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Colture agrarie e pascoli

Nel documento STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE (pagine 106-200)

Le colture agrarie sono riferite ad una conduzione agricola di tipo estensivo. Comprende in maggior misura terreni utilizzati per le colture di piante erbacee soggette all’avvicendamento colturale. Le colture erbacee sono rappresentate in larga misura da mais e grano, a cui si affiancano colture foraggere, mentre alcuni terreni sono lasciati per attività pastorali (Figura 4.6/6).

Figura 4.6/6 - Estensione dei campi coltivati, al contorno della discarica

La vegetazione spontanea presente è quella tipicamente infestante delle colture, rappresentata da specie erbacee sia annuali che perenni Avena sp. pl., Anthemis arvensis, Setaria sp. pl., Conyza sp. pl., Convolvulus arvensis, Artemisia sp. pl., ecc.). Lungo i confini dei campi sono presenti anche specie arbustive quali il prugnolo (Prunus spinosa), il sanguinello (Cornus sanguinea) e il biancospino (Crataegus monogyna).

Come indicato sia dal P.T.C. che dallo Studio di Impatto Ambientale, l’area di indagine è interessata da una notevole estensione del seminativo semplice, caratterizzata da una quasi totale assenza di biodiversità di specie vegetali. Alcune superfici di limitato sviluppo risultano coltivate ad oliveto o a vigneto (Figura 4.6/7).

Figura 4.6/7 - Sullo sfondo, vigneti ad Est della discarica, lungo la strada per S. Dalmazio

4.6.3. - Fauna

La fauna di un determinato territorio esprime un concetto astratto inteso come insieme, elenco di specie animali presenti. Da tale definizione ne consegue che la fauna è fortemente condizionati dagli assetti geografici geomorfologici e vegetazionali di una determinata area.

L'eterogeneità delle formazioni vegetali, è il presupposto per una presenza faunistica consistente e diversificata. L’area di indagine costituisce una parte necessariamente limitata di un più ampio sistema nel quale si alternano habitat differenti ed all’interno del quale la fauna svolge le proprie funzioni fondamentali (alimentazione, riproduzione, rifugio, ecc.). Di conseguenza, le specie di seguito riportate, sono da considerare

“potenziali”, nel senso che gli ambienti presenti nell’area di indagine sono idonei alla vita delle specie diffuse nell’Alta Val di Cecina.

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Di seguito viene riportato l’elenco delle specie presenti nell’area di indagine, suddivise per classi di appartenenza (Tabella 4.6/1). Per una migliore leggibilità l’avifauna è riportata in Tabella 4.6/2. I dati riportati indicano il nome scientifico, il nome comune, la presenza negli allegati delle normative regionali (L.R. 56/2000) ed europee (dir. Habitat e dir Uccelli), nonché il tipo di ambiente in cui vive.

Tabella 4.6/1 - Specie animali potenzialmente presenti nell’area di indagine

Nome scientifico Nome volgare L.R. 56/2000 Dir. Habitat All. A2 All. B All. II All. IV

Ambiente

Invertebrati

Apatura ilia Ilia A2 e

Brenthis hecate - A2 b

Callimorpha quadripunctaria* Falena dell’edera A2/B B X e

Charaxes jasius Ninfa del corbezzolo A2 B a

Cicindela hybrida Cincidela e

Ischnura pumilio Libellula A2 e

Maculiniea arion - A2 b

Potamon fluviatile Granchio di fiume A2 B e

Union elongantus (U. mancus) Unione A2 e

Zerynthia polyxena cassandra Zerinzia A2 b, e

Pesci

Leuciscus cephalus Cavedano

Anfibi

Bufo bufo Rospo comune B e

Bufo viridis Rospo smeraldino A2 e

Rana esculenta Rana verde B1 e

Rana lessonae Rana di Lessona X e

Triturus carnifex Tritone crestato

italiano A2 X X e

Rettili

Emys orbicularis Testuggine palustre

europea A2 X X e

Lacerta bilineata Ramarro occidentale B a

Natrix natrix Biscia dal collare X e

Podarcis muralis Lucertola muraiola A2 a, b, d

Mammiferi

Canis lupus* Lupo A2 X a, b

Capreolus capreulus Capriolo 1

Erinaceus europaeus Riccio a, b

Hystrix cristata Istrice X a

Lepus capensis Lepre b, d

Martes foina Faina a

Martes martes Martora A2 a

Meles meles Tasso a

Mustela nivalis Donnola a, b, d

Mustela putorius Puzzola A2 a, e

Myocastor coypus Nutria e

Sus scrofa Cinghiale a, d

Vulpes volpe Volpe a, b, d

Tabella 4.6/1 - Specie animali potenzialmente presenti nell’area di indagine. Ambiente: a

= Bosco; b = Arbusteti e pascoli; c = Siepi e formazioni lineari; d = Coltivi; e = Ripariale e aree umide

Per quanto riguarda i pesci, è da segnalare che le indagini effettuate dalla Provincia di Pisa per la stesura della Carta Ittica, hanno permesso di censire 8 Trote fario (Salmo trutta) e 36 Vaironi (Telestes muticellus), nell’alto corso del Torrente Possera (loc. Larderello).

Durante il sopralluogo è stata osservata la tipica entomofauna presente nella vegetazione sinantropica lungo la viabilità interna alla discarica. Tra le specie rilevate si osserva la presenza di alcuni lepidotteri come la Limoncella (Figura 4.6/8) e il Macaone (Figura 4.6/9).

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Figura 4.6/8 - Limoncella (Colias crocea) su composita. a) Particolare

Sempre durante il sopralluogo è stata osservata una coppia di Gheppi (Fig. 4.6/10), segno inequivocabile che l'area è frequentata costantemente dai questi rapaci diurni.

Probabilmente l'area è utilizzata anche come area di caccia da altre specie di rapaci, diurni e notturni, censiti in passato in questa zona dell'alta Val di Cecina.

Figura 4.6/9 - Macaone (Papilo macaon). a) e b) Particolari

Tabella 4.6/2 - Avifauna potenzialmente presente nell’area di indagine

Nome scientifico Nome volgare L.R.

56/2000 Dir. Uccelli Ambiente

Pernis apivorus falco pecchiaiolo A2 AI a, b

Milvus migrans nibbio bruno A2 AI a, b, d

Circaetus gallicus Biancone A2 AI a, b, d, e

Accipiter nisus Sparviero AI a, b, c

Buteo buteo Poiana a, b, d, e

Falco tinnunculus Gheppio A2 b, d

Coturnix coturnix Quaglia A2 AII/2 b, d

Phasianus colchicus Fagiano AII/1, AIII/1 a, b, d

Columba palumbus Colombaccio AII/1, AIII/1 a, d, e

Streptopelia decaocto Tortora dal collare AII/2 b, c, d

Streptopelia turtur Tortora AII/2 a, d, e

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Cuculus canorus Cuculo a, e

Tyto alba Barbagianni b, d

Otus scops Assiolo A2 b, d, e

Athene noctua Civetta b, d

Strix aluco Allocco a

Asio otus Gufo comune a, c, e

Apus apus Rondone c

Upupa epops Upupa a, b

Jynx torquilla Torcicollo a, b, e

Picus viridis Picchio verde a, e

Picoides major Picchio rosso maggiore a

Galerida cristata Cappellaccia b, d, e

Lullula arborea Tottavilla A2 AI a, b

Alauda arvensis Allodola AII/2 b, d

Hirundo rustica Rondine b, d

Delichon urbica Balestruccio b, d

Motacilla alba Ballerina bianca b, d, e

Troglodytes troglodytes Scricciolo a

Erithacus rubecula Pettirosso a

Luscinia megarhynchos Usignolo a, e

Saxicola torquata Saltimpalo b, d, e

Monticola solitarius Passero solitario A2

Turdus merula Merlo AII/2 a, e

Cettia cetti Usignolo di fiume e

Cisticola juncidis Beccamoschino b, d, e

Hippolais polyglotta Canapino a, e

Sylvia cantillans Sterpazzolina a, e

Sylvia melanocephala Occhiocotto a, b, e

Sylvia communis Sterpazzola b, d, e

Sylvia atricapilla Capinera a, e

Phylloscopus collybita Luì piccolo a

Regulus ignicapillus Fiorrancino a

Muscicapa striata Pigliamosche d, e

Aegithalos caudatus Codibugnolo a, e

Parus caeruleus Cinciarella a

Parus major Cinciallegra a, e

Certhia brachydactyla Rampichino a, e

Oriolus oriolus Rigogolo e

Lanius collurio Averla piccola A2 AI b, d, e

Lanius senator Averla capirossa A2 a, b, d

Garrulus glandarius Ghiandaia AII/2 a

Pica pica Gazza AII/2 b, d, e

Corvus monedula Taccola AII/2 b, c, d

Corvus corone cornix Cornacchia grigia AII/2 a, b, d, e

Sturnus vulgaris Storno AII/2 b, d

Passer italiane Passera d'Italia b, d

Passer montanus Passera mattugia b, d

Fringilla coelebs Fringuello a

Serinus serinus Verzellino b, d

Carduelis chloris Verdone b, d

Carduelis carduelis Cardellino a, b, d

Carduelis cannabina Fanello a, e

Emberiza cirlus Zigolo nero a, e

Miliaria calandra Strillozzo b, d

Tabella 4.6/2 - Avifauna potenzialmente presente nell’area di indagine. Ambiente: a = Bosco; b = Arbusteti e pascoli; c = Siepi e formazioni lineari; d = Coltivi; e = Ripariale e

aree umide.

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Figura 4.6/10 - Maschio di Gheppio (Falco tinnunculus) in volo di caccia sulla discarica.

a) e b) Particolari

Secondo quanto riportato nel documento del quadro conoscitivo del P.T.C. “Analisi delle conoscenze faunistiche della Provincia di Pisa: metodologie applicate e risultati preliminari” e della relativa cartografia allegata, per l’area di indagine la consistenza del numero di specie suddivisa per classi è:

 Pesci - dato non rilevato o non attendibile;

 Anfibi - 3/4 specie su un totale di 12;

 Rettili - 5/9 specie su un totale di 17;

 Uccelli - 21/40 specie su un totale di 276;

 Mammiferi - 3/4 specie su un totale di 48.

4.6.4. - Ecosistemi

Per ecosistema si intende il “complesso dinamico formato da comunità di piante, di animali e di microrganismi e dal loro ambiente non vivente le quali, grazie alla loro interazione, costituiscono una unità funzionale” (Regione Toscana, 2003). Di conseguenza per la protezione di un ecosistema è necessario proteggere tanto le specie animali, quanto quelle vegetali, nonché la porzione abiotica nella quale essi vivono.

In generale, l’Alta Val di Cecina è caratterizzata da estese aree boscate e forte presenza di zone coltivate. Le prime sono costituite quasi esclusivamente da ceduo, con prevalenza variabile di specie dominante, in cui il fattore ecologico limitante è il maggiore o minore grado di igrofilia. Nelle zone maggiormente xeriche avremo cedui a prevalenza di Leccio (Quercus ilex), mentre il Cerro (Quercus cerris) prevale in quelle con maggiore disponibilità idrica. A fare da collegamento tra le due querce, è la Roverella (Quercus pubescens), che presenta un grado di igrofilia intermedio, come precedentemente riportato.

Le zone agricole sono costituite prevalentemente da estesi campi adibiti a seminativo, intervallati da siepi o filari alberati. Sono presenti piccoli appezzamenti costituiti da coltivazioni arboree, riferibili per lo più ad impianti di arboricoltura, frutteti, vigneti, ecc.

Sulla base della vegetazione e della fauna presente, nonché della distribuzione delle categorie di uso del suolo, è possibile suddividere l’area di indagine porzioni omogenee sotto il profilo delle funzioni ecologiche che esse svolgono. Tali ecosistemi sono:

a) Agroecosistema;

b) Siepi e filari;

c) Bosco;

d) Fluvio-ripariale.

Di seguito viene proposta una breve descrizione degli ecosistemi individuati, indicando le specie animali più importanti ad essi associate.

a) Agroecosistema

È costituito da tutte quelle zone sfruttate dal punto di vista agricolo e comprende sia il seminativo che le colture arboree come olivo, vite e frutteto. Questa unità territoriale è

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costituita da un ecosistema artificiale (agroecosistema) che prevede un costante intervento antropico essendo finalizzato alla produzione di biomasse destinate prevalentemente al consumo alimentare. Le pratiche agronomiche, il continuo apporto di fertilizzanti e l'uso di fitofarmaci (insetticidi, anticrittogamici, erbicidi, etc.), limitano fortemente lo sviluppo della biodiversità, determinando una scarsa presenza di specie vegetali ed animali di interesse conservazionistico (Figura 4.6/11).

Figura 4.6/11 - Correlazione fra variabilità del paesaggio e ricchezza della fauna. Tratto da Gorreri 1994

L’entomofauna che frequenta questo ecosistema è costituita da lepidotteri, coleotteri, imenotteri, mantoidei, ortotteri, aracnidi, gasteropodi, ecc.. Nei microhabitat acquatici delle scoline, capofossi e zone depresse che rimangono allagate nei periodi di maggiore

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piovosità è possibile ritrovare Anfibi quali il rospo comune (Bufo bufo), il rospo smeraldino (Bufo viridis) e le rane verdi (Rana lessonae e Rana esculenta).

Tra gli Uccelli sono presenti numerose specie comuni come il Cardellino (Carduelis carduelis), il Merlo (Turdus merula), il Verdone (Carduelis chloris), il Verzellino (Serinus serinus), lo Strillozzo (Miliaria calandra), ecc., ma anche specie ormai rare come l’Averla piccola (Lanius collurio) e l’Averla capirossa (Lanius senator). I campi aperti vengono sfruttati, come territorio di caccia, dai rapaci sia diurni che notturni. Tra i primi troviamo il Gheppio (Falco tinnunculus), il Biancone (Circaetus gallicus) ed il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus). Tra i rapaci notturni invece, sono presenti la Civetta (Athena noctua), il Gufo comune (Asio otus) ed il Barbagianni (Tyto alba).

Fra i Mammiferi sono presenti la Volpe (Vulpes vulpes), la Lepre (Lepus capensis), la Donnola (Mustela nivalis) e, come zona di alimentazione, il Riccio (Erinaceus europaeus) ed il Cinghiale (Sus scrofa).

b) Siepi e filari

Spesso si tratta di formazioni lineari di una larghezza variabile, non sempre cartografabili, che arricchiscono la biodiversità negli agroecosistemi, in quanto strutture interattive nei processi di interscambio tra le cenosi circostanti (Gorreri, 1994). Inoltre, le siepi funzionano da rifugio e corridoio ecologico per varie specie animali e vegetali.

Generalmente sono formate da una densa vegetazione di cespugli bassi ed alti, eventualmente accompagnati da singoli alberi e da uno strato erbaceo ai suoi lati. Sono costituiti da più piani di vegetazione:

 alto composto dalle chiome degli alberi che risultano di media altezza e spesso isolati, come ad esempio Acero campestre (Acer campestre), Olmo campestre (Ulmus minor), Roverella (Quercus pubescens), Salice (Salix spp), Pioppo (Populus spp) e Melo selvatico (Malus silvestris), ecc.;

 intermedio formato da cespugli e arbusti con altezze variabili dai 3 ai 5 metri, come ad esempio Prugnolo (Prunus spinosa), Ginepro (Juniperus spp.), Biancospino (Crataegus monogyna), Lentisco (Pistacia lentiscus), Fillirea (Phillyrea latifolia), Sanguinello (Cornus sanguinea), Corniolo (Cornus mas), ecc;

 basso composto generalmente da specie spinose, che proteggono la parte interna della siepe, di altezza variabile dai 0,5 ai 3 metri, come ad esempio Prugnolo (Prunus spinosa), Biancospino (Crataegus monogyna), Rosa canina (Rosa canina) e da molte specie erbacee disposte soprattutto ai lati.

Le siepi ed i filari sono ambienti di transizione tra il margine del bosco ed i campi aperti e vengono sfruttate dalla fauna sia come rifugio durante il foraggiamento, che come luogo dove fare il nido o la tana (Figura 4.6/12).

Figura 4.6/12 - Catena alimentare nelle siepi tratta da Gorreri 1994

Nell’area indagata questo ecosistema è principalmente limitato agli impluvi, ai fossi e a lembi di bosco rimasti a seguito dei disboscamenti per la conversione a zona agricola.

c) Bosco

Sotto questo nome vengono accorpate tutte le tipologie di aree boscate presenti nell’area di indagine, in quanto si vuole dare risalto alla funzione che queste zone hanno per la fauna,

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piuttosto che alla composizione floristica. Una tale semplificazione, è possibile in quanto la componente boschiva presente nella zona indagata è alquanto ridotta e le tipologie individuate, molte volte si susseguono tra di loro senza soluzione di continuità. Non esistendo una netta separazione tra di loro, queste unità fisionomiche presentano più le caratteristiche di ecotono che di ecosistema isolato.

Analizzando la cartografia disponibile, il bosco è situato principalmente nelle porzioni orientali ed occidentali dell’area di indagine. È costituito dalle propaggini più esterne di più vasti complessi boscati situati a Nord di S. Dalmazio (ad Est) e di Castelnuovo V.C.

(ad Ovest). Nella parte Sud dell’area di indagine, sono presenti alcune tessere boscate che testimoniano quanto rimasto del bosco originario, a seguito dei disboscamenti effettuati per la conversione a zona agricola. Inoltre è presente un piccolo nucleo di conifere in via di naturalizzazione dopo la chiusura di un vivaio.

Il bosco è un ambiente di fondamentale importanza per tutte quelle specie animali particolarmente schive, che in esso vi trovano rifugio, come ad esempio il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il Nibbio bruno (Milvus migrans) e il Biancone (Circaetus gallicus).

Questi rapaci hanno come caratteristica comune quella di nidificare all’interno di vaste distese boscate e di utilizzare i vicini agroecosistemi per la caccia e l’alimentazione. Tra i mammiferi che frequentano il bosco, troviamo l’Istrice (Hystrix cristata), il Tasso (Meles meles), la Volpe (Vulpes vulpes), la Puzzola (Mustela putorius) e, tra gli ungulati, il Cinghiale (Sus scrofa) ed il Capriolo (Capreolus capreolus). Di particolare interesse è la presenza del Lupo (Canis lupus)

d) Fluvio-ripariale

È costituito dal corso d’acqua e dalle porzioni di territorio ad esso limitrofe, soggette a periodiche sommersioni. In pratica, nell’area di indagine è limitata al corridoio costituito dal Torrente Possera. Nelle fasce interessate dalle variazioni dei livelli del fiume, la vegetazione arriva al massimo fino al piano arbustivo, in quanto le condizioni affinché una specie possa svilupparsi fino all’habitus adulto, perdurano solo per un breve periodo. Il ruolo fondamentale di questa unità ecosistemica per la fauna, è di corridoio ecologico, oltre

che zona di rifugio ed alimentazione. La funzione di protezione tra l'ambiente delle acque libere e le zone terrestri limitrofe risulta particolarmente importante durante il periodo riproduttivo di molte specie animali ed in special modo per gli anfibi. Come rilevato in passato (Barsacchi, 1997), il torrente risente in maniera negativa della forte antropizzazione, degli impianti geotermici e della notevole estensione delle aree agricole presenti lungo il corso medio e basso. Per contro, recenti indagini, hanno messo in luce che la parte alta (Castelnuovo V.C.) possiede “condizioni ecologiche eccellenti e non è visibile alcuna forma di antropizzazione” (Carta ittica della Provincia di Pisa - Prima Bozza, 2010).

L’entomofauna potenziale di questo ecosistema è costituita dai lepidotteri Apaturia ilia, Brenthis hecate minacciati dalla perdita degli habitat ripariali, dall’uso di pesticidi e dall’inquinamento delle acque, nonché la Zeryntia polyxena, per la quale viene indicata la riduzione della popolazione in Toscana. Per quanto riguarda le specie ittiche, durante il sopralluogo è stata rilevata una cospicua presenza di Cavedani (Leuciscus cephalus), di taglie differenti, a testimonianza che il popolamento è in evoluzione. Secondo quanto riportato dall’indagine effettuata per la redazione della carta ittica provinciale, l’alto corso del Possera è classificabile come zona a salmonidi grazie alla presenza della Trota fario e del Vairone, specie tipiche di acque correnti, limpide e bene ossigenate, con fondali ghiaiosi e sassosi; il resto del torrente risulta classificato come zona a ciprinidi reofili (Carta delle vocazioni ittiche).

Tra gli Anfibi ed i Rettili potenzialmente presenti sono da citare il Tritone crestato (Triturus carnifex), il Rospo smeraldino (Bufo viridis) e le Rane verdi (Rana esculenta e Rana lessonae) per i primi, la Testuggine d’acqua (Emys orbicularis) e la più comune Biscia dal collare (Natrix natrix) per i secondi.

Per quanto riguarda l’Avifauna legata agli ambienti di ripariali o di pertinenza fluviale, risultano di interesse rilevante il Corriere piccolo (Charadrius dubius), la Calandrella (Calandrella brachydactyla), il Calandro (Anthus campestris) ed il Martin pescatore (Alcedo atthis,).

Oltre ad essere importante per le sopra citate specie, l’ecosistema fluvio-ripariale è importante per consentire l’accesso all’acqua alle specie tipiche di altri ecosistemi.

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4.7. – Acclività ed erodibilità

4.7.1 - Acclività

Le informazioni per caratterizzare l’area di intervento e quella circostante la discarica dal punto di vista delle pendenze del terreno, sono tratte della carta dell’acclività del Comune di Pomarance, riportata in Figura 4.7/1 Dalla Figura si nota in particolare che il corpo della discarica attualmente ricade nelle prime tre classi con pendenza massima < 25%; i versanti immediatamente a ridosso ricadono prevalentemente nelle classi 3 e 4 (<35%); solo in qualche punto marginale si raggiunge il 40-50%..

4.7.2 - Erodibilità

La tendenza all’erodibilità delle formazioni affioranti nella zona circostante la discarica è deducibile dallo studio condotto dal LAMMA CRES in accordo con Regione Toscana e CNR Ibimet, che ha portato alla stesura della cartografia regionale sull’erosione. Il metodo utilizzato è definito RUSLE, Revised Universal Soil Loss Equation, consente di stimare la quantità di suolo (intesa come tonnellate per ettaro per anno) erosa da un determinato bacino, a causa principalmente dell'impatto della pioggia al suolo e del deflusso superficiale delle acque.

Nella ristretta area della discarica di Bulera si osserva:

 nel settore più settentrionale, la copertura inerbita riduce al minimo l’erodibilità:

 nel settore meridionale a ridosso dell’argine di valle l’erodibilità è nulla grazie alla copertura in HDPE;

 nella parte centrale della discarica l’erodibilità è funzione dell’intensità delle piogge ma è comunque ridotta grazie alla morfologia prevalentemente piatta ed è confinata solo alle piccole porzioni in scarpata .

Fig. 4.7/1 - Carta dell'acclività. Da: Piano strutturale del Comune di Pomarance (Ottobre 2005)

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4.8. - Paesaggio

4.8.1. – Paesaggio geologico e geomorfologico

L’area di progetto è collocata nel Comune di Pomarance, fra gli abitati di Pomarance, San Dalmazio e Larderello in un contesto paesaggistico che riflette:la varietà dei suoli, delle litologie, e delle morfologie che sono il risultato di una lunga storia geologica ed in particolare delle modellazioni geomorfologiche avvenute in un arco temporale di qualche milione di anni e dell’evoluzione tettonica recente caratterizzata da una fase distensiva ancora in atto con la deposizione della successione neogenica (Neoautoctono) fino alle alluvioni recenti ed attuali dei giorni nostri.

Fig. 4.8/1 - Panoramica della discarica inquadrata nel contesto paesaggistico geologico-geomorfologico

Le forme di paesaggio geologico sono caratterizzate da una grande prevalenza di rocce sedimentarie neogeniche che affiorano intorno alla discarica e, in subordine, rocce magmatiche del complesso ofiolitico della serie ligure che affiorano più lontano verso Larderello e a Nord di San Dalmazio.

Ne conseguono le seguenti forme di paesaggio geologico-geomorfologico :

 Forme delle colline neogeniche: presenti intorno alla discarica dove affiorano i terreni riferibili al Pliocene nei quali la componente argillosa è prevalente. La morfologia di queste zone risulta pertanto caratterizzata da forme arrotondate con pendenze blande. Essa muta radicalmente in particolar modo sui versanti sfruttati a scopo agricolo dove, per l'azione

dell'acqua che rammollisce la componente argillosa, si innescano fenomeni di decorticamento e scivolamenti che possono coinvolgere i primi due metri di terreno. Per tale motivazione, i principali insediamenti abitativi si sono sviluppati in corrispondenza degli affioramenti dei litotipi neogenici più compatti come le calcareniti (Pomarance e San Dalmazio) o delle rocce ofiolitiche (Larderello). Un'altra forma di evoluzione rapida del paesaggio geomorfologico nei dintorni della discarica sono i calanchi. L'innesco del fenomeno prevede un crepacciamento diffuso e profondo che costituisca la via preferenziale di approfondimento dell'acqua meteorica che crea solchi di ruscellamento veloce dei versanti che evolvono così in forma calanchiva. Le zone più soggette alla creazione di questi fenomeni sono proprio quelle esposte a sud, sia per le condizioni climatiche di estrema siccità estiva, che non consente un rapido rinverdimento e sia, nel caso specifico, della zona della discarica per la giacitura degli strati. La circolazione idrica superficiale sui terreni argillosi determina un sistema di botri e rii fra cui il Botro Bulera che, deviato in passato per consentire le costruzione della discarica stessa, è costituito attualmente due rami che scorrono sui fianchi Est ed Ovest della discarica;

 Forme influenzate dalla struttura in rocce massive: sono presenti ad est e ad ovest della discarica, laddove affiorano estesamente rocce appartenenti al complesso ofiolitico quali serpentiniti, gabbri e basalti. Queste rocce mostrano generalmente una struttura massiccia e pertanto danno origine a forme accidentate, caratterizzate da ripidi versanti, osservabili ad esempio in prossimità degli abitati di Montecerboli-Larderello e San Dalmazio, con fenomeni di dissesto di limitata entità;

 Forme delle pianure alluvionali: hanno un'estensione molto più ridotta rispetto ai precedenti ambiti territoriali e limitata al fondovalle del Torrente Possera che scorre a sud della discarica in direzione Ovest-Est, all'interno di un greto ciottoloso che caratterizza l'area valliva;

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4.8.2. - Paesaggio agricolo, boschivo, fluviale

A livello di area di indagine il P.T.C. individua i seguenti sistemi e sottosistemi di paesaggio:

Aree di pianura caratterizzate da (Figura 4.8/2):

- il paesaggio urbano per gli insediamenti urbani prevalentemente residenziali e produttivi e per servizi;

- il paesaggio costiero (ambito del Parco Naturale di M.S.R.M.);

- il paesaggio fluvio lacuale e delle aree umide;

- il paesaggio dalla bonifica agricola;

- il paesaggio agricolo ordinario;

Aree Collinari caratterizzate da (Figura 4.8/2):

- il sistema insediativo (pedemontano, di crinale, di valle, sparso);

- il paesaggio boschivo;

- il paesaggio a prevalenza di colture arboree (oliveti, frutteti, vigne);

- il paesaggio a prevalenza di seminativo estensivo;

- il paesaggio a pascolo naturale;

- il paesaggio caratterizzato da formazioni calanchive;

- il paesaggio fluviale vallivo o lacuali ed aree umide di collina;

- il paesaggio della geotermia.”

Figura 4.8/2 - Sistemi di paesaggio presenti nell’area di indagine.

La linea rossa delimita la discarica

Del Sistema di Paesaggio delle Aree di Pianura è presente soltanto il Sottosistema caratterizzato dal Paesaggio Fluvio-Lacuale, che comprende:

le zone di tutela dei caratteri ambientali e paesaggistici di corsi d'acqua e bacini coincidenti con le aree a maggiore vulnerabilità idrogeologica, interessanti per la ricarica delle falde idriche e per la conservazione dei caratteri del paesaggio fluvio - lacuale e la funzione ecologica;

le zone umide.

In particolare, secondo quanto riportato nella tavola P10 allegata al P.T.C., nell'area di indagine è presente la zona di tutela relativa al Torrente Possera, in quanto non sono presenti aree umide (Figura 4.8/3).

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Per quanto riguarda il Sistema di Paesaggio delle Aree Collinari, sono presenti i Sottosistemi caratterizzati da (Figura 4.8/3):

 il paesaggio a prevalenza di colture arboree (oliveti, frutteti, vigne);

 il paesaggio a pascolo naturale;

 paesaggio a prevalenza di seminativo estensivo;

 paesaggio boschivo.

Il paesaggio a prevalenza di seminativo, è quello maggiormente presente e corrisponde alle aree collinari nelle quali si è verificato un processo di accorpamento dei campi con la modificazione della maglia scolante originaria, il passaggio alle colture agrarie estensive, con conseguente riduzione o addirittura scomparsa, delle presenze arboree ed arbustive, che hanno determinato un impoverimento degli habitat e del paesaggio.

Per questo tipo di aree, il P.T.C. prevede di perseguire i seguenti obiettivi:

 la conservazione delle alberature, dei filari, delle siepi esistenti;

 l’introduzione di siepi;

 il ripristino della rete scolante.

Figura 4.8/3 - Sub-sistemi di paesaggio presenti nell’area di indagine.

La linea rossa delimita la discarica

Le indagini ed i sopralluoghi effettuati, hanno permesso di riscontrare quanto riportato dal P.T.C., con l’eccezione delle aree a pascolo, che attualmente sembrano ridotte a causa dello sviluppo di vegetazione arborea o del ritorno alle colture agricole, come pure le aree coltivate a frutteto, che sembrano essere alquanto variabili in funzione delle vocazioni delle aziende presenti. In definitiva, i paesaggi maggiormente rappresentati e consolidati sono:

a) il paesaggio delle aree boscate, costituito dai boschi cedui;

b) il paesaggio agricolo, costituito dai capi coltivati eventualmente intervallati da filari di siepi;

c) il paesaggio fluviale, caratterizzato dalla presenza del Torrente Possera con la caratteristica vegetazione ripariale, costituita da specie igrofile come Salice e Pioppo affiancate da specie con caratteristiche maggiormente xerofile.

Nel documento STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE (pagine 106-200)

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