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CAPITOLO VIII. UNA SCELTA PERSONALE: L’ATEISMO

4. A Child of Israel

Le riformatrici che si occuparono dei diritti delle donne a vario titolo e con intenti più o meno radicali in tutta Europa, si servirono di armi intellettuali, essendo donne colte. Tutte facevano appello ai concetti di ragione e di progresso, di diritto naturale, di realizzazione della personalità, di educazione, dell’utilità sociale della libertà, di uguaglianza dei diritti.474 Essendo libera pensatrice ed una donna che ebbe un ruolo pubblico in questo movimento radicale la Rose fu critica verso ogni religione, compresa quella giudaica. Ma la Rose rivendicava con orgoglio, come già ricordato, le sue origini ebraiche. Ellen Carol DuBois si chiede se sia possibile che la Rose non abbia mai avuto contatti ad esempio con congregazioni di ebrei americani che seguivano il rito riformato, moderno e razionalista, sperimentato in Germania, lei che era arrivata negli Stati Uniti prima della grande emigrazione degli ebrei ashkenaziti.475 In quasi tutte le grandi città europee la Rose avrebbe potuto avere contatti con le comunità ebraiche incluse quelle laiche e liberali. A New York c’erano pochissimi ebrei prima del 1848, quando gli ebrei tedeschi iniziarono ad arrivare in gran numero, molti di loro come rifugiati dalle fallite rivoluzioni nella loro patria, ma nessun documento attesta un qualsiasi suo interesse o frequentazione di ambienti religiosi ebraici. Ma spesso, l’ebraismo in generale, e anche le sue origini ebraiche erano additati con accenti spregiativi, se non razzisti. Infatti, nella sua recensione a due conferenze che Horace Mann (1796-1859) tenne sull’istruzione delle donne, la Rose replica con sarcasmo agli insulti gratuiti contro gli ebrei. Horace Mann era conosciuto per le sue innovazioni in campo educativo e per l’estensione del diritto all’istruzione pubblica in Massachusetts. Nel 1852 aveva terminato il suo mandato come senatore dopo la morte di John Quincy Adams. Desiderosa di ascoltate l’opinione di un illuminato riformatore, la Rose partecipò alle sue lectures tenutesi a New York il 17 e 29 febbraio del 1852 e intitolate “Consigli a

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Jacoby S., cit., pp. 3-7.

474

Cfr. Duby e Perrot, cit., p. 484

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Gli ashkenaziti derivano il loro nome da Ashkenaz, termine ebraico usato nel Medioevo per indicare genericamente la Germania. Si tratta di Ebrei che risiedevano nella Francia settentrionale e nell’Europa centrale, i loro discendenti, a partire dal basso Medioevo, emigrarono nell’Italia del nord, nell’Europa orientale e in Russia. Correlato a sefardita, il termine ashkenazita indica un complesso di tradizioni, norme, costumi liturgici, espressioni linguistiche e caratteristiche culturali tuttora esistenti. Se nel Medioevo la supremazia culturale fu esercitata dai sefarditi, a partire dal secolo XVIII hanno prevalso i sistemi culturali, le interpretazioni e le formulazioni, spesso ispirate alla filosofia moderna, in specie tedesca, che del giudaismo hanno dato gli ashkenaziti. La loro lingua è lo jiddish (o yiddish, secondo la scrittura angloamericana) un misto di ebraico e di antico tedesco cui si sono aggiunti, via via che gli Ebrei migravano nell’Europa orientale e in Russia, termini slavi. Cfr. Filoramo G., Massenzio M., Raveri M., Scarpi P., Manuale di

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una Giovane Donna”. Horace Mann nel corso della sua prima conferenza aveva detto: “Per

quattromila anni le donne ebree non hanno fatto altro che mettere al mondo uomini spietati e ultraconservatori … ma il Protestantesimo e la libertà civile accrebbero la loro forza, e le donne e gli uomini assunsero un ruolo migliore e più appropriato” 476 e la Rose rispondeva: “Oh,davvero! Il Protestantesimo o Cristianesimo, sotto forma di qualsiasi setta, ha fatto molto per la donna, se vediamo un Protestante, parlamentare repubblicano, insegnante e riformatore trasformare un argomento di tale importanza in una farsa…”477 Ma la Rose fu scandalizzata anche dall’idea di Mann secondo cui uomini e donne erano fondamentalmente diversi in natura e meritavano quindi differenti diritti e differenti responsabilità. Affatto intimidita dalle credenziali di Mann, rispose alle sue dichiarazioni per iscritto, punto per punto e, in tono ironico e sarcastico lo rimproverò per le sue idee conformiste in una lettera indirizzata al direttore del Boston Investigator: “… Forse potrà apparire a qualcuno dei suoi lettori, che io stia calpestando un terreno proibito, nel tentare di criticare chi è in qualche modo considerato un Riformatore, un amico dell’Educazione e conseguentemente del Progresso. Ma, secondo il mio motto, nessun terreno è troppo sacro per l’uomo da non poter essere calpestato, nessun argomento è troppo sacro per non essere indagato, e nessuno, nemmeno un Membro del Congresso, così al di sopra dei comuni mortali, può proibire l’idea di analizzare a fondo la sua opinione pubblica e le sue azioni. Perciò commenterò alcune opinioni avanzate dall’on. Horace Mann durante le sue due conferenze tenute a New York il 17 e il 29 febbraio sull’argomento intitolato “Consigli a una Giovane Donna”, cercando di vedere quanto di verità, giustizia e buon senso possiamo trarre da esse per il beneficio della donna. E se credete che la mia recensione, sulle conferenze e la lettera che gli ho indirizzato dopo la prima conferenza, sia degna di trovare posto sull’Investigator, vi sarei molto obbligata, come vostra amica, se voleste darle pubblicità”.478 E nella lettera indirizzata a Mann la Rose puntualizzava: “Perdoni la libertà di una donna, di origine straniera, che si permette di disturbarla con poche righe, che, se non hanno il merito dell’arte poetica, possiedono, confido, sufficiente verità per garantire loro una lettura accurata e sincera. Ho ascoltato attentamente il vostro discorso, intitolato “Consigli a una Giovane Donna”. L’importanza dell’argomento, il nome e la reputazione del gentleman che ci illuminava e istruiva, mi ha fatto sperare e aspettare, non che lei fosse d’accordo con me, o con qualcuno di quelli che rivendicano i diritti dell’umanità nei diritti della donna, ma che, qualunque sia la sua opinione sull’argomento, lei lo avrebbe trattato con la sincerità e la serietà che questo cruciale problema richiede, giustificato dalla vostra età e dal vostro rango. In primo luogo, non temo l’opposizione ai diritti della donna perché sono sicura che tutte le obiezioni che possono essere portate a questa giusta causa andranno solo a vantaggio di essa…E anche se non possiamo aspettarci questo giusto trattamento dalla massa ignorante e incivile, possiamo però, credo, giustamente aspettarcelo da un Legislatore della Nazione, da un Riformatore, da un famoso sostenitore dell’Istruzione pubblica, e necessariamente della felicità umana e del progresso. Ma, mentre ascoltavo la vostra conferenza, sono stata sul punto di esclamare il vecchio adagio “Può venire qualcosa di buono da Nazareth?”479 – può un politico essere sincero su un qualsiasi

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Rose E., Reviews of Horace Mann’s Two Lectures, delivered in New York, February 17th and 29th , 1852. Houghton Library, Harvard University, Tract n° 2205, 16(1)

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Idem

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Il Boston Investigator pubblicò la recensione della Rose sulle due conferenze di Mann nei numeri del 21 e del 28 aprile 1852. Nel numero del 21 aprile la sua analisi fu accompagnata da una lettera al direttore del giornale e da una “Lettera al sig. Mann”. La data sulla lettera indirizzata a Mann è del 18 febbraio 1852 e indica che la Rose la scrisse, e probabilmente scrisse anche il primo commento, il giorno seguente alla prima conferenza. La recensione della seconda conferenza non è datata, ma essa, probabilmente, fu scritta il 1 marzo 1852, o subito dopo; la Rose pubblicò poi questa review sotto forma di pamphlet. La recensione e le lettere furono pubblicate anche sul “The Liberator” del 7 maggio 1852, p. 76.

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Dal Vangelo di Giovanni, 1,43-46. “Filippo incontrò Natanaele e gli disse : ‘Abbiamo trovato Colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret’. Natanaele esclamò: ‘Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?’ Filippo gli rispose: ‘Vieni e vedrai”. Grazie a Claudia Bertelli per le informazioni sul passo del Vangelo.

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problema che non riscuota il consenso popolare, quando l’Onorevole davanti a me può così facilmente

abbassarsi a coccolare e viziare il gusto dell’opinione pubblica, già di per sé carica di pregiudizi, dando alla moltitudine sconsiderata il gergo e il ridicolo che essa ammira, invece di ragionamenti, verità e buon senso di cui essa ha tanto bisogno? Comunque, se il solo fatto della lieve differenza nella struttura organica dei sessi, secondo la vostra opinione, dovrebbe ostacolare i diritti della donna, dovreste ricordare che i diritti umani e la giustizia non dipendono dalla taglia o dalla struttura corporea, ma dalla semplice e pienamente sufficiente autorità di un essere umano, maschio o femmina che sia; ma la donna non ha nessun desiderio di reclamare la stessa taglia, peso o misura dell’altro sesso, ella vuole che le siano riconosciuti gli stessi diritti, privilegi e opportunità, non soltanto per coltivarli ma per usare tutte le potenzialità che la Natura le ha dato a beneficio di se stessa e della specie umana. Devo ancora credere che dire la verità o fare il proprio dovere da parte di una donna, le faccia perdere la sua femminilità... E non credo neanche che “l’egregio miss Weber” , anche se il suo gusto e la sua vocazione l’abbiano indotta ad adottare abiti maschili, abbia perso ogni reale riferimento alla grazia femminile che non consiste negli attributi fragili … ma in un intelletto colto e raffinato e in sentimenti che apprezzano la verità, la giustizia e la sua stessa dignità troppo bene per deviare da ciò che le sembra essere giusto, neanche per motivi di popolarità: una raffinatezza che i “bottoni lucenti” non possono offuscare...”480 Avendo esperienza a livello internazionale, la Rose conosceva le idee della belga Helena Maria Weber e confrontò la caratterizzazione fatta da Mann su di lei e le idee dell’attivista belga per i diritti delle donne nonché dirigente e proprietaria di un’azienda agricola che gestiva in prima persona. Scrive nella recensione della prima conferenza: “…Il sig. Mann ha dichiarato che avrebbe subito ricordato alla donna i suoi doveri e le sue responsabilità. ‘C’è ( egli diceva) una nuova teoria sull’uguaglianza dei sessi o sui diritti della donna che si è diffusa all’estero. La leader di questa setta è la belga Helen Maria Weber, belga, che ha adottato abiti e comportamenti maschili. Ella indossa pantaloni lunghi e un cappotto con bottoni lucenti. Questa “Egregio” miss Weber rivendica la parità con l’uomo”. Ora, l’ingiustizia, l’inciviltà e la codardia di questa presentazione di una donna che si trova in un paese molto lontano e che era nota probabilmente a dieci persone in mezzo al pubblico, dovrebbe essere evidente a tutti, insieme alla mancanza di cortesia. Mr. M. conosce Miss Weber? Sa se è una donna di grande personalità e di capacità intellettuali superiori? Una esperta in agraria che, nonostante sia ancora giovane, ha gestito per anni una vasta proprietà con successo ed in modo eccellente? Se era a conoscenza di questo, perché non ha informato il pubblico di questi importanti fatti e francamente ammettere che una donna può gestire affari che sono stati sempre considerati come pertinenza esclusiva dell’uomo? Non la conosce? Allora come sa che si comporta come un uomo? Lo presume dal fatto che veste abiti maschili?”481 La Rose criticava soprattutto le idee di Mann sulla differenza tra i sessi. Infatti Mann affermava: “Il disegno e le parole di Dio hanno proibito questa mescolanza; cancellare o modificare le grandi caratteristiche distintive che separano i sessi, significherebbe sfidare il Creatore stesso”. Ed insiste soprattutto sulla struttura fisica: “La struttura fisica è completamente differente nei sessi, non c’è un singolo organo, posizione o funzione che sia simile tra uomo e donna, e perciò, non c’è uguaglianza tra i sessi”.482 Un altro riferimento alle sue origini ebraiche si trova nel suo discorso dato al Terzo Congresso Nazionale per i Diritti della Donna del 1852 svoltosi a Syracuse (New York), dove la Rose era stata presentata a questo congresso come “una signora polacca di fede ebraica” e la Rose allora si ripresenta specificando di essere “una figlia della povera, oppressa, Polonia” ma anche “figlia di Israele”. La Rose usa le sue origini straniere per provare che la richiesta di diritti da parte delle donne trascende la nazionalità, l’etnicità, la religione e le differenze culturali, presentandosi come un esempio dell’universalità delle loro richieste, affermando: “E’ davvero poco importante in quale luogo geografico sia nata una persona, se le sue idee

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“The Liberator” del 7 maggio 1852, p. 76.

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Rose E., Reviews of Horace Mann’s Two Lectures, delivered in New York, February 17th and 29th , 1852 cit., commento alla prima conferenza.

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sono basate su fatti che superano la prova della ragione e le sue azioni sono favorevoli alla felicità della

società… Sì, io sono un esempio dell’universalità delle vostre rivendicazioni; perché non soltanto le donne americane, ma anche una figlia della povera, schiacciata Polonia, e del calpestato e perseguitato popolo degli Ebrei, “una figlia di Israele”, è qui a perorare l’uguaglianza dei diritti…”483. Anche con Horace Seaver la Rose ebbe una polemica molto forte sull’ebraismo. Horace Seaver, direttore del settimanale “Boston Investigator”, pubblicò un editoriale che attaccava “gli Ebrei”. Questo dibattito si svolse su otto numeri del “Boston Investigator” dal 10 febbraio al 13 aprile del 1864. Seaver faceva seguire alle lettere della Rose i suoi commenti. Seaver affermava: “Gli antichi Ebrei erano chiamati il popolo eletto e noi abbiamo l’ulteriore informazione che Dio li istruiva personalmente e li guidava. Se fosse così, noi dovremmo aspettarci di trovarli come il miglior popolo che sia mai esistito e modello per tutte le nazioni di tutti i tempi, invece essi sono il peggior popolo di cui abbiamo notizia e le più povere guide da seguire. I loro principali affari o occupazioni, secondo il vecchio Testamento, sembrano essere state quelle di impadronirsi delle terre delle comunità confinanti e ucciderne tutti gli abitanti. Questi massacri che sono stati commessi o ordinati da Mosè e da Giosuè, e sterminavano non soltanto gli uomini, ma le donne, i bambini, i neonati e, in una parola “tutto ciò che respirava”, non hanno paragoni nella storia e se fossero perpetrati dai nostri eserciti in questo momento di guerra, sconvolgerebbero il mondo per l’orrore…”484 Seaver criticava anche la scarsa relazionalità degli ebrei moderni, l’attaccamento ai loro rituali ancestrali, rimproverava loro di essere bigotti, meschini e di non sapersi adattare al carattere progressista degli Americani e dichiarava la superiorità degli Universalisti e degli Unitariani come veri liberali. La Rose replicava specificando che Seaver aveva pregiudizi antisemiti, dal momento che nelle sue polemiche attaccava il popolo ebraico, Seaver rispondeva che criticava la religione e non gli ebrei. Seaver ribadiva la sua predilezione per gli Universalisti mentre la Rose partiva dal suo impegno per l’ateismo ed esprimeva giudizi dottrinari nella preferenza per il monoteismo giudaico comparato al punto di vista trinitario di molti cristiani. I toni del dibattito sono pacati e rispettosi, a volte ironici (come il chiamarsi fratello e sorella), ma dimostrano comunque che l’integrazione degli ebrei, ma anche di altri gruppi, nella società americana, soprattutto dopo il ’48, quando l’immigrazione fu più massiccia, non fu proprio semplice.

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