “personalizzare” il rapporto mettendo a confronto i cittadini con la “squadra” delle istituzioni e delle amministrazioni, ed Enti chiamati ad erogare i servizi.

Gli sportelli territoriali di ascolto (aziendali, sindacali, di associazioni di categorie economiche e di volontariato) rappresentano il più prossimo strumento di supporto per le persone in condizioni di disagio

Sono importanti perché consentono di affrontare le situazioni di disagio sul nascere, analizzarne le cause e provare a trovare una soluzione. Se l’ascolto viene assicurato da persone competenti esperti in psicologia della comunicazione, i n q u e s t o p e r i o d o d i c r i s i e c o n o m i c a , s o c i a l e e d occupazionale, rappresentano una misura di prevenzione di particolare rilevanza. Gli sportelli territoriali vanno rilanciati e la loro attività monitorata da un organismo di raccordo provinciale, anche perché se istituiti nelle aree in cui si avvertono situazioni di forti criticità sociali ed economiche consentono alle istituzioni di essere sempre più

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vicine, accessibili e disponibili alle esigenze di chi si trova in un momento di fragilità. Per i casi complessi di particolare gravità i Centri di ascolto territoriali si possono configurare anche come l’elemento di raccordo tra le persone bisognose di aiuto e un auspicabile “Servizio di ascolto e sostegno per i soggetti che versano in situazioni di disagio” istituito a livello provinciale. Il Servizio di ascolto e sostegno per i soggetti che versano in situazioni di grave disagio”

Un Servizio già sperimentato con successo a Pisa, offerto gratuitamente dai 52 sottoscrittori, con l’impegno ad ascoltare e sostenere i casi più critici delle persone in difficoltà che si erano già rivolte ai Centri di ascolto territoriali dove non era stato possibile assicurare direttamente la prestazione assistenziale necessaria.

U n “ S e r v i z i o ” a s s i c u r a t o d a o l t r e 5 0 i s t i t u z i o n i , amministrazioni, enti e associazioni di volontariato come:

Agenzia delle Entrate, Equitalia, INPS, INAIL, Ordine Professionali (avvocati, commercialisti), Associazione Bancaria ed altri professionisti che fanno parte della rete, allo scopo di valutare congiuntamente e tempestivamente gli interventi che, nei limiti del quadro normativo vigente, consentano di portare a soluzione i problemi all’origine del disagio. Bisogna lavorare per intercettare anche il rumore del silenzio, garantendo l’ascolto specializzato soprattutto a quelle categorie sociali che versano in una condizione di sofferenza economica, incolpevole, tale da non potersi permettere nemmeno di rivolgersi a uno psicologo, un avvocato o a un commercialista.

I Desk antimafia già sperimentati a Roma e a Pisa

Il Prefetto Tagliente quando era Questore di Roma aveva avvertito il pericolo della criminalità organizzata e già nel

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2011 propose l’istituzione di un desk interforze tra magistrati e forze dell’ordine. L’attivazione fu decisa il 28 ottobre del 2011, dopo un vertice svoltosi presso la Procura, coordinato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, responsabile della direzione distrettuale antimafia di Roma e presieduto dall’allora Procuratore Capo Giovanni Ferrara.

Da prefetto di Pisa, appena 16 giorni dopo l’insediamento, Francesco Tagliente, ritenendo fortemente probabile l’interesse delle associazioni criminali ad inserirsi in mondo sommerso e silente nel tessuto socio-economico pisano, convoca una riunione di coordinamento allargata alla Magistratura fiorentina (con l’allora Procuratore della Repubblica Giuseppe Quattroccchi) e pisana (Procuratore Ugo Adinolfi), oltre alla DIA, chiedendo di costituire presso la Procura della Repubblica un “desk antimafia”.

Il Desk antimafia è ritenuto importante dal Prefetto Tagliente perché consentirebbe un approccio investigativo più dinamico dei sistemi tradizionali, dove anche il “chiacchiericcio”, i semplici sospetti raccolti dagli organi di polizia, potrebbero diventare materia di indagine.

Con il desk interforze antimafia più chiacchiere possono diventare un indizio da non sottovalutare, utile alla Procura antimafia”. Obiettivi del Desk antimafia sarebbero anche quelli di consentire l’elaborazione di una strategia comune tra le forze dell’ordine, evitando possibili sovrapposizioni nella lotta alla criminalità organizzata e alle mafie.

Il Desk anticorruzione

Facendo riferimento al rischio di corruzione negli apparti amministrativi, Tagliente ritiene importante l’istituzione di un organo collegiale per mettere a fattor comune tutte le conoscenze delle varie articolazioni interessate e sviluppare azioni congiunte finalizzate alla trasparenza, alla prevenzione delle possibili infiltrazioni della criminalità e

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dei fenomeni di corruzione nei vari settori degli apparati amministrativi. Il contributo dell’Amministrazione comunale ai fini della lotta alla corruzione e alle mafie può essere decisivo, oltre che con il supporto alla magistratura e agli altri organismi governativi, con una azione diretta a prevenire ogni possibile forma di condizionamento degli amministratori locali, funzionari e impiegati comunali o addirittura di collegamenti diretti o indiretti degli stessi con la criminalità, nonché con più incisive misure per favorire la prevenzione e il contrasto di usura, gioco illegale, riciclaggio, traffico di stupefacenti e altre forme di illegalità. I Sindaci delle città ritenute a rischio potrebbero istituire un organo collegiale, un Desk anticorruzione presieduto dal Sindaco o da un suo delegato, al fine di mettere a fattore comune tutte le conoscenze delle varie articolazioni interessate. Potrebbero così assicurare una più efficace prevenzione e al contrasto delle possibili infiltrazioni della criminalità nei vari settori commerciali ed imprenditoriali ritenuti sensibili, anche attraverso il continuo monitoraggio dei subentri e delle volture ripetute per la medesima licenza commerciale e con il monitoraggio degli appalti. Per Tagliente alle riunioni del Desk dovrebbero partecipare gli Assessorati, i Dipartimenti, i Municipi, gli Enti e le Società partecipate che fanno capo al Comune, i rappresentanti delle associazioni delle categorie economiche e altri organismi di volta in volta ritenuti utili compresi i rappresentanti dei cittadini, nonché, in veste di consulente, un rappresentante dell’Avvocatura del comune. Obiettivo del desk sarebbe quindi quello di creare una rete che riduca il rischio di corruzione e gli appetiti della criminalità organizzata. Per il Prefetto si potrebbero valutare collegialmente anche i sospetti per segnalarli agli organi deputati a sviluppare le indagini. La sola conoscenza del ruolo del Desk anticorruzione potrebbe scoraggiare gli appetiti della criminalità.

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Coronavirus: salvare la vita

delle persone, salvare

l’economia o rischiare

entrambi? Si apre o non si

apre? Gli spunti di

riflessione del prefetto

Francesco Tagliente

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di Francesco Tagliente*

“Premetto che la vita è sacra (anche per gli anziani e le persone con altre patologie che hanno la disavventura di

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essere contagiati dal coronavirus) e che è necessario assumere le decisioni più opportune per riavviare gradualmente le attività ed evitare ulteriori disastri per l’economia.

Il virus si è “diffuso a livello globale e a causa della pandemia nel mondo sono già oltre 3 milioni e 200 mila le persone contagiate e più di 228 mila i morti. Una condizione inedita, che rischia di mettere in pericolo l’esistenza dell’intera comunità.

Questo comporta la responsabilità, a tutti i livelli, di agire per contenere la diffusione del virus sia per salvare il maggior numero di vite umane che per evitare ancora più gravi catastrofe economiche. E questo anche emanando provvedimenti volti alla sospensione e compressione dei diritti fondamentali dei cittadini.

In Italia alla data del 29 aprile in Italia sono stati registrati oltre 205 mila casi positivi di coronavirus con circa 28 mila decessi. Che nelle ultime 24 ore ci sono stati 1.872 nuovi casi positivi e 285 decessi, e ogni giorno continuiamo a registrare migliaia di nuovi infetti e centinaia di decessi.

La comunità scientifica ha informato il Governo e ripete continuamente che se riaprissimo quasi tutto subito, il tasso di riproduzione del virus tornerebbe alto con conseguenze drammatiche sul piano sanitario ed economico perché secondo uno studio elaborato da un gruppo di scienziati (pubblicato sulla rivista scientifica Pnas) le restrizioni alla mobilità decise dal governo hanno ridotto progressivamente la capacità di contagio del 45%. E ancora che secondo gli studiosi, dall’inizio dell’epidemia al 25 marzo scorso, le restrizioni alla mobilità avrebbero evitato il ricovero ospedaliero di almeno 200 mila persone.

Il nostro ordinamento costituzionale, riconosce espressamente un particolare valore al diritto alla salute e al connesso

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diritto alla vita. Un diritto fondamentale, qualificato come

“inviolabile” dell’individuo, oltre che un interesse primario per la collettività, quindi prevalente su tutti gli altri diritti che sono solo tra loro bilanciabili, per la semplice ragione che la vita è precondizione per il godimento di tutti gli altri diritti.

La vita quindi è sacra anche per gli anziani e le persone con altre patologie che hanno disavventura di essere contagiati.

Qualora dovessero verificarsi nuovi decessi riconducibili al mancato rispetto di ordini e discipline, oltre alle intuibili ancora più gravi conseguenze per l’economia potrebbero scaturire responsabilità anche di natura penale, civile ed amministrativa.

L a n e g l i g e n z a , l ’ i m p r u d e n z a , l ’ i m p e r i z i a , o v v e r o l’inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline può comportare responsabilità a titolo di colpa e che il nostro ordinamento penale contempla anche l’epidemia e l’omicidio colposi. Ed ancora che quando l’evento è prevedibile, potrebbe essere ravvisata anche la cooperazione colposa.

Fatte queste premesse inviterei a riflettere responsabilmente s u t u t t i g l i s c e n a r i p o s s i b i l i e a l l e p o t e n z i a l i responsabilità personali di una apertura tutto e subito puntando alla responsabilizzazione dei comportamenti individuali.

Solo il comportamento di ogni singola persona potrà legittimare la decisione di sostituire le restrizioni con modelli organizzativi, comportamentali e strutturali

E di tutta evidenza che questa nuova fase 2, legittimando ad uscire milioni di persone, avrà successo solo se i comportamenti individuali saranno rispettosi delle regole di contenimento del virus. In altre parole la capsula di sicurezza e prevenzione che fino ad oggi è stata la casa, diventerà ogni singola persona.

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Ciascuno di noi diverrà protettore di se stesso e degli altri rappresentando la garanzia per la prosecuzione o motivo di interruzione del percorso di ritorno alla normalità che il governo ha intrapreso con le garanzie della progressività e del quotidiano monitoraggio.

*Prefetto, già Questore di Firenze e Roma

Il Giorno del Ricordo e il pericoloso integralismo ideologico: intervista al Prefetto Francesco Tagliente

Tagliente: Il 27 gennaio e il 10

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febbraio, due date simbolo per l’intera collettività, scelte per ricordare la ferocia dell’uomo sull’uomo e per onorare tutte le vittime di quei tragici avvenimenti e le tragedie umane,

causate dalla guerra

Prefetto Tagliente, oggi è un’altra data importante… La necessità di non dimenticare le tragedie umane, causate dalla guerra, viene garantita anche con le celebrazioni delle solennità nazionali.

Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano- dalmata, delle vicende del confine orientale. Istituita con legge 30 marzo 2004 n. 92. Soltanto 15 giorni fa, il 27 gennaio, abbiamo celebrato la “Giornata della Memoria” per commemorare le vittime dell’Olocausto. Due date simbolo per l’intera collettività, dunque, scelte per ricordare la ferocia dell’uomo sull’uomo e per onorare le vittime di quei tragici avvenimenti.

Che cosa rappresenta il Giorno del Ricordo? Il Giorno del ricordo vuole conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Coltivare la memoria di quanto è accaduto è indispensabile anche per ristabilire la verità storica.

Quattordici anni fa la prima celebrazione…

Sì. Il primo anno in cui si celebrò il Giorno del ricordo fu il 2005. Il 9 febbraio, l’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi, fece un comunicato, nel quale espresse la propria

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soddisfazione per l’istituzione della solennità:

rivolgendo il proprio pensiero «a coloro che perirono in condizioni atroci nelle Foibe alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia» affermò che «Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria;

ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono».

A partire dal 2006 la ricorrenza viene celebrata annualmente dalle massime autorità politiche italiane con una cerimonia solenne, svolta spesso nel palazzo del Quirinale, al cospetto dei Presidenti della Repubblica

succedutisi negli anni, i quali, oltre a conferire le onorificenze alla memoria ai parenti delle vittime hanno pronunciato, in molti casi, emozionanti discorsi. Il Quirinale per la seconda celebrazione del Giorno del ricordo organizzò la prima delle cerimonie solenni che poi si succedettero di anno in anno.

Ripercorrere le tappe e riflettere sulle azioni e le parole, secondo lei Prefetto è importante? Senz’altro. E’ molto interessante rileggere alcuni passaggi del messaggio del Presidente della Repubblica Ciampi rispetto ai drammatici fatti delle foibe e dell’esodo: “L’odio e la pulizia etnica sono stati l’abominevole corollario dell’Europa tragica del Novecento, squassata da una lotta senza quartiere fra nazionalismi esasperati”. “La Seconda guerra mondiale, scatenata da regimi dittatoriali portatori di perverse ideologie razziste, ha distrutto la vita di milioni di persone nel nostro continente, ha dilaniato intere nazioni, ha rischiato di inghiottire la stessa civiltà europea”.

“L’Italia, riconciliata nel nome della democrazia, ricostruita dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale anche con il contributo di intelligenza e di lavoro degli esuli istriani,

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fiumani e dalmati, ha compiuto una scelta fondamentale. Ha

identificato il proprio destino con quello di un’Europa che si è lasciata alle spalle odi e rancori, che ha deciso di costruire il proprio futuro sulla collaborazione fra i suoi popoli basata sulla fiducia, sulla libertà, sulla

comprensione”.

Queste parole, secondo Lei, hanno fatto breccia nelle coscienze? Non come avrebbe dovuto essere. Indubbiamente, legge istitutiva e celebrazioni istituzionali non sono stati sufficienti per placare polemiche e contromanifestazioni. Fin dalla prima celebrazione del Giorno del ricordo nel 2005 da diversi gruppi dell’estrema sinistra furono organizzate delle contromanifestazioni in occasione del 10 febbraio, con la

partecipazione di alcuni storici d’area.

Anche oggi, probabilmente da qualche parte in Italia ci saranno atti vandalici, manifestazioni, disordini…

Il 10 febbraio del 2007, da Questore di Firenze, ho dovuto a gestire una manifestazione di piazza molto critica, per la contestazione, diciamo un po’ vivace di un corteo diretto al Largo Martiri delle Foibe per la deposizione di una corona di fiori. Dovette interessarsi al caso anche il Ministro dell’Interno. Ancora oggi, in molte località dell’Italia si registrano atti di vandalismo contro vari simboli dell’esodo e delle foibe, spesso in prossimità delle celebrazioni del 10 febbraio. Vengono ancora prese di mira le targhe

innalzate in luoghi pubblici e i monumenti a memoria delle vittime.

E’ bene tenere presente che il 27 gennaio e il 10 febbraio, vanno considerate due date simbolo per l’intera collettività, scelte per ricordare la ferocia dell’uomo sull’uomo e per onorare tutte le vittime di quei tragici

avvenimenti e le tragedie umane, causate dalla guerra.

A chi va il suo pensiero oggi?

Il nostro pensiero e la nostra vicinanza vanno, oggi, a tutti i familiari delle vittime degli efferati massacri delle foibe

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ed ai rappresentanti delle associazioni che mantengono viva la memoria di quella tragedia e

dell’esodo di intere popolazioni, portatrici di identità culturali e tradizioni che non devono essere cancellate Giornate come questa devono rappresentare momenti di riflessione perché situazioni così dolorose siano

per sempre consegnate al passato. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare chi fu ucciso o costretto ad abbandonare la propria terra per restare fedele alla propria identità culturale di lingua e tradizioni. È importante che tragedie come quelle delle Foibe e della Shoah rimangano stampate nella memoria collettiva affinché si consolidi, soprattutto nelle giovani generazioni, un profondo spirito di solidarietà, tolleranza e comprensione verso i propri simili, qualunque sia la loro estrazione geografica, storica, politica, religiosa e sociale.

Trieste, poliziotti uccisi in questura: l’assassino sarebbe stato ricoverato in una clinica psichiatrica. Avrebbe sfondato con un’auto le barriere di un aeroporto.

L’intervista esclusiva al

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Prefetto Francesco Tagliente

Il Prefetto Francesco Tagliente è intervenuto a La Vita In Diretta condotta da Alberto Matano per parlare dell’omicidio degli Agenti della Volante 2 Pierluigi Rotta e Matteo Demenego nella Questura di Trieste.

In studio anche la giornalista del TG1 Emma D’Aquino e in collegamento da Trieste per tutti gli aggiornamenti, la giornalista Elena de Vincenzo

Nel corso del servizio Tagliente commentando le immagini del tentativo di fuga dell’assassino di Pierluigi e Matteo, ha detto che dai 26 secondi del filmato emerge che gli operatori della Questura di Trieste sono riusciti a fermare l’autore del duplice omicidio degli Agenti scongiurando ulteriori tragedie.

Il Filmato ha aggiunto il Prefetto mette in evidenzia anche una elevatissima professionalità e rispetto della persona da parte degli Agenti operanti: nel conflitto a fuoco potevano legittimamente uccidere l’assassino dei due colleghi, lo hanno solo ferito. Questa è la Polizia di Stato che vogliamo.

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Abbiamo chiesto al Prefetto Tagliente una intervista sull’argomento. Ecco cosa ci ha detto.

Chi è Alejandro Meran l’assassino dei due Agenti delle Volanti della Questura di Tieste?

Azzardare ipotesi sarebbe poco serio. Bisogna aspettare l’esito degli accertamenti in tutti paesi e le città in cui ha abitato.

Per i poliziotti delle Volanti, al momento del fermo, era uno straniero di origini dominicane titolare di una carta di soggiorno ottenuta un paio di

anni fa, 29 anni, nessuna denuncia conosciuta, di professione magazziniere, in Italia da 14 anni, da sei mesi a Trieste con la madre cittadina italiana e con un vissuto in Baviera, a Udine, Bellino e L’Aquila. Un uomo qualunque, sul quale fare accertamenti per il furto di un motorino.

Fisicamente robusto, alto e molto muscoloso con i capelli rasta.

Dal Filmato emerge invece, una sua dimestichezza con le armi.

Avrebbe scarrellato la pistola sottratta a uno dei due poliziotti, un gesto non alla portata di tutti. La sua familiarità con le armi si intuisce anche dalle immagini che

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lo ritraggono mentre tenta di fuggire impugnando le due pistole.

Per capire chi è, se abbia commesso altri episodi di violenza, bisogna aspettare i riscontri dal paese di origine e dalle città dove ha soggiornato. Si ipotizza che sarebbe stato coinvolto in una vicenda di droga a Santo Domingo. Si è saputo anche che in Germania con un’auto avrebbe tentato di sfondare le barriere dell’aeroporto di Monaco di Baviera. Per questo sarebbe stato ricoverato in una clinica psichiatrica da cui poi si sarebbe allontanato. Ma di questo, al momento dell’accompagnamento negli uffici della Questura di Trieste, nulla risultava alle autorità italiane.

Cosa le fa pensare il filmato di 26 secondi sul tentativo di fuga dell’Assassino dei due poliziotti dalla Questura?

E ‘solo un segmento di immagine di quello che è accaduto, e non ci consente una ricostruzione completa. Ci offre comunque lo spunto per

riflettere. Sono immagini che evidenziano fasi estremamente concitate e allo stesso tempo drammatiche con la risposta degli operatori della

Questura di Trieste: dopo l’uccisione dei colleghi Pierluigi e Matteo sono riusciti a rendere inoffensivo l’assassino scongiurando la possibilità che il

bilancio potesse essere più tragico. Sparava all’impazzata, se non fosse stato arrestato avrebbe potuto ammazzare altre persone. L’operato degli

Agenti evidenzia anche la loro professionalità e il rispetto della persona. Nel conflitto a fuoco lo avrebbero potuto legittimamente uccidere ma lo hanno solo ferito. Questo fa emergere il grande rispetto per la vita umana da parte degli Agenti.

C’è stata anche una polemica sull’uso delle manette

Chiariamo subito che non c’erano i presupposti giuridici per mettere le manette e nulla faceva presagire una azione così criminale.

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Gli operatori delle volanti stavano trattando il caso di un 29enne incensurato responsabile di rapina impropria, il furto di un motorino seguito da una spinta alla proprietaria, avvenuta in mattinata, quindi era passata da un pezzo la flagranza e non c’erano i presupposti per operare un fermo di indiziato di delitto perché si era costituito. Agli agenti non può essere addebitata nessuna leggerezza. Hanno operato bene.

Sono certo che se si fossero trovati di fronte un sospettato di terrorismo o di criminalità organizzata, o avessero conosciuto il suo precedente in Germania con il ricovero coatto in una clinica psichiatrica le procedure e le cautele nell’accompagnarlo al bagno sarebbero state diverse.

C’è stata polemica anche sulle fondine in uso agli Agenti

La polemica sulle fondine mi sembra fuori luogo considerato che nessuno ha visto il momento del duplice omicidio e in che maniera l’assassino si sia impossessato dell’arma. Condivido quindi quello che ha detto sull’argomento il Capo della Polizia Franco Gabrielli: “Non c’è correlazione tra l’ipotetica inefficienza della fondina e l’episodio che ha visto la morte dei colleghi della questura di Trieste”.

Chi sono per Francesco Tagliente i due poliziotti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta uccisi da Meran?

La personalità di Pierluigi e Matteo emerge chiaramente dal video che hanno postato come Volante 2 prima di intraprendere un turno di

servizio notturno: “Dormite sonni tranquilli ci sono i figli delle stelle”. Da quel video oltre al senso del dovere e la dedizione traspare l’impegno, la

passione, lo spirito di servizio e il senso dello Stato dei due poliziotti che, come tanti altri colleghi delle Volanti, per garantire il diritto alla sicurezza

di chi ha bisogno, spesso rinunciano anche ai propri diritti.

Rappresenta il sacrificio e la dedizione al servizio di tanti operatori della Polizia di Stato

che hanno sacrificato anche la loro vita per garantire il

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rispetto delle leggi dello Stato e per tutelare la sicurezza di tutti i cittadini della Nazione.

E se 7 italiani su 10 hanno fiducia nel lavoro della Polizia di Stato; se con il 71,5 per cento dei consensi, la Polizia di Stato risulta essere il Corpo in

divisa più amato tra tutte le Forze dell’Ordine – come riportato nel Rapporto Eurispes 2019 – gran parte del merito va anche alle volanti impegnate nell’attività di controllo del territorio.

Dalle sue parole traspare un’altissima considerazione del lavoro delle Volanti. Quali sono i valori che accomunano gli uomini di questi reparti?

Gli operatori delle Volanti sono legati da un lavoro che li espone più degli altri ad un elevato rischio fisico e giuridico e hanno un comune modo di

sentire il dovere di servizio per la gente. Vivendo a contatto con le condizioni umane più drammatiche maturano una particolare sensibilità sociale che traspare dal grande rispetto per la persona soprattutto nei confronti di chi versa in una condizione di fragilità. Ed è proprio questo modo di interpretare il servizio che consente alla Polizia di godere di un enorme rispetto, gratitudine e ammirazione da parte della gente.

Per concludere ci indica cosa fare per ridurre l’esposizione a questo elevato rischio fisico e giuridico degli operatori delle Volanti? Ci dica quale metterebbe al primo posto?

La certezza e l’immediatezza della esecuzione carceraria della pena per gli autori di crimini gravi che manifestano una indole violenta.

Può spiegarlo meglio con un esempio?

Ci sono tantissimi esempi. Solo nelle ultime ore il personale di un Commissariato romano è stato coinvolto in tre diversi episodi di soggetti senza fissa dimora che hanno reagito con violenza e minaccia al controllo di polizia. In un caso ci sono stati due poliziotti feriti. In tutti e tre i casi le

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persone arrestate sono tornate libere dopo poche ore, senza misure idonee a cautelare la società civile dalla loro rabbia, dalla loro violenza e dalla loro forza fisica. E senza nessuna cura sociale o sanitaria.

Per indicare un fatto grave che non ha avuto conseguenze drammatiche per la prontezza del poliziotto, faccio riferimento al caso romano di un

nigeriano di 20 anni già con precedenti che nel corso di un controllo aggredisce l’agente e nella colluttazione cerca di levargli la pistola. L’agente,

aiutato da un collega, reagisce evitando che lo straniero possa impossessarsi dell’arma. Il nigeriano viene portato al Commissariato Esquilino dove aggredisce due poliziotti procurando lesioni refertate ad entrambi. Arrestato per lesioni viene portato in udienza, dove il suo arresto viene convalidato ma viene rimesso subito in libertà con il semplice obbligo di firma a un commissariato vicino a quello che ha operato.

Con quale messaggio vuole chiudere questa intervista?

Invito a immaginare l’effetto di quella decisione sugli operatori aggrediti chiamati a ripetere i controlli nei confronti di pregiudicati pericolosi della

zona, e sugli stessi destinatari dei controlli. Sono stato sempre convinto che se anche uno solo degli anelli della catena messa a protezione della società non svolgesse il suo ruolo, verrebbe vanificato anche l’impegno e il ruolo di tutti gli altri.

L’ANCRI premia Carlo

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Santucci, il medico romano che salvato la vita di una mamma in Austria

Tagliente: È un esempio di senso civico che l’Associazione dei benemeriti della Repubblica vuole mettere in evidenza.

La Conferenza su “La legalità dai banchi di scuola al mondo del web “, organizzata dall’Associazione nazionale degli insigniti dell’Ordine al Marito della Repubblica Italiana (ANCRI) all’Istituto per Sovrintendenti della Polizia di Stato di Spoleto si è conclusa con una appendice inedita.

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