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4. Il Laberinto mágico di Max Aub

4.1 Centro vs Periferia

Lo studio di un ciclo narrativo come il Laberinto mágico mette di fronte ad una serie di questioni dovute alla sua frammentarietà, che costituisce anche la sua principale caratteristica. Essa è riscontrabile nella dialettica che si instaura tra le diverse modalità discorsive che impregnano tutta la narrazione.

Come dimostrano le ricerche di Luis Llorens (2002; 2003 e 2004) e Javier Lluch (2002; 2006b e 2010) sui manoscritti, quaderni e diari conservati presso la Fundación Max Aub di Segorbe, i testi che compongono il Laberinto mágico sono il risultato di un unico lavoro. Questo induce a considerare l'intero ciclo come se fosse una sola opera. Detto ciò, è possibile suddividere la serie dei Campos in un «centro» e una «periferia».

Il «centro» del Laberinto mágico è costituito da quattro romanzi: Campo abierto (CA), Campo de sangre (CS), Campo del moro (CM) e Campo de los almendros (CAL). Tra questi testi esistono elementi di continuità a livello sia delle trame che dei personaggi. Ci sono alcuni fili narrativi che cominciano in CA e terminano in CAL. Al lettore è richiesto un certo sforzo per riconoscerli e seguirli. In molti casi, l’azione si sposta repentinamente, cambiando scenario e personaggi senza alcun preavviso; in altri, invece, ci troviamo di fronte a un inizio in medias res. Con queste parole, ad esempio, comincia CM: «-Señor, le llama el Presidente del Consejo./ El ayudante cierra la puerta. Bernardo Giner de los Ríos toma el audífono» (Aub, 2002a: 431).

Il lettore capisce immediatamente, grazie alla presenza del nome di un personaggio storico,148 che quella a cui sta assistendo è la ricostruzione aubiana di

un’ipotetica conversazione realmente accaduta. Ciononostante, solo un lettore consapevole può riconoscere nel nome di Giner de los Ríos una figura storica. L’inizio del romanzo rimane indeterminato e solo con l’avanzare della telefonata tra il Ministro e il Presidente il lettore riesce a contestualizzare la narrazione. L'unico dato che ha in suo possesso è il titolo di questo primo capitolo (5 marzo 1939), che gli permette di fare riferimento a un momento preciso della guerra civile spagnola. Si tratta di un'indicazione simile a quella delle scritte cinematografiche che compaiono in sovraimpressione quando avviene un lungo salto nel tempo o un cambiamento repentino di scenario.

I quattro romanzi centrali del Laberinto mágico coprono un arco temporale di tre anni, dal 1936 al 1939,149 focalizzandosi sulla guerra civile, che viene in questo modo

vivisezionata e raccontata attraverso la voce di un romanziere che nelle «Páginas azules» di CAL interviene in prima persona a disvelare alcuni segreti del suo laboratorio creativo.

La periferia del ciclo è occupata da CC e CF. Il primo romanzo narra la storia di Rafael López Serrador, vero e proprio protagonista, tra la fine degli anni ’20 e il

148 Bernardo Giner de los Ríos (1888-1970) era all’epoca Ministro della Repubblica. Dopo la guerra

partì per l’esilio, inizialmente in Francia e poi in Messico, dove morirà.

149 La scrittura dei romanzi, invece, dura un trentennio, dal 1938 -quando Aub scrive i primi appunti

giorno della sua morte, il 20 luglio 1936. Il secondo, invece, si concentra sulle vicissitudini di un emigrato spagnolo in Francia e di suo fratello, entrambi di origine tedesca (Julio e Juan Hoffman), nel campo di concentramento di Vernet d’Ariège. Il romanzo ha inizio con l’esodo dalla Catalogna del gennaio 1939 e termina nel 1941. Quindi, su un totale di sei romanzi, quattro trattano direttamente la guerra civile mentre gli altri due oltrepassano i confini temporali del conflitto. In CC, Aub si concentra sulla II Repubblica a partire dalla sua genesi; in CF, invece, si focalizza sui primi anni dell’esilio e sui campi di concentramento francesi. In entrambi i romanzi il lettore trova personaggi nuovi, che non sono presenti nei quattro Campos del «centro». È questo il modo in cui Aub ricostruisce cause e conseguenze della guerra civile spagnola.

Se in apparenza centro e periferia appaiono sconnessi (diversi i personaggi e diverse le trame), il ciclo assume una struttura circolare ravvisabile non solo all'interno di singoli romanzi, ma anche nel suo complesso. Non può sfuggire la decisione da parte di Aub di far terminare CAL con le prime parole di CC:150

Primeros de septiembre y el aire frío bajando por el Ragudo; más arriba las estrellas del monte, tachas del viento. […] Hacia abajo, caídos hacia la mar, por Jérica y Segorbe, los pueblos de Valencia; cuesta arriba, por Sarrión, el áspero, desnudo camino de Teruel. (Aub, 2001b: 85)

Primeros de septiempre y el aire frío bajando por el Ragudo; más arriba las estrella del monte y, a ras de tierra, el ruido del agua viva: fuentes, manantiales, acequias. Hacia abajo caídos hacia la mar, por Jérica y Segorbe, Algar, Estivella, Sagunto, El Puig; cuesta arriba, por Sarrión, el áspero, desnudo camino de Teruel.

Hay quien dice que ha visto a Rafael López Serrador, guerrillero, por el monte… (Aub, 2002b: 563)

Si noti che il personaggio di Rafael López Serrador scompare alla fine di CC e riappare nell'ultima riga di CAL, vale a dire venticinque anni e quattro romanzi dopo.

Tuttavia questa strategia potrebbe avere anche ben altro significato. Attraverso il suo personaggio lo scrittore propone in forma narrativa la sua stessa situazione, quella di un uomo escluso dalla patria che aveva scelto, imprigionato in un esilio del

150 Nella prima versione del manoscritto di CAL non compare il nome di Rafael López Serrador. Solo

in un secondo momento Aub decise di inserire quell'ultima frase che dà evidenza alla struttura circolare del ciclo. Si veda Aub (2000d: 90-91).

quale non vede la fine. Si può pensare al Laberinto mágico come a un ciclo narrativo incompiuto, il cui ultimo tassello non poteva che essere un grande romanzo sull'esilio e sulla sua fine. In questo senso, le riflessioni che sotto forma di diario Aub fa ne GC potrebbero essere considerate come il settimo romanzo del ciclo.

È necessario chiedersi come considerare la funzione dei racconti, sia in relazione ai singoli romanzi che all’intero ciclo. Nell’introduzione al volume che raccoglie le narrazioni brevi del Laberinto mágico, Lluch e Llorens sostengono che queste sono, o parti stralciate dai romanzi che non vennero più incluse nelle versioni definitive; o parti di progetti narrativi più ampi che non furono mai completati. Sono pochi, invece, i racconti che hanno sempre goduto di una loro autonomia. Quindi, mentre El Cojo ha una sua indipendenza (ed è anche il nucleo embrionale dell'intero ciclo), Cota o Lérida y Granollers dovevano far parte di CS (Aub, 2006b: 7-55). Altri racconti, come El limpiabotas del padre eterno o Manuscrito cuervo. Historia de Jacobo possono rappresentare ciò che ci rimane di un progetto mai realizzato sui campi di concentramento francesi. Prova della volontà di Aub di allargare i confini del Laberinto mágico rispetto al progetto originale è una nota che Javier Lluch (2010: 46-47) ha rinvenuto in una sua agenda del 1966. In essa sono presenti quattro titoli in cui la parola Campo è sostituita da Historia (Historia de Alicante, Historia de Francia, Historia de África, Historia de México) con esplicito riferimento a quattro momenti ben precisi della vita di Aub; gli ultimi giorni di guerra, i campi di concentramento e l’esilio.