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II. IL RUOLO DEL MANAGEMENT ACCOUNTING NEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO: ANALISI DELLA LETTERATURA

II.1. COST ACCOUNTING & COST MANAGEMENT: IL RUOLO IN AZIENDA DEL SISTEMA DI COSTING

II.1.1. Cenni sul cost accounting

Il cost accounting, si pone l’obiettivo di determinare “costi” (e ricavi) riferiti a determinati oggetti (prodotti, centri di costo etc.) ed è uno strumento di grande importanza per integrare le informazioni della contabilità generale1.

La contabilità generale fornisce rilevanti informazioni, quali: 1. Calcolo del reddito di esercizio

2. Controllo movimenti monetari- finanziari riferiti alla gestione

Queste rilevazioni anche se importanti, non sono sufficienti per guidare gli organi di impresa nel processo decisionale e di controllo della gestione. Ecco perché è opportuno integrare i dati della contabilità generale con quelli della contabilità analitica. I dati di contabilità generale hanno limitazioni che riguardano:

• Il fatto di riguardare la gestione “globale” d’impresa

• Il fatto di riferirsi a dati inerenti la gestione passata d’impresa

Nonostante avere un dato sintetico/complessivo risulti utile ai fini della continuità d’impresa, questo tipo di contabilità non permette di avere una visione analitica dell’andamento delle specifiche operazioni che compongono le varie attività. Detto ciò, risulta molto importante la contabilità analitica, che permette di analizzare nello specifico particolari “oggetti” (prodotti etc.) di cui si vuole conoscere il risultato economico.

Per quanto riguarda la seconda limitazione, il cost accounting permette a consuntivo un confronto efficace con altri tipi di informazioni che si basano sullo svolgimento futuro dell’attività d’impresa, quali il “budget”, i “costi standard” e i “preventivi di costo”.

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I concetti fanno riferimento a: Strumenti per l’analisi dei costi, Volume II, Approfondimenti di Cost Accounting, Terza Edizione, 2009, Miolo Vitali, p.3

Risultano quindi varie differenze tra il sistema di contabilità generale e quello di contabilità analitica:

• La contabilità generale è obbligatoria e prescritta dalla legge civile e fiscale, mentre la contabilità industriale è facoltativa

• La contabilità generale rileva l’informazione (costo/ricavo) nel momento del suo accertamento, la contabilità analitica rileva la voce di costo/ricavo, nel momento dell’utilizzo dei fattori produttivi (ad esempio costo manodopera, consumo materie prime)

• I dati in contabilità generale vengono classificati secondo la loro origine o natura fisico- economica (es. costi di materie prime, di mano d’opera etc.), la contabilità analitica li riclassifica secondo destinazione (ad esempio prodotti e centri di costo)

• Mentre la contabilità generale fa uso della partita doppia, la contabilità analitica può svolgersi sia contabilmente che extra contabilmente. Le rilevazioni di contabilità industriale possono essere di diversi tipi, quali:

o Metodo unico contabile: anche la contabilità analitica funziona in partita doppia ed è inserita nella contabilità generale

o Metodo duplice contabile: anche la contabilità analitica funziona in partita doppia, ma non è inserita nella contabilità generale, anche se è a questa collegata

o Metodo duplice misto: la contabilità analitica non funziona in partita doppia, ma fa uso di altri strumenti extra contabili (tabelle, prospetti) ed è separata alla contabilità generale

Come possiamo notare da queste differenze, la contabilità analitica fa uso dei dati che si generano nella contabilità generale, usufruendo però solo dei dati “economici” (costi / ricavi), tralasciando l’aspetto finanziario della gestione.

Tra le principali voci di costo, possiamo distinguere2: 1) Costi controllabili e costi non controllabili.

2 I concetti fanno riferimento a: Strumenti per l’analisi dei costi, Volume II, Approfondimenti di Cost Accounting,

Prima di definire questi tipi diversi di costi, dobbiamo definire le variabili in base alle quali li analizziamo:

• L’impiego dei costi nel controllo di gestione

• La suddivisione dell’azienda in base ai centri di responsabilità

Di conseguenza possiamo dire che i costi controllabili sono quelli, che con riferimento ad un dato centro, sono influenzabili in maniera significativa dal responsabile di centro. I costi non controllabili presentano una parte non controllabile del responsabile di centro, mentre possono essere formati da una parte controllabile da un livello superiore. Possiamo quindi affermare che i costi assumono la connotazione controllabili/non controllabili a livello di centro, ma mai a livello aziendale , dove diventano tutti controllabili.

2) Costi diretti e costi indiretti.

La prima distinzione si basa sulla possibilità di misurare oggettivamente il “consumo di fattore produttivo”.

• Costi diretti • Costi indiretti

I costi diretti possono essere imputati ai centri / prodotti mediamente misurazione diretta ed oggettiva del fattore impiegato. I costi diretti possono anche riscontrarsi nel caso in cui si siano sostenuti per un solo centro / prodotto. A differenza, i costi indiretti, vengono attribuiti all’oggetto di costo solo mediante una ripartizione soggettiva. La ripartizione dei costi indiretti può avvenire su base unica o base multipla.

Si ricorda che la distinzione tra costi diretti e costi indiretti non ha valore assoluto, ma dipende sempre dall’oggetto di costo cui ci si riferisce. Può inoltre accadere che un costo venga considerato indiretto anche se la misurazione è oggettiva, ma risulta tuttavia inefficace ed inefficiente. Inoltre data la prassi di questo tipo di contabilità per costi diretti si intendono la maggior parte delle volte “costo della manodopera diretta” e “costo delle materie prime”.

La base di questa distinzione sta nel rapporto che si crea tra variabilità del costo e variabilità della quantità prodotta.

Si definiscono variabili quei costi la cui entità varia al variare di un determinato parametro di riferimento che, di solito, è il volume produttivo, mentre sono fissi quei costi che derivano dalla predisposizione di una certa struttura e capacità produttiva industriale e non dai volumi effettivi di produzione. Al variare dei volumi di produzione non varia il valore di tali costi.

E’ importante inoltre differenziare “costi pieni” e “costi parziali”, di prodotto, che si distinguono a seconda dei fini che si vogliono raggiungere.

Parlando di costi parziali possiamo fare ulteriori distinzioni:

• Costo primo: la somma dei costi diretti (materie prime e manodopera ne sono un esempio). E’ sicuramente una prima aggregazione di costi oggettiva dato che non ha problemi come ripartizione dei costi indiretti

• Costo industriale: la somma dei costi delle materie prime più i costi industriali di trasformazione cui si riferiscono (energia elettrica, manodopera, ammortamenti sono un esempio). Tale tipo di costo si lega all’area della produzione, e permette di controllarne l’efficienza. A differenza del costo primo, il costo industriale risente di criteri di soggettività dovuti alla ripartizione dei costi indiretti industriali.

• Costo variabile (direct costing): si basa sulla possibilità di dividere costi fissi e costi variabili. Tale componente di costo include quindi solo i costi variabili. Ovviamente vengono inclusi dentro tale tipologia anche i costi semivariabili. Il costo pieno/complessivo invece, include tutte le voci di costo, dalle materie prime, al costo di trasformazione industriale, le spese amministrative, le spese commerciali, gli oneri finanziari etc. Considerando chiaramente tutte le componenti di costo, il costo pieno risente della soggettività nelle scelte in ambito di ripartizione di costi indiretti.