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COME SI VIVE LA MISTICA: ETTY HILLESUM

36 Ti offro un trono immaginario adorno di preziosi, un bagno d’acqua raccolta dalle nevi dell’Himalaya, paramenti di seta da indossare, e gioielli preziosi a profusione, Ti offro muschio e sandalo, fiori di melo e gelsomino, e Ti offro la lampada rituale, e questi doni li offro a Te nel portale della mia mente, ho preparato ogni cosa nella mia mente con devozione, Oh Dio misericordioso e Signore di tutti gli esseri, Accetta la mia offerta e concedimi la Tua benedizione. (Ulver, Eos)138

2.1

HILLESUM E L'UOMO

Il punto di inizio è, nuovamente, il quesito sull’uomo. Il viaggio che Etty Hillesum intraprende ha lo scopo di dare risposta alla domanda sul vivere nel mondo, alla relazione con l’altro e all’unione con Dio. Il percorso di Esther (Etty) Hillesum è tanto intellettuale quanto esistenziale, possiamo dire che è una pratica di vita per voler utilizzare le stesse parole che ci hanno guidato nel precedente capitolo. L' inizio del cammino da lei intrapreso muove dall'incontro con lo psicanalista chirologo Julius Spier. Questa affermazione è vera solo in parte nel senso che, fin dalle primissime pagine del Diario, prima ancora che Hillesum si rivolgesse a Spier, prima ancora di quel 3 febbraio del 1941 - quando la giovane donna si incammina per le strade di Amsterdam alla volta della casa di Spier -, prima ancora di quell'atto così risoluto, traspare dalle sue stesse parole che ella è già in viaggio. La Hillesum sente dentro di sé una domanda che richiede una risposta, che richiede una ricerca negli angoli più remoti del suo fisico e della sua anima. Ella sente di volere questa indagine, di volerla fino in fondo e nel modo più totale.

138 “I offer You an imaginary throne made of precious jewels, I offer You bath in the water of melted snow

from the Himalayas, I offer You holy silken cloth to wear, I adorn You with very many precious jewels, I offer You musk and sandal, I offer You Bilwa and Champaka flowers, and I offer You the holy lamp, but all these I offer in the portal of my mind, I have prepared all these in my mind with devotion, Please God who is merciful and who is the Lord of all beings, Accept my offerings and bless me” trad.it. mia. Il testo qui citato è

la parte conclusiva della canzone Eos dei norvegesi Ulver. I passi della canzone, tuttavia, originariamente fanno parte di un componimento più vasto; infatti, sono tratti dallo Shiva Manasa Puja, l’adorazione mentale di Shiva, composto da Adi Shankaracharya, uno dei più importanti mistici e filosofi hindu. Ho scelto questo testo come apertura al capitolo dedicato a Etty Hillesum perché, come vedremo a breve, la giovane mistica riesce, attraverso un percorso fisico e spirituale, a trovare quello spazio interiore interamente dedicato a Dio. Un luogo intimo di totale conciliazione col Divino.

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Il suo percorso è guidato da parole che ha letto nella Bibbia: “Dio creò l'uomo a sua immagine”; ma anche parole che ha letto nel Vangelo e che ella, come vorrei mostrare, riesce a realizzare a pieno attraverso la sua breve vita: “Come in cielo così in terra”. In lettere e diari Hillesum racconta questo viaggio interiore, questo volto divino custodito nell’intimo, divenuto tutt'uno con il suo cuore; in lei, infatti, la presenza di Dio si è fusa con la vita stessa, in tutte le sue sfaccettature, comprese quelle negative. Possiamo, infatti, affermare che il Diario rappresenta anche una lotta, una resistenza al male:

Una lotta che la Hillesum non ha combattuto con le armi ma attraverso un processo di formazione e costruzione di sé, del proprio carattere, attraverso un percorso ascetico e spirituale, e una profonda, intima, affettuosa comunione con Dio, un affidarsi e consegnarsi a Lui, alla sua volontà139.

Eppure, non da subito Hillesum è stata immersa in questa luce. Al contrario, nei primi quaderni del Diario troviamo una giovane dispersa, che arriva a definire se stessa come “La ragazza che non voleva inginocchiarsi” quasi a voler porre l’accento su questa scelta volontaria o su questa sua impossibilità emozionale di volgersi in preghiera. Possiamo, per ora brevemente, illustrare il percorso di Hillesum evidenziando i tre incontri fondamentali della sua vita: l’incontro con Spier, l’incontro con Dio e, infine, l’incontro con se stessa. Potrebbe sembrare strano porre l’incontro con Dio prima dell’incontro con l’Io; nel capitolo precedente, dedicato a Kierkegaard, abbiamo visto come la strada per la piena realizzazione del singolo porti alla cooperazione con Dio. Ciò che si verifica nell’esperienza di Hillesum è precisamente che la ricerca di sé porta Etty a trovare Dio e, quindi, a trovare Etty: la realizzazione della sua anima – come ella stessa scrive – comporta aver trovato Dio in un primo momento. È bene precisare che non si tratta di un’esperienza sottoposta a temporalità: il prima e dopo sono, nell’anima di Etty, contemporanei e l’io e Dio sono identità. Possiamo rivolgerci alle parole di Edith Stein, la quale in un’esperienza del tutto analoga, evidenzia come, nella strada verso il compimento di sé, sia sempre presente lo spettro della non realizzazione - del peccato, come direbbe Kierkegaard – e, quindi, del fallimento:

C’è anche il pericolo di perdersi, perché chi non arriva a realizzare se stesso non trova neppure Dio e non giunge alla vita eterna. O meglio: chi non trova Dio, non realizza neppure se stesso (anche se può essere occupatissimo con se stesso) e non giunge alla fonte della vita eterna, che lo attende nel più profondo interiore140.

La stessa esperienza vivrà Etty Hillesum: sarà la scoperta presenza di Dio nella sua interiorità a rivelarle chi ella sia. Avviene proprio mentre prega Dio che chiederà a se stessa, prevedendo ciò che la catastrofe del nazismo sta per compiere, se anche nel momento più disumano saprà mantenere un briciolo della sua umanità e difendere l’ultimo frammento della sua anima. Etty, infatti, ha compreso bene che guardarsi dentro e trovare connaturato al proprio io la parte negativa fa paura perché potrebbe portare il soggetto, ad una prima riflessione, a scindere l'interiorità dall'esteriorità e, secondariamente, a voler estirpare quel negativo senza averlo compreso prima, a rifiutarlo e allontanarlo celandolo

139

I. Adinolfi, Etty Hillesum. La fortezza inespugnabile, Genova, Il Melangolo, 2011, pag. 46 - 47

140

E. Stein, Essere finito e essere eterno. Per una elevazione al senso dell’essere, trad. it. di L. Vigone, Roma, Città Nuova, 1988, pag. 517 - 518

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ai propri occhi. Ma il male, che è dentro di noi, è parte costitutiva dell'uomo e solo attraverso riflessione e azione può essere sconfitto, se di sconfitta si tratta. Senza dubbio è grazie a Spier che Etty Hillesum conquista nuovi occhi per guardare il mondo, ed è sempre il terapeuta che l’avvia sulla strada per la riconciliazione con se stessa e con gli altri. Spier le fornisce gli strumenti per dissotterrare quella profonda sorgente che si annida in lei - che si annida in ognuno di noi - che, se ricercata con superficialità, non può emergere; si tratta, dunque, di un viaggio dentro di sé che la porterà a quella fonte, che è ella stessa, da cui Dio sgorga infinitamente. Il cambiamento a cui Spier l'ha iniziata dà frutto appena dopo un anno. Il lettore attento noterà, infatti, che il suo diario acquisterà una caratteristica fondamentale: non solo Etty riuscirà ad inginocchiarsi ma le sue parole saranno un fluire di preghiera incessante. Ma c'è di più. Non solo le pagine del diario assumeranno questo tono, bensì l'intera sua vita diventerà un continuo colloquio con Dio che si esprimerà in una vitalità interiore ed esteriore anche nel momento più tragico della sua breve esistenza: l'esperienza del nazismo; questo evento le permetterà di dimostrare a se stessa che la libertà (proprio quella libertà che abbiamo analizzato nel pensiero di Kierkegaard!), quella vera, quella libertà voluta e realizzata appieno attraverso le proprie azioni, non può essere tolta in nessun modo poiché se essa è, lo è realmente. Possiamo affermare che Etty Hillesum, grazie alla faticosa costruzione della personalità, è divenuta quella Persona divina poiché il suo cuore desiderava ciò per se stessa141.

La reazione che le parole e l'esempio della Hillesum suscitano nel lettore è straordinaria: si prova un profondo stupore davanti a questa giovane donna che è diventata un'anima senza vincoli, un incontro tra umano e divino, un inno continuo a Dio. La realtà in cui ella vive è terrificante, annichilente, assurda: la realtà in cui l'uomo diventa il superfluo che deve essere eliminato. Questa esperienza, che per essere sopportata ha ridotto l'uomo a pura sopravvivenza, non ha annientato lo spirito di Etty Hillesum ma, al contrario, ha rafforzato la sua struttura interiore e l'ha resa, come ella stessa si definisce, “una fortezza inespugnabile”. Hillesum sa accogliere la tragedia, la accoglie e la trasfigura in una dimensione talmente grande da ritrovare l'umanità laddove essa era stata negata. Cristo è il modello di Etty, è l'esempio possibile per tutti. Etty è la donna del paradosso. Etty è la Persona-divina fatta carne.

Infine, prima di immergerci nella lettura del Diario e delle Lettere, vorrei sottolineare che tutte le riflessioni di Hillesum, messe una dopo l'altra, tracciano un percorso come le pietre miliari ai bordi di un sentiero. Questo percorso è esattamente quello che il pensiero filosofico ha praticato dopo la Shoah, dove nuovi interrogativi, nuovi orizzonti e nuove necessità hanno fatto da suolo. Ho deciso di seguire il percorso del Diario e delle Lettere in ordine cronologico per evidenziare, in primo luogo, il percorso di crescita interiore e, in secondo luogo, l'intrecciarsi degli eventi storici – pure annotati dalla Hillesum – con il suo iter riflessivo. Ciò lascia perfettamente intatto il senso della vita che Etty aveva: non sacrificare l'interiorità per l'esteriorità e viceversa.

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