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CENNI DI TROFEISTICA

La trofeistica si occupa di stimare il valore venatorio dei trofei, ossia di palchi, corna e zanne nel caso degli Ungulati. La cura nella formazione dei valu-tatori e la grande diffusione di mostre di trofei, ne hanno fatto una vera e propria disciplina.

La moderna trofeistica europea è nata intorno agli anni ’20-’30 del XX secolo, con la creazione di for-mule di valutazione, cioè procedure codificate e ripetibili di validità internazionale. Il Consiglio In-ternazionale della Caccia (C.I.C), fondato a Parigi nel 1930, si fece promotore della diffusione del siste-ma di valutazione all’interno dei paesi membri. Ogni formula di valutazione si divide in due parti. La prima prende in considerazione elementi di va-lutazione di tipo quantitativo, ossia elementi misu-rabili come lunghezza, larghezza, circonferenza, diametro, peso e volume. La seconda parte prende in considerazione elementi di valutazione di tipo qualitativo sui quali esprimere giudizi “estetici” se-condo criteri predefiniti come colore, grado di per-latura, porosità, curvatura dell’astuccio corneo, vi-sibilità delle solcature sull’astuccio e simmetria. Le misure eseguite sui trofei vengono moltiplicate per coefficienti diversi, per soppesare in modo differen-ziato le stesse misure, ad esempio nel Cervo il peso del trofeo viene moltiplicato per un fattore 2, il nu-mero di punte per un fattore 1 e la lunghezza della

stanga per 0,5 (in questo modo si favoriscono i trofei più pesanti rispetto a quelli più ra-mificati e più lunghi). I valori così calcolati diventano punteggi parziali. Anche i giudizi “estetici” vengono trasformati in voci di punteggio. Sommando tutti i punteggi parziali si ottiene un punteggio complessivo finale, che corrisponde al “valore venatorio” del tro-feo, cioè alla sua qualità in termini di bellezza e forza.

Figura 34 - Trofeo di Cervo, meda-glia d’oro, Appennino settentrionale.

Figura 35 - Esempio di scheda di valutazione del trofeo di Capriolo secondo la formula C.I.C.

La prima parte della formula appare oggettiva, perché basata su precise misurazioni, oc-corre però ricordare che gli ideatori delle formule hanno fatto scelte soggettive, selezio-nando i parametri da misurare (ad esempio nel Cervo non si rileva la lunghezza del-l’ago, nel Capriolo non si rileva la circonferenza della rosa, nel Daino non si misura il mediano, ecc.) ed introducendo i corrispondenti coefficienti di correzione.

La seconda parte della formula è decisamente più soggettiva, sia per la scelta delle ca-ratteristiche utilizzate per valutare la qualità del trofeo, sia per la difficoltà di esprimere giudizi condivisi. In genere si tratta, comunque di caratteri con scarso o nullo valore bio-logico. È noto per esempio che i maschi di Daino di maggiori dimensioni o di maggior successo riproduttivo tendono ad avere palchi visibilmente asimmetrici, con stanga de-stra leggermente più grande, utili forse nell’agganciare meglio il palco dell’avversario du-Elementi di valutazione Misura Media Coefficiente Punti

oppure %

Lunghezza della stanga (cm) sx 0,50 dx

Peso del trofeo (g) 0,10 Volume del trofeo (cm3) 0,00 Divaricazione (cm) % 0,40 AGGIUNTE Colore 0 - 4 Perlatura 0 - 4 Rose 0 - 4 Cime 0 - 2 Buona formazione 0 - 2

TOTALE PUNTI PARZIALE

Detrazioni 0-5 TOTALE PUNTI Cacciatore: –––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– N° di assegnazione: –––––––––––––––––––––––––– Distretto/Zona: –––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– Data di abbattimento: –––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

rante la lotta e vincere il confronto (Alvarez 1995): quindi la regolarità e simmetria del palco, considerati dalla formula di valutazione del trofeo di Daino come elementi po-sitivi, si rivelano addirittura sfavorevoli da un punto di vista adattativo. La formula di valutazione per lo Stambecco identifica il carattere grigio dell’astuccio corneo come su-periore a quello scuro o marrone; in realtà è molto difficile che uno Stambecco adulto dalle corna grigie abbia un qualche vantaggio in termini di premio selettivo su un esem-plare dalle corna scure.

In ogni caso le formule esprimono giudizi sul valore venatorio dei trofei e si applicano in genere solo a quella frazione delle popolazioni di Ungulati che esibisce il proprio po-tenziale investendo massicciamente in tratti morfologici come le appendici craniche o le zanne, tratti sessuali secondari a bassa priorità di crescita in grado di svilupparsi ap-pieno solo in esemplari superiori alla media e in condizioni ambientali ottimali. Quindi gli appassionati di trofeistica sono interessati agli esemplari più forti ed imponenti men-tre i responsabili della gestione faunistico-venatoria dei dismen-tretti di caccia sono interes-sati a conoscere non solo gli esemplari “fuori dall’ordinario”, i “medagliati”, ma a se-guire il rendimento complessivo delle popolazioni di Ungulati, tenendo sotto controllo i valori medi, gli estremi inferiori e quelli superiori, per conoscere lo stato di salute del-l’insieme degli animali e valutare le scelte gestionali più appropriate.

Alla trofeistica tradizionale resta l’indubbio merito di aver posto l’attenzione su strutture biologiche importanti come i palchi e le corna e di avere aperto la strada a rilevamenti biometrici standardizzati. Sta alla trofeistica moderna dimostrare di sapersi integrare nel tessuto gestionale e collaborare a raccolte dati standardizzate e biologicamente si-gnificative. Le numerose mostre di trofei organizzate anche a livello locale dovrebbero quindi trasformarsi in occasioni per fare il punto sulla gestione faunistica e per un con-fronto di dati anche tra diverse unità di gestione.

IL RILEVAMENTO BIOMETRICO:

PIANIFICAZIONE DI UN

La pianificazione di un programma di monitoraggio richiede:

la selezione di un insieme di misure in funzione degli aspetti della biologia di una specie che si vogliono indagare e degli obiettivi gestionali che si intendano raggiungere;

la standardizzazione delle procedure di rilevamento, ossia lo stesso insieme di misure deve essere rilevato con le stesse modalità e nello stesso momento del ciclo biologico della specie su di un campione omogeneo per caratteristiche e provenienza.

Solo una raccolta dati standardizzata e costante nel tempo, può consen-tire di monitorare correttamente una popolazione ed effettuare valuta-zioni e confronti sia nell’ambito della stessa popolazione (tra sessi, clas-si di età, valori di denclas-sità, stagioni succesclas-sive, ecc.) clas-sia tra popolazioni viventi in aree differenti per caratteristiche ambientali, disturbo antro-pico e gestione faunistica. È essenziale, infatti, che le informazioni ven-gano studiate a diversa scala geografica e non solo in ambito locale per consentire l’ampliamento e la diversificazione delle conoscenze sul-l’ecologia degli Ungulati e quindi una corretta gestione e conservazione delle popolazioni.

Nell’organizzare un rilevamento biometrico standardizzato occorre, quindi, definire in modo preciso ed univoco cosa rilevare, nonché co-me, dove e quando effettuare le rilevazioni (Fig. 37).

Il campione sottoposto a rilevamento biome-trico deve essere omogeneo per sesso. Alcune specie di Ungulati come Cinghiale, Cervo, Daino, Stambecco e Muflone sono più dimorfiche rispetto ad altre come Camo-scio e soprattutto Capriolo. Il dimorfismo

sessuale (vedi pagg. 118 e 126-128) può

es-sere visto come la conseguenza della diversa strategia di accrescimento corporeo mostrata dai maschi e dalle femmine di specie poliginiche, quali in genere sono gli Ungulati, in risposta a differenti fattori di sele-zione nei due sessi (Clutton Brock et al. 1982).

Di conseguenza è sempre opportuno analizzare separatamente i dati biometrici raccolti su individui di sesso maschile o femminile a meno che le misure oggetto di studio siano risultate statisticamente simili tra i sessi in base ad appropriate analisi di confronto.

L’identificazione del sesso nei feti (Figg. 38 e 39) può permettere di conoscere la proporzione tra i sessi prima della nascita e di ana-lizzare i fenomeni di allocazione del sesso in relazione alle condizio-ni fisiche generali ed allo stato sociale della madre (vedi pagg. 119-125).

È possibile determinare il sesso tenendo conto della migrazione del bottone genitale, linea biancastra a cui è associata una piccola spor-genza peduncolata, dalla regione perineale verso la regione ingui-nale: nel maschio tale sporgenza è vicino alla regione ombelicale, mentre nella femmina rimane nella regione perineale, in prossimità dello sfintere anale.

Con l’avanzare della gravidanza, ad esempio nel Cinghiale dopo cir-ca un mese e mezzo, i genitali risultano più sviluppati e riconosci-bili. Campione omogeneità numerosità rappresentatività casualità preparazione A B

Figura 38 - Identificazione del sesso in un feto di Cinghiale: A, maschio (età compresa tra i 40 ed i 50 giorni); B, femmina (età compresa tra i 50 ed i 60 giorni).

L’accrescimento corporeo comporta una variazione dei parametri somatici di conseguenza il campione sottoposto a rilevamento biome-trico deve essere omogeneo, oltre che per sesso, anche per classe

d’età.

A B

Figura 39 - Identificazione del sesso in un feto di Cervo quasi a termine gravidanza: A, maschio; B, femmina.