Guardiamo in primis a quei maestri che furono responsabili della sua formazione. Bartolomeo Bianchini ci informa, infatti, che Codro, in giovanissima età, fu allievo di Gaspare Tribraco44
42 Oltre ai diversi epitaffi di Codro che si possono leggere nei suoi Opera, segnalo fin da subito il codice
Stuttgard: Württembergische Landesbibliothek, Hist. Oct. 25, autografo di Thomas Wolf iunior.
43 Bianchini, Vita Codri, cit, c . α4 v.
44 Su Gaspare Tribraco si rimanda a A. Della Guardia, Gaspare Tribraco de’ Trimbocchi, maestro modenese
della IIametà del secolo XV, Modena, Società Tipografica Modenese, 1910. Si segnalano inoltre gli importanti studi di Giuseppe Venturini: G. Venturini, Un umanista modenese nella Ferrara di Borso d’Este: Gaspare Tribraco, Ravenna, Angelo Longo editore, 1970 ; Id., Nota critica intorno alla vita e all’opera dell’umanista Gaspare Tribraco, «Critica letteraria», 3, 1975, pp. 740-764; Id., Gaspare Tribraco e la rinascita dell’ecloga in Italia, «Giornale filologico ferrarese», 1, 1978, pp. 15-22 e l’edizione del suo Bucolicon carmen, pubblicata a più riprese nei numeri succesivi; Id., Il ‘Triumphus’ in onore di Borso d’Este di Gaspare Tribraco, «Bollettino di notizie e ricerche da archivi e biblioteche», 6, 1983, pp. 5-19; Id., Le elegie di Gaspare Tribraco del codice Bevilacqua, «Bollettino di notizie e ricerche da archivi e biblioteche», 8-9, 1985-86, pp. 7-38. Utile inoltre A. Tissoni Benvenuti, Schede per una storia della poesia pastorale nel secolo XV: la scuola Guariniana a
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durante gli anni in cui era maestro privato a Modena. La figura del Tribraco ricorda particolarmente quella di Codro dal momento che anch’egli era solito dichiararsi poverissimo e fu probabilmente grazie a questo maestro di provincia, che vide in lui un promettente studente, se il Nostro si trasferì a Ferrara nello stesso torno d’anni in cui anch’egli si mosse. Nonostante la data di partenza del Tribraco da Modena sia dibattuta e il suo magistero si collochi in un brevissimo lasso di tempo nella vita del nostro umanista, è importante notare che l’allievo si sarebbe cimentato esattamente negli stessi generi frequentati con buoni esiti dal maestro (satire, ecloghe, elegie ed epigrammi) e più in generale dalla scuola poetica ferrarese: un segno evidente di come l’apprendistato umanistico svolto tra Modena e Ferrara avesse lasciato importanti radici soprattutto nell’ambito della versificazione. Non è un caso dunque che, terminati i primi studi presso Tribraco, Codro si fosse formato presso la scuola umanistica di Battista Guarino e frequentasse le lezioni di Luca Ripa, rimanendo a Ferrara dal 1465 fino al 1469. A partire dalla morte di Guarino Veronese, avvenuta nel 1460, Battista era divenuto titolare della cattedra dello Studio e andava formando una nuova generazione di studenti italiani e d’oltralpe, destinati a un rigoglioso futuro nel campo degli studia
humanitatis (riceveranno le cure del Guarino i tedeschi Regiomontano, Rodolfo Agricola, ma
anche Giovanni Pico della Mirandola, Aldo Manuzio, Celio Calcagnini)45. Codro ricorderà spesso gli anni della formazione ferrarese, citando più volte gli studi del Veronese46 e
dedicando inoltre al maestro Battista un carme posto in chiusura del I libro delle Silvae47. Di
Luca Ripa, invece, Codro seguì presumibilmente le lezioni private, visto e considerato che il
Ferrara, in In ricordo di Cesare Angelini. Studi di letteratura e filologia, a cura di F. Alessio e A. Stella, Milano, Il Saggiatore, 1979, pp. 96-131.
45 Sul Veronese, Battista e più in generale sui caratteri della scuola guariniana rimane una corposa e varia
bibliografia: fondamentale rimandare ai tre volumi dell’Epistolario di Guarino Veronese, raccolto, ordinato, illustrato da Remigio Sabbadini, Venezia, a spese della Società, 1915-1919 e G. Bertoni, Guarino da Verona fra letterati e cortigiani a Ferrara (1429-1460), Ginevra, Olschki, 1921, oltre ovviamente a Prosatori latini del Quattrocento, a cura di E. Garin, Milano-Napoli, Ricciardi, 1952, pp.311-377. Si vedano inoltre: Guarino Veronese, Epistole, introduzione, versione e note a cura di V. Bertolini, Verona, Vita Veronese, 1957 e Nuovi carmi di Guarino Veronese, a cura di D. Manzoli, premessa di R. Avesani, Verona, Biblioteca civica, 2000. Si veda inoltre il recente D. Canfora, La controversia di Poggio Bracciolini e Guarino Veronese su Cesare e Scipione, Firenze, Olschki, 2001. Per un quadro sintetico, minimale ma orientativo, si rimanda alle voci sul DBI dedicate e curate da Pistilli. Cfr. G. Pistilli, Guarini Guarino, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 60, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2003, pp. 357-369, e Id., Guarini Battista, ivi, pp. 339-345 con una ricca bibliografia. Importante segnalare l’edizione del De ordine docendi ac scribendi di Battista: B. Guarini, La didattica del greco e del latino: De ordine docendi ac studendi e altri scritti; a cura di L. Piacente, Bari, Edipuglia, 2002.
46 Ad esempio nel Sermo I e nel Sermo XIV, cfr. rispettivamente A. Urceo Codro, Sermones (I-IV): filologia e
maschera nel Quattrocento, a cura di L. Chines e A. Severi, Roma, Carocci, 2013, p. 107, (I § 165), e Urceo Codro, In hoc Codri volumine, cit., c. R2 v.
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primo documento conosciuto che attesta il magistero pubblico del reggiano risale al 147248. In ogni caso, gli insegnamenti del Guarino, esperto nell’insegnamento delle lingue classiche, e quelli di Ripa, specializzato soprattutto nelle pratiche di versificazione, appaiono nelle fonti dell’epoca come tappe necessarie di un unitario curriculum di studi49. Codro fu in stretto
contatto con il Ripa come testimoniano l’epigramma Ad Lucam Ripam, fictilia locuntur50 (in
cui i vasi mandati in dono dall’Urceo parlano al maestro reggiano descrivendo le loro fattezze) e la menzione del magister syllabarum51 nel primo dei suoi Sermones, in cui Codro
gli riconosceva il merito di aver sanato filologicamente la lezione di un passo ovidiano dell’Ars Amatoria52. Secondo quanto riporta Bianchini, probabilmente il Ripa ebbe inoltre un ruolo nel favorire la nomina dell’Urceo a publicus litterarum praeceptor nella Forlì di Pino III Ordelaffi53. Come ben descritto da Pasquazi anni or sono54, attorno al Ripa e al Guarino - le personalità anche anagraficamente eminenti del circolo poetico, in strettissimo contatto con gli Este e con le principali autorità culturali della Ferrara dell’epoca - si radunava infatti una schiera di poeti latini, formata dal fior fiore dei letterati ferraresi dell’epoca, ossia Daniele Fini, Ludovico Bigo Pittori, Lilio Gregorio Giraldi, Ludovico Carbone (autori che peraltro godranno di una discreta ricezione europea). Entrambi questi maestri esercitarono un importante ruolo nella formazione di Codro: in ogni caso, i cinque anni del periodo ferrarese del nostro umanista sono da considerare attentamente, anche perché, probabilmente presso il Ripa, il giovane Antonio si addestrò anche in quei moduli poetici in cui si sarebbe distinto negli anni a venire. Si noti infatti che il grande biografo dei poeti dell’Umanesimo - Lilio Gregorio Giraldi - definiva Codro considerandolo nella duplice veste di poeta e grammatico, e, pur ponendo l’accento proprio sul suo secondo ruolo, ritenendo modesta la sua produzione poetica, lo collocava a pieno diritto tra le eccellenze della scuola poetica ferrarese.
Fuit et hoc tempore Codrus Urceus ex Herberia agri Mutinensis oppido, poeta, si non grammaticus potius, quem adolescens Bononiae vidi, ubi gratus Bentivolis diu professus est, cum tamen ille antea Ferrariae sub Guarino
48 M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, Ginevra, Olschki, 1930-1931, vol. 1, p.
91, n. 25.
49 Per quello che riguarda Luca Ripa mi sia concesso rimandare a G. Ventura, Notizie intorno all'umanista Luca
Ripa, un presunto maestro dell'Ariosto, «Schifanoia», 54-55, 2018, pp. 275 - 284.
50 Urceo Codro, In hoc Codri volumine, cit, c. G2 v.
51 La definizione è del Giraldi, cfr. L. G. Giraldi, Due dialoghi sui poeti dei nostri tempi, a cura di C. Pandolfi,
Corbo editore, Ferrara, 1999, p. 88.
52 Urceo Codro, Sermones I-IV, cit., pp. 104-105; p. 245, n. 173. 53 Bianchini, Vita Codri, cit., c. α2 v.
54 Si veda S. Pasquazi, Poeti Estensi del Rinascimento, Firenze, Le Monnier, 1966 e in particolar modo
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Graecis et Latinis literis operam dedisset; extant Codri carmina illa quidem citra labem, sed, ut mihi quidem videtur, absque Venere.
Emerge inoltre che proprio durante il periodo intercorso tra l’arrivo a Ferrara e la fine del soggiorno forlivese, Codro avesse intrecciato rapporti particolarmente significativi con gli umanisti che all’epoca gravitavano attorno alla corte estense e alla scuola di Guarino, come sembrano attestare due codici dell’Archivio Isolani in cui, come vedremo, si trovano componimenti indirizzati a Matteo Maria Boiardo, a Bernardino Zambotti (che nel suo Diario
ferrarese riferiva di un incontro avvenuto il 14 luglio 1478 con «Messer Antonio di Urcei da
Robiera»55), a Nicolò Leoniceno e ad Ercole d’Este (quest’ultimo destinatario di
componimenti presenti anche nella princeps)56.