la legge. Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare coloro che sono senza legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro.
Dal sussidio formativo per l’ottobre missionario 2001,delle Pontificie opere Missionarie Cammino per sollevare le fatiche di un missionario. Penso che là, molto lontano, ci possa essere qualcuno quasi sfinito a causa dei suoi viaggi apostolici, e offro a Dio le mie fatiche per poter ridurre le sue”. Questa risposta di S. Teresa di Gesù Bambino, già malata, ad una consorella che la vedeva camminare con fatica nel giardino del monastero può aiutarci a valutare le mille possibilità e risorse che possiamo impiegare per la
diffusione del Vangelo. Anche gli ammalati, gli anziani, gli abbandonati, gli emarginati, gli afflitti sono chiamati ad offrire le loro sofferenze per la fecondità dell’annuncio missionario. Il Signore ci chiama a gesti di partecipazione concreta alla causa del Vangelo, qualunque siano le nostre possibilità e condizioni.
Con le parole del salmista ci rivolgiamo a Dio:
dal Salmo 104 (105)
Lodate il Signore e invocate il suo nome, proclamate tra i popoli le sue opere.
Cantate a lui canti di gioia, meditate tutti i suoi prodigi.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiute, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
voi stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto.
E’ lui il Signore, nostro Dio, su tutta la terra i suoi giudizi.
Ricorda sempre la sua alleanza:
Parola data per mille generazioni, l’alleanza stretta con Abramo
e il suo giuramento ad Isacco.
La stabilì per Giacobbe come legge, come alleanza eterna per Israele.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo;
come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
Preghiera di adorazione Aiutami, Signore Gesù,
a diffondere il tuo amore dovunque io vada.
Inonda la mia anima
del tuo Spirito e della tua vita.
Diventa padrone del mio cuore
in modo così completo che tutta la mia vita sia una irradiazione della tua.
Fa, o Signore, che ogni persona che avvicino possa sentire la tua presenza dentro di me,
e guardandomi non veda me, ma veda te in me.
Resta in me, Signore,
così splenderò del tuo stesso splendore e potrò essere luce agli altri.
(Madre Teresa di Calcutta) Dal vangelo secondo Luca (cap.16,19-31)
C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro
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parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».
ALCUNI SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SUL BRANO DI SAN luca
“C’era un uomo ricco…”
Così inizia la parabola di Gesù. E’ difficile non leggere in questo passaggio le categorie umane di quel mondo che ha beni più che sufficienti per vivere (banchettava lautamente) e abitudini raffinate (vestiva di porpora e di bisso). Eppure tutto questo è destinato a finire: “stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita”, viene detto all’uomo che era solo preoccupato di raccogliere, ingrandire, investire.
La vanità è la condanna per coloro “che hanno come dio il loro ventre, tutti intenti alle cose della terra”
(Filippesi, 3,19).
Accanto a quest’uomo ricco è accovacciato un mendicante, che cerca di sfamarsi con il poco, lo scarto, il neppure calcolato delle ricchezze dell’uomo vestito di porpora.
“Padre Abramo…”
Solo dopo la morte, quando è ormai troppo tardi, il
ricco riconosce che c’è un padre, qualcuno al di sopra di lui dal quale può ricevere ciò che non ha. Capisce di non essere lui il padrone della sua vita, di cui non è stato capace di comprendere la verità e la ampiezza.
“ma Abramo rispose…”
Abramo si rivolge ad un uomo che non si è mai preso cura degli altri, ma ha approfondito un abisso che lo separa dai suoi fratelli. Ora
quell’abisso lo sperimenta dentro di sé, ne sente il dramma e il tormento, ma non c’è più nulla da fare.
“ascoltino Mosè e i profeti…”
L’indicazione è quella di ascoltare l’altra voce, l’altra logica opposta al nostro egoismo. Ad ascoltare la coscienza, che spesso ci parla con la voce dei fratelli più poveri.
Sono capace, secondo l’invito di Dio, di condividere i beni della terra, le mie ricchezze culturali e sociali, senza mettermi in mostra e senza umiliare chi riceve da me?
Cogliendo il suggerimento della Scrittura, facciamo davanti al Signore un esame di coscienza del nostro modo di vivere.
La Parola di Gesù mette a nudo le nostre meschinità. Il ricco della parabola siamo noi, che corriamo il rischio di chiudere il cuore a Dio e ai fratelli, e quindi di chiudere fuori noi stessi dal suo amore e dalla sua salvezza. Sono disponibile alle necessità del mio prossimo? Sono generoso del mio tempo e delle mie risorse?
Sono capace, secondo l’invito di Dio, di condividere i beni della terra, le mie ricchezze culturali e sociali, senza mettermi in mostra e senza umiliare chi riceve da me?
Concludiamo con la preghiera:
Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo; per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue liberami da ogni colpa e da ogni male, fa’ che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te.
Amen.
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