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Classi di età negli Ungulati italiani

CLASSI DI ETÀ NEGLI UNGULATI ITALIANI

È difficile individuare criteri oggettivi realmente convincenti che consentano di tradurre le classi d’età naturali (Tab. 6) in precisi intervalli temporali per ciascuna specie di Un-gulato. Si tratta in ogni caso di suddivisioni convenzionali e semplificatorie. Lo sviluppo corporeo, fisiologico e comportamentale non è rigidamente determinato: esistono singoli esemplari o singole popolazioni più precoci di altri, che giungono alla fase adulta in un tempo minore, bruciando le tappe, così come esistono individui o popolazioni a sviluppo più rallentato.

Tabella 6 - Classi di età biologiche.

Ad esempio, la classe di subadulto, corrispondente allo stadio di passaggio tra la fase gio-vanile e la fase adulta, è caratterizzata da una grande variabilità nella velocità di ma-turazione e accrescimento. In alcune popolazioni di Capriolo di qualità medio-alta la classe dei subadulti di 2 anni per esempio non esiste, vista la precocità di sviluppo e l’anticipo dei comportamenti territoriali. In parecchie popolazioni di Daino lo stadio di subadulto tra i maschi riduce la propria durata da 2 ad 1 anno (balestroni di 2 anni d’età). In popolazioni di Cervo ad elevato rendimento la classe dei maschi subadulti comprende esemplari in prevalenza di solo 2-3 anni.

Lo stesso fenomeno della senescenza, oggi riconosciuto e studiato a fondo anche negli Ungulati (cfr. Loison et al. 1999, Nussey et al. 2008), è difficilmente collocabile entro li-miti precisi, anche perché frutto del sovrapporsi di eventi e concetti abbastanza diversi: l’inizio della senescenza è talvolta individuato quando si osserva un netto calo della fertilità o della sopravvivenza (Bérubé et al. 1999), mentre talvolta viene fatto coincidere con il manifestarsi del calo ponderale o del vero e proprio deperimento fisico caratteri-stico dell’ultima fase del ciclo vitale (Mysterud et al. 2001). In alcuni testi si confondono poi due situazioni ben distinte: gli esemplari al culmine dello sviluppo e del successo ri-produttivo (adulti pienamente maturi) vengono chiamati “vecchi”.

Le classi d’età usate nei piani di prelievo venatoriosono per forza di cose ancora più semplificate rispetto a quelle biologiche, dovendo basarsi sulla necessità di valuta-zioni a distanza da parte del cacciatore secondo criteri di riconoscimento chiari. Ad esempio, i caprioli “adulti” di un piano di prelievo comprendono le classi biologiche dei subadulti, degli adulti e dei vecchi, stante l’impossibilità di discriminare con certezza

Classe di età Caratteristiche

piccolo nato nell'anno, fortemente dipendente dalla madre giovane svezzato, immaturo fisicamente e socialmente subadulto fisiologicamente maturo, socialmente immaturo

adulto riproduttore (adulto giovane: ancora in accrescimento, con possibilità di accesso agli accoppiamenti; adulto pienamente maturo: al massimo dello sviluppo e del successo riproduttivo)

L’età di un animale di solito viene valutata attraverso:il conteggio dei segmenti annuali

delle corna nel caso dei Bovidi;

l’esame della tavola masticatoria nel caso di Cervidi, Cinghiale e nelle femmine di Muflone. Nella figura ac-canto le lettere indicano i denti che costituiscono la tavola masticatoria mandibolare di un Ungulato oltre agli incisivi, ossia premolari (P2, P3e P4) e molari (M1, M2e M3). I numeri in pe-dice si riferiscono all’arcata dentaria inferiore, mentre i numeri in apice so-no utilizzati per l’arcata superiore; questi numeri servono ad identificare il tipo di dente e la sua posizione sull’arcata.

La prima tecnica consente di stabilire con accuratezza l’età dell’animale e la sua applicazione non pone particolari problemi se non negli esem-plari anziani, dove il conteggio può presentare qualche difficoltà, so-prattutto nelle femmine, a causa dell’elevato numero di segmenti, alcu-ni dei quali con lunghezze anche inferiori al millimetro. Gli anelli di accrescimento possono non risultare visibili nei maschi di Camoscio quando le corna sono particolarmente resinose.

Nei Cervidi, nel Cinghiale e nelle femmine di Muflone l’attribuzione ad una classe di età in base alla sequenza di eruzione e sostituzione dei singoli denti oppure al grado di usura della dentatura corrisponde, in realtà, ad una stima e non ad una determinazione vera e propria dell’età, come quel-la che si effettua con il conteggio dei segmenti annuali delle corna. Negli Ungulati i tempi di eruzione e sostituzione della dentatura variano da una specie all’altra (Tab. 7). Ad esempio un Capriolo raggiunge la dentatura definitiva entro i primi 14 mesi di vita, mentre un Muflone non presenta una dentatura completa fino al quarantaseiesimo mese di vita. Di conseguenza questa tecnica non può essere applicata su anima-li di età superiore ad 1 anno nel caso del Capriolo, mentre non può es-sere utilizzata per individuare la classe di età di mufloni che abbiano più di 4 anni.

queste classi in natura. E così le femmine “adulte” di un piano di prelievo comprendono le classi naturali delle subadulte e delle adulte.

Nonostante i limiti insiti in qualsiasi codificazione, le classi d’età restano uno strumento indispensabile per ordinare gli esemplari di Ungulati secondo categorie sostanzialmente omogenee di indiscussa utilità.

Tabella 7 - Tempi di comparsa della dentatura definitiva in alcune specie di Ungulati italiani (cfr. Mustoni et al. 2002, De Marinis et al. 2006, 2007).

I tempi riportati in Tabella 7 sono indicativi, dal momento che fattori quali malattie, carenze alimentari, condizioni climatiche ed ambientali sfavorevoli possono contribuire a modificare l’andamento dell’eruzione e della sostituzione dei denti. Inoltre, per ciascuna specie sono stati de-scritti in aree geografiche diverse schemi temporali differenti di eruzio-ne e sostituzioeruzio-ne della dentatura. A titolo esemplificativo può essere interessante confrontare alcune delle sequenze temporali attualmente disponibili per il Cinghiale (Tab. 8). I tempi di eruzione sono stati otte-nuti da cinghiali allo stato selvatico oppure allevati in cattività o anche da maiali rinselvatichiti con protocolli sperimentali non sempre para-gonabili. Inoltre, non sempre gli autori hanno utilizzato l’espressione “in eruzione” con il medesimo significato: per alcuni questa indica l’ini-zio del fenomeno, mentre per altri corrisponde all’intero processo di sviluppo del dente definitivo. Infine, non in tutti gli studi è stata com-pletata l’osservazione dell’eruzione dell’ultimo molare ossia non viene sempre indicato quando tutte le cuspidi di questo dente risultano fun-zionali per la masticazione.

Tenendo conto della variabilità individuale (i tempi di eruzione e sosti-tuzione dentaria possono variare anche all’interno della stessa figliata) nonché della variabilità registrata tra popolazioni, ed ultimo, ma non per questo meno importante, la variabilità riscontrabile tra tipologia dei campioni e tecniche di indagine, è opportuno fare riferimento alle sequenze temporali di eruzione e sostituzione della dentatura che ca-ratterizzano la popolazione oggetto di studio oppure di popolazioni che vivono in ambienti simili.

SPECIE MESI 13-14 28-31 24-25 36-38 43-46

dibole di Cinghiale. I: incisivo, C: canino, P: premolare, M: molare. Tra parentesi: dente ancora in eruzione.

Età Matschke Baubet et al. Stubbe e Lockow Briedermann Genov et al. Boitani e

(mesi) (1967) (1994) (1994) (1990) (1991) Mattei

USA Francia Germania Germania Bulgaria (1991)

Italia 3-6 M1 4-5 M1 M1 5-6 M1 M1P1 5-8 P1M1 5-10 P1 6-7 P1 7-10 I3 7-11 C1 I3 7-12 C1 8-10 C1I3 8-13 C1I3 10-12 C1I3 C1I3 10-17 M2 12-14 I1 I1M2 M2 12-15 I1M2 13-14 I1M2 13-16 I1 14-16 P2P3P4 I1 14-18 P2P3P4 14-20 P2P3P4 16-18 P2P3P4 P3P4 17-23 I2 18-20 I2 18-21 P2 18-22 I2 I2 18-24 I2 19-24 (M3) 19-31 M3 21-23 I2 21- + 26 (M3) 21- 26 M3 22-24 (M3) 27 (M3) 36 M3