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Claude Cahun e la critica odierna

Nel documento Claude Cahun. Un pouvoir magique (pagine 30-37)

La scoperta e la conseguente rivalutazione della figura di Claude Cahun avviene negli anni ottanta, lo stesso periodo in cui viene pubblicato il catalogo della mostra di Lea Vergine

Lřaltra metà dellřavanguardia 1910-1940.77

È soprattutto l'opera fotografica della Cahun ad attirare l'attenzione degli studiosi. Nel 1980 la Galérie Givaudan a Ginevra espone alcune foto dell‘artista, mentre nel 1985 è la volta dell'esposizione L'Amour fou in America e in Francia, cui segue il catalogo della mostra,

L'Amour fou. Photography & Surrealism78 firmato Rosalind Krauss e Jane Livingston il cui

pregio sta sicuramente nel legare il nome della Cahun alla più nota corrente surrealista. La risposta a tale pubblicazione non si fa attendere e, l'anno dopo nel 1986, Hal Foster pubblica l'articolo L'Amour faux79 sulla rivista Arts in America.

Il saggio è accompagnato da due immagini di Claude: una nelle vesti della moglie di Barbablù, la seconda in cui indossa una giacca a quadri, ha i capelli cortissimi tinti di biondo, mentre si riflette in uno specchio.

Gli anni novanta vedono la comparsa di importanti contributi provenienti da studiose che facevano riferimento ai gender studies e che hanno poi continuato ad approfondire l‘argomento sino ai giorni nostri.

Nel mese di marzo 1992 Abigail Solomon-Godeau e Honor Lasalle pubblicano Surrealist

Confessions. Claude Cahun's Photomontages per la rivista Afterimage80, dove mostrano di essersi dedicate ad un'approfondita lettura di Aveux non avenus.

76

I cataloghi e i saggi che qui vengono solo citati nel testo del paragrafo si trovano tutti citati in nota nei capitoli successivi.

77 Lea Vergine, Lřaltra metà dellřavanguardia 1910-1940, Mazzotta, Milano 1980; Cfr. Uta Grosenick (a

cura di), Women Artists. Le donne e lřarte nel XX e XXI secolo, Taschen, Colonia 2008.

78

Rosalind Krauss, Jane Livingston (Edited by), L'Amour fou. Photography & Surrealism, Washington, The Corcoran Gallery of Art e New York Abbeville Press, 1985.

79 Hal Foster, L'Amour faux, in Arts in America, gennaio 1986.

80 Abigail Solomon-Godeau e Honor Lasalle, Surrealist Confessions. Claude Cahun's Photomontages, in

Tuttavia l'evento più importante dell'anno è la pubblicazione della prima biografia ufficiale di Claude Cahun, firmata François Leperlier: Claude Cahun, l'écart et la métamorphose, un testo ricco di immagini fotografie e di disegni.

Nel 1994 il Musée des Beaux-Arts di Nantes, città natale della Cahun, inaugura la mostra

Le Rêve d'une ville. Nantes et le surréalisme.

Il catalogo della mostra comprende due saggi di Leperlier: Cahun. La gravité des

apparences e Suzanne Malherbe, "Rêve de Moore", in cui per la prima volta appaiono

molte notizie in merito all‘attività artistica di Suzanne Malherbe oltre a numerose informazioni biografiche, utili a inquadrare meglio la sua personalità e a comprendere il complesso rapporto affettivo e artistico che la legava a Claude.

Nello stesso anno, l'ICA di Londra organizza una mostra, Mise en scène, a cura di David Bate, in cui l'opera fotografica della Cahun è affiancata ad altre due artiste: Tacita Dean e Virginia Nimarkoh.

É solo nel 1995 che Suzanne Pagé decide di dedicare la giusta attenzione anche all'opera fotografica di Calude Cahun dedicandole una mostra a Parigi presso il Musée d'Art moderne de la Ville de Paris ove compaiono 293 immagini dell‘artista.

Il catalogo della mostra, è un catalogo ragionato, che segue la ripartizione classica della fotografia: autoritratti, tableaux photographiques, mise en scène d'objets, istantanee, ritratti di amici e fotografie scattate mentre la Cahun recitava in teatro.

Nel 1997 le esposizioni dedicate a Claude Cahun si moltiplicano: a New York viene inaugurata l'esposizione Rrose is a Rrose is a Rrose. Gender Performance in Photography dove viene dato ampio spazio alle sue opere.

Nel 1998 Katy Kline pubblica un articolo dal titolo In or Out the Picture. Claude Cahun

and Cindy Sherman nel volume Mirror Images. Women, Surrealims and Self Representation, in cui analizza i punti di contatto tra l'opera della Cahun e quella di Cindy

Sherman. Questo tema viene approfondito, l'anno seguente, dalla mostra organizzata a presso il Grey Art Centre di New York, dal titolo: Inverted Odysseys. Claude Cahun, Maya

Deren, Cindy Sherman il cui catalogo è ricco di contributi critici.

Nello stesso anno, compaiono la traduzione in inglese di Héroines e un saggio di Abigail Solomon-Godeau intitolato The Equivocal I. Claude Cahun as Lesbian Subject, in cui

l'autrice denuncia come fino ad allora non si fosse prestata attenzione all'opera di Marcel Moore, cioè di Suzanne, pur essendo essa strettamente legata a quella della Cahun.

Di fondamentale importanza è inoltre la raccolta antologica del 1999 Scandaleusement

d'elles : trente-quatre femmes surréalistes curata da Georgiana Colvile.81

La studiosa, prendendo spunto dal celebre saggio di Xavière Gauthier, Surréalisme et

Sexualité (1971), rivolge la sua attenzione verso la tendenza di molte artiste a porre al

centro della propria opera l‘idea di ―auto-représentation‖ come esemplare percorso di costruzione della propria singolarità.

Le donne al centro di queste narrazioni sono apparentate dal silenzio, talvolta censorio, che le ha generalmente relegate ai margini della memoria collettiva o fuori di essa.

L‘antologia include testi e immagini di Claude Cahun e di Leonora Carrington, Lise Deharme, Joyce Mansour, Meret Oppenheim, Remedios Varo, oltre a una ricca antologia critica che ricostruisce cronologicamente una bibliografia ragionata dei saggi e degli articoli pubblicati prima di questa raccolta.

Per le affinità tematiche e la preponderanza della riflessione autobiografica si possono facilmente accostare all‘opera di Claude Cahun due delle artiste incluse nell‘antologia e oggetto di un rinnovato interesse da parte della critica: Frida Kahlo82 e Leonor Fini.83

A questo proposito si possono ricordare le Lettere appassionate84 e il Diario intimo85 di Frida Kahlo e l‘autobiografia intitolata emblematicamente Le livre de Leonor Fini,86 l‘uno privato, solo destinato alla scrivente Frida, l‘altro vera e propria autocelebrazione di un‘artista che si mostra sotto innumerevoli maschere.87

81 Georgiana Colvile, Scandaleusement d'elles: trente-quatre femmes surréalistes, Jean-Michel Place, Paris

1999.

82

Helga Prignitz-Poda, (Exhibition concept by), Frida Kahlo Retrospective, Prestel, Berlin 2010.

83 Maria Masau Dan (a cura di), Leonor Fini. Lřitalienne de Paris, Museo Revoltella, Trieste 2009. 84 Frida Kahlo, Lettere appassionate, a cura di Martha Zamora, Abscondita, Milano 2002.

85 Frida Kahlo, Il diario di Frida Kahlo : un autoritratto intimo, Introduzione, di Carlos Fuentes , a cura di

Sarah M. Lowe, Leonardo, Milano 1995.

86 Leonor Fini, Le livre de Leonor Fini, avec la collaboration de José Alvarez, Éditions Clairefontaine,

Lausanne 1975.

87 Cfr. Ernestina Pellegrini, Lřapoteosi dellřambiguità. Cronaca di un narcisismo collettivo: Leonor Fini &

Nel 2000, Rosalind Krauss si interessa nuovamente a Claude Cahun consacrandole il primo capitolo del suo Bachelors dedicato a una eterogenea galleria di fotografe e artiste fra cui compare anche il nome di Francesca Woodman.

Il 2001 è l'anno della prima esposizione di fotografie interamente dedicata a Claude Cahun, che si svolge all'IVAM di Valencia. La mostra è organizzata da Juan Vicente Aliaga ed ha la peculiarità di aver riunito in un unico luogo parte dell'immenso patrimonio fotografico che si trovava sparso in ogni parte del globo.

Nel 2002, François Leperlier pubblica il frutto delle sue pluriennali fatiche: Écrits, la raccolta delle opere e degli articoli più importanti di Claude Cahun, inclusi numerosi testi inediti.

Tra il 2004 e il 2006 la vita e la storia di Claude Cahun danno luogo a due adattamenti cinematografici: si tratta del documentario Playing a Part. The story of Claude Cahun di Lizzie Thynne e di Lover/Other, anch'esso un documentario sulla vita della coppia Cahun- Moore, firmato Barbara Hammer.

Proprio a Jersey nel 2006, il Jersey Heritage Trust, una volta completata l'acquisizione del materiale di Claude Cahun sparso un po' ovunque nel mondo, organizza una mostra dedicata interamente alla poliedrica artista ed alla sua compagna, dal titolo Don't Kiss Me.

The Art of Claude Cahun and Marcel Moore, cui è seguita la pubblicazione del catalogo ad

opera della curatrice dell'archivio Louise Downie.

Il 2006 è anche l'anno della pubblicazione del nuovo studio di François Leperlier, intitolato

Claude Cahun. L'Exotisme intérieur, un saggio che prende in considerazione un gran

numero di documenti inediti, che colmano i vuoti lasciati dal precedente Lřécart et la

métamorphose, diventando in tal modo il testo di riferimento, soprattutto per quanto

riguarda gli aspetti della vita dell‘artista. Lo studioso si occupa inoltre di ripubblicare la raccolta completa dei racconti di Héroïnes con una dettagliata introduzione.88

Nel 2008 anche in Italia si diffonde l‘interesse nei confronti dell‘opera fotografica della Cahun, un campo di ricerca aperto dal saggio Corpo e figura umana nella fotografia89 di Elio Grazioli, di cui un capitolo è consacrato al ―corpo surrealista‖.

88 Claude Cahun, Héroïnes, Mille et une nuits, Paris 2006. 89

Clara Carpanini le dedica il saggio intitolato Vedermi alla terza persona : la fotografia di Claude Cahun, che si sofferma in modo particolare sull‘opera fotografica e in particolare

sugli autoritratti.

Il volume include una prefazione di Federica Muzzarelli che nel 2007 aveva esaminato nel suo Il corpo e l'azione : donne e fotografia tra Otto e Novecento un eloquente ritratto dell‘artista, mentre la studiosa Fabiola Naldi, nel suo I'll be your mirror : travestimenti

fotografici del 2003, si era soffermata sulle tematiche della maschera e del travestimento

dedicando un capitolo proprio alla Cahun.

Nel 2008 Gen Doy pubblica Claude Cahun. A sensual politics of photography che approfondisce e analizza il contesto storico e socio-culturale in cui si l‘artista si trovava a operare.

Oggi l‘importanza della Cahun è sancita a livello internazionale nelle istituzioni museali più prestigiose.

Nel 2009 presso il Centre Pompidou si tiene una mostra dal titolo Elles@centrepompisou.

Artistes femmes dans la collection du Musée National dřArt Moderne, Centre de création industrielle,90 in cui vi è inserito anche un autoritratto di Claude Cahun del 1919 mentre il MoMa di New York, propone l‘anno seguente un‘operazione simile organizzando l‘esposizione Modern Women. Women Artists at the Museum of Modern Art,91

in cui si possono vedere parecchi autoritratti di Claude.

A settembre di quest‘anno si è appena conclusa un‘altra mostra a lei interamente dedicata presso gli spazi espositivi del Jeu de Paume a Parigi, la cura della quale è stata affidata, in collaborazione con Juan Vicente Alliaga, a François Leperlier, universalmente riconosciuto come il più autorevole punto di riferimento per chi vuole affrontare l‘opera cahuniana. Per l‘occasione sono state esposte alcune delle immagini fotografiche non presenti nella mostra del 1995, in particolare quelle scattate nel giardino della casa di Jersey nel 1938. Significativamente i curatori hanno realizzato un‘esposizione che non si è limitata alle opere fotografiche ma ha presentato anche numerose lettere inedite inviate a Claude da

90 AA.VV., Elles@centrepompisou. Artistes femmes dans la collection du Musée National dřArt Moderne,

Centre de Création industrielle, Éditions du Centre Pompidou, Paris 2009.

91Emily Hall, Kyle Bentley, Kate Norment, Rebecca Roberts (Edited by), Modern Women. Women Artists at

René Crevel (1934-1935), Paul Eluard (15 agosto 1936), Robert Desnos (14 gennaio 1932), André Breton (7 giugno 1934) e Henri Michaux (21 agosto 1938), prefiggendosi di fare il punto sulle più recenti ricerche.

In occasione della mostra, Leperlier ha tenuto una breve conferenza su un aspetto inedito inerente all‘attività, ancora da indagare, che la Cahun ha svolto per il cinema.

Figura 9 - Manifesto della mostra Claude Cahun, Jeu de Paume, Paris, 2011

Per questo è stato proiettato il film la La Dame masquée di Victor Tourjansky (1924), per cui l‘artista, molto probabilmente in collaborazione con Suzanne Malherbe, ha ideato gli abiti di scena dell‘attrice protagonista: Nathalie Kovanko, come appare in uno dei sottotitoli: ―Nathalie Kovanko abillée par Lucie Schwob‖.

L‘interesse nuovamente suscitato da questa mostra ha sollecitato diverse pubblicazioni delle opere della Cahun.

In Francia è stato, da poco, ripubblicato Aveux non avenus,92 mentre in Italia da settembre è disponibile la traduzione di Héroïnes,93 un recentissimo contributo di Viviana Gravano94 e la recensione della recente mostra parigina sulla rivista Art e Dossier.95

Sempre nel 2011 a Francoforte si è tenuta un‘importante mostra: Surreal Object. The

dimensional works from Dalì to Man Ray,96 che conteneva anche alcune opere della Cahun, fra cui la serie delle marionette realizzate nel 1936 e una scheda scritta da Kristine von Ohesen ancora dedicata all‘artista.

92

Claude Cahun, Aveux non avenus, Mille et une nuits, Paris 2011.

93Claude Cahun, Eroine, traduzione di Elena Paul, postfazione di Roberto Speziale, Duepunti Edizioni,

Palermo 2011.

94 Viviana Gravano, Desire. Claude Cahun e il desiderio dei sé, in Roots & Routes. Research in visual

cultures, Periodico trimestrale, Anno I, n.3, luglio-settembre 2011 in:

http://www.roots-routes.org/?p=4133

95 Alba Romano Pace, Il gioco delle maschere, in Art e Dossier, n. 280, settembre 2011.

96 Ingrid Pfeiffer and Max Hollein (Edited by), Surreal Object. The dimensional works from Dalì to Man Ray,

Nel documento Claude Cahun. Un pouvoir magique (pagine 30-37)

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