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Le tubazioni ed i pozzetti devono essere a tenuta d’acqua.

La prova di tenuta delle condotte, in opera, deve essere eseguita, sia durante la posa, a giunti scoperti, che a fine installazione dopo il ricoprimento, secondo le prescrizioni del Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 12/12/1985 e del norma UNI EN 1610,

Si possono controllare sezioni singole di tubazione, preferibilmente nei punti critici, la tubazione completa oppure i singoli punti di giunzione.

Deve essere verificata l’impermeabilità all'acqua anche dei pozzetti costruiti in loco (ad esempio in opera muraria, in cemento o cemento armato).

Durante l'esame preliminare, eseguito quando la tubazione non è ancora ricoperta di terra, per evitare spostamenti e deviazioni, si può interrare la tubazione stessa ricoprendola parzialmente, badando comunque a lasciare scoperti i punti di giunzione.

In caso di rischio di galleggiamento, la tubazione deve essere fissata.

Per l’accettazione finale, la tubazione deve essere collaudata dopo il riempimento e la rimozione della casseratura di contenimento.

Lunghezza delle condotte da esaminare

La valutazione della lunghezza delle condotte da collaudare dipende dalle condizioni locali, dalla disponibilità di acqua, dal numero di giunti ed accessori, dal dislivello tra i punti di estremità del tratto considerato.

Il tratto da esaminare è normalmente compreso tra due pozzetti d’ispezione. Chiusure ed ancoraggi

Il sezionamento deve essere realizzato con tappi o altre apparecchiature.

Non sono da prevedere ancoraggi, date le basse pressioni di prova. Giunti

I giunti devono essere lasciati scoperti fin dopo la prova.

Deve essere riportata una quantità sufficiente di materiale su ogni tubo, per circa 2/3 della sua lunghezza, al fine di impedire movimenti orizzontali o verticali della condotta durante la prova.

Collaudo con acqua (metodo “W” della norma UNI EN 1610)

La pressione di prova è la pressione equivalente o risultante dal riempimento della sezione di prova fino al livello del terreno in corrispondenza dei pozzetti a valle o a monte, a seconda dei casi, con una pressione massima di 50 kPa ed una pressione minima di 10 kPa misurata sulla generatrice superiore del tubo.

Dopo che le tubazioni e/o i pozzetti sono stati riempiti ed è stata applicata la pressione di prova richiesta, si attenderà 1 h per l’impregnamento.

Il tempo di prova è di ( 30 1 ) min.

Si deve curare che la pressione di prova effettiva non si abbassi di più di 1 kPa rispetto al valore previsto, effettuando opportuni rabbocchi con acqua..

Si deve misurare e registrare la quantità totale di acqua aggiunta durante la prova per soddisfare questo requisito al fine di mantenere il livello dell’acqua che corrisponde alla pressione di prova richiesta.

Il requisito di prova è soddisfatto se la quantità di acqua aggiunta non è maggiore di:

- 0,15 l/m2 nel tempo di 30 min per le tubazioni;

- 0,20 l/m2 nel tempo di 30 min per le tubazioni che comprendono anche i

P R O G E T T O D E F I N I T I V O

pozzetti;

- 0,40 l/m2 nel tempo di 30 min per i pozzetti e le camere di ispezione. I m2 si riferiscono alla superficie interna bagnata.

P R O G E T T O D E F I N I T I V O

Collaudo di singoli giunti

Se non viene specificato altrimenti, si può accettare il collaudo di singoli giunti invece del collaudo dell’intera tubazione per le tubazioni di grande diametro.

Per i singoli giunti dei tubi da collaudare, la superficie di riferimento per la prova “W”

corrisponde a quella di un tratto di tubo lungo 1 m , se non viene specificato altrimenti, con una pressione di 50 kPa in corrispondenza della generatrice superiore interna.

Ripristino delle superfici dopo il collaudo in opera

Una volta eseguite le prove, le riparazioni e le controprove di tenuta delle condotte, se tutto é in perfetta regola, si può procedere a ricoprire le condutture e riempire le trincee con le modalità in precedenza riportate per i rinterri, rispettando le seguenti prescrizioni:

- la superficie dei riempimenti delle trincee deve essere sistemata in modo che le acque pluviali possano liberamente passarvi sopra senza formazione di ristagni;

- qualora l'Impresa dovesse coprire qualche tratto di conduttura o riempito qualche trincea senza l'autorizzazione della Direzione dei Lavori, questa dovrà provvedere a farla scoprire nuovamente, a spese dell'Impresa medesima;

- l'Impresa dovrà provvedere fino al collaudo al livellamento e ricarico delle strade che eventualmente subissero avvallamenti in corrispondenza degli scavi eseguiti per la fossa delle condotte.

Febbraio 2019 Disciplinari descrittivi e prestazionali Pagina 5 di 6

2 DISCIPLINARE OPERE ELETTRICHE ED ELETTROMECCANICHE

INDICE

1. GENERALITA’ ... 4

2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO ... 5 3. VITA NOMINALE E CLASSE D’USO ... 7

4. CALCESTRUZZO ... 8 4.1 Costituenti del calcestruzzo ... 8

4.1.1 Cementi ... 8 4.1.2 Aggiunte... 9

4.1.2.1 Ceneri volanti (ceneri di carbone o fly ash) ... 10 4.1.2.2 Fumo di silice (microsilice o silica fume) ... 10 4.1.3 Aggregati ... 11

4.1.3.1 Aggregati di riciclo ... 12 4.1.4 Additivi ... 12

4.1.4.1 Additivi fluidificanti e superfluidificanti ... 13 4.1.4.2 Additivi aeranti ... 13 4.1.4.3 Additivi ritardanti ... 13 4.1.4.4 Additivi acceleranti ... 13 4.1.4.5 Antievaporanti... 13 4.1.4.6 Disarmanti ... 14 4.1.5 Acqua d’impasto ... 14

4.2 Caratteristiche della miscela ... 14 4.2.1 Prescrizioni per la durabilità ... 14 4.2.2 Classi di resistenza ... 15 4.2.3 Classi di esposizione ambientale ... 16 4.2.4 Rapporto a/c ... 20

4.2.4.1 Tenuta idraulica ... 20 4.2.5 Classi di consistenza – lavorabilità ... 21

4.2.6 Granulometria degli aggregati e Dmax ... 23

4.2.7 Requisiti minimi delle miscele in funzione del loro campo di impiego ... 23 4.2.8 Copriferro... 25

4.2.9 Contenuto d’aria ... 27 4.2.10 Acqua di bleeding ... 27 4.2.11 Classe di Contenuto di cloruri ... 28

5. ACCIAIO TONDO ... 29 5.1 Saldabilità e composizione chimica ... 29 5.2 Proprietà meccaniche ... 29 5.3 Resistenza a fatica in campo elastico ... 30 5.4 Resistenza a carico ciclico in campo plastico ... 30 5.5 Diametri e sezioni equivalenti ... 30

5.6 Aderenza e geometria superficiale ... 31 6. QUALIFICA E ACCETTAZIONE DEI MATERIALI ... 32 a. Controlli sul calcestruzzo ... 32 6.1.1 Qualifica del calcestruzzo ... 32 6.1.2 Controlli di accettazione del calcestruzzo... 33 6.1.3 Controllo della lavorabilita’ del calcestruzzo ... 33 6.1.4 Proprietà reologiche per i calcestruzzi autocompattanti (SCC) ... 33 6.1.5 Eventuali controlli aggiuntivi sul calcestruzzo ... 34 b Controlli sull’acciaio ... 34 6.2.1 Controllo della documentazione ... 34 6.2.2 Controllo di accettazione ... 35 6.2.3 Prova di piega e raddrizzamento ... 37

7. POSA IN OPERA DEI MATERIALI ... 38 7.1 Calcestruzzo ... 38

7.1.1 Accorgimenti per i getti alle basse alte temperature ambientali ... 38 7.1.2 Accorgimenti per l’esecuzione dei getti ... 40 7.1.3 Accorgimenti per la compattazione dei getti ... 40 7.1.4 riprese di getto ... 41 7.1.5 Distanziatori ... 42 7.1.6 Tolleranze esecutive ... 42 7.1.7 Casseforme ... 43 7.1.7.1 Caratteristiche delle casseforme ... 43 7.1.7.2 Pulizia e trattamento... 44 7.1.7.3 Predisposizione di fori, tracce e cavità ... 44 7.1.7.4 Disarmo ... 44 7.1.7.5 Getti faccia a vista ... 44 7.1.8 Stagionatura ... 45 7.2 Acciaio ... 46

7.2..1 Lavorazioni in cantiere - Raggi minimi di curvatura... 46 7.2.2 Deposito e conservazione in cantiere ... 47 7.2.3 Assemblaggio barre di armatura ... 47

8. PRESCRIZIONI MINIME DETTAGLIATE PER LE DIVERSE TIPOLOGIE STRUTTURALI ... 49

1. GENERALITA’

Il presente disciplinare riporta le prescrizioni tecniche ((sui materiali impiegati, sulla loro progettazione e prescrizione e la relativa messa in opera), le prove di qualifica e le norme di riferimento sia per il calcestruzzo sia per l’acciaio tondo da cemento armato da utilizzare per la realizzazione di manufatti che devono entrare in contatto con acque reflue di origine urbana.

In questo caso le prescrizioni tecniche, oltre a preservare il calcestruzzo armato dal degrado promosso dalle innumerevoli sostanze aggressive presenti nelle acque di fognatura, devono garantire anche l’esigenza della tenuta idraulica poiché le acque reflue possono contenere sostanze nocive per l’ambiente e per le quali risulta di particolare importanza evitare perdite che possono inquinare le acque di falda o i terreni circostanti le strutture.

I requisiti dei materiali devono essere individuati in fase di progetto e riportati sottoforma di prescrizioni all’interno de:

gli elaborati grafici di progetto

la relazione tecnica sui materiali: nella quale tra l’altro lo stesso team di progettazione, secondo il D.M.2008, deve indicare anche le regole e la durata della maturazione del calcestruzzo

I Produttori di calcestruzzo preconfezionato, in accordo a quanto previsto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M.14/01/08), dovranno possedere impianti dotati di un Sistema di Controllo della Produzione (FPC) effettuata in accordo a quanto contenuto nelle Linee Guida sul Calcestruzzo Preconfezionato (2003) certificato da un organismo terzo indipendente autorizzato che opera in coerenza con la UNI EN 45012.

I produttori di acciaio tondo per cemento armato, per ogni loro prodotto, dovranno possedere l’Attestato di Qualificazione del Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e dovranno essere inseriti nel Catalogo Ufficiale dei Prodotti Qualificati reso disponibile dal Servizio tecnico Centrale.

Per quanto non specificato presente nel disciplinare, si fa riferimento alla normativa indicata nel paragrafo successivo.

2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO

D.M. 14/01/2008 Norme Tecniche per Costruzioni Circolare 02/02/2009 n. 617/CSLLPP

Linee Guida per il Calcestruzzo Preconfezionato Linee Guida sul Calcestruzzo Strutturale

Linee Guida sui Calcestruzzi Strutturali ad Alta Resistenza

D.P.R. 246/93 Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione

UNI EN 206-1:2006 Calcestruzzo,Specificazione,prestazione,produzi one e conformità

UNI 11104:2004 Istruzioni complementari per l’applicazione della EN 206-1

UNI EN 197-1: 2011 Cemento - Parte 1: Composizione, specificazioni e criteri di conformità per cementi comuni

UNI 9606 Cementi resistenti al dilavamento della calce ISO 9001:2000 Sistema di gestione per la qualità. Requisiti UNI EN 12620 Aggregati per calcestruzzo

UNI 8520 Parte 1 e 2

Aggregati per calcestruzzo-Istruzioni

complementari per l’applicazione in Italia della norma UNI-EN 12620 - Requisiti

UNI EN 1008:2003 Acqua d’impasto per il calcestruzzo UNI EN 934-2 Additivi per calcestruzzo

UNI EN 450 Ceneri volanti per calcestruzzo UNI-EN 13263 parte 1 e 2 Fumi di silice per calcestruzzo

UNI EN 12350-2 Determinazione dell’ abbassamento al cono

UNI EN 12350-5 Determinazione dello spandimento alla tavola a scosse UNI EN 12350-7 Misura del contenuto d’aria sul calcestruzzo fresco

UNI 7122 Calcestruzzo fresco. Determinazione della quantità di acqua d’impasto essudata UNI EN 12390

Parte 1, 2, 3 e 4

Procedura per il confezionamento dei provini destinati alla valutazione della resistenza meccanica a

compressione

prEN 13791 Valutazione della resistenza meccanica a

compressione del calcestruzzo(in situ) della struttura in opera

UNI EN 12504-1:2002 Prove sul calcestruzzo nelle strutture. Carote:

valutazione della resistenza a compressione EN 10080 Ed. maggio 2005 Acciaio per cemento armato

UNI EN ISO 15630 -1/2 Acciai per cemento armato: Metodi di prova EUROCODICE 2- UNI ENV

1992 Progettazione delle strutture in c.a.

UNI ENV 13670-1 Execution of concrete structures

UNI 8866 Disarmanti

3. VITA NOMINALE E CLASSE D’USO

Le strutture connesse agli impianti di depurazione, rientrano nell’elenco degli edifici e opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un evento di collasso ai sensi della Deliberazione della Giunta Regionale n. 1214 del 31 maggio 2011 (B.4 lett.c - discariche ed impianti primari di depurazione che in caso di collasso possono determinare gravi conseguenze in termini di danni ambientali).

Pertanto sulla base delle indicazioni contenute nelle NTC di cui al D.M. 14 gennaio 2008, alla Circolare del 2 febbraio 2009 n. 617/C.S.LLPP. e al DGR del 31 maggio 2011 n. 1214 per tali opere strutturali si dovranno assumere i seguenti parametri da utilizzare in presenza di azioni sismiche:

• Vita Nominale dell’opera (Vn – Tab 2.4.I): costruzione di tipo 2 - opere ordinarie - 50 anni

• Classe d’uso (par. 2.4.2): III – industrie con attività pericolose per l’ambiente;

• Coefficiente d’uso (Cu- Tab. 2.4.II): 1,5

risulta un periodo di riferimento per l’azione sismica (Par. 2.4.3) pari a:

• Vr = Vn·Cu = 50·1,5 = 75 anni

4. CALCESTRUZZO

4.1 Costituenti del calcestruzzo 4.1.1 Cementi

Tutti i manufatti in c.a. e c.a.p. dovranno essere eseguiti impiegando unicamente cementi provvisti di attestato di conformità CE che soddisfino i requisiti previsti dalla norma UNI EN 197-1:2011.

Qualora vi sia l'esigenza di eseguire getti massivi, al fine di limitare l'innalzamento della temperatura all'interno del getto in conseguenza della reazione di idratazione del cemento, sarà opportuno utilizzare cementi comuni a basso calore di idratazione contraddistinti dalla sigla LH contemplati dalla norma UNI EN 197-1:2011.

La sigla LH deve essere riportata sulla DoP rilasciata dal produttore del cemento e sul relativo marchio CE

Se è prevista una classe di esposizione XA, secondo le indicazioni della norma UNI EN 206 e UNI 11104, conseguente ad un'aggressione di tipo solfatico, sarà necessario utilizzare cementi resistenti ai solfati in accordo con la UNI EN 197-1:2011.

Questa tipologia di cemento per sua composizione presenta un basso tenore di alluminato tricalcico C3A, componente base del clinker che, a contatto con acque e terreni solfatici, da origine alla formazione di ettringite.

Tale sale genera un aumento di volume e di sforzi di trazione all’interno della pasta cementizia, con conseguenti fenomeni di fessurazioni e distacchi del calcestruzzo.

A mero titolo esemplificativo per i cementi tipo I - Portland vale quanto di seguito indicato:

Classe di

Con l'entrata in vigore nella UNI EN 197-1:2011, che ha sostituito la norma nazionale UNI 9156, i cementi resistenti ai solfati devono essere obbligatoriamente caratterizzati dalla sigla SR.

Potranno essere dotati di tali sigla solo i seguenti tipi di cemento che rispettano i requisiti aggiuntivi introdotti dalla suddetta norma:

➢ CEM I;

➢ CEM III;

➢ CEM IV A e IV B.

La sigla SR deve essere riportata sulla DoP rilasciata dal produttore del cemento e sul relativo marchio CE

Se è prevista invece una classe di esposizione XA, secondo le indicazioni della norma UNI EN 206 e UNI 11104 , conseguente al contatto con acque dilavanti (acque molto pure o ricche di anidride carbonica aggressiva), che possono causare di dilavamento della calce, sarà necessario utilizzare cementi resistenti alle acque dilavanti, in accordo con la UNI 9606.

Questa tipologia di cementi presenta un basso tenore di solfato tricalcico C3S, componente base del clinker al quale è dovuta la principale presenza di idrossidi di calcio e conseguentemente di calce libera nel calcestruzzo.

Il dilavamento della calce, da parte di acque pure o contenenti CO2 aggressiva, genera un aumento della microporosità nella matrice cementizia del calcestruzzo.

In funzione della concentrazione di anidride carbonica libera nell’acqua si dovranno impiegare cementi a moderata, alta o altissima resistenza; a mero titolo esemplificativo vale quanto di seguito indicato:

Classe di

Per attacchi più severi di quelli previsti dalle classi di esposizione XA (attacco molto forte) si rende necessario ricorrere a protezioni supplementari, utilizzando delle protezioni superficiali quali guaine, resine o pitture impermeabilizzanti.

4.1.2 Aggiunte

Per le aggiunte di tipo I (aggiunte praticamente inerti) si farà riferimento alla norma UNI EN 12620.

Per le aggiunte di tipo II (aggiunte pozzolaniche o ad attività idraulica latente) si farà riferimento alla UNI 11104 punto 4.2 e alla UNI EN 206-1 punto 5.1.6 e punto 5.2.5.

La conformità delle aggiunte alle relative norme dovrà essere dimostrata in fase di verifica preliminare delle miscele (controllo di conformità) e, in seguito, ogni qualvolta la D.L. ne faccia richiesta.

4.1.2.1 Ceneri volanti (ceneri di carbone o fly ash)

Le ceneri provenienti dalla combustione del carbone, ai fini dell’utilizzazione nel calcestruzzo come aggiunte di tipo II, devono essere conformi alla UNI EN 450 e provviste di marcatura CE in ottemperanza alle disposizioni legislative in materia di norma armonizzata.

Le ceneri devono appartenere ad una delle tre “categorie” A / B / C in funzione della perdita al fuoco/tenore di incombusti con l’obbligo con l’obbligo di dichiarazione della categoria sul sacco e/o sul documento di trasporto (DDT).

Le ceneri non conformi alla UNI EN 450, ma conformi alla UNI EN 12620 possono essere utilizzate nel calcestruzzo come aggregato.

Ai fini del calcolo del rapporto a/c equivalente il coefficiente k per le ceneri conformi alla UNI-EN 450, definito al punto 5.2.5.2 della UNI-EN 206-1 verrà desunto in accordo al prospetto 3 della UNI 11104, qui di seguito riportato per comodità.

Tipo di cemento Classi di resistenza Valori di k

CEM I 32.5 N, R 0.2

4.1.2.2 Fumo di silice (microsilice o silica fume)

I fumi di silice provenienti dalle industrie che producono il silicio metallico e le leghe ferro- silicio, ai fini dell’utilizzazione nel calcestruzzo come aggiunte di tipo II, devono essere conformi alla UNI EN 13263 parte 1 e 2 e provviste di marcatura CE in ottemperanza alle disposizioni legislative in materia di norma armonizzata.

Il fumo di silice può essere utilizzato allo stato naturale (in polvere così come ottenuto all’arco elettrico), come sospensione liquida (“slurry”) di particelle con contenuto secco del 50% in massa oppure in sacchi di premiscelato contenenti fumo di silice e additivo superfluidificante. Se impiegato in forma di slurry il quantitativo di acqua apportato dalla sospensione contenente fumo di silice dovrà essere tenuto in conto nel calcolo del rapporto acqua/cemento equivalente.

In deroga a quanto riportato al punto 5.2.5.2.3 della norma UNI EN 206 la quantità massima di fumo di silice che può essere considerata agli effetti del rapporto

fumo di silice ≤ 7% rispetto alla massa di cemento.

Se la quantità di fumi di silice che viene utilizzata è maggiore, l’eccesso non deve essere considerato agli effetti del concetto del valore k.

Ai fini del calcolo del rapporto a/c equivalente il coefficiente k verrà desunto dal prospetto seguente che deve intendersi generalmente riferito a fumi di silice utilizzati nel confezionamento di calcestruzzi impiegando esclusivamente con cementi tipo I e CEM II-A di classe 42,5 e 42,5R conformi alla UNI EN 197-1:

• per un rapporto acqua/cemento prescritto ≤0,45 k = 2,0

• per un rapporto acqua/cemento prescritto >0,45 k = 2,0 eccetto k = 1,0 per le classi di esposizione XC e XF.

La quantità (cemento + k * quantità fumo di silice) non deve essere minore del dosaggio minimo di cemento richiesto ai fini della durabilità in funzione della classe (delle classi) di esposizione ambientale in cui la struttura ricade.

L’impiego di fumo di silice con cementi diversi da quelli sopramenzionati è subordinato all’approvazione preliminare della D.L.

4.1.3 Aggregati

Gli aggregati utilizzabili, ai fini del confezionamento del calcestruzzo, debbono possedere marcatura CE secondo D.P.R. 246/93 e successivi decreti attuativi.

Gli aggregati debbono essere conformi ai requisiti della normativa UNI EN 12620 e UNI 8520-2 con i relativi riferimenti alla destinazione d’uso del calcestruzzo.

La massa volumica media del granulo in condizioni s.s.a. (saturo a superficie asciutta) deve essere pari o superiore a 2300 kg/m3. A questa prescrizione si potrà derogare solo in casi di comprovata impossibilità di approvvigionamento locale, purché si continuino a rispettare le prescrizioni in termini di resistenza caratteristica a compressione e di durabilità specificati nei paragrafi successivi

Per opere caratterizzate da un elevato rapporto superficie/volume, laddove assume un’importanza predominante la minimizzazione del ritiro igrometrico del calcestruzzo, occorrerà preliminarmente verificare che l’impiego di aggregati di minore massa volumica non determini un incremento del ritiro rispetto ad un analogo conglomerato confezionato con aggregati di massa volumica media maggiore di 2300 Kg/m3. Per i calcestruzzi con classe di resistenza caratteristica a compressione maggiore di C50/60 preferibilmente dovranno essere utilizzati aggregati di massa volumica maggiore di 2600 kg/m3.

Gli aggregati dovranno rispettare i requisiti minimi imposti dalla norma UNI 8520 parte 2 relativamente al contenuto di sostanze nocive. In particolare:

• il contenuto di solfati solubili in acido (espressi come SO3 da determinarsi con la procedura prevista dalla UNI-EN 1744-1 punto 12) dovrà risultare inferiore allo 0.2% sulla massa dell’aggregato indipendentemente se l’aggregato è grosso oppure fine (aggregati con classe di contenuto di solfati AS0,2);

• il contenuto totale di zolfo (da determinarsi con UNI-EN 1744-1 punto 11) dovrà risultare inferiore allo 0.1%;

• non dovranno contenere forme di silice amorfa alcali-reattiva o in alternativa dovranno evidenziare espansioni su prismi di malta, valutate con la prova accelerata e/o con la prova a lungo termine in accordo alla metodologia prevista dalla UNI 8520-22, inferiori ai valori massimi riportati nel prospetto 6 della UNI 8520 parte 2.

4.1.3.1 Aggregati di riciclo

In attesa di specifiche normative sugli aggregati di riciclo è consentito l’uso di aggregati grossi provenienti da riciclo, secondo i limiti di cui alla Tabella che segue, a condizione che il calcestruzzo possegga i requisiti reologici, meccanici e di durabilità di cui ai paragrafi successivi.

Per tali aggregati, le prove di controllo di produzione in fabbrica saranno effettuate secondo i prospetti H1, H2 ed H3 dell’annesso ZA della norma UNI EN 12620; per le parti rilevanti, devono essere effettuate ogni 100 ton di aggregato prodotto e, comunque, negli impianti di riciclo, per ogni giorno di produzione.

Al fine di individuare i requisiti chimico-fisici aggiuntivi rispetto a quelli fissati per gli aggregati naturali, che gli aggregati riciclati devono rispettare, in funzione della destinazione finale del calcestruzzo e delle sue proprietà prestazionali, occorrerà fare specifico riferimento alla UNI 8520 parti 1 e 2.

.

Gli additivi per la produzione del calcestruzzo devono possedere la marcatura CE ed essere conformi, in relazione alla particolare categoria di prodotto cui essi appartengono, ai requisiti imposti dai rispettivi prospetti della norma UNI EN 934 (parti 2, 3, 4, 5). Per gli altri additivi che non rientrano nelle classificazioni della norma si dovrà verificarne l’idoneità all’impiego in funzione dell’applicazione e delle proprietà richieste per il calcestruzzo.

per riprese di getto.

Nel periodo invernale al fine di evitare i danni derivanti dalla azione del gelo, in condizioni di maturazione al di sotto dei 5°C, si farà ricorso, oltre che agli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di additivi acceleranti di presa e di indurimento privi di cloruri.

4.1.4.1 Additivi fluidificanti e superfluidificanti

Al fine di ottenere il corretto rapporto a/c e la classe di lavorabilità prevista si dovranno impiegare nel calcestruzzo additivi superfluidificanti conformi alla norma UNI EN 934-2, sia per quanto riguarda le caratteristiche chimico-fisiche che quelle prestazionali.

Il dosaggio degli additivi dovrà essere conforme a quello dichiarato dalle schede tecniche del produttore.

Nel caso in cui una miscela richieda un dosaggio superiore a tali limiti per garantire le prestazioni richieste fino alla fine dello scarico della betoniera, si dovrà passare all’impiego di un additivo con prestazioni superiori, per evitare problemi di segregazione ed influenzare i tempi di presa del calcestruzzo.

4.1.4.2 Additivi aeranti

In caso di conglomerati cementizi per la realizzazione di opere sottoposte a cicli di gelo e disgelo dovranno essere utilizzati specifici additivi aeranti, come prescritto dalle normative UNI EN 206-1:2006 e UNI 11104:2004, al fine di garantire il rispetto delle

In caso di conglomerati cementizi per la realizzazione di opere sottoposte a cicli di gelo e disgelo dovranno essere utilizzati specifici additivi aeranti, come prescritto dalle normative UNI EN 206-1:2006 e UNI 11104:2004, al fine di garantire il rispetto delle

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