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STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

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(1)

SOCIETA’ CHIMICA LARDERELLO – S.p.A – Socio Unico

(POMARANCE)

DISCARICA BULERA

NUOVO PROFILO DI COLMATAZIONE

ED IMPIANTO DI TRATTAMENTO DEL PERCOLATO

VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’

ai sensi del D.lgs 152/06 e L.R. n. 10/10

STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

GETAS-PETROGEO s.r.l.

Luglio 2010

Emesso da: Ing. Paolo Ghezzi ...

Rivisto da: Dr Giuseppe Ghezzi ...

Approvato da: Dr. Giuseppe Ghezzi ...

(2)

37-IG-10-T-SPA 2/208 Versione 1.0

INDICE

Pagina

1. - PREMESSA 5

2. - INQUADRAMENTO NORMATIVO 7

3. - MOTIVAZIONI, FINALITÀ ED ALTERNATIVE DI LOCALIZZAZIONE

E DI INTERVENTO IPOTIZZABILI 11

4. - DESCRIZIONE DELLE COMPONENTI NATURALI ED ANTROPICHE 14

4.1. - Pianificazione del territorio 14

4.1.1. - Vincolo idrogeologico 15

4.1.2. - Pericolosità geomorfologica 19

4.1.3. - Vincolo paesaggistico 28

4.1.4. - Pericolosità idraulica 29

4.1.5. - Vincoli su aree protette 35

4.1.6. - Sintesi dei vincoli presenti nell’area di studio 36 4.2. - Assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico e geotecnico 38

4.2.1. - Geologia 38

4.2.1.1. - Geologia generale 38

4.2.1.2. - Assetto strutturale e tettonica 43

4.2.1.3. - Geologia di dettaglio 43

4.2.2. - Litologia del substrato del sito 47

4.2.3. - Geomorfologia 47

4.2.4. - Idrogeologia 50

4.2.5. - Geotecnica 53

4.3 – Clima 53

4.4. - Acque superficiali 68

4.5. - Chimismo delle acque 71

4.5.1. - Acque superficiali 74

4.5.2 – Acque sotterranee 79

4.5.3 – Percolato 84

4.6. - Studio delle componenti ambientali 94

4.6.1 – Introduzione 94

4.6.2 - Flora 95

4.6.2.1 - Vegetazione climatica dell’area d’indagine 95

4.6.2.2 - Vegetazione attuale 97

4.6.3 - Fauna 107

4.6.4 - Ecosistemi 115

4.7. - Acclività ed erodibilità 122

4.7.1 - Acclività 122

4.7.2 - Erodibilità 122

(3)

4.8. - Paesaggio 124

4.8.1 – Paesaggio geologico e geomorfologico 124

4.8.2 – Paesaggio agricolo, boschivo, fluviale 126 4.9. - Sistema insediativo ed infrastrutturale e sistema storico-culturale 130

4.10. - Sistema viario 132

4.10.1 - Viabilità di collegamento alla discarica 132 4.10.2 – Analisi dei volumi di traffico esistenti 134

4.10.3 – Viabilità interna. 138

4.11. - Clima acustico 140

4.11.1 – Inquadramento generale 140

4.12. - Qualità dell’aria 146

5. - DESCRIZIONE DEL PROGETTO 150

5.1. - Il Progetto del nuovo profilo di colmatazione 150

5.1.1. - Condizioni generali del sito 150

5.1.2. - Rifiuti conferiti nel tempo 151

5.1.3. - Percolato smaltito nel tempo 152

5.1.4. - Nuovo profilo di colmatazione 152

5.1.5. - Adeguamento dell’arginatura di fondo 154

5.1.6. - Gestione del percolato prodotto 157

5.1.7. - Presidi di accesso alla discarica 161

5.1.8. - Sistema di regimazione delle acque 162

5.1.9. - Chiusura della discarica 163

5.1.10. - Ripristino ambientale della discarica e mitigazioni previste 164

5.1.11. - Tipologia dei rifiuti conferiti 165

5.1.12. - Conferimenti annui e vita utile della discarica 168 5.2. - Il Progetto dell’impianto di trattamento del percolato 168 6. - ANALISI DEGLI IMPATTI DEL NUOVO PROFILO DI

COLMATAZIONE SULLE COMPONENTI AMBIENTALI 174

6.1. - Metodologia 174

6.2. - Individuazione delle azioni di progetto 177

6.3. - Individuazione degli impatti 179

6.3.1. - Suolo e sottosuolo 181

6.3.2. - Acqua 183

6.3.3. - Componenti naturali: flora, fauna ed ecosistemi 185

6.3.4. - Paesaggio 187

6.3.5. - Assetto territoriale 187

6.3.6. - Aria e rumore 189

7. - ANALISI DEGLI IMPATTI DELL’IMPIANTO DI TRATTAMENTO

DEL PERCOLATO SULLE COMPONENTI AMBIENTALI 194

7.1. - Metodologia, azioni ed interferenze con le componenti ambientali 194 7.2. - Analisi di dettaglio delle potenziali interferenze 197

(4)

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8. - MISURE DI MITIGAZIONE 202

9. - CONCLUSIONI 205

BIBLIOGRAFIA 206

N. 67 Figure N. 23 Tabelle

****

Tavola 1: Pianta ubicazione punti controllo litostratigrafico Tavola 2: Sezioni geologiche di dettaglio

Tavola 3: Sistema insediativo ed infrastrutturale Tavola 4: Viabilità

(5)

1. - PREMESSA

La Società Chimica Larderello è proprietaria di una discarica per rifiuti pericolosi in cui, a partire dal 1984, ha smaltito prevalentemente i rifiuti provenienti dalla propria attività aziendale e, in minima parte, Fanghi ALTAIR e fanghi ENEL.

L’inizio dell’ attività di coltivazione, come detto, risale al 1984. E’ però del 1988 un progetto di ampliamento vero e proprio sottoposto a VIA ministeriale con procedimento concluso positivamente il 17 marzo 1999 ed in cui si indicava, ai fini ambientali, una variazione ottimale di volumetria conferita in discarica variabile da un minimo di 225.000 mc con possibile ampliamento fino ad ulteriori 365.000 mc per un totale conferito di 590.000 mc di rifiuti.

A seguito dell’approvazione della VIA, SCL presentò un progetto esecutivo che venne approvato dalla Provincia di Pisa e da cui ebbero seguito i lavori di costruzione iniziati nel marzo 2000 e terminati nel febbraio 2003.

A seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs 36/03 SCL ha provveduto ad inoltrare il progetto di adeguamento della discarica Bulera approvato con Determina Dirigenziale 974 del 1/3/2004 ed in cui si conferma la volumetria massima conferibile di 590.000 mc.

Nel 2006. a seguito della contrazione di SCL nella produzione di rifiuti, è stato presentato un nuovo progetto di “colmatazione finalizzata alla chiusura in sicurezza di una discarica per rifiuti pericolosi” ed in cui si proponeva una drastica riduzione delle volumetrie conferite. Il progetto è stato approvato con Determina Dirigenziale della Provincia di Pisa

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2087 del 5/5/2006 e prevede un conferimento di 145.000 mc di rifiuti suddivisi in più celle oltre ad una chiusura definitiva ed un recupero ambientale.

Successivi accordi sottoscritti tra SCL e provincia di Pisa hanno reso nuovamente attuale la possibilità di conferire in discarica rifiuti per ulteriori rifiuti rispetto quelli ipotizzati nel progetto del 2006 pur con il limite assoluto imposto in sede di VIA del 1999. L’accordo evidenzia chiaramente il ruolo che la gestione della discarica assume nel programma di sostenibilità economica della getione e dello sviluppo aziendale ed i relativi riflessi sociali derivanti dal mentenimento di adeguati livelli occupazionali e produttivi di SCL. Le volumetrie derivanti dal nuovo profilo, pur non quantificate espressamente nell’accordo, devono quindi essere coerenti con il Piano di sviluppo aziendale valutato e condiviso in sedi diverse da quelle progettuali.

A tale proposito, SCL ha richiesto a Getas Petrogeo di redigere un nuovo progetto di colmatazione che tenesse conto di tutte le opere pregresse e già eseguite nonché del profilo finale a suo tempo approvato e relativo ad una volumetria di circa 300.000 mc ± 10% che è stata ritenuta congruente .

Contestualmente al progetto relativo al nuovo profilo di colmatazione, ma con documento progettuale distinto, SCL richiede la realizzazione di un impianto di trattamento del percolato prodotto dalla discarica.

Il presente Studio Preliminare Ambientale previsto dalla procedura di verifica di assoggettabilità, prevista dal D.Lgs 152/06 e successive modifiche e dalla L.R 10/2010, si riferisce ad entrambi i progetti proposti da SCL e consegnati contestualmente pur con l’intenzione di seguire, poi, procedimenti autorizzativi distinti.

(7)

2. – INQUADRAMENTO NORMATIVO

La Società Chimica Larderello S.p.A intende giungere alla colmatazione della propria discarica denominata “Bulera”, situata nel Comune di Pomarance proponendo un profilo modificato rispetto quello attualmente autorizzato. Si tratta di una discarica di rifiuti pericolosi già autorizzata che ha ricevuto nel tempo i fanghi prodotti dalle attività dei propri stabilimenti, i fanghi prodotti dalla Società Altair Chimica e piccole percentuali di rifiuti provenienti da attività esterne che a partire dal 2005 costituiscono la parte prevalente degli smaltimenti in discarica.

Su tale progetto di colmatazione viene richiesta una procedura di verifica di assoggettabilità, cioè la procedura finalizzata a valutare, ove previsto, se un progetto deve essere sottoposto a procedura di valutazione di impatto ambienale.

Da punto di vista normativo, ed in modo particolare in materia di Valutazione di Impatto Ambientale, l'intervento è regolato livello nazionale dal D.Lgs. 152/2006. In base a questo decreto ed alle successive modifiche, tra le quali il D.Lgs. n.4 del 2008, la competenza per impianti di smaltimento di rifiuti pericolosi mediante operazioni di cui all’Allegato B lettera D1 della parte quarta del D.Lgs. 152/2006, è di competenza delle Regioni.

La Regione Toscana, con la legge regionale L.R.n° 10 del 12 Febbraio 2010, ha individuato nella Provincia l’autorità competente per i suddetti impianti, ed in conformità con quanto previsto dalla legge nazionale D.Lgs. 152/2006 e successivi, ha indicato le modalità e l’iter per l’approvazione dei progetti.

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In modo particolare, gli Art. 43 e 48 della Legge Regionale indicano le modalità per l’esecuzione della verifica di assoggettabilità, cioè di quella procedura finalizzata a valutare, ove previsto, se un progetto deve essere sottoposto a procedura di valutazione.

Più in dettaglio, gli articoli di riferimento della Legge regionale prevedono:

art. 43

1. ...

2. Sono sottoposti alla procedura di verifica di assoggettabilità ai sensi dell’articolo 48:

a) ...

b) ...

c) i progetti concernenti modifiche a opere o impianti che siano ricompresi nelle tipologie di cui agli allegati A1, A2, A3, B1, B2 e B3, realizzati, in fase di realizzazione, o autorizzati, qualora dette modifiche possano avere effetti negativi significativi sull’ambiente. ...

art. 48

1. Il proponente richiede, con apposita domanda all’autorità competente, l’attivazione della procedura di verifica di assoggettabilità, allegando il progetto preliminare dell’opera, impianto, o altro intervento, corredato dello studio preliminare ambientale composto della seguente documentazione:

a) una specifica relazione che dia conto della conformità del progetto preliminare con le norme ambientali e paesaggistiche, nonché con i vigenti piani e programmi aventi valenza ambientale;

b) uno specifico studio sugli effetti ambientali prevedibili in relazione alla realizzazione del progetto, e sulle misure necessarie per l’inserimento territoriale ed ambientale del progetto stesso;

c) lo studio prescritto all’articolo 5, comma 3, del d.p.r. 357/1997, redatto secondo gli indirizzi espressi nell’allegato G al medesimo decreto, nel caso in cui il progetto possa avere effetti su uno o più dei siti individuati ai sensi della dir. 92/43/CEE e delle norme statali e regionali di attuazione della medesima;

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d) una relazione che evidenzi motivazioni, finalità, nonché alternative di localizzazione e di intervento ipotizzabili;

e) ogni altro documento utile ai fini dell’applicazione degli elementi di verifica di cui all’allegato D alla presente legge.

2. Per ragioni di segreto industriale o commerciale, è facoltà del proponente presentare, unitamente alla domanda di cui al comma 1, motivata richiesta di non rendere pubblica parte della documentazione relativa al progetto o allo studio di impatto ambientale. A tal fine la documentazione, sia cartacea, sia in formato elettronico, deve essere predisposta in modo da rendere possibile l’agevole separazione della parte da non rendere pubblica.

L’autorità competente, verificate le ragioni del proponente, accoglie o respinge motivatamente la richiesta, comparando l’interesse alla riservatezza con l’interesse pubblico all’accesso alle informazioni. L’autorità competente dispone comunque della documentazione riservata, con l’obbligo di rispettare le disposizioni vigenti in materia.

Fatto salvo quanto previsto dal presente comma, la presentazione della domanda di cui al comma 1, costituisce anche autorizzazione da parte del proponente alla pubblicazione sul sito web dell’autorità competente, ai sensi del comma 5.

3. Il proponente provvede al deposito della documentazione sopra specificata anche presso le amministrazioni interessate di cui all’articolo 46.

4. Dell’avvenuto deposito è dato, a cura del proponente, sintetico avviso sul BURT, nonché all’albo pretorio dei comuni interessati; nell’avviso, sono indicati il proponente, l’oggetto e la localizzazione del progetto, il luogo ove può essere consultata la documentazione nella sua interezza, ed i tempi entro i quali è possibile presentare osservazioni. Nel caso di cui al comma 1, lettera c), l’avviso evidenzia che il procedimento di verifica di assoggettabilità integra anche la valutazione di incidenza, e indica gli specifici siti interessati. Dalla data di pubblicazione di detto avviso, decorrono i termini del procedimento. In caso di valutazione di incidenza, dalla medesima data decorrono anche i termini del relativo procedimento.

5. I principali elaborati del progetto preliminare e dello studio preliminare ambientale sono pubblicati anche sul sito web dell’autorità competente, fatto salvo quanto disposto dal comma 2. Entro quarantacinque giorni dalla pubblicazione di cui al comma 4, chiunque

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abbia interesse può far pervenire all’autorità competente le proprie osservazioni o memorie scritte relativamente al progetto depositato.

Il quadro sopra richiamato costituisce il riferimento normativo in cui si svilupperanno i capitoli che seguono.

(11)

3. - MOTIVAZIONI, FINALITÁ ED ALTERNATIVE DI LOCALIZZAZIONE E DI INTERVENTO IPOTIZZABILI

Come anticipato nelle premesse, il progetto del nuovo profilo di colmatazione prende spunto da un accordo tra Amministrazione Provinciale di Pisa e Società Chimica Larderello siglato il 28 maggio 2010. Gli stessi riferimenti socio economici alla base del progetto sono da ricercare nell’accorso siglato tra SCL e Provincia di Pisa in data 28 maggio 2010. Infatti, nelle premesse, tra le altre cose si legge:

Nello stesso documento si prende atto di una serie di elementi di interesse pubblico e di utilità sociale tra cui:

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Per dare seguito alle premesse e consentire un percorso che valorizzi gli investimenti su Larderello con i relativi sbocchi occupazionali, il protocollo si sviluppa su 18 punti tra cui:

In sede diversa da quella progettuale le parti hanno quindi siglato un accordo che evidenzia chiaramente il ruolo che la gestione della discarica assume nel programma di sostenibilità

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economica della gestione e dello sviluppo aziendale ed i relativi riflessi sociali derivanti dal mantenimento di adeguati livelli occupazionali e produttivi di SCL.

Considerazioni preliminari condivise tra le parti, hanno evidenziato in circa 300.000 mc netti ± 10%, cui vanno quindi aggiunti i volumi di copertura della discarica e del ripristino ambientale, la volumetria coerente con il rispetto degli obiettivi economici e sociali dell’accordo siglato.

Il volume effettivo, pur essendo il progetto preliminare sufficientemente dettagliato, sarà definito con esattezza in sede di progetto definitivo e non potrà comunque eccedere il profilo finale proposto.

I successivi atti progettuali ed autorizzativi, già descritti nelle premesse al presente Studio, evidenziano inoltre la piena compatibilità delle volumetrie proposte e dei profili finali raggiunti con le previsioni originarie sottoposte a VIA ministeriale nel 1999.

Appare, quindi, evidente che altre localizzazioni non siano pertinenti al caso di specie così come l’ipotesi “zero” che risulterebbe in contrasto con i contenuti dell’accordo alla base della presente proposta progettuale. Sono invece rispettate in pieno le volontà dell’accordo sottoscritto tra le parti compresa l’opportunità e l’interesse generale nel consentire smaltimenti di rifiuti non prodotti da SCL nella discarica Bulera.

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4. - DESCRIZIONE DELLE COMPONENTI NATURALI ED ANTROPICHE

4.1. - Pianificazione del territorio

Al fine di individuare i vincoli e le classi di pericolosità relative all’area oggetto di studio, sono stati analizzati i seguenti strumenti di pianificazione del territorio:

– Piano Territoriale di Coordinamento – Provincia di Pisa;

– Piano Strutturale – Comune di Pomarance;

– Piano di Ambito - AATO 5 Toscana Costa;

Dalla loro analisi è emerso che gli elementi di vincolo che possono avere ripercussioni sulla progettazione sono sostanzialmente connessi a:

 Vincolo idrogeologico;

 Pericolosità geomorfologica;

 Vincolo paesaggistico;

 Pericolosità idraulica;

 Vincoli su aree protette.

Nei paragrafi successivi tutti questi elementi sono stati analizzati al fine di ricostruire gli indirizzi essenziali per l’intervento che si intende realizzare, e valutarne la compatibilità ambientale ai sensi della normativa vigente in materia di assoggettabilità a VIA.

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4.1.1. - Vincolo idrogeologico

In base all’articolo 38 comma 1 della L.R. 39/2000 (Legge forestale della Toscana), sono sottoposte a vincolo idrogeologico:

”1. Oltre ai terreni coperti da boschi, sono sottoposti a vincolo idrogeologico i terreni ricompresi nelle zone determinate ai sensi del regio decreto legge 30 dicembre 1923, n. 3267 (Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani).”

Dall’estratto della Tav. 6b del Piano Strutturale – Emergenze ambientali del 2006 (Figura 4.1/1), emerge che le aree verdi naturali, costituite da boschi o da vegetazione ripariale, non interessano direttamente il sito oggetto di studio, ma sono presenti nelle immediate vicinanze di esso.

Figura 4.1/1 – Estratto della Tav. 6b del Piano Strutturale di Pomarance – Emergenze ambientali.

Malgrado la zona non sia interessata da boschi, in base alla Tav. 6a del Piano Strutturale – Vincoli sovraordinati del 2006 (Figura 4.1/2), la zona della discarica è soggetta a vincolo idrogeologico ai sensi del regio decreto legge 30 dicembre 1923, n. 3267.

Area di studio

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Figura 4.1/2 – Estratto della Tav. 6a del Piano Strutturale di Pomarance – Vincoli sovraordinati.

Secondo quanto previsto dall’articolo 39 della L.R. 39/2000 (Legge forestale della Toscana), il Titolo III del Regolamento Forestale “Norme per i terreni sottoposti a vincolo idrogeologico” (D.P.G.R. 08/08/03 n° 48/R), indica le procedure da seguire e le modalità di esecuzione dei lavori. In particolare, in base all’Art. 74 commi 2, 4 e 5:

Comma 2. Nei terreni vincolati non devono essere creati ostacoli al normale deflusso delle acque meteoriche o sorgive e deve essere sempre assicurata la corretta regimazione delle acque, al fine di evitare fenomeni di ristagno o di erosione nell'area oggetto dei lavori e nei terreni limitrofi;

Comma 4. Nei terreni vincolati i seguenti interventi sono soggetti ad autorizzazione:

a) la modifica di impluvi, fossi o canali e l'intubamento delle acque all'interno degli stessi;

b) la modifica dell'assetto delle sponde o degli argini di corsi d'acqua naturali o artificiali;

Area di studio

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c) l'immissione di acque superficiali o di scarico nel suolo o nel sottosuolo mediante impianti di subirrigazione o di dispersione nel terreno o altre opere;

d) gli emungimenti delle acque sotterranee.

Comma 5. Ai fini dell'autorizzazione all'esecuzione degli interventi di cui al comma 4 devono essere effettuate preliminari indagini e verifiche atte alla valutazione della compatibilità idrogeologica ed idraulica degli interventi stessi, da esporre in apposita relazione costituente parte integrante della progettazione delle opere.”

Inoltre, in base all’Art. 75 commi 1, 3 e 10:

Comma 1. La realizzazione di opere, l'esecuzione di scavi finalizzati alla modificazione dell'assetto morfologico dei terreni vincolati, con o senza la realizzazione di opere costruttive, nonché l'esecuzione di riporti di terreno devono essere precedute da indagini geologiche atte a verificare la compatibilità degli stessi con la stabilità dei terreni;

Comma 3. In particolare deve essere preliminarmente valutata la stabilità dei fronti di scavo o di riporto a breve termine, in assenza di opere di contenimento, determinando le modalità di scavo e le eventuali opere provvisorie necessarie a garantire la stabilità dei terreni durante l'esecuzione dei lavori;

Comma 10. Durante l'esecuzione dei lavori deve essere accertata in loco la rispondenza delle indagini geologiche e delle previsioni di progetto con lo stato effettivo dei terreni, ed adottato di conseguenza ogni ulteriore accorgimento necessario ad assicurare la stabilità dei terreni stessi e la regimazione delle acque.”

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Inoltre in base all’Art. 76 commi 1, 2 e 3 :

Comma 1. Durante la realizzazione di lavori ed opere che comportino scavi o riporti di terreno non devono essere create condizioni di rischio per il verificarsi di smottamenti, franamenti od altri movimenti gravitativi;

Comma 2. Per i fini di cui al comma 1, fatto salvo che le indagini geologiche escludano specifici rischi o che si sia proceduto alla realizzazione di idonee opere di preventivo consolidamento dei terreni, gli scavi devono essere eseguiti in stagioni a minimo rischio di piogge e procedendo per stati di avanzamento tali da consentire la rapida ricolmatura degli stessi o il consolidamento dei fronti con opere provvisorie o definitive di contenimento. Se sussistono particolari condizioni di rischio per la stabilità a breve termine, gli sbancamenti devono procedere per piccoli settori ed essere seguiti dall'immediata realizzazione delle opere di contenimento. Si può procedere ad ulteriori scavi solo dopo che queste ultime diano garanzia di stabilità.

Comma 3. I riporti di terreno devono essere eseguiti in strati, assicurando il graduale compattamento dei materiali terrosi, dai quali devono essere separate le frazioni litoidi di maggiori dimensioni. Nelle aree di riporto devono essere sempre garantite le opere necessarie alla regimazione delle acque ed alla difesa da fenomeni erosivi. Se è prevista la realizzazione di opere di contenimento, le stesse devono essere realizzate prima dell'inizio dei riporti di terreno.”

L’intervento oggetto della presente valutazione ricade interamente all’interno della discarica esistente, pertanto le prescrizioni connesse alla presenza del vincolo idrogeologico sono sostanzialmente relative alle opere accessorie e funzionali all’ampliamento proposto, qualora queste vadano ad interessare aree esterne al perimetro della discarica stessa.

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4.1.2. - Pericolosità geomorfologica

La pericolosità geomorfologica del territorio comunale di Pomarance è stata analizzata prendendo in considerazione le due tavole del Piano Strutturale: la Tav. F4 redatta ai sensi della D.C.R. 94/85 e dell’art. 5 del Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.), e la Tav.

L4 redatta ai sensi del Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) del Bacino Regionale Toscana Costa, entrambe aggiornate al 2006.

 Tav. F4 nel rispetto della D.C.R. 94/85 e dell’art. 5 del P.T.C.

L’area della discarica è classificata in gran parte, a pericolosità da media (classe 3a, 3b) a elevata (classe 4a, 4b) (Figura 4.1/3).

Di seguito si riportano in dettaglio le caratteristiche delle aree facenti parte di ciascuna classe.

– Classe 3a: aree acclivi con caratteristiche geomorfologiche, stratigrafiche e litotecniche favorevoli alla stabilità nelle quali non sono presenti in generale fenomeni di dissesto, gli stessi, pur possibili, coinvolgono porzioni di territorio di ampiezza limitata. In questa classe ricade la maggior parte del territorio della discarica;

– Classe 3b: aree acclivi con caratteristiche geomorfologiche, stratigrafiche e litotecniche sfavorevoli alla stabilità, interessate da fenomeni minori quali ruscellamento, soliflusso. La presenza di tali aree si riscontra in particolar modo sul versante orientale della discarica e su parte di quello occidentale, nei quali, come dimostra la carta geomorfologica riportata nei capitoli precedenti, sono evidenti fenomeni di soliflusso. Rientra in questa classe anche la parte meridionale della zona d’intervento.

– Classe 4a: aree coinvolte in passato da fenomeni franosi che attualmente risultano in condizioni di quiescenza o di inattività, ma le cui caratteristiche geomorfologiche sono tali da non potere escludere una ripresa generalizzata dell'attività in concomitanza con eventi meteorici importanti.

Le aree facenti parte di questa classe sono ubicate a SE della discarica e a

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WNW della stessa: la prima corrisponde alla presenza di una frana quiescente, mentre la seconda ad un’area calanchiva caratterizzata da locali dissesti di particolare entità.

– Classe 4b: aree interessate da fenomeni di erosione e sedimentazione attivi quali alvei fluviali, laghi, e da dissesti attivi quali frane e calanchi. In questa classe ricade l’intera scarpata orientale del Fosso Bulera e parte di quella occidentale, e una vasta area localizzata sul versante orientale della discarica, caratterizzata dalla presenza di una frana di colamento.

 Tav. L4 ai sensi del Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.)

In base alle norme del P.A.I., nelle quali viene introdotto il concetto di aree di influenza, ovvero aree che possono essere coinvolte nello sviluppo cinematico del fenomeno di dissesto, sono state individuate aree circostanti la discarica a pericolosità geomorfologica elevata (P.F.E.), e a pericolosità molto elevata (P.F.M.E.) (Figura 4.1/4), che risultano congruenti con quelle definite mediante le norme del P.T.C.

In particolare, vengono classificate come P.F.E. le aree interessate sia da fenomeni franosi quiescenti che da indizi d’instabilità indotti dalla giacitura, dall’acclività e dalla litologia.

Nei P.F.M.E. rientrano invece quelle aree interessate da fenomeni franosi attivi, e le relative aree di influenza.

Nel caso in esame, sono state identificate due P.F.E. nei dintorni della discarica: la prima posta a SE, che come abbiamo visto precedentemente, è occupata da una frana quiescente, la seconda, un’area calanchiva, ubicata a WNW.

Sul versante orientale della discarica è stata inoltre classificata come P.F.M.E. un’

ampia area caratterizzata dalla presenza di una frana attiva di colamento.

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Figura 4.1/3 - Estratto della Carta di Pericolosità Geomorfologica del Piano Strutturale - Tav. F4 (P.T.C.) Area di studio

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Figura 4.1/4 - Estratto della Carta di Pericolosità Geomorfologica del Piano Strutturale - Tav. L4 (P.A.I.) Area di studio

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In base alle Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.) del Piano Strutturale del comune di Pomarance le aree a pericolosità geomorfologica pari alle classi 3b, 4a e 4b e/o a P.F.M.E.

e P.F.E., sono regolate dall’Art. 7.2 commi 2, 3 e 4:

comma 2. In generale, al fine di tutelare e, se possibile, favorire il recupero della stabilità nelle aree fragili cui corrispondono livelli di pericolosità geomorfologica pari alle classi 3b, 4a e 4b delle Tavv. 4F (pericolosità geomorfologogica ai sensi della D.C.R. del 12 febbraio 1985 n. 94 e s. m. e i.) e le classi P.F.M.E. e P.F.E.

delle Tavv. 4L (pericolosità geomorfologica ai sensi del P.A.I.) si definiscono le seguenti direttive ai fini della localizzazione e della definizione degli interventi di riqualificazione e trasformazione edilizia ed urbanistica del Regolamento Urbanistico:

a) è da evitare la realizzazione di sbancamenti e riporti consistenti;

b) è da evitare la realizzazione di laghetti per l’accumulo di acqua;

c) la realizzazione di smaltimenti di liquami per subirrigazione, di fertirrigazioni e di spandimenti di acque vegetative dovrà essere opportunamente motivata e sostenuta da uno studio geomorfologico di dettaglio;

d) gli interventi strutturali di tipo conservativo devono essere finalizzati anche alla eliminazione o mitigazione del livello di rischio accertato ed assicurare il massimo ottenibile consolidamento e la più efficace messa in sicurezza;

e) la possibilità di realizzare nuovi interventi è subordinata alle condizioni poste da una verifica puntuale della pericolosità e da un progetto sulla mitigazione dello stato di rischio accertato;

f) gli interventi sul territorio che modifichino l’assetto originario dei luoghi (riporti e sbancamenti, viabilità in rilevato, piazzali, ecc.), devono essere supportati da studi di approfondimento del contesto geomorfologico dell’area in oggetto che entrino nel merito degli effetti di tali trasformazioni sui territori circostanti;

g) al fine di contenere e/o ridurre l’erosione superficiale delle zone coltivate, sono da evitare disposizioni di uliveti, frutteti e vigneti con linee di drenaggio a

(24)

37-IG-10-T-SPA 24/208 Versione 1.0

rittochino, favorendo la realizzazione di impianti di nuove colture e di nuove affossature disposte secondo direttrici a bassa pendenza. Ciò per ridurre 24 l’energia delle acque superficiali, il ruscellamento superficiale ed il trasporto solido delle acque incanalate;

h) qualunque intervento che modifichi l’assetto originario del reticolo idrografico minore dovrà essere supportato da uno studio che verifichi la funzionalità del sistema drenante nelle condizioni attuali e con le modifiche previste.

L’indagine dovrà essere estesa all’area scolante attraverso un rilievo di dettaglio del reticolo idrografico minore, in modo da definire i rapporti gerarchici tra le varie linee di drenaggio delle acque superficiali. Anche i tombamenti, di ogni dimensione e lunghezza, in aree urbane o agricole, dovranno essere opportunamente dimensionati e supportati da apposito progetto, che dimostri la funzionalità dell’opera;

i) sono da incentivare il mantenimento, la manutenzione ed il ripristino delle opere di sistemazione idraulico agraria di presidio, tipiche degli assetti agricoli storici quali: muretti, terrazzamenti, gradoni, canalizzazione delle acque selvagge, drenaggi, ecc;

j) è da incentivare l’inerbimento permanente, evitando il pascolo, nelle zone limitrofe le aree calanchive;

k) è da incentivare il mantenimento di una fascia di rispetto a terreno saldo dal ciglio superiore della scarpata a monte e dal ciglio inferiore della scarpata a valle della sede stradale;

l) è da incentivare il mantenimento di una fascia di rispetto a terreno saldo in adiacenza della rete di regimazione delle acque nonché il mantenimento, lungo la viabilità poderale, i sentieri, le mulattiere e le carrarecce, delle cunette, dei taglia-acque e di opere simili al fine di evitare la loro trasformazione in collettori di acque superficiali.

(25)

comma 3. All’interno delle aree P.F.M.E. valgono le seguenti condizioni alla trasformazione nel rispetto dell’art. 13 del P.A.I del Bacino Toscana Costa (Art.

7.2 comma 3 delle N.T.A.):

a) Sono consentiti gli interventi di consolidamento, bonifica, protezione, sistemazione dei fenomeni franosi, nonché quelli atti a controllare e mitigare i processi geomorfologici che determinano le condizioni di pericolosità molto elevata, approvati dall'Ente competente, tenuto conto del presente Piano di Assetto Idrogeologico. Gli interventi dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza. I progetti preliminari degli interventi sono sottoposti al parere del competente Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area;

b) Tali aree potranno essere oggetto di atti di pianificazione territoriale per previsioni edificatorie non diversamente localizzabili, subordinando l'attuazione delle stesse alla preventiva esecuzione di interventi di consolidamento, bonifica, protezione e sistemazione. Gli interventi, definiti sulla base di idonei studi geologici, idrogeologici e geotecnici, che documentano la dinamica complessiva del versante e l’areale potenzialmente coinvolgibile, dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza;

c) …….

d) …….

e) La realizzazione di nuovi interventi pubblici o privati, previsti dai vigenti strumenti di governo del territorio alla data di entrata in vigore del presente Piano è subordinata alla preventiva realizzazione degli interventi di messa in sicurezza. Gli interventi, definiti sulla base di idonei studi geologici,

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37-IG-10-T-SPA 26/208 Versione 1.0

idrogeologici e geotecnici, che documentano la dinamica complessiva del versante e l’areale potenzialmente coinvolgibile, essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza. I progetti preliminari degli interventi sono sottoposti al parere del competente Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area.

f) ….

g) Sono altresì consentiti i seguenti interventi:

1. … 2. ...

3. ....

4. ...

5. gli interventi di ampliamento e di adeguamento di opere e infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico, non delocalizzabili, purché siano realizzati senza aggravare le condizioni di stabilità delle aree adiacenti e non compromettano la possibilità di realizzare la bonifica del movimento franoso, previo parere del Bacino sulla compatibilità degli interventi con gli obiettivi della pianificazione di bacino;

6. nuove opere e infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico non diversamente localizzabili, a condizione che venga dimostrato il non aumento del rischio nelle aree adiacenti, previa realizzazione delle opere funzionali alla messa in sicurezza. Queste ultime devono essere supportate da idonei studi geologici, geotecnici ed idrogeologici; il Bacino si esprime sulla coerenza degli studi e del progetto preliminare delle suddette opere con gli obiettivi e gli indirizzi del presente Piano e dei propri atti di pianificazione.

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comma 4. All’interno delle aree P.F.E. valgono le seguenti condizioni alla trasformazione, nel rispetto dell’art. 14 delle Norme del P.A.I. del Bacino Toscana Costa (Art. 7.2 comma 4 delle N.T.A.):

a) Nelle aree P.F.E. sono consentiti gli interventi di consolidamento, bonifica, sistemazione, protezione e prevenzione dei fenomeni franosi, nonché quelli atti a controllare, prevenire e mitigare gli altri processi geomorfologici che determinano le condizioni di pericolosità elevata, approvati dall'Ente competente, tenuto conto del presente Piano di Assetto Idrogeologico. Gli interventi dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi e dei diversi processi geomorfologici, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza. I progetti preliminari degli interventi sono sottoposti al parere del competente Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area;

b) Tali aree potranno essere oggetto di atti di pianificazione territoriale per previsioni edificatorie, subordinando l'attuazione delle stesse all’esito di idonei studi geologici, idrogeologici e geotecnici finalizzati alla verifica delle effettive condizioni di stabilità ed alla preventiva realizzazione degli eventuali interventi di messa in sicurezza. Gli interventi di messa in sicurezza dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione e prevenzione dei fenomeni, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza.

c) ……

d) ...

e) ...

f) ...

g) ...

(28)

37-IG-10-T-SPA 28/208 Versione 1.0

h) Sono consentiti inoltre i seguenti interventi:

1. ...

2. opere che non siano qualificabili come volumi edilizi.

4.1.3. - Vincolo paesaggistico

L’area di studio non ricade in nessuna delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi del D.Lgs 42 del 2004, ex legge 1497 del 1939.

In Figura 4.1/5 è riportato un estratto della Tav. 6a del Piano Strutturale di Pomarance, e relativa legenda, in cui possiamo osservare come l’area sottoposta a vincolo paesaggistico sia ubicata molto più a Nord rispetto alla zona interessata dalla discarica.

Figura 4.1/5 – Estratto della Tav. 6a del Piano Strutturale – Vincoli sovraordinati.

Anno 2006

Area di studio

(29)

4.1.4. - Pericolosità idraulica

La pericolosità idraulica è stata analizzata prendendo in considerazione le due tavole, entrambe aggiornate all’anno 2006, del Piano Strutturale del comune di Pomarance: la Tav.

M4 redatta ai sensi del Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) del Bacino Regionale Toscana Costa, e la Tav. G4 redatta ai sensi dell’art. 80 del Piano di Indirizzo Territoriale (P.I.T.). Nelle Figure 4.1/6 e 4.1/7 si riportano gli stralci delle due Tavole.

Il Botro Bulera che delimita la discarica sul versante orientale e su parte di quello occidentale, in base al P.A.I., è classificato a Pericolosità Idraulica Molto Elevata (P.I.M.E.), mentre ai sensi dell’art. 80 del P.I.T. ricade nella classe 4, corrispondente ad una pericolosità elevata.

In base alle Norme Tecniche di attuazione del Piano Strutturale, e più precisamente all’articolo 7.3 commi 3 e 4, per la pericolosità idraulica vale:

Comma 3. Per le zone individuate dalle Classi di Pericolosità Idraulica 4 e 3 delle Tavv.

4G (pericolosità idraulica ai sensi dell’art. 80 del P.I.T.) e dalle classi P.I.M.E. e P.I.E.

delle Tavv. 4M (pericolosità idraulica ai sensi del P.A.I.) si definiscono le seguenti direttive che hanno valore di linee guida per la formazione delle NTA del Regolamento Urbanistico:

a) ...

b) ...

c) ...

d) ...

e) nuove espansioni devono essere accompagnate da uno studio di dettaglio del reticolo minore e da programmi di intervento per garantire la continuità del deflusso delle acque superficiali verso le linee di scolo naturali;

f) ...

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37-IG-10-T-SPA 30/208 Versione 1.0

g) qualunque intervento che modifichi l’assetto originario del reticolo idrografico minore dovrà essere supportato da uno studio che verifichi la funzionalità del sistema drenante nelle condizioni attuali e con le modifiche previste.

L’indagine dovrà essere estesa all’area scolante attraverso un rilievo di dettaglio del reticolo idrografico minore, in modo da definire i rapporti gerarchici tra le varie linee di drenaggio delle acque superficiali. Anche i tombamenti, di ogni dimensione e lunghezza, in aree urbane o agricole, dovranno essere opportunamente dimensionati e supportati da apposito progetto, che dimostri la funzionalità dell’opera;

h) in generale tutti gli interventi non dovranno essere limitati alla conservazione dello stato attuale ma prevedere il miglioramento dell’assetto idraulico complessivo. La realizzazione di nuove strade o accessi carrabili (in rilevato e non) dovrà mantenere inalterata l’efficienza del reticolo idrografico, verificando le sezioni idrauliche preesistenti ed intervenendo in caso di insufficienza;

i) ...

Comma 4. All’interno delle aree P.I.M.E. valgono le seguenti condizioni alla trasformazione, nel rispetto dell’art. 5 delle Norme del P.A.I. del Bacino Toscana Costa:

a) ...

b) …...

c) ...

d) …...

e) La realizzazione di nuovi interventi pubblici o privati, previsti dai vigenti strumenti di governo del territorio alla data di entrata in vigore del presente Piano, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 8, è subordinata alla preventiva o contestuale esecuzione di interventi di messa in sicurezza per eventi con tempo di ritorno di 200 anni. Gli interventi, definiti sulla base di idonei studi idrologici e idraulici, tenendo anche conto del reticolo di acque

(31)

superficiali di riferimento del presente P.A.I. , non devono aumentare il livello di rischio in altre aree con riferimento anche agli effetti dell’eventuale incremento dei picchi di piena a valle. I progetti preliminari degli interventi strutturali di messa in sicurezza sono sottoposti al parere del Bacino che si esprime in merito alla coerenza degli stessi rispetto agli obiettivi del presente Piano e alle previsioni generali di messa in sicurezza dell'area. La messa in sicurezza rispetto ad eventi con tempo di ritorno di 200 anni potrà essere conseguita anche tramite adeguati sistemi di autosicurezza, nel rispetto delle seguenti condizioni:

1. dimostrazione dell’assenza o dell’eliminazione di pericolo per le persone e i beni;

2. dimostrazione che l’intervento non determina aumento delle pericolosità a monte e a valle;

3. della sussistenza delle condizioni di cui sopra deve essere dato atto nel procedimento amministrativo relativo al titolo abilitativo all’attività edilizia (concessione, autorizzazione, dichiarazione di inizio attività.

f) ...

g) ...

h) ...

i) ...

j) ...

k) ...

l) ...

m) Sono inoltre consentiti:

1. gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere pubbliche e delle infrastrutture pubbliche, di interesse pubblico e private;

2. gli interventi di ampliamento e di adeguamento delle opere pubbliche e delle infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico, perché siano realizzate in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura

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37-IG-10-T-SPA 32/208 Versione 1.0

dell’intervento ed al contesto territoriale e, previo parere del Bacino, non precludano la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio e non concorrano ad aumentare il rischio in altre aree;

3. ...

4. ...

5. ...

n) ...

(33)

Figura 4.1/6 – Estratto della Carta di Pericolosità Idraulica del Piano Strutturale – Tav. M4 (P.A.I.) Area di studio

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37-IG-10-T-SPA 34/208 Versione 1.0

Figura 4.1/7 – Estratto della Carta di Pericolosità Idraulica del Piano Strutturale – Tav. G4 (P.I.T.) Area di studio

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4.1.5. - Vincoli su aree protette

L’area della discarica non ricade in nessuna delle zone facenti parte della Rete Ecologica Europea, denominata Rete Natura 2000, importanti sia per la conservazione degli habitat, che per quella delle specie vegetali ed animali (Figura 4.1/8).

Sulla base delle informazioni contenute nel Piano Strutturale del sito oggetto di studio, in un intorno comunque abbastanza ampio dalla zona d’intervento, è possibile individuare quattro SIR (Siti di Interesse Regionale) appartenenti alla Rete Natura 2000 ai sensi della Direttiva Comunitaria 92/43/CEE e della Direttiva Comunitaria 79/409/CEE. In Tabella 4.1/1 si riportano le caratteristiche dei siti.

Nome n° SIR Cod. Nat. 2000

SIC e ZPS

Estensione (ha)

Macchia di Tatti - Berignone 66 IT5170006 2484.98

Fiume Cecina da Berignone a Ponteginori 67 IT5170007 1908.77

Complesso di Monterufoli 68 IT5170008 5035.85

Rocca Sillana B11 IT5170101 835.95

Tabella 4.1/1 – Aree protette ai sensi della Direttiva Habitat

I quattro siti individuati possono essere così riassunti:

 SIR 66 - Macchia di Tatti - Berignone – pSIC e ZPS;

 SIR 67 - Fiume Cecina da Berignone a Ponteginori – pSIC e ZPS;

 SIR 68 - Complesso di Monterufoli – pSIC e ZPS;

 SIR B11 – Rocca Sillana – Area individuata dalla L.R. n° 56/2000, non inclusa quindi nella Rete Ecologica Europea.

Si tratta in ogni caso di zone protette poste a notevole distanza dal sito e che non possono subire alcuna interferenza dalle attività di coltivazione in corso e da quelle future.

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37-IG-10-T-SPA 36/208 Versione 1.0

Figura 4.1/8 – Aree protette ai sensi della Direttiva Habitat.

4.1.6. - Sintesi dei vincoli presenti nell’area di studio

In base a quanto emerso nei paragrafi precedenti, nello schema seguente si riporta l’insieme dei vincoli e delle prescrizioni da prendere in esame nella fase della progettazione e delle valutazioni di compatibilità ambientale dell’opera.

Complesso di Monterufoli

Area di studio

Macchia di Tatti - Berignone Fiume Cecina da

Berignone a Ponteginori

Valle del Pavone e Rocca Sillana

(37)

ELEMENTI CONSIDERATI PRESENZA NELL’AREA DI STUDIO SINTESI DEI PRINCIPALI INDIRIZZI D’INTERVENTO

Vincolo idrogeologico SI

L’area della discarica è soggetta a vincolo idrogeologico ai sensi del regio decreto legge 30 dicembre 1923, n. 3267.

In base al Regolamento Forestale della Toscana (D.P.G.R. 08/08/03 n° 48/R) devono essere rispettate le seguenti prescrizioni:

- non devono essere creati ostacoli al normale deflusso delle acque meteoriche al fine di evitare fenomeni di ristagno o di erosione;

- le modifiche effettuate ai canali e agli argini dei corsi d’acqua sono soggette ad autorizzazione;

- l’esecuzione dei riporti di terreno deve essere preceduta da indagini geologiche che assicurino la compatibilità degli stessi con la stabilità del terreno; se quest’ultima non viene garantita sono necessari ulteriori opere di consolidamento dei terreni;

- non devono essere create condizioni di rischio per il verificarsi di smottamenti, franamenti od altri movimenti gravitativi;

ai sensi del P.T.C.

Classi 3b, 4a e 4b

Nella parte meridionale della discarica e nelle immediate vicinanze della stessa, la classificazione del PTC prevede classi 3b, 4a e 4b.

Le Norme Tecniche di Attuazione del Piano Strutturale del comune di Pomarance riportano le seguenti indicazioni:

- evitare sbancamenti e riporti consistenti;

- effettuare una verifica puntuale della pericolosità;

- analizzare, mediante uno studio geomorfologico, gli effetti che si hanno sul territorio circostante l’area d’intervento, a seguito di riporti o sbancamenti - incentivare l’inerbimento permanente, evitando il pascolo, nelle zone limitrofe le aree calanchive;

P.F.M.E.

Nonostante l’area oggetto d’intervento non sia classificata come area a pericolosità geomorfologica, il versante orientale della discarica rientra nella classe P.F.M.E e quindi si ritiene opportuno tenerne conto in fase di progettazione. Pertanto, in aggiunta a quanto detto per le pericolosità da PTC, valgono le seguenti considerazioni:

- gli interventi di consolidamento, bonifica, protezione, sistemazione dei fenomeni franosi, nonché quelli atti a controllare e mitigare i processi geomorfologici che determinano le condizioni di pericolosità molto elevata, sono consentiti a condizione di non compromettere la condizioni di stabilità adiacenti, previa realizzazione delle opere funzionali alla messa in sicurezza.

Pericolosità Geomorfologica

ai sensi del P.A.I.

P.F.E. Nella classe P.F.E. ricadono due aree poste in prossimità della discarica (una a SE e l’altra a WNW) non coinvolgendo direttamente l’area d’intervento.

Le indicazioni riguardanti le aree che ricadono in questa classe sono le stesse di quelle che rientrano nelle P.F.M.E.

Vincolo paesaggistico NO La discarica non ricade in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi del D.Lgs 42 del 2004, ex legge 1497 del 1939.

ai sensi del P.I.T.

Classe 4

In questa classe ricade il Botro Bulera che delimita la discarica sia sul versante orientale che su parte di quello occidentale. In base alle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Strutturale del comune di Pomarance è necessario procedere nel modo seguente:

- Le nuove espansioni devono essere accompagnate da uno studio di dettaglio del reticolo minore e da programmi di intervento per garantire la continuità del deflusso delle acque superficiali verso le linee di scolo naturali;

- Tutti gli interventi dovranno prevedere il miglioramento dell’assetto idraulico complessivo.

Pericolosità Idraulica

ai sensi del P.A.I.

Pericolosità Idraulica Molto Elevata (P.I.M.E.)

Ai sensi del P.A.I., il Botro Bulera rientra nella classe P.I.M.E. per la quale valgono le seguenti prescrizioni, oltre a quelle riportate al punto precedente per la classe 4 :

- La realizzazione di nuovi interventi è subordinata alla preventiva o contestuale esecuzione di opere funzionali alla messa in sicurezza per eventi con tempo di ritorno di 200 anni. La messa in sicurezza potrà avvenire anche tramite sistemi di autosicurezza accertando che non via sia pericolo per persone e/o beni e che l’intervento non determini l’aumento della pericolosità a monte e a valle.

- gli interventi di ampliamento e di adeguamento delle opere pubbliche e delle infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico sono ammessi purché siano realizzati in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura dell’intervento ed al contesto territoriale e, previo parere del Bacino, non devono precludere la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio, e non devono concorrere ad aumentare il rischio in altre aree.

Vincoli su aree protette NO La discarica non ricade in un Sito di Interesse Regionale (SIR) appartenente alla Rete Natura 2000.

(38)

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4.2. - Assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico e geotecnico

4.2.1. - Geologia

4.2.1.1. - Geologia generale

Nell’area di studio affiorano formazioni appartenenti a tre gruppi di unità attribuibili a differenti momenti geologici di deposizione (Carta Geologica di Fig. 4.2/1A e Legenda di Fig. 4.2/1B). Si tratta di:

a) Formazioni del Dominio Ligure Esterno (Giurassico-Cretaceo-Eocene)

Sono costituite da una successione di unità alloctone nelle quali prevalgono i flysch;

nell’area sono rappresentati in successione tettonica dall'unità ofiolitica del Flysch calcareo marnoso di Monteverdi-Lanciaia, dalla unità di Montaione. Su quest'ultima unità si sovrappone in discordanza l'Unità delle argille a Palombini caratterizzata da affioramenti di rocce ofiolitiche, in particolare di serpentiniti e gabbri. Il substrato su cui poggiano i complessi alloctoni non è affiorante nell'area presa in esame ed è comunque costituito da anidridi, filladi e quarziti del Trias superiore (Facies Toscana);

b) Formazioni della Successione Neogenica (Miocene Sup.)

In trasgressione sulle unità alloctone precedentemente citate giacciono le formazioni neoautoctone della successione miocenica e della susseguente successione pliocenica, depositatisi all'interno di depressioni tettoniche che hanno poi dato origine a bacini subsidenti. Nell'area in esame, gli affioramenti delle coltri neogeniche plioceniche che circondano l'area ristretta della discarica prevalgono su quelli miocenici;

c) Depositi alluvionali e depositi terrazzati (Quaternario)

Discordanti su tutte le formazioni sopra descritte, affiorano i depositi quaternari, attuali sviluppati lungo i corsi d'acqua dei torrenti Raquese e Possera. Sono costituiti da depositi a granulometria variabile da fini a prevalentemente grossolani, aventi spessori contenuti che

(39)

localmente possono aumentare per reincisioni del substrato. Depositi di versante sono cartografati sulle formazioni neogeniche e alloctone a quote altimetriche variabili.

Nella carta geologica è riportata una visione completa della distribuzione delle unità affioranti, compresi i sistemi di faglie che interessano l’area cartografata. Nella Fig.4.2/2 sono illustrate due sezioni geologiche generali che attraversano l’area di interesse e mostrano i rapporti stratigrafici esistenti fra la varie formazioni affioranti.

La discarica interessa prevalentemente la formazione pliocenica e, subordinatamente, i depositi alluvionali. Per il dettaglio si rimanda al paragrafo 4.2.1.3.

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37-IG-10-T-SPA 40/208 Versione 1.0

Figura 4.2/1A – Carta geologica generale

(41)

Figura 4.2/1B – Legenda della carta geologica generale

(42)

37-IG-10-T-SPA 42/208 Versione 1.0

Figura 4.2/2 – Sezioni geologiche

(43)

4.2.1.2. – Assetto strutturale e tettonica

L’assetto tettonico dell’area di studio è legato alle fasi orogenetiche esplicatesi nel corso del Miocene, culminate con la fase parossistica del Tortoniano (Miocene Superiore). La dinamica durante quest’ultima fase tettogenetica è stata caratterizzata da spinte notevoli traducibili in meccanismi di messa in posto di stile rigido con sovrascorrimenti tipo pieghe faglie.

Alla fase parossistica ha fatto seguito una fase distensiva caratterizzata dalla formazione di importanti sistemi di faglie dirette con formazione di strutture tettoniche tipo graben ed horst, sulle quali si sono depositati i sedimenti della successione neogenica post- Messiniana.

In particolare, nell'area si riconosce il Graben di Pomarance-S. Dalmazio, con orientamento appenninico (NW-SE) in corrispondenza del quale affiorano le formazioni plioceniche citate nel precedente paragrafo. Il graben è orlato a Sud-Ovest e a Nord-Est da due horst costituiti da rocce ofiolitiche dell'alloctono ligure in parte ricoperte da depositi evaporitici del Miocene Sup.

Alle varie fasi tettoniche sono da ascrivere i due principali sistemi di faglie cartografati nella carta geologica di Fig. 4.2/3:

 il primo a direzione appenninica Nord-Ovest/Sud-Est;

 il secondo a direzione antiappenninica, grossomodo ortogonale al primo.

I due sistemi interessano in maniera marcata sia i terreni più antichi del Giurassico e del Cretaceo che i terreni della successione Neogenica, anche se su questi ultimi sono frequenti i contatti stratigrafici.

4.2.1.3. – Geologia di dettaglio

La discarica di Bulera è ubicata a sud di Pomarance in sinistra idrografica del T. Possera.

L’area è caratterizzata dall’affioramento prevalente di terreni appartenenti alla successione di età pliocenica, discordanti su formazioni riconducibili alle Unità alloctone liguri. La successione stratigrafica presente nel settore in esame, procedendo dalla formazione più giovane verso la più antica, può essere descritta come segue (Fig. 4.2/3):

(44)

37-IG-10-T-SPA 44/208 Versione 1.0

 Depositi alluvionali: sono presenti a sud-est della discarica, lungo il corso del T.

Possera e sono costituiti da terreni a granulometra variabile da limoso-argillosa a ghiaiosa;

 Formazione di S. Dalmazio (SDA): è costituita da calcari detritici organogeni (Calcare di Pomarance)con stratificazione piano-parallela (da pochi decimetri a 1 metro), con livelli intercalazione di livelli arenacei pelitici, sabbie e argille sabbiose fossilifere. La formazione può raggiungere i 40 metri di spessore massimo (area di Lustignano a Sud di Montecerboli). L'età è riferibile al Pliocene medio;

 Formazione di Serrazzano (SRZ): è rappresentata da argille, talora sabbiose con ciottoli sparsi calcareo-marnosi di dimensioni estremamente variabili (SRZ).

L'ambiente di sedimentazione è marino neritico esterno o epibatiale. Conglomerati con elementi prevalentemente calcarei, di dimensioni molto variabili (media di 6- 10 cm, ma occasionalmente fino a 2 m) ed immersi in una matrice argilloso- sabbiosa ocracea (SRZc) sono localmente intercalati alle argille. La litofacies SRZc ha uno spessore massimo di 75 metri. Lo spessore e la giacitura della formazione SRZ sono variabili (spessore massimo non superiore a 120 metri). L'età di deposizione è riferibile al Pliocene Inferiore (Zancleano). Nelle note del nuovo impianto geologico alla scala 1:50.000 viene descritta come lenticolare all'interno delle argille azzurre FAA:

 Argille azzurre (FAA): si tratta di una successione litologica di ambiente deposizionale marino pressoché omogenea di argille grigio azzurre marine, con Pycnodonta navicularis, talora limose e/o sabbiose, con intercalazioni lenticolari di sabbie medio fini giallastre-nocciola. La formazione di età pliocenica è generalmente concordante con la sottostante serie miocenica ed il suo spessore può superare i 200 m. L'età di deposizione varia dalla base del Piocene (Zancleano) al Pliocene Medio (Piacenziano). E' segnalato che nell'area volterrana a Sud del F.

Cecina in direzione di Pomarance le argille azzurre facciano parte di due cicli

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sedimentari marini che sono separati dalla formazione di San Dalmazio descritta precedentemente.

Dal punto di vista strutturale l’area in esame è posta all’interno del bacino di sedimentazione Neogenico di Volterra originato dalle fasi di deformazione tardive a carattere distensivo. Mediante fotointerpretazione e rilievi eseguiti in campagna, è stato possibile definire il quadro locale dei sistemi di faglie, di cui non si conoscono i rigetti, a direzione appenninica e antiappenninica. Le misure di strato evidenziano invece elementi strutturali plicativi di modesta entità.

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Figura 4.2/3 – Carta geologica di dettaglio

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4.2.2. - Litologia del substrato del sito

La disponibilità di numerosi sondaggi, piezometri, penetrometrie, eseguiti negli anni '80- '90, nel 2004 e nel 2010 (TAV.1) ha consentito di elaborare il quadro litologico- stratigrafico dell'area di dettaglio. A tale fine si propongono due sezioni (TAV. 2), una longitudinale alla discarica (P-P') ed una trasversale (E-E') che consentono di estrapolare la litologia del sottosuolo fino alla profondità massima di circa 30 metri. I due elaborati (TAVV. 1 e 2) sono allegati alla relazione geologico-geotecnica a cui si rimanda per la consultazione.

Le due sezioni mostrano che i depositi conferiti raggiungono uno spessore massimo di 30 metri nel punto depresso della discarica, all'altezza di S7 e che essi poggiano su un substrato geologico formato esclusivamente dalle argille azzurre del Pliocene medio- inferiore (formazione - FAA): un substrato compatto, a tratti limoso e con locali intercalazioni ciottoloso-ghiaiose, sabbiose o sabbioso-limose in matrice limoso argillosa, di spessore variabile da punto a punto.

A valle della discarica, nel tratto fino al T. Possera, sono presenti i depositi alluvionali del Quaternario che ricoprono il substrato argilloso. Si tratta di terreni a granulometra variabile da limoso-argillosa a ghiaiosa che raggiungono spessori massimi di 5 metri.

Nella sezione longitudinale P-P' è segnalato del terreno di riporto localizzato fra l'argine di contenimento e la confluenza dei botri Bulera lati Est ed Ovest. Tale terreno è costituito da materiale argilloso e ghiaioso-ciottoloso avente spessore massimo di circa 5 metri.

4.2.3. - Geomorfologia

Le caratteristiche geomorfologiche dell’area di studio sono riportate in Fig. 4.2/4. Si tratta di un elaborato tematico riprodotto dalla cartografia ufficiale del Piano strutturale del Comune di Pomarance.

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Dall’esame della carta è evidente che il bacino in cui è inserita la discarica risente del comportamento tipico delle formazioni plioceniche essenzialmente argillose che formano l’ossatura della vallata. In particolare è notevole la diffusione delle aree calanchive, dei settori soggetti a soliflussione, solchi d’erosione, corpi di antiche frane ora quiescenti..

Tutto il bacino è quindi influenzato dall’azione delle acque di ruscellamento sui versanti pliocenici come è chiaramente evidenziato dalla carta tematica del Comune.

In questo panorama l’unico corpo che spicca per omogeneità ed integrità è quello ristretto della discarica, racchiuso e protetto dalla viabilità perimetrale.

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Figura 4.2/4 – Carta geomorfologica. Da: Piano Strutturale del Comune di Pomarance (2007)

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4.2.4. - Idrogeologia

Le caratteristiche idrogeologiche dei terreni di imposta del sito di discarica sono chiaramente individuate nella carta della permeabilità dei terreni di Fig 4.2/5 e sono le seguenti:

 Formazione pliocenica a prevalente componente argillosa o argilloso sabbiosa (FAA) praticamente impermeabile. Localmente le argille presentano sottili intercalazioni di limi, limi sabbiosi, sabbie fini e ghiaie in matrice limoso-argillosa nelle quali la permeabilità può essere leggermente più elevata. Prove di permeabilità eseguite sia in situ, in fori di sondaggio attrezzati, sia in laboratorio in permeametro a carico variabile hanno indicato valori di permeabilità per le argille FAA di K<10-8 m/s.

Quindi, per quanto riguarda l'area di studio nel suo insieme, essa può essere considerata come una zona idrogeologicamente povera di risorse idriche sotterranee.

Il modello idrogeologico di dettaglio locale può essere schematizzato come segue:

1. una falda superficiale prevalentemente freatica ha sede nelle alluvioni del botro Bulera con direzione di flusso verso sud;

2. una debole circolazione idrica sotterranea ha sede nelle intercalazioni sabbiose e sabbioso limose, a luoghi con ciottoli, a bassa permeabilità, intercalate nelle argille plioceniche, con direzione di flusso lungo strato;

3. i due sistemi possono localmente interferire nella superficie di contatto tra alluvioni e Pliocene;

4. un’indicazione numerica dei parametri idrogeologici delle lenti sabbiose plioceniche è stata ottenuta mediante una prova di recupero effettuato dopo svuotamento nel piezometro PZ1 (zona argine) che fornisce un valore di permeabilità degli straterelli sabbiosi pliocenici estremamente basso, K = 6 x 10-9 m/s;

5. la base dell’argine di contenimento lato sud poggia direttamente sul substrato pliocenico e lungo la sezione di appoggio, almeno nei punti di controllo

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stratigrafico, è assente la coltre alluvionale del botro Bulera: in questa fascia viene quindi a mancare l’acquifero freatico legato alle alluvioni e l’unica circolazione idrica sotterranea resta quella legata alle sottili intercalazioni lenticolari;

6. il grafico di Fig.5.2.1 mette a confronto l’oscillazione del livello del piezometro S16, ubicato a valle della discarica e attivato nelle intercalazioni permeabili del Pliocene, con le piogge degli ultimi anni. Il quadro risultante mostra che l’oscillazione stagionale, nelle grandi linee, risente delle magre e delle morbide:

tuttavia alcuni valori molto bassi, misurati qualche giorno dopo lo spurgo, presentano una lentezza dei tempi di recupero che dimostrano la molto bassa permeabilità di tali intercalazioni.

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Figura 4.2/5 – Carta della permeabilità

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