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Il circuito dell’empatia

Nel documento I legami affettivi tra amore e potere (pagine 84-89)

LA FORMAZIONE DEI LEGAMI AFFETTIVI E I RAPPORTI DI POTERE ALL’INTERNO DELLE RELAZIONI AMOROSE

3.2 Il circuito dell’empatia

Negli ultimi anni i biologi hanno accolto con entusiasmo la scoperta dei neuroni specchio, i cosiddetti neuroni dell’empatia, che dimostrano la predisposizione genetica alla risposta empatica nei primati. Il merito della scoperta dei neuroni specchio va a un gruppo di neuroscienziati italiani diretto da Giacomo Rizzolatti all’Università di Parma. Si è scoperto l’esistenza dei neuroni specchio, collocando in alcune parti del cervello elettrodi che hanno registrato l’attivazione di cellule nervose non solo quando l’animale eseguiva un’azione, ma anche quando osservava un altro animale compiere quello stesso tipo di azione 97. Gli esperimenti sono stati condotti sulle scimmie in quanto non è eticamente corretto posizionare elettrodi nel cervello di un uomo cosciente e sano. Simon Baron- Cohen tenta di spiegare le origini della crudeltà umana sostituendo il termine male con erosione empatica, proprio per concentrarsi sul fatto che le persone sono in grado di causare estremo dolore le une alle altre senza ricorrere al semplicistico concetto di male. A differenza del concetto di male, infatti, l’empatia ha una

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capacità esplicativa98. I motivi per cui l’erosione empatica ha luogo sono molteplici; a causa di emozioni corrosive, come il portare risentimento, il desiderio di vendetta, l’odio cieco, o anche il desiderio di proteggere. In teoria, in questo caso, l’erosione empatica può essere reversibile, ma ci sono anche casi in cui l’erosione empatica può essere il risultato di caratteristiche psicologiche profonde e stabili, ed è quindi difficile risalire, se non del tutto impossibile. Martin Buber, un filosofo austriaco, intuì il legame tra erosione di fondo e la trasformazione delle persone in oggetti. Buber, nel suo libro più famoso L’Io e il Tu, contrappone il modo di essere Ich-Du (Io-Tu), in cui ci si mette in relazione con un’altra persona come fine in sé, con il modo di essere Ich-Es (Io-Esso), in cui ci si mette in relazione con una persona o un oggetto per usarli in vista di qualche scopo99. Tale modalità di trattare una persona la svaluta. Ciò avviene quando l’empatia viene spenta. In tale stato ci rapportiamo alle persone o alle cose come se entrambe fossero solo degli oggetti. Quando si tratta gli altri come se fossero delle cose si perde completamente di vista la soggettività, i pensieri e i sentimenti altrui. Questo accade perché la persona è interamente focalizzata sui suoi problemi, sui suoi interessi e al loro perseguimento; ha, quindi, tutte le potenzialità per essere non empatica. Ciò comporta un effetto negativo sull’altra persona. Si può finire in questo stato d’animo dopo anni di malattia o disagi, oppure a causa di conformazioni neurologiche più durature. Simon Baron-Cohen ha ideato uno spettro dell’empatia con curva a campana, secondo cui ognuno di noi si trova in un qualche punto all’interno di tale spettro.

98 Simon Baron-Cohen (2011), La scienza del male, trad. it., Raffaello Cortina Editore, Milano

2012.

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Curva a campana dell’empatia

Le persone che solitamente classifichiamo come malvagie sono coloro che si trovano all’estremo inferiore dello spettro. Per spiegare questo, Baron-Cohen definisce l’empatia nel seguente modo:

Ci sono molti modi per definirla, ma ecco come inizia il mio: "C’è empatia quando smettiamo di focalizzare la nostra attenzione in modo univoco (single-minded), per adottare invece un tipo di attenzione doppia (double-minded). Focalizzare la nostra attenzione in modo univoco significa prestare attenzione solo alla propria mente, ai propri desideri o alle proprie percezioni. Avere un’attenzione doppia significa tenere presente allo stesso tempo anche la mente di qualcun altro100.

Estende poi la definizione affermando:

L’empatia è la nostra capacità di identificare ciò che qualcun altro sta pensando o provando, e di rispondere a quei pensieri e sentimenti con un’emozione corrispondente101.

Le persone possono trovarsi in qualsiasi punto della curva a campana dell’empatia, generalizzando esse possono trovarsi a un livello basso e avere scarsa empatia, medio, nel quale sono collocate la maggior parte delle persone, oppure alto. Ma alcuni possono trovarsi anche agli estremi e non provarne alcuna,

100 Op. cit., p. 13. 101 Ivi, p. 14.

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o al contrario provarne fin troppa. Quando una persona si trova al grado zero di empatia significa che non ha la consapevolezza di come ci si relaziona con gli altri, si interagisce con essi o se ne anticipano i sentimenti e le reazioni. La mancanza di empatia provoca un profondo egoismo. In casi estremi avere un grado zero di empatia può portare anche a commettere un omicidio o uno stupro, in casi meno estremi può portare a essere aggressivi o ad approfittare degli altri. Esistono tre forme di zero negatività e sono proprie delle personalità borderline, psicopatiche e narcisiste. Quando si vanno a studiare i cervelli di questi tre tipi di personalità appaiono colpiti gli stessi circuiti cerebrali dell’empatia. Si è detto, infatti, che l’empatia ha una base neurologica. Grazie alla risonanza magnetica funzionale i neuroscienziati stanno tracciando un quadro chiaro delle aree cerebrali che hanno un ruolo centrale quando si entra in empatia. Dai recenti studi si è potuto notare che non tutto il cervello è coinvolto nei processi empatici, ma solo una decina di regioni localizzate sono tra loro interconnesse. Si tratta in particolar modo della corteccia mediale prefrontale, suddivisa in una parte dorsale e una ventrale. La dorsale è coinvolta nella rappresentazione dei pensieri e dei sentimenti degli altri, mentre la ventrale è utilizzata quando si pensa alla propria mente più che a quella di qualcun altro. Quest’ultima sembrerebbe anche avere un ruolo chiave nella consapevolezza del Sé. Antonio Damasio ha ipotizzato che la corteccia mediale prefrontale ventrale memorizzi la valenza emotiva di un’azione. Se un’azione è gratificante è emotivamente positiva, mentre se è punitiva è emotivamente negativa. Damasio sostiene che ci sia un marcatore somatico per ogni azione che viene compiuta e che vengono ripetute solo le azioni con valenza positiva. Le persone con bassa empatia hanno la corteccia mediale prefrontale

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ventrale sotto attivata102. La corteccia orbitofrontale fa parte del circuito dell’empatia. I danni in questa regione possono portare le persone a perdere la capacità di giudizio sociale, rendendole socialmente disinibite. Si attiva anche quando c’è la necessità di valutare se qualcosa è o meno doloroso. L’opercolo frontale fa parte sia del circuito dell’empatia che di quello del linguaggio. I danni in questa zona possono causare l’afasia di Broca. Esperimenti sulle scimmie hanno dimostrato che l’opercolo frontale è coinvolto anche nella codifica delle intenzioni e degli obiettivi degli altri animali. Un danno alla regione del giro frontale inferiore può comportare difficoltà nel riconoscimento delle emozioni. La porzione caudale della corteccia cingolata anteriore è coinvolta nel circuito dell’empatia in quanto si attiva sia quando si prova direttamente il dolore sia quando lo si osserva su altri. L’insula anteriore ha un ruolo importante negli aspetti corporei della consapevolezza di Sé, che a sua volta è strettamente collegata all’empatia. Recenti studi effettuati da Tania Singer hanno rilevato che esiste una differenza di genere per l’attivazione della corteccia cingolata anteriore e per l’insula anteriore103. Sia gli uomini che le donne la attivano quando vedono soffrire qualcuno che reputano corretto o simpatico, ma le persone di sesso maschile attivano in misura minore questa area del cervello quando colui che soffre viene da loro considerato scorretto o non è di loro gradimento. Pare che gli uomini siano, dunque, maggiormente portati rispetto alle donne a spengere l’empatia per coloro con cui non hanno alcun interesse di instaurare un legame o di rimanere in rapporto. La giunzione temporale destra ha un ruolo chiave

102 Heisenberg, Benton, Levin (1991), Frontal lobe function and dysfunction, in Somatic Markers and the guidance of behavior; Theory and preliminary testing, Damasio, Tranel, Oxford

University Press, New York 1991.

103 Singer T., Seybour B., O' Doherty J., Kahube H., Dolan R. J., Frith C. D. (2004), Empathy for pain involves the affective but not sensory components of pain, in Science, 303, pp. 1157-1167.

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nell’empatia, soprattutto quando si tratta di giudicare le intenzioni o le credenze di qualcuno; cosa questa che è considerata l’elemento di riconoscimento dell’empatia. Il solco temporale superiore è impiegato nell’osservazione del movimento e nella capacità di riconoscere la direzionalità dello sguardo altrui. Oltre a essere coinvolta nell’esperienza sensoriale, la corteccia somatosensoriale viene attivata quando ci identifichiamo nel disagio di qualcun altro. Ha, quindi, la capacità di riconoscere le emozioni altrui. Se tale area viene danneggiata, si perde il riconoscimento emotivo e, dunque, anche la corrispettiva reazione emotiva. Il lobulo parietale inferiore, insieme all’opercolo frontale e al giro frontale inferiore, fanno parte del sistema dei neuroni specchio, cioè quel sistema costituito da parti che si attivano sia quando si esegue un’azione sia quando si osserva qualcun altro eseguire quella stessa azione. L’amigdala è coinvolta nell’apprendimento emotivo e nella regolazione delle emozioni.

Nel documento I legami affettivi tra amore e potere (pagine 84-89)