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Cenni generali sulla pericolosità per frana

4 MOVIMENTI FRANOSI

4.1 Cenni generali sulla pericolosità per frana

La valutazione della pericolosità connessa ai movimenti franosi si articola in quattro punti

fondamentali:

1. identificazione delle aree suscettibili

2. caratterizzazione del fenomeno franoso

3. valutazione della possibile evoluzione del fenomeno franoso nello spazio e nel

tempo

4. previsione temporale

Per l’identificazione delle aree suscettibili è necessario disporre di dati tali da poter risalire

ad una corretta distribuzione dei fenomeni franosi sul territorio e correlare quest’ultima ad

una serie di parametri che descrivano le condizioni in cui il fenomeno stesso si è verificato.

La raccolta dei dati per operare questo tipo di valutazione sarà funzione della scala di

indagine e del grado di approfondimento che si vuole considerare.

Il risultato sarà rappresentato da una carta inventario, di tipo semplice o di tipo complesso

a seconda della quantità e qualità delle informazioni riportate per ogni singolo fenomeno

franoso (da una semplice rappresentazione delle aree stabili e instabili basata sulla

distribuzione dei fenomeni franosi indistinti, fino ad una trattazione completa per ogni frana

rappresentata e correlato contesto geologico s.l., climatico e storico).

Una classificazione esaustiva di una frana si basa su parametri quali:

• Tipologia di movimento

• Geometria del fenomeno

• Stato di attività

• Distribuzione di attività

• Stile di attività

• Intensità del fenomeno

L’identificazione della tipologia di movimento è fondamentale per una corretta valutazione

della pericolosità, poiché a seconda della tipologia considerata varieranno i criteri

utilizzabili ai fini delle valutazione stessa. Per le diverse tipologie di movimento cambiano

infatti cause, concause, intensità e fattori di controllo (litologia, clima, orografia, ecc).

TIPO DI MATERIALE MOBILIZZATO

Suoli

Tipo di Movimento Substrato roccioso Grossolani Fini

Crollo Crollo di roccia Crollo di detrito Crollo di terra

Ribaltamento Ribaltamento di roccia Ribaltamento di detrito Ribaltamento di terra

Scivolamento Scivolamento di roccia Scivolamento di

detrito Scivolamento di terra

Espansioni laterali Espansioni l. di roccia Espansioni l. di detrito Espansioni l. di terra

Flusso Flusso di roccia Flusso di detrito Flusso di terra

Tabella 10. Classificazione abbreviata delle tipologie di movimento secondo Varnes et al.

(1978)

I principali parametri geometrici che vengono considerati per quantificare le dimensioni di

un fenomeno franoso, sono:

• la larghezza della nicchia di distacco

• la lunghezza della superficie di scorrimento esposta

• la lunghezza totale del fenomeno (dalla nicchia di distacco al piede dell’accumulo)

• lo spessore medio del materiale coinvolto (o profondità media della superficie di

scorrimento)

Tramite la combinazione di tali grandezze è possibile ricavare l’area interessata dal

fenomeno e il volume del materiale mobilizzato, informazioni fondamentali ai fini della

valutazione della pericolosità o del rischio. Conoscere i parametri dimensionali di un

fenomeno franoso consente inoltre di tracciare l’eventuale evoluzione del fenomeno nel

tempo grazie all’osservazione di eventuali variazioni delle grandezze dimensionali note.

Per evoluzione di un fenomeno franoso si intende la tendenza di una frana a svilupparsi

(stato di attività e stile di attività) e a propagarsi (distribuzione di attività). A tal fine è

indispensabile conoscere, oltre ai parametri classificativi visti in precedenza inerenti la

tipologia di movimento, anche le caratteristiche fisico-meccaniche e morfometriche

dell’ambito in cui il fenomeno evolve. Questo perché sono proprio i parametri fisici (massa,

densità, struttura e tessitura del materiale mobilizzato, ecc.), meccanici (resistenza al

taglio e coesione del materiale costituente il versante, ecc.) e morfometrici (inclinazione,

concavità o convessità del versante, ecc.) a determinare l’evoluzione e la tipologia di

movimento del fenomeno franoso.

ATTIVITA’

Stato Distribuzione Stile

Attiva

(1)

In avanzamento

(5)

Complessa

(10)

Riattivata

(2)

Retrogressiva

(6)

Composita

(11)

Sospesa

(3)

Confinata

(7)

Multipla

(12)

Costante

(8)

Successiva

(13)

In allargamento

(9)

Singola

(14)

Inattiva

(4)

-quiescente

(4a)

-naturalmente stabilizzata

(4b)

-artificialmente stabilizzata

(4c)

-relitta

(4d)

Classificazione delle Attività secondo il WP/WLI (1993, 1994): (1) in movimento al

momento dell’osservazione; (2) attiva dopo un periodo di inattività; (3) in movimento

nell’ultimo ciclo stagionale ma inattiva al momento dell’osservazione; (4) mossasi per

l’ultima volta prima dell’ultimo ciclo stagionale; (4a) inattiva al momento dell’osservazione

ma riattivabile dalle cause originarie; (4b) inattiva e non più riattivabile dalle cause

originarie; (4c) inattiva e protetta dalle cause originarie tramite opere di mitigazione; (4d)

inattiva e sviluppatasi in contesti geomorfologici e climatici diversi da quelli attuali; (5) la

nicchia di distacco tende a svilupparsi nella direzione di movimento; (6) la nicchia di

distacco tende a svilupparsi nella direzione opposta a quella di movimento; (7) sono visibili

i segni del movimento solo in zona di distacco, ma non si evidenzia una superficie di

scorrimento; (8) la frana continua a muoversi in modo costante senza apprezzabili

variazioni di velocità e di volume; (9) la nicchia di distacco tende a svilupparsi

lateralmente; (10) si osservano più tipologie di movimento in successione temporale; (11)

si osserva il simultaneo verificarsi di più tipologie di movimento; (12) si sono osservate più

attivazioni, di un medesimo fenomeno, caratterizzate dalla stessa tipologia di movimento;

(13) si osserva la neoattivazione di una frana caratterizzata della stessa tipologia di

movimento rispetto ad una frana precedente e limitrofa; (14) si è osservata una singola

attivazione.

L’intensità di un fenomeno franoso è direttamente correlabile al grado di pericolosità. Una

frana avrà infatti un potenziale distruttivo elevato o moderato a seconda che la sua

intensità, osservata o attesa, sia rispettivamente alta o bassa.

L’intensità viene espressa più comunemente in funzione del volume o della velocità della

massa mobilizzata (valutazione monoparametrica) o, più correttamente, considerando

entrambe le grandezze (valutazione multiparametrica).

CLASSE DESCRIZIONE VELOCITA’

7 Estremamente rapida 5 m/secondo

6 Molto rapida 3 m/minuto

5 Rapida 1.8 m/ora

4 Moderata 13 m/mese

3 Lenta 1.6 m/anno

2 Molto lenta 16 mm/anno

1 Estremamente lenta < 16mm/anno

Tabella 11. Classi di intensità per le frane in funzione della velocità di movimento,

(1) SCALA DI

INTENSITA’ (I)

DESCRIZIONE VOLUME (m

3

)

7 Estremamente grande > 5·10

6

6 Molto grande 1·10

6

- 5·10

6

5 Mediamente grande 2.5·10

5

- 1·10

6

4 Media 5·10

4

- 2.5·10

5

3 Piccola 5·10

3

- 5·10

4

2.5 Molto piccola 5·10

2

- 5·10

3

2 Estremamente piccola < 5·10

2

Tabella 12. Scala di intensità per le frane in funzione del volume mobilizzato, secondo Fell

(1994)

La previsione temporale definisce la probabilità che un evento franoso si inneschi in un

determinato momento in una data area.

In linea generale, per operare la previsione di un innesco franoso si fa ricorso all’analisi

delle serie temporali dei fattori di innesco. L’approccio basato sull’analisi delle serie

temporali degli eventi è invece utilizzato principalmente per prevedere altri tipi di fenomeni

che concorrono alla pericolosità naturale, quali ad esempio le piene. Ciò è dovuto al fatto

che altri fenomeni, di cui è nota l’intensità, non hanno una distribuzione temporale casuale,

in tal modo risulta possibile assegnare loro un tempo di ritorno con un soddisfacente grado

di attendibilità.

Per le frane è più complicato stabilire un tempo di ritorno poiché gli eventi franosi hanno

frequenze e ripetitività relativamente basse, nonché intensità molto variabili.

Per questo motivo viene usata l’analisi delle serie temporali dei fattori di innesco: la

probabilità che avvenga una frana è data dalla somma delle probabilità dei diversi fattori di

innesco (Canuti e Casagli, 1996). Le cause di innesco possono essere trattate anche in

modo euristico assegnando a ciascuna di esse un peso differente sulla base

dell’importanza relativa a loro assegnata (Mejìa Navarro et al., 1996).

Più correttamente H. H. Einstein (1988) introduce il concetto di “probabilità condizionata”:

probabilità che il fenomeno si verifichi dato un certo fattore di innesco.

La maggior parte delle tipologie di frana sono condizionate da fattori che sfuggono ad un

controllo di tipo probabilistico (attività antropica; sismi; assestamenti strutturali degli

ammassi rocciosi; ecc.) poiché non caratterizzabili temporalmente. Le uniche tipologie di

frana di cui è possibile prevedere l’innesco sono dunque quelle le cui cause sono esse

stesse prevedibili.

Le precipitazioni sono la causa di innesco che più si presta ad un approccio previsionale,

di conseguenza le frane ad innesco piovoso sono le uniche a poter essere previste con un

soddisfacente grado di affidabilità una volta determinate le relazioni dirette che

intercorrono tra altezze pluviometriche e inneschi storici.

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