Il primo romanzo della serie, dal titolo Commesse di Treviso, scritto a quattro mani da Ervas e dalla sorella Luisa, viene pubblicato nel 2006 dalla casa editrice Marcos y Marcos.
Il testo si presenta in forma di diario in cui viene raccontata l'indagine di Stucky dal 1 al 25 dicembre ed è, naturalmente, ambientata a Treviso, sede della questura. La città si prepara al Natale, le vie scintillano di luci e le vetrine del centro storico sono addobbate a festa ma, da qualche tempo, uno sconosciuto molesta le commesse, alcune attraverso telefonate anonime in cui le malcapitate vengono insultate, altre vengono aggredite alla chiusura dei locali. L'ispettore Stucky inizia ad investigare: interroga, osserva, ma nulla sembra risultare utile all'indagine, fino a quando una giovane commessa di colore, Jolanda Schepis, viene trovata morta nella vetrina del negozio in cui era impiegata. Aiutato dal volenteroso agente Landrulli, napoletano d'origine, Stucky inizia ad indagare sulla vita della ragazza. La notizia delle aggressioni e quella dell'omicidio diventano l'argomento più succulento della stampa locale, alimentando il clima di crescente angoscia della città. Intanto, anche il questore e il segretario del vescovo sollecitano l'ispettore affinché risolva il prima possibile il caso.
Le pagine dedicate all'indagine sul caso delle commesse si alternano ai lunghi monologhi di Max Pierini dinanzi all'aspirante psicologo Kuto Tarfusser. Le confessioni del paziente narrano, in seguito alla morte del padre, la fondazione di una discarica gestita dalla famiglia Pierini «e in un trionfo di autocelebrazione imprenditoriale, ne decanta i vantaggi e l'arte di prendere i rifiuti della gente e accudirli».17
17 Letteratura (buona) in giallo: Commesse di Treviso, esordio per l'ispettore Stucky di Fulvio Ervas, in
Apparentemente prive di collegamenti, le due storie procederanno simmetricamente rispetto all'indagine portata avanti da Stucky e Landrulli, fino a quando, verso la fine del romanzo si intrecceranno fino a quando il difficile caso d'omicidio sarà risolto. «E mentre le due storie scorrono parallele, si alternano e si incrociano sul più bello, diventa sempre più stringente e il passaggio dalle meraviglie avvolgenti del centro città alla commedia infernale della discarica infestata dai gabbiani»18, recita una parte della quarta di copertina.
Già a partire da questo primo romanzo del ciclo, vengono 'esposte' al lettore le tematiche e lo stile che si ritroveranno puntualmente nei testi successivi.
La prosa, dominata dal discorso diretto, alterna a situazioni di grande comicità, momenti più riflessivi. L'ironia, che pervade tutto il romanzo, è rappresentata da molteplici fattori che spaziano da alcuni paragoni, al racconto della fondazione della discarica, ad una serie di personaggi 'strambi' che popolano la città e infine, alla presenza dell'agente Landrulli che deve destreggiarsi col dialetto trevigiano.
In generale, l'ironia e il sarcasmo che invadono le pagine del romanzo, contribuiscono all'eleganza della scrittura di Ervas. Si consideri la descrizione che l'ispettore dà del suo nuovo collaboratore: «Landrulli, Landrulli, il suono non gli dispiaceva del tutto. Gli suscitava una piccola simpatia: trulli, citrulli, cipolle, bergamotto. Ecco: gli ricordava il bergamotto». Decisamente più raffinata è la rappresentazione che Ervas propone delle commesse, tratta solitamente dal mondo naturale. La signorina Bergamin, una delle vittime del molestatore, impiegata in un negozio di biancheria intima, viene presentata nei seguenti termini: «era una splendida rappresentante della categoria, bruna, magnetica, dritta come un pistillo di un giglio.
Coordinava con lo sguardo la piccola pattuglia di ragazze che trasformavano proporzioni anatomiche in taglie, […] mentre una corte celestiale di dame agitava reggiseni color malva, salmone e fior di fragola».19 Alla raffinatezza stilistica delle
pagine dedicate all'ispettore Stucky si contrappone una scrittura di gran lunga più 'essenziale' che rispecchia l'indole bizzarra e filosofeggiante del giovane gestore della discarica. Il temperamento del paziente è ben esemplificato dalla quarta di copertina in cui si legge:
Con piglio inimitabile, un'energia e una comicità che conquistano fin dalle prime battute, Pierini celebra l'arte di adattarsi, di sfruttare al meglio ogni circostanza, di cadere in piedi, di aderire a un'etica quanto mai flessibile. Che si dibatta tra proteste ambientaliste, diserzioni fraterne e la concorrenza del vicino inceneritore, che sbeffeggi con lucidità assoluta le ipocrisie che lo circondano, Pierini ci cattura e ci sorprende.
Nonostante la scarsa istruzione, Pierini dimostra una saggezza che in breve tempo lo porta ad ideare e creare dal nulla un deposito: «niente discarica di rifiuti solidi urbani, che si riempiono di topi e gabbiani; niente rifiuti tossici nocivi che poi ti sanguina il naso e ti si sviluppa qualche brutto male. Una bella discarica di rifiuti tranquilli, “inerti” che altro può voler dire?».20 A predisporre nel dettaglio l'organizzazione della nuova
attività a conduzione familiare è Max:
Avevo già in mente l'organigramma: l'Antonietta quando torna dall'alberghiero la metto sulla ruspa a compattare, mentre Gino di mattina distribuisce, sempre con la ruspa, i rifiuti scaricati dai camion. La mamma sta alle pesate e tiene buoni i camionisti, così non gli passa per la zucca che la pesata di una donna sia meno che onesta. La nonna lava i camion e siccome nonostante il tracheo vuole parlare, le metto nella zona pompa un microfono collegato al telefono, così mentre con una mano 19 Ivi, p. 28.
lava le ruote dei camion, con l'altra si tiene il buco e parla con le radio popolari.21
In breve tempo iniziano i problemi: il vicino di casa si lamenta dell'odore nauseabondo dei rifiuti, la canicola estiva peggiora le esalazioni, con l'arrivo delle piogge l'acqua penetra sotto i teli di plastica trasformando i rifiuti in «dio solo sa in che cosa».22 Pierini
si trova così ad affrontare una situazione complessa che culmina con l'organizzazione di un comitato cittadino deciso a far chiudere l'attività; lo scontro tra Max e la delegazione cittadina si trasforma in una mirabile orazione civile da parte del gestore della discarica. Con la costruzione di un inceneritore accanto alla discarica e senza conoscenze importanti in Provincia l'attività di Pierini è inesorabilmente destinata al fallimento.
Le due storie parallele finiranno, al termine del romanzo, per intrecciarsi fra loro riuscendo così, attraverso una serie di indizi e mediante l'intuizione di Stucky, a risolvere il difficile caso di omicidio.
A fare da sfondo alle pagine dedicate all'investigazione dei due poliziotti, troviamo una serie di bizzarri personaggi di paese, clienti fissi delle varie osterie frequentate anche dal nostro ispettore: il duo Barabissi, il nano Bebo, Giovanin el
tetàro, la vecia Tonia, Checco Malaga e il piccolo Ali. Questi bizzarri personaggi
contribuiscono a 'fotografare' la mentalità cittadina anche attraverso l'uso di un linguaggio colorito che rispecchia sia il loro modesto livello culturale, sia una psicologia che ben si adatta alla loro condizione. Le piccole confidenze di questi personaggi che sembrano rivelate non dalla penna dell'autore ma dalla loro stessa voce, ricorda, in parte, il romanzo corale.
Le due storie parallele riflettono due tematiche legate entrambe all'ambiente: da
21 Ivi, p. 66. 22 Ivi, p. 144.
una parte «il tema dei rifiuti e del loro smaltimento», dall'altra «c’è un ritratto su una città troppo spesso resa nota alle cronache solo per le sparate delle amministrazioni pubbliche locali più che per quello che la città è».23
Prosegue ancora la Rocutto, osservando che:
c’è un racconto sul territorio, attraverso l’occhio critico e di parte, certo, dello scrittore, che male non fa nel contribuire al definire uno spazio troppo spesso infilato dentro categorie tradizionali e nulla più: il nord est che fu della fabbrica e del lavoro è oggi territorio che deve affrontare non poche problematiche ambientali, che deve far i conti con una sorta di attivismo dal basso che da qualche anno dice basta al degrado del territorio.24
Alla decadenza ambientale del trevigiano, l'autore contrappone la bellezza del capoluogo che ha il doppio scopo di elogiare il fascino della città e di contestare l'amministrazione di una provincia sempre più attenta al profitto che alla tutela territoriale. Non a caso l'autore pone in apertura di libro un articolo, tratto dall'archivio del «Gazzettino», del 24 dicembre 1999 in cui si legge:
ognuno sa quanto sia grande il privilegio di abitare in un bel luogo. L'effetto sull'umore di una piazza armoniosa, il dileguarsi del suono delle campane tra i vecchi tetti di tegola […]. Oggi vogliamo richiamare, invece, un esempio positivo, per come esso abbia saputo conservare l'eredità di un bel vivere.25
La presentazione di questo estratto anteposto al romanzo e la successiva narrazione della tematica ambientale legata alla discarica, non è affatto casuale ma mi pare, abbia il preciso intento di far riflettere il lettore sull'importanza del vivere in un ambiente salvaguardato e protetto.
23 S. ROCUTTO, Commesse di Treviso, in www.diunlibro.it (consultato il giorno 17 gennaio 2014). 24 Idem.