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Cenni ad elementi metacomunicativi dell’ironia

Capitolo 2 Oggetto di studio: l'ironia verbale

2.4 Cenni ad elementi metacomunicativi dell’ironia

L’ironia solitamente non viene segnalata da espressioni come “ti informo ironicamente del fatto che…”, “è ironico che…” (Haverkate, 1990). Kreuz e Roberts (1995) hanno osservato come l'iperbole aumenti le possibilità che possa essere messa in atto un'interpretazioni ironica, anche quando non ci sono elementi che manifestano la non veridicità dell’affermazione. Dire che il nostro capo è bravissimo, competentissimo, il migliore del mondo, può generare un’interpretazione ironica anche quando non abbiamo elementi per dire che in effetti non lo sia. Utsumi (2000) ha osservato come alcune forme prototipiche di ironia verbale possono aiutare a distinguere un'espressione ironica da una non-ironica. Tali forme prototipiche possono derivare da alcune espressioni che, insieme ad altri elementi prosodici e non-verbali, mostrano implicitamente un atteggiamento negativo come: iperboli, esagerazioni (espresse attraverso avverbi o aggettivi), metafore, interiezioni e atti linguistici (es. "ringraziare").

Uno studio sull’ironia condotto da Gibbs (2000) mediante l’analisi di un corpus composto da 62 conversazioni spontanee, della durata di 10 minuti ciascuna, avvenute tra studenti universitari, ha mostrato dei dati interessanti. Le istanze di ironia erano in media 4,7 per conversazione, per un totale di 268 casi di ironia nell’intero corpus, con una dispersione piuttosto ampia (da una conversazione con un caso di ironia a una conversazione con 20 casi di ironia). Sono state individuate alcune forme discorsive che possono stimolare un’interpretazione ironica: lo scherzo usato dai parlanti per riferirsi l’un l’altro in modo umoristico o scherzoso (50% dei casi), il sarcasmo usato per dire qualcosa di positivo con l’intento di trasmettere qualcosa di negativo (28% dei casi), l’iperbole usata per esprimere un significato non-letterale attraverso l’esagerazione della realtà (12% dei casi), la domanda retorica usata per domandare qualcosa in modo da trasmettere un messaggio di critica o umoristico (8% dei casi) e la minimizzazione usata per trasmettere un messaggio umoristico riducendo alcuni aspetti della realtà (2% dei casi). Ognuno di essi è caratterizzato da peculiari fattori cognitivi, linguistici e sociali, ricoprendo diversi significati pragmatici (R. Gibbs, 2000; R. Gibbs & Colston, 2001).

Dallo studio delle differenze tra comunicazione faccia a faccia e comunicazione mediata da computer (Hancock, 2004), si è riscontrato come l’utilizzo di alcuni amplificatori (diversi nei due contesti comunicativi) possano segnalare l’intento ironico del parlante. Per amplificatori si intende

quella serie di elementi lessicali in grado di enfatizzare il carattere valutativo di un frase. In particolare, l’ironista nella comunicazione faccia a faccia, oltre ad elementi della comunicazione non verbale come la risata e la prosodia, può servirsi di questi amplificatori verbali (aggettivi come “tanto”, “molto”; avverbi come “estremamente”, “certamente”; interiezioni; punteggiatura ecc.) per segnalare all’interlocutore che sta parlando in modo ironico. Kreuz e Caucci (2007) hanno studiato il ruolo di alcuni elementi lessicali nell’interpretazione ironica. In particolare, hanno studiato il ruolo di interiezioni, aggettivi/avverbi e punteggiatura. Ad esempio, le seguenti varianti dell’espressione n. “Posso capire” (condizione neutra):

a. “Caspita posso capire” (interiezione) b. “Posso sicuramente capire” (avverbio) c. “Posso capire!” (punteggiatura)

d. “Caspita posso sicuramente capire” (interiezione + avverbio) e. “Caspita posso capire!” (interiezione + punteggiatura) f. “Posso sicuramente capire!” (avverbio + punteggiatura)

g. “Caspita posso sicuramente capire!” (interiezione + avverbio + punteggiatura)

Il compito dei soggetti era di indicare quanto per ognuna di queste versioni dello stimolo fosse plausibile un’interpretazione sarcastica. Le condizioni b., d., e., g., sono risultate significativamente più plausibili per un utilizzo ironico rispetto alla condizione neutra n. (Kreuz & Caucci, 2007). Il contesto è sicuramente determinante nel discriminare una frase ironica da una non ironica, ma in qualche modo alcuni elementi lessicali e della punteggiatura possono giocare il loro ruolo (Caucci & Kreuz, 2012).

Alcune costruzioni della frase possono favorire un’interpretazione non-letterale di default, come nel caso delle costruzioni negative (Giora, Drucker, Fein, et al., 2014). Un’interpretazione non- letterale/ironica/sarcastica può essere favorita quando incontra tre condizioni. In primo luogo, l’espressione non deve essere familiare e non deve favorire significati non letterali salienti (non devono essere idiomi familiari come “Gallina che canta, ha fatto l’uovo” o “Rosso di sera, bel tempo si spera”). In secondo luogo, non deve contenere anomalie semantiche o incongruenze interne che possano facilitare interpretazioni metaforiche o sarcastiche (es. “il tempo vola” o “ha fatto un gran bel lavoro nel rendersi ridicolo”). Infine, l’interpretazione non-letterale non deve essere suggerita o sviata da informazioni contestuali, pragmatiche o metacomunicative (l’espressione deve essere presentata in isolamento o in un contesto neutro) (Giora, Drucker, Fein, et al., 2014). Si considerino i seguenti esempi tratti dallo studio di Giora e colleghi (2014):

• “La puntualità è il suo forte” • “La puntualità non è il suo forte”

• “Il suo forte è la puntualità” • “Il suo forte non è la puntualità” • “La puntualità è il suo miglior pregio” • “La puntualità non è il suo miglior pregio”

Quando sono state presentate in isolamento (cioè al di fuori di qualsiasi contesto), le espressioni con costruzione negativa (B., D., F.) sono state valutate come sarcastiche18 in misura

maggiore che nelle loro versioni affermative (A., C., E.). Per testare l’ipotesi che fosse la costruzione negativa a determinare il carattere sarcastico, le espressioni sono state inserite in due tipi di contesto: uno che suggeriva un’interpretazione saliente (letterale) e uno che suggeriva un’interpretazione non- saliente (sarcastica). Misurando i tempi di lettura, le espressioni con costruzioni negativa sono state lette più velocemente quando inserite in contesti che invitavano ad un’interpretazione non-saliente (sarcastica) (Giora, Drucker, Fein, et al., 2014). I risultati hanno mostrato che altri fattori relativi alla costruzione della frase non hanno avuto effetto sul tipo di interpretazione. Uno di questi è la posizione del soggetto della frase che definisce quanto questa sia marcata: se il soggetto è davanti al predicato verbale (A., B.) è più marcata, quando lo segue (C., D.) è meno marcata. Altro fattore che non ha avuto impatto è il livello di elaborazione della frase, misurato in numero di parole utilizzate per esprimere un determinato concetto (E., F.). La negazione è il solo fattore ad aver avuto un effetto significativo in termini di tipo di interpretazione (Giora, Drucker, Fein, et al., 2014).