5 ESONDAZIONE
5.1 Generalità
Le soglie numeriche di guardia idraulica o di preallarme definiscono la quantità di
precipitazione lorda che per assegnata durata genera una porta di guardia in una
prefissata sezione fluviale. In tal modo è possibile definire se una precipitazione prevista
possa essere causa di portate superiori a quella di guardia e come tale destare stati di
preallerta negli organismi preposti alle funzioni di protezione civile. Queste soglie si
basano sulla ricerca della soluzione inversa della classica trasformazione afflussi meteorici
in deflussi di piena. Infatti, assegnata una portata di guardia nelle sezioni caratteristiche di
un tronco fluviale si determina tramite modellistica numerica la quantità di precipitazione
lorda, che per diverse durate determina la portata di piena assegnata. Il valore di portata è
a sua volta definito come quella che determina un livello idrico, che transita con un franco
medio di 1m per ciascun tronco principale del reticolo idrografico di cui è nota la
geometria.
Mediante le soglie pluviometriche è possibile definire se una precipitazione prevista possa
essere pericolosa e come tale destare stati di preallerta negli organismi preposti alle
funzioni di protezione civile.
Le soglie numeriche di guardia idraulica si basano sulla ricerca della soluzione inversa
della classica trasformazione da afflussi meteorici in deflussi di piena. Infatti, assegnata
una portata di guardia nelle sezioni caratteristiche di un tronco fluviale si determina tramite
modellistica numerica la quantità di precipitazione lorda, che per diverse durate determina
la portata di piena data. Il valore di portata è a sua volta definito come quella che
determina un livello idrico, che transita con un franco medio di 1m per ciascun tronco
principale del reticolo idrografico di cui è nota la geometria.
Le soglie sono quindi relative ad alcuni tronchi fluviali ritenuti a rischio di esondazione e
quindi critici, sia per esperienza di episodi siffatti, sia in base a considerazioni di geometria
idraulica. Lungo questi tratti del reticolo fluviale si identificano le sezioni critiche, laddove il
rischio idraulico di esondazione è maggiore a parità di pericolosità idrologica di un evento
di piena lungo la rete idrografica stessa. L’identificazione della criticità potrà venire
condotta considerando o meno, nel computo idraulico, un certo franco sui livelli idrici
raggiungibili dalle acque, nel quale conglobare tutte le incertezze di stima dovute alle
valutazioni idrauliche sui fenomeni di propagazione alveata dell’onda di piena (v. (Aree
Vulnerate Italiane da frane ed inondazioni) in quanto è risultato essere l'unico archivio di
dissesti idraulici e geologici organico disponibile. ). La portata idrica corrispondente alla
configurazione idraulica critica viene indicata nel seguito come portata critica.
Questo può essere raggiunta e superata per diverse configurazioni del campo di pioggia a
sua volta rappresentabile da una funzione p=p(x,t) , che esprime il tasso di precipitazione
al tempo t in un punto x dello spazio.
In generale la soluzione di questo problema è assai complessa, visto l’elevato contenuto di
fluttuazioni che il processo stocastico p(x,t) manifesta nello spazio x e nel tempo t. Il
problema, in prima approssimazione, può tuttavia essere affrontato sviluppando una
soluzione semplificata e perciò soggetta a notevoli indeterminazioni, ma tuttavia
applicabile, con le dovute cautele, ai problemi pratici. Essa comporta una valutazione
globale delle precipitazioni in termini di pioggia accumulata dopo un tempo d dall’inizio del
nubifragio e ragguagliata sull’area del bacino sotteso dalla sezione critica, che indichiamo
con P. In pratica, per la sezione critica in esame si deve ricercare il luogo dei punti sul
piano (P,d) che possono produrre la situazione limite di criticità, ossia possono provocare
il raggiungimento di un valore di portata al colmo pari alla portata critica di riferimento.
Questo luogo di punti o insieme limite può dare origine a una curva di pioggia cumulata
che esprime il volume di precipitazione massimo senza che vi sia rischio di esondazione
(evento Ec), e il volume di precipitazione minimo registrabile affinchè vi sia rischio di
esondazione (evento E), per ogni durata d.
Quando l’insieme limite sopra definito collassa in una curva Plim(d) riconoscibile sul piano
(P, d) definiremo questa curva linea segnalatrice di precipitazione cumulata critica o, più
brevemente, soglia di precipitazione cumulata o, più semplicente, soglia pluviometrica (v.
Figura 15, Figura 16).
Sezione di Controllo
Sezione
Critica
Pluviometro
h
limfranco
y
limFigura 15 Schema per la definizione delle soglie sperimentali di preallarme, dove si
considera l’eventuale franco necessario a rappresentare le incertezze di tipo idraulico.
d
AMC I
AMC II
AMC III
PlimPlim (d AMC)
d1
0
Figura 16 Soglia pluviometrica in funzione (sopra) dello stato iniziale di imbibimento del
bacino sotteso dalla sezione critica, rappresentato dall’indice AMC, e (sotto) del tipo di
ietogramma
Il primo e fondamentale fattore di controllo dell’insieme limite e del suo collassamento in
una curva sul piano (P,d) è costituito dalle condizioni iniziali di imbibimento dei terreni
all’inizio del nubifragio. La dinamica dell’umidità del terreno è un fenomeno assai
complesso e dà luogo, a rigore, a un processo stocastico spazio-temporale u(x, t), con
fluttuazioni peraltro assai più contenute di quelle di p(x,t). In via approssimata, tale
condizione può essere espressa in modo sintetico con un indice di imbibimento, quale, per
esempio, l’indice AMC del Soil Conservation Service (USDA, 1986). Ci si deve quindi
attendere che differenti stati AMC diano origine a differenti soglie pluviometriche.
Un secondo e importante fattore di controllo è legato alla evoluzione temporale della
precipitazione. Poichè p(x,t) varia congiuntamente nello spazio e nel tempo, anche tale
influenza non è facilmente rappresentabile. In via di prima approssimazione, si può
ritenere che lo ietogramma globale di pioggia cumulata (ossia della pioggia ragguagliata
sull’area del bacino) sia rappresentabile da ietotipi standard, che rappresentano i casi
limite di piogge con tasso pressochè uniforme, crescente e decrescente nel tempo. Ci si
deve quindi attendere che differenti ietotipi possano originare differenti soglie
pluviometriche.
In definitiva, quindi, la soglia pluviometrica avrà una forma condizionata del tipo
Plim(d AMC,ieto) in dipendenza dei due principali fattori di controllo, l’imbibimento iniziale
e la forma dello ietogramma. Inoltre, la soglia pluviometrica sarà definibile soltanto per
valori di durata della pioggia superiori a un valore temporale minimo di sensitività, d
1, a
partire dall’inizio del nubifragio.
L’impiego della simulazione idrologica per la valutazione delle linee segnalatrici di
precipitazione cumulata critica o soglie pluviometriche comporta l’esecuzione di
esperimenti di simulazione in grado di enucleare, in base ai diversi scenari di
precipitazione che si possono potenzialmente verificare su un bacino idrografico, la
configurazione critica del campo di precipitazione che corrisponde al superamento della
prefissata portata critica di riferimento nella sezione di chiusura del bacino stesso, posta in
corrispondenza di una sezione critica del corso d’acqua preso in esame in relazione alla
sua capacità di smaltimento dei deflussi di piena.
Per la posizione del problema inverso sopra delineata, bisogna schematizzare innanzi
tutto il sistema esaminato in forma assai semplificata. In pratica, bisogna considerare un
sistema a singolo ingresso (rappresentato dalla precipitazione meteorica che viene
progressivamente a cumularsi sul bacino chiuso dalla sezione di interesse) e singola
uscita (rappresentata dalla portata al colmo nella sezione di chiusura). Infatti, qualora
l’ingresso del sistema non sia definito in modo univoco, il grado di indeterminazione della
soluzione del problema inverso condurrebbe a una molteplicità di soluzioni di complessa
interpretazione scientifica e, soprattutto, di modesta utilità pratica e scarsa ricaduta
applicativa (v. Figura 17).
Input (pioggia)
Output (portata alla sez.
di chiusura)
BACINO input Output BACINO input Output?
Fisso un valore per l’output e ricavo l’input corrispon-dente Il calcolo “a ritroso” non è applicabileFigura 17 La concettualizzazione del sistema-bacino per la soluzione del problema
inverso.
Di conseguenza, l’ingresso di pioggia va necessariamente rappresentato in modo globale,
introducendo un valore caratteristico (mediato o, meglio, ragguagliato all’area del bacino
idrografico sotteso tramite la valutazione di opportuni pesi) della precipitazione che via via
si accumula sull’area del bacino chiuso dalla sezione di interesse.
Un ulteriore fattore di variabilità riguarda infine lo “stato” del sistema, rappresentato dalle
condizioni iniziali di imbibimento dei terreni del bacino idrografico. L’umidità del terreno
presenta una dinamica spazio-temporale assai complessa e la sua valutazione richiede
modelli matematici sofisticati e identificabili soltanto in base a un fitto controllo di campo
tramite misure specifiche. Lo scopo applicativo del lavoro in oggetto richiede, d’altro canto,
criteri di valutazione di uso semplice e immediato. A tale scopo, l’unico indicatore efficace
è rappresentato dalla stessa precipitazione antecedente l’episodio idrometeorologico
preso in esame. Di qui la necessità di implementare un indice sintetico di semplice e
immediata valutazione, seppure grossolano, quale l’indice AMC del Soil Conservation
Service (USDA, 1986). Tale indice rappresenta lo stato di imbibimento in tre classi: stato o
tipo I, per bacino complessivamente asciutto; tipi II e III rispettivamente per bacino
mediamente e fortemente imbibito.
Nel documento
SOGLIE PLUVIOMETRICHE VERSIONE LUGLIO 2004
(pagine 53-58)