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A Forlì come precettore e poeta

In ogni caso, dopo un probabile periodo di insegnamento a Ferrara già ipotizzato da Bianchini e attestato dal fatto che lo Zambotti ricordasse Codro come proprio «praeceptore», è noto che il giovane umanista in erba giungesse presso la Forlì degli Ordelaffi nel 1469 - forse su raccomandazione del Ripa - in un clima di grande fermento culturale dove mise a disposizione della corte le sue qualità di grammaticus e soprattutto le sue capacità versificatorie. Dei dieci anni di permanenza a Forlì non conosciamo molto più che il suo incarico di publicus literarum praeceptor e il suo ruolo di precettore di Sinibaldo Ordelaffi. Recenti studi hanno dimostrato che la Romagna di fine Quattrocento fu un «vero e proprio crinale culturale [...] tra Padania viscontea, Bologna universitaria ed europea [...] e le capitali culturali del centro Italia, Firenze e Roma»57 intorno a cui circolavano schiere di retori,

giuristi e maestri provenienti da vari centri intellettuali. Forlì era senza dubbio il suo centro culturale più vivo e fertile58 e in età umanistica la città fu «essenzialmente fucina di un

55 Si veda B. Zambotti, Diario ferrarese dall’anno 1476 sino al 1504: appendice al Diario ferrarese di autori

incerti, a cura di G. Pardi, Bologna, Zanichelli, 1934-1937, p. 53.

56 Si tratta dei codici: Bologna, Archivio Isolani, CN 39 F 9.11 e CN 40 F 9.13 e che saranno analzzati nel terzo

capitolo.

57 G. M. Anselmi, L. Chines, Cenacoli umanisti a corte degli Ordelaffi, in La cultura umanistica a Forlì fra

Biondo e Melozzo, Atti del Convegno di Studi, Forlì, 8-9 novembre 1994, a cura di L. Avellini e L. Michelacci, Bologna, Il Nove, 1997, pp. 41-55: 41- 42.

58 Gli studi condotti sull’Umanesimo forlivese da Loredana Chines e da Gian Mario Anselmi ne hanno messo in

luce le caratteristiche essenziali e i principali protagonisti. Si vedano in particolar modo L. Chines, La parola degli antichi, Umanesimo emiliano tra scuola e poesia, Roma, Carocci, 1998, pp. 139-150 e G. M. Anselmi, Una sponda adriatica dell’Umanesimo: la Romagna delle Corti/Jadranska obala Humanizma: dvorovi Romagne, «Adriatico/Jadran. Rivista di cultura tra le due sponde», 2, 2007, pp. 176-187.

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impasto originale e vivace tra ghibellinismo e valori devozionali, erudizione e curiositas, artigianato, cultura alta e tecniche professionali in un percorso che abbraccia insieme letteratura, storiografia, pittura, una tavola complessa e multiforme davvero di percorsi disciplinari»59. Per meglio comprendere quanto l’intrigante ambiente culturale forlivese

avesse dato spesso origine a opere singolarissime e talvolta in contrasto fra loro, si può considerare tanto la contrita raccolta poetica di Santo Viriati60 in cui i moduli senecani e lucreziani si intrecciano fra loro, presentando una riflessione sulla libertà del cortigiano, quanto nel De Triumpho stultitiae di Faustino Perisauli61 - la cui formazione è da ricercarsi probabilmente nella Bologna di Codro e di Beroaldo - un’ opera che manifesta importanti somiglianze strutturali, lessicali e tematiche con i Sermones. Nella città si era sedimentata dunque una cultura multiforme, derivata da un intreccio di saperi ricco e affascinante che si coniugava perfettamente con le sensibilità del giovane Antonio, che in dieci anni ebbe modo di distinguersi nei circoli intellettuali cittadini e di lasciare nella città un’importante eredità culturale.

Del decennio forlivese di Codro ci rimane in realtà ben poco. Eppure le scarne testimonianze dei rapporti con gli intellettuali d’epoca concordano nel ricordare il nostro umanista più nelle vesti del poeta che in quelle del maestro. Anche se la considerazione di Giorgio Viviano Marchesi62 secondo cui il nostro umanista sarebbe stato probabilmente il restauratore

dell’accademia poetica dei Filergiti pare oggi poco fededegna, è tuttavia evidente che tra gli intellettuali forlivesi (e cesenati) avesse pian piano assunto una posizione preminente. E se certo è da restringere, rispetto all’elenco fornito da Malagola63 sulla scorta del Marchesi, il numero delle figure dei circoli intellettuali forlivesi con cui Codro fu in contatto, è manifesto come gli scambi poetici ed epistolari tra queste semplici comparse e il Nostro facciano

59 Anselmi, Chines, Cenacoli umanisti a corte degli Ordelaffi, cit., p. 43.

60 Si veda S. Viriati, Xanthi Viriati Scripta latina nunc primum edita, quae prooemio, annotationibus et

interpretatione Italica adornavit Hamletus Tondini, Bologna, Compositori, 1967. Ma anche Chines, La parola degli antichi, cit., pp. 140-141.

61 Sulla figura di Faustino Perisauli si veda Faustino Perisauli (Pier Paolo Fantino) e la cultura del

Rinascimento: atti del convegno: Tredozio, 23 maggio 1998, Tredozio, 1999 e in particolare i saggi: L. Chines, Il De Triumpho stultitiae tra fonti classiche e tradizione umanistica, pp. 27-37; G. M. Anselmi, Faustino, il De Triumpho stultitiae e la cultura umanistica tra Bologna e la Romagna, pp. 41-44 e G. Taboga, La valenza europea di Faustino Perisauli, nel suo rapporto con Erasmo da Rotterdam, pp. 47-64. Si veda inoltre la recente voce M. Camaioni, Perisauli, Faustino, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 82, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2015, pp. 392-394.

62 G. V. Marchesi, Vitae virorum illustriorum Foroliviensium, Forlì, Paolo Selva, 1726, pp. 216 sgg. 63 Malagola, Della vita e delle opere di Antonio Urceo Codro, cit., pp. 161-171.

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trasparire con forza la reverenza che si deve ad un caposcuola poetico64. È dunque nel contesto del gioco poetico tra sodali che si possono leggere gli epigrammi di Codro agli oscuri Lelio Teodoli65 - in elogio alla sua bellissima amica Perla -, a Francesco Numai66 - su

un arco trionfale eretto in onore di San Girolamo -, così come la Satira II - intrisa di ironia verso le conoscenze mediche - rivolta al medico Giovanni Sella67 e l’epitaffio ad un altro

medico forlivese Baldassarre Masserio68 ricordato peraltro nella silva De sua aegrotatione. E, certo, le relazioni non si dovettero interrompere definitivamente con il passaggio del nostro a Bologna, come d’altronde attestano le lettere all’allievo Eugenio Menghi69 - probabilmente desideroso di avere informazioni sulla vicenda biografica del maestro - e al cesenate Dario Tiberti70 (lettera datata 18 agosto 1498) in cui veniamo a conoscenza che Codro lesse il suo

De legitimo amore, ossia un poema in 8018 versi conservato nel cod. Cod. Urb. 767 della

Biblioteca Apostolica Vaticana, forse non a caso introdotto da una breve recensione in versi di Beroaldo Iuniore71. Che il circolo degli umanisti cesenati fosse rimasto in contatto con Codro è evidente da due scritti: si guardi in primis all’epigramma indirizzato a Nicola Masini72 da parte dell’umanista di Rubiera, che declinava l’invito di trasferirsi a Cesena, ribadendo la sua preferenza per Bologna, e si consideri anche la seconda lettera dell’epistolario sine data et loco al conte Giovanni Buti73 (Ioannes Butius), figura oscura

legata alla famiglia Martinelli che tratta le medesime questioni. Testimonianza evidente del rapporto di Codro con gli umanisti di Cesena si può leggere soprattutto nei componimenti poetici del «cesenate Francesco Uberti, la cui inedita raccolta di epigrammi latini è certo fra le più originali e suggestive della tradizione letteraria padana»74. E proprio questo cesenate, che

entrò in contatto con le più insigni personalità dell’epoca come Beroaldo, Ficino, Tito Vespasiano Strozzi, Pomponio Leto e Mantovano, ricorda Codro in tre affettuosi epigrammi,

64 Non si deve dimenticare inoltre che Codro a Forlì aveva composto un’opera poetica dal probabile argomento

pastorale: Bianchini riporta infatti che durante il rogo della sua biblioteca forlivese sarebbe andato perduto il suo Pastor: Bianchini, Vita Codri, cit, c . α3 v, «periit liber ab eo compositus, qui inscribebatur Pastor».

65 Urceo Codro, In hoc Codri volumine, cit., cc. I2 v - I3 r. 66 Ivi, cc. I1 r - v.

67 Ivi, cc. F2 r - F5 v. 68 Ivi, c. G4 r. 69 Ivi, cc. T1 r - T2 v. 70 Ivi, cc. S5 v - S6 r.

71 Di quest’opera si è occupato: G. Zannoni, ‘De legitimo amore’: poema di Dario Tiberti, in «Atti della reale

Accademia dei Lincei. Rendiconti», 7, 1891, pp. 69-78.

72 Che il medico Masini fosse figura ben inserita nei contesti politici e culturali lo testimonia la dedica di Giorgio

Valla alla sua traduzione del De presagitura di Galeno e la notizia, riportata dall’omonimo nipote, che fosse tra i medici di fiducia del Valentino. Si veda L. Roscioni, Masini, Nicolò, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 71, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 2008, pp. 625-627.

73 Urceo Codro, In hoc Codri volumine, cit, cc. S1 v - S2 r.

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che si possono leggere nei manoscritti che recano la sua opera poetica, ancora inedita, che rimanda in più punti all’Epigrammaton liber del bolognese75.

Ad eruditum virum Antonium Urceum

Si vacat Antoni legito tibi docte poeta 1 Quos misi numeros, dein mihi vera refer

Vera precor, referas, facile id tibi, novimus istud Ingenium, Antoni; vera referre iuvat.

Ipse igitur semper constans tibi, verus amicus 5 Legem servato dulcis amicitie.

Ad eruditum virum Antonium Urceum

Antoni facunde, Tonans pia vota secundet, 1 Pallas se facilem praestet et ipsa tibi

Fundat opesque tibi pleno dea Copia cornu Mercuriusque velim sit comes usque tibi

Ducat in aethereas ut te super alta volantem 5 Nubila, quem libeat scandere amice domos.

Interea tamen in terra dum vivis, amicos Ut facis, et libros tu pius usque para.

Ad Antonium Urceum cognomine Codrum

Quid iuvat, Antoni , te Codrum dicier? Atqui 1 Ditior ac multo es doctior et melior

Ille habuit nihil; at tu plurima. Raucus et ille Et malus; at bonus es et mihi dulce sonas

Ergo te Codrum ne dixeris; haud bene Crassum, 5

75 Gli epigrammi dell’Uberti si possono leggere nel codice Cesena: Biblioteca Malatestiana, D I 2 (Kristeller,

Iter Italicum cit., vol. 1, pp. 43-44) e in due codici vaticani: Città del Vaticano: Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 9223 e Città del Vaticano: Biblioteca Apostolica Vaticana, Ross. VII a 36 (Kristeller, Iter Italicum, cit., vol. 2, pp. 386; 468). Su questa produzione poetica e più in generale su Uberti si deve ancora far riferimento a L. Piccioni, Di Francesco Uberti umanista cesenate de’ tempi di Malatesta Novello e di Cesare Borgia, Bologna, Zanichelli, 1903. Il destinatario di altri due componimenti e di una lettera dedicati a un certo ‘magister Codrus’, come ricordato in A. Pasini, I due Codri umanisti nei versi di Francesco Uberti, «Giornale storico della letteratura italiana», 132, 1955, pp. 165-168, è però da identificare non nel Nostro ma in Gian Francesco Berti, in quanto anch’egli adottò il soprannome di Codro. Una parziale ma importante ricognizione filologica sulla raccolta, con edizione e commento di alcuni epigrammi, si trova in A. Casadei, Gli epigrammi di Francesco Uberti, umanista cesenate: Ms. S 29. 21 della Biblioteca Malatestiana di Cesena, Tesi di Laurea (Relatore: G. M. Anselmi), Università di Bologna, 1987.

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Ditem illum; medius quam bene, amice, sedes76.

Gli epigrammi di Uberti costituiscono una prova tangibile di cosa dovesse aver rappresentato Codro per gli umanisti di Forlì e di Cesena: un poeta erudito e abile frequentatore di tutti i generi poetici, perfettamente calato in una realtà, periferica sì, ma certamente curiosa e vitale, che aveva dato origine a un Umanesimo minore dai tratti singolari.

A tal proposito, è opportuno ricordare che almeno una di queste personalità di periferia, proprio grazie alla frequentazione dei moduli poetici così ben sperimentati nei circoli intellettuali delle città romagnole, era divenuto - oltralpe - una figura di cruciale importanza. Trattasi del celebre poeta Fausto Andrelini77, che muoveva i suoi primi passi nel mondo delle

lettere nello stesso torno d’anni in cui il Nostro risiedeva a Forlì: un umanista destinato ad avere un clamoroso successo europeo e che ha avuto un ruolo decisivo nella diffusione delle opere di Codro oltralpe. Seppure manchino prove che attestino la loro reciproca frequentazione, è interessante rilevare che entrambi gli umanisti mostrano una straordinaria capacità di impiego dei modelli virgiliani, ovidiani e oraziani nella stesura di componimenti encomiastici e morali, per molti versi simili78: non è da escludere pertanto un’influenza del Nostro sul giovane letterato forlivese, anche se solo un’analisi più puntuale dei testi delle raccolte poetiche (che tuttavia si differenziano almeno nella centralità della tematica religiosa per il forlivese, assente invece nei versi dell’Urceo) potrà dare maggiori informazioni su queste consonanze. Ma ciò che è più rilevante ed importante segnalare per il nostro discorso - e forse principale motivo del successo transalpino delle opere dell’Umanesimo emiliano oltralpe - è che Andrelini, come professore a Parigi, ebbe il merito di ‘importare’ i migliori prodotti della cultura umanistica italiana in Francia, dove si praticava ancora una cultura

76 Si vedano rispettivamente Cesena: Biblioteca Malatestiana, D I 2, cc. 286 r ; 289 r ; 299 r.

77 Per un profilo sintetico si veda la voce R. Weiss, Andrelini, Publio Fausto, in Dizionario biografico degli

Italiani, vol. 3, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1961, pp. 138-141 e Anselmi, Chines, Cenacoli umanisti a corte degli Ordelaffi, cit. Questo umanista, su cui si tornerà in altre occasioni, dopo un apprendistato tra Forlì e Bologna (cfr. C. Dionisotti, Miscellanea umanistica transalpina, «Giornale Storico della Letteratura Italiana», 110, 1937, pp. 253-297: 281) sarà futuro membro dell’Accademia Romana di Pomponio Leto, divenendo poi professore di retorica e valente poeta regio nella Parigi di Carlo VIII dove fu corrispondente di Erasmo. Sull’Andrelini e sulla sua fortuna europea è stato utile ricorrere a S. Pugliese, Umanisti Emiliano- Romagnoli nel circolo europeo degli erasmiani: relazioni epistolari e attività tipografica, Tesi di Laurea (Relatrice: L. Avellini), Università di Bologna, 1994.

78 Si veda soprattutto la raccolta degli epigrammi Hecatodisticon (1512), che presenta somiglianze con la sezione

dei ‘distici morali’ presente negli Epigrammata: la princeps P. F. Andrelini, Hecatodistichon, Paris, Josse Bade- Jean Petit, 1512 e succesive edizioni.

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scolastica dai caratteri tardo gotici79. Seguendo l’itinerario francese dell’Andrelini, possiamo così trovare una motivazione per l’edizione parigina degli Opera omnia del nostro, impressa sotto la marca di Jean Petit, libraio in strettissimo contatto con il grande Josse Bade, editore straordinariamente prolifico e specializzato nella stampa dei testi della scuola umanistica italiana per gli studenti parigini. Le opere degli umanisti italiani, sulla spinta degli insegnamenti di Andrelini e prima ancora di Beroaldo, andavano così diffondendosi con successo, rinnovando il canone degli autori e inaugurando nuove modalità di approccio ai testi.

Non bisogna però dimenticare che - nonostante Codro venga ricordato in questo periodo forlivese soprattutto quale poeta - egli si era recato a Forlì come maestro di scuola. Di questa attività non è conservata alcuna traccia, ma sicuramente Il Nostro dovette distinguersi anche nel campo della pubblica docenza, se si considera che venne incaricato di istruire il figlio di Pino III Ordelaffi, Sinibaldo, a partire dal 1477 e fino alla morte di quest’ultimo avvenuta tre anni dopo nella città sotto assedio da parte degli zii. Ancora una volta, le testimonianze che ci consentono di conoscere il ruolo svolto da Codro a corte sono componimenti poetici. Il profilo di un Codro fedele poeta cortigiano è rivelato dalle poesie dedicate agli Ordelaffi, vale a dire: i due componimenti a Pino (Ad Pinum Ordeaphum Metapempticon80, Ad Pinum

Ordeaphum81), l’epitaffio in morte della sua prima moglie, Zaffira Manfredi82 e altri che

rimandano già alla fine del dominio della famiglia su Forlì (in morte di Sinibaldo, la

Lamentatio ad Lectum…83, la Phoebum Lamentatio84 che ripercorre i tragici momenti

dell’assedio forlivese e l’epitaffio congiunto di Pino e Sinibaldo85 e l’ultimo per Pino86). Ma certo il cortigiano Codro non dovette farsi particolari scrupoli quando cercò di ingraziarsi i notabili del nuovo regime: prova ne sono gli epigrammi a Giovanfrancesco Tolentino87 e a Caterina Riario88.

79 In quanto figura di primo piano nella Parigi del primo Cinquecento, l’Andrelini entrò in contatto con diverse

personalità dell’Umanesimo francese ed europeo, tra cui è importante menzionare almeno il tedesco Beat Bild - più noto come Beato Renano - che, come vedremo, ebbe un ruolo cruciale nel far conoscere le opere di Beroaldo e di Codro - e non a caso soprattutto le opere poetiche dal gusto più moraleggiante come vedremo - nei contesti accademici francesi e, successivamente, tedeschi.

80 Urceo Codro, In hoc Codri volumine, cit, cc. E3 r - v. 81 Ivi, c. E3 r - E4 v. 82 Ivi, c. H4 v. 83 Ivi, c. D4 v - D6 v. 84 Ivi, c. D6 v - E1 v. 85 Ivi, c. G3 v. 86 Ivi, c. H5 r. 87 Ivi. c. I2 v. 88 Ivi. c. I2 r - v.

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