MOVING TO ROME: RECENT HISTORICAL AND GEOGRAPHICAL TRA JECTORIES OF THREE CAMORRA CLANS
2. Clan Contin
Il primo caso-studio affrontato in questa ricerca si focalizza sulla relazione tra il clan Contini – clan camorrista parte dell’Alleanza di Secondigliano – e una famiglia composta da imprenditori di origini napoletane residenti nella capitale.
2.1. Note biografiche
Il clan Contini inizia a espandere il proprio potere territoriale nel centro e nella periferia di Napoli a partire dagli anni Ottanta. La volontà di espandersi a Roma sembra risalire all’interesse del boss Edoardo Contini, non casualmente soprannominato “O’ Romano”, che frequenta assiduamente la ca- pitale sia per motivi familiari sia per investimenti nel settore dell’abbigliamento. La famiglia che gli investigatori indicano come suoi associati – che qui rimarrà anonima dato che i processi giudiziari non sono ancora conclusi – composta da piccoli imprenditori originariamente attivi nella zona di inte- resse della famiglia Contini, sembra avere contatti con il clan almeno dallo stesso decennio. Secondo un pentito, questi associati aprono ristoranti grazie al finanziamento dei Contini, mentre i Contini si servono ininterrottamente di loro per servizi finanziari legali e illegali (Tribunale di Napoli, 2011, p. 374).
2.2. Rapporti
Il rapporto tra Contini e questa famiglia non sembra essere un semplice sistema di mutui vantaggi tra criminali e imprenditori, ma può definirsi come una intersezione del percorso criminale e impren- ditoriale dei due gruppi. I secondi vengono definiti come camorristi-imprenditori, criminali che svi- luppano capacità imprenditoriali in un secondo tempo (Tribunale di Napoli, 2011). Questa teoria tro- va fondamento nelle condanne per spaccio di droga e falsificazione di denaro a carico di uno dei tre fratelli, nonché nell’attivo coinvolgimento della famiglia nel sequestro del gioielliere napoletano Pre- sta, avvenuto nel 1983. Proprio a causa di questo sequestro, che attira l’attenzione degli investigatori rendendo difficile la continuazione dell’attività imprenditoriale della famiglia in Campania, questi sono costretti a spostarsi nella capitale alla fine degli anni Ottanta. Sfruttando probabilmente i rappor- ti che Edoardo Contini aveva già stabilito a Roma, aprono una serie di ristoranti e attività commerciali attraverso una complessa rete di numerosi prestanomi. Tra questi spicca un noto faccendiere romano legato, oltre ai Contini, anche ad altri membri della Nuova Famiglia. L’investigazione a nostra dispo- sizione si conclude nel 2014 e porta al sequestro di un notevole patrimonio romano, composto da 28 imprese commerciali, 41 immobili e altri beni dal valore totale di 40 milioni di euro.
CULTURA, LEGALITÀ, TERRITORIO 441
2.3. Analisi
L’analisi dettagliata di questo caso-studio necessita di una precisazione sulla natura della collabo- razione tra Contini e la famiglia di consociati. Nonostante quanto viene spesso riportato, questi ultimi sembrano godere di un certo grado di autonomia, condizione che permette loro di offrire servizi fi- nanziari a diversi clan camorristici negli anni Novanta. Chi gode di questi servizi sembra essere, tra le altre, la famiglia Mazzarella, nonostante il sanguinoso conflitto che la oppone proprio al clan Contini. Gli associati, una volta a Roma, mutano strategia criminale: sembrano evitare coinvolgimento diretto in traffici illegali, se non quelli puramente finanziari. Nonostante questo cambiamento, sembrano co- munque riprodurre i modus operandi sviluppati a Napoli, tanto che l’investigazione si riferisce a tali metodi come “una linea di condotta uniforme negli anni” (Tribunale di Napoli, 2011, p. 521). Questi attori non sembrano però rientrare nella categorizzazione di Allum di mobilità funzionale, in quanto li- beri di beneficiare diverse organizzazioni attraverso servizi finanziari legali e illegali e perciò alquanto indipendenti dai Contini (2016).
Lo studio sull’espansione mafiosa utilizza analisi di fattori di agenzia e di contesto per trarre con- clusioni sui motivi e le dinamiche dello spostamento di un determinato clan. La scelta della capitale come meta di espansione è dovuta alle dimensioni della città, che le permettono di sparire nel tessuto imprenditoriale urbano e approfittare dei bassi livelli di legalità diffusa nell’imprenditoria romana. Questi elementi, insieme alla dinamicità dei settori economici nei quali si integrano, ossia ristorazione e commercio legale, riducono la possibilità di una forte risposta della società civile, facilitando la pe- netrazione nella sfera criminale romana.
Lo spostamento a Roma di questa famiglia è conseguenza di un intreccio di motivi esterni al grup- po. Tra questi, la repressione da parte delle forze dell’ordine dopo il sequestro Presta ha un ruolo cru- ciale nella decisione di espandersi al di fuori di Napoli. Sebbene questi imprenditori avessero già atti- vità commerciali a Campobasso negli anni Ottanta, la scelta della capitale come meta definitiva è pro- babilmente stata sostenuta dallo stesso Edoardo Contini. Informati del terreno economico romano dal boss, i suoi associati sono consapevoli di potersi avvalere dei network sociali da lui già sviluppati e di poter mettere a frutto le loro competenze in termini di servizi finanziari illegali e capacità corruttive per vari clan, senza imbattersi nei rischi che le entità criminali corrono nell’introdursi in mercati nuovi e inesplorati.
2.4. Riflessioni finali sul caso-studio
A partire dall’analisi sull’espansione nella capitale di questa famiglia e servendosi della cornice teorica di Sciarrone, si può concludere categorizzando le attività dei suoi membri principalmente co- me enterprise syndicate. Questa definizione riflette la presenza sul territorio di mafia che non si avvale di intimidazione e non ha connessione territoriale, né un intenso controllo di traffici illeciti o forte lo- gica di appartenenza. Si sviluppa in infiltrazione indiretta nel caso dei Contini, i quali non si inseriscono direttamente in un nuovo mercato, ma fanno uso della famiglia affiliata che a sua volta si serve di una rete di prestanomi per entrare nel tessuto criminale romano. Diversamente dal clan camorrista, quest’ultima riflette il tipo di espansione riconosciuta come ibridazione, ossia l’emancipazione graduale dalla matrice originaria di un gruppo che acquisisce di conseguenza una crescente autonomia attra- verso la valorizzazione di risorse, competenze e opportunità in un contesto di espansione. Il fenome- no si attua grazie a un’area grigia in cui agisce un’estesissima rete di collaboratori (avvocati, commer- cialisti, dirigenti bancari).
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