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3. Le lavorazioni del terreno

3.1. Classificazione delle lavorazioni del terreno

3.1.2. Le lavorazioni conservative

3.1.2.1. Le attrezzature per la lavorazione

3.1.2.1.1. Coltivatori

Le attrezzature munite di ancore svolgono un ruolo importante nella lavorazione dei seminativi tanto da rappresentare in molti casi il principale strumento di intervento con il quale l’agricoltore predispone il terreno per la coltura successiva. La conformazione dell’ancora stessa è diversa a seconda della funzione attesa. Le ancore dritte sono caratterizzate dalla capacità di lavorare il terreno senza rivoltare gli strati e non genera una selezione dimensionale: per questo sono considerate la soluzione migliore per equipaggiare i ripuntatori destinati ad effettuare interventi di decompattazione straordinaria ad elevate profondità (Figura 44).

Figura 44: Lavorazione condotta a 33 cm profondità e velocità di 6,5 km/h con coltivatore ad ancore dritte e piede con alette pronunciate.

Le ancore curve producono, invece, una selezione dimensionale delle zolle ed un rivoltamento che vanno considerati eccessivi, quando l’ancora opera in profondità: questa tipologia di ancora è generalmente adottata in attrezzature destinate alla lavorazione superficiale dove il fusto dell’ancora penetra solo per pochi centimetri nel terreno. (Figura 45).

Figura 45: La parte dell’ancora che opera fuori terra è ricurva, mentre la parte che penetra nel terreno acquista un profilo quasi verticale per evitare un eccessivo rimescolamento.

Una terza tipologia di ancora è quella caratterizzata da un fusto dritto dotato di una leggera inclinazione in avanti, nella parte prossimale al telaio, ed una più pronunciata in quella distale. In questo modo viene favorita la penetrazione all’interno del terreno, può essere migliorato l’assetto dell’attrezzatura in lavoro, non si produce un rivoltamento eccessivo del terreno, limitando l’azione alla rottura e al rimescolamento del suo strato superficiale. Questa tipologia è la più impiegata nei coltivatori pesanti (Figura 46).

Figura 46: Esempio di coltivatore pesante equipaggiato con ancore inclinate in avanti; si notino le ruote di profondità e il doppio rullo a dischi ondulati, molto aggressivo sulle zolle.

I coltivatori pesanti, che sono le attrezzature più diffuse per le minime lavorazioni profonde, sono generalmente equipaggiati con ancore dritte e inclinate in avanti o con ancore inclinate lateralmente. L’ancora è collegata al telaio mediante un sistema di sicurezza, che può essere a vite, con carico di rottura prestabilito, oppure di tipo non-stop a molla. La parte centrale dell’ancora può essere munita di un esplosore, costituito da una lama triangolare con funzione dirompente, e di alette laterali che devono operare in prossimità della superficie. Queste, oltre a contribuire nella riduzione della zollosità, quando vengono fatte operare fra i 4 e gli 8 cm di profondità, devitalizzano la vegetazione presente, estirpandola. La parte terminale monta un utensile la cui forma influisce in misura importante sull’azione prodotta. La forma tipica è quella dello scalpello, generalmente reversibile, che può essere dotato di alette che tendono a sollevare e fratturare la massa di terreno e ad incrementare la quantità di terreno smosso (Figura 47).

Figura 47: Le alette pronunciate montate sul piede dell’ancora sollevano il terreno in modo uniforme, permettendo di decompattare l’intera sezione lavorata e di lasciare un profilo superficiale più omogeneo.

L’effetto dirompente e l’intensità di lavorazione vengono migliorati operando con elevate velocità di avanzamento (almeno 5-6 km/h) e con ridotte distanze tra le ancore. Ciò influisce anche sulla disgregazione superficiale del terreno, da cui dipende la possibilità di procedere direttamente alla preparazione del letto di semina o alla semina. Infatti queste attrezzature alterano il profilo del terreno in misura accentuata e per ciò vengono proposte combinate con altri organi (dischi e/o rulli). I coltivatori leggeri oggi annoverano numerose attrezzature innovative rivisitate in chiave conservativa. In questi coltivatori le ancore possono essere rigide od elastiche e sempre destinate ad operare in superficie. Il numero delle ancore dipende dall’utensile montato nella loro parte distale. In ogni caso, la loro disposizione è tale da garantire una luce libera fra le ancore di 700 - 900 mm, ottenuta disponendole su almeno due, tre o quattro ranghi. In questo modo il deflusso del terreno e del residuo vegetale avviene senza impedimenti, permettendo il rapido svolgimento dell’operazione. Le ancore consentono di operare su terreno sodo e sono caratterizzate da forme in grado di contenere l’azione di rovesciamento del terreno e di privilegiare quella di miscelazione. A tale riguardo queste attrezzature possono essere equipaggiate con ancore ricurve, caratterizzate però da angoli di curvatura poco accentuati nella loro parte attiva, con ancore dritte o con ancore a profilo sigmoidale. Queste ultime due tipologie sono meno sensibili ad un eventuale approfondimento della lavorazione e sono regolabili nella loro inclinazione (Figura 48).

Figura 48: Coltivatore con ancore sigmoidali munite di sicurezza tipo non stop a molla, disposte su due ranghi, ed equipaggiate con utensile bombato e alette molto pronunciate

Nella lavorazione delle stoppie e più in generale negli interventi più superficiali gli utensili consigliati per la lavorazione sono reversibili, di tipo standard o bombato, e sempre dotati di alette molto pronunciate. Data la ridotta profondità di lavoro, il taglio orizzontale del terreno prodotto dalle alette offre un’azione di diserbo meccanico molto efficace. Le alette dovrebbero presentare una leggera inclinazione verso l’alto in modo da evitare il lisciamento del terreno sottostante. Il sollevamento prodotto dall’aletta deve interessare tutto il fronte di lavoro e, quindi, è in base alla loro dimensione che viene stabilito il numero delle ancore per metro di larghezza di lavoro (Figura 49).

Figura 49: Le alette molto pronunciate consentono di ridurre il numero delle ancore. Tutto il fronte di lavoro è interessato al sollevamento prodotto dalle alette.

Con un maggior numero di ancore si privilegia la fessurazione e il dirompimento del terreno, con un numero inferiore il sollevamento del terreno e la formazione di biopori. L’intensità della lavorazione e il rimescolamento possono essere incrementati da altri dispositivi. Infatti, per proteggere la parte distale dell’ancora viene montata anteriormente una lama. Questa migliora la penetrazione nel terreno e favorisce l’allontanamento del residuo e, quando è ritorta, accentua l’azione di rovesciamento della fetta (e quindi di miscelazione di terra e residuo). Le ancore dotate di queste lame ritorte dovrebbero operare solo in superficie in quanto a profondità maggiori produrrebbero un’eccessiva rivoluzione degli strati di terreno (Figura 50).

Figura 50: Coltivatore con ancore quasi dritte, disposte su tre ranghi, munite di piede a zampa d’oca larga e lama protettiva con curvatura poco pronunciata.

Per un motivo analogo anche gli utensili bombati dovrebbero essere utilizzati in lavorazioni prevalentemente superficiali. Infine, queste attrezzature sono sempre corredate da organi destinati a livellare il terreno, ad affinarlo

ulteriormente e ad assestarlo in modo da permettere di eseguire la semina anche dopo un solo passaggio di coltivatore. Sono sempre presenti dischi convessi o stellati per chiudere il solco creato dalle ancore, montati direttamente sul telaio e regolabili nella profondità. Questi organi lavorano il terreno smosso dalle ancore e non intaccano lo strato più profondo (Figura 51).

Figura 51: Posteriormente alle ancore sono sempre presenti degli organi disco con la funzione di colmare il solco.

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