Relazioni oggettuali
Nel 3 anno di vita compaiono giochi che rivelano l’attivarsi della dinamica edipica, dunque giochi di tipo esibizionistico e
competitivo.
Il gioco
Psicologia dello Sviluppo
Tra i 4 e i 5 anni di vita il bimbo sente di contenere l’angoscia connessa al timore di essere punito per i propri desideri edipici, per la propria aggressività (gioco del dottore, gioco con la
bambola, gioco del nascondino).
I giochi simbolici rappresentano l’apice del gioco infantile (il far finta, il fare come se,) e attraverso essi il bimbo impara anche a distinguere tra realtà e fantasia.
Intorno ai 7-8 anni di età i giochi simbolici tendono a scomparire ed inizia a svilupparsi una capacità di pensare ai problemi in
termini logici e si fa strada il bisogno di una condivisione sociale con l’altro dell’attività ludica.
Il gioco
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Dai 7-11 anni di età il bimbo si sperimenta nei giochi con le regole
sperimentando più attivamente la vita di gruppo. Tutti i giochi stimolano l’autocontrollo, l’intelligenza, l’attenzione, la memoria e rafforzano la padronanza delle situazioni.
I giochi con le regole stimolano una maggiore aderenza al principio di realtà con una attenuazione dell’egocentrismo.
Guardando ad un bimbo che gioca possiamo fare attenzione a diversi fattori importanti per comprendere meglio la relazione che il bimbo vive sia con il proprio mondo interno sia con il mondo esterno. E’ bene porsi delle
domande: il bimbo è in grado di giocare? Gioca con piacere? Il bimbo gioca in modo creativo? Il bimbo sa giocare da solo? Il bimbo sa giocare con gli altri? Il bimbo gioca con un compagno immaginario? Il bimbo gioca in modo irrequieto? Il bimbo ripete sempre lo stesso gioco? Il bimbo gioca con
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Freud: attraverso il gioco ripetitivo del rocchetto attaccato ad un filo, il bimbo rivive i vissuti di angoscia che prova quando la sua figura di attaccamento si allontana da lui e scompare dalla sua vista. Il gioco permette al bimbo di assimilare psichicamente l’assenza della madre, quindi di acquisire un controllo sulla realtà, riuscendo a regolare un equilibrio emotivo.
Winnicott: l’attività ludica è un’area che non appartiene alla realtà psichica interna e neanche alla realtà esterna. Il gioco è un’area di illusione intermediaria tra interno e esterno.
Il gioco
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Piaget: il gioco è studiato nel processo della formazione del simbolo, in quanto il bimbo giocando fa un esercizio di un’attività mentale che crea simboli per evocare situazioni non presenti nella realtà. Anche Piaget classifica i giochi sulla base dei processi cognitivi coinvolti e dunque distingue:
Giochi di esercizio: grazie alla ripetizione, l’azione iniziale si consolida diventando uno schema che il bimbo è capace di eseguire con facilità in diverse circostanze.
Giochi simbolici: oltre l’esercizio della ripetizione si aggiunge la
dimensione della simbolizzazione e della finzione, che permette al bimbo di produrre immagini mentali con cui può assimilare situazioni nuove.
Il gioco
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Giochi di regole: il bimbo impara l’importanza delle relazioni e del codice sociale e attraverso tali giochi apprende la competizione, la negoziazione, il conflitto, e il compromesso tra pari, dunque sono giochi altamente adattivi.
Il gioco
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In origine l’infante vive una condizione di non integrazione, non è in grado di differenziare tra sé e l’altro, tra mondo interno e
esterno.
Solo l’ambiente facilitante consentirà gradualmente al bimbo di differenziare tra sé e l’altro.
Nuclei sintetizzanti il pensiero di Winnicott:
• Unità madre-bimbo
• Oggetto transizionale
• Vero sé e falso sè
D. Winnicott(1896-1971)
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Winnicott scrive che l’agire materno può interferire nello sviluppo del vero Sé del bimbo, ovvero del Sé più autentico, impedendone l’esperienza di sentirsi un individuo che agisce in base ai propri ritmi e alle proprie disposizioni.
La figura materna gioca un ruolo decisivo con il suo essere in grado di rispondere con sensibilità, costanza ai bisogni del
bimbo.
Dipendenza assoluta Dipendenza relativa Indipendenza
D. Winnicott
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Winnicott sottolinea l’essenzialità della relazione, perciò si diversifica dalla teoria freudiana, dando un diverso peso alle pulsioni.
Il concetto di Holding : capacità di contenimento della madre
La madre, per Winnicott, possiede la cosiddetta «preoccupazione materna primaria» ovvero una condizione «straordinaria», simile ad uno stato di ritiro contraddistinto da un’elevatissima sensibilità,
affinchè essa possa fornire le cure al bimbo aiutandolo a sperimentare l’onnipotenza soggettiva.
L’onnipotenza soggettiva è quella esperienza con la quale il bimbo ha la sensazione di essere lui a creare ogni cosa.
Grazie all’aiuto materno il bimbo potrà passare dalla dipendenza alla indipendenza(madre fusa a madre esterna).
D. Winnicott
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La madre può rispondere con sensibilità e costanza ai bisogni del bimbo(ambiente facilitante)
La madre introduce nell’esistenza del bimbo dei piccoli urti, il bisogno non viene soddisfatto nel momento stesso in cui si presenta, si apre così uno spazio tra il desiderio e il suo
appagamento.
La madre sufficientemente buona, attraverso frustrazioni dosate, consentirà al bimbo di rispondere alle frustrazioni con
aggressività. La manifestazione dell’aggressività permette al
bimbo di scoprire la madre reale, ovvero la madre si fa usare dal bimbo e il bimbo usa a sua volta la madre.
D.Winnicott
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Lo spazio transizionale è utile al bimbo per iniziare a distaccarsi dalla madre. All’interno di questo spazio fanno parte gli oggetti transizionali. L’oggetto transizionale funge da ponte e consente un graduale riconoscimento e accettazione della realtà esterna, separando il me dal non me.
Il bimbo utilizza oggetti esterni a lui, generalmente di qualità tattile-pressoria, investendo su questi oggetti diversi significati connessi al suo mondo emotivo, a ciò che lui vive. Tale oggetto scelto dal bimbo rappresenta l’unione con la madre, permettendo a lui il distacco e l’autonomia da essa.
L’oggetto transizionale permette di vivere il passaggio dallo
stadio dell’onnipotenza soggettiva a quello della realtà condivisa in modo ammortizzato.
D.Winnicott
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Nell’area intermedia tra la dimensione soggettiva e quella
oggettivamente percepita, Winnicott inscrive l’esperienza della creatività e del gioco.
L’esperienza transizionale consente al bimbo di esprimere le sue produzioni di fantasia, l’origine dell’idea del magico, dove
comincia a giocare da solo e poi gradualmente passa al giocare con altri.
Attraverso il gioco e gli oggetti transizionali il bimbo riesce a
tollerare l’iniziale separazione dalla madre e le frustrazioni legate alla realtà esterna.
D.Winnicott
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Nello sviluppo affettivo sono centrali i concetti di «vero Sé» e
«falso Sé»
Il vero Sé è la parte autentica dell’individuo, creatività, capacità di essere se stesso.
Il falso Sé è un’organizzazione difensiva della personalità, totalmente inconscio, con funzione di proteggere il vero Sé attraverso l’assecondare passivamente le richieste materne
sviluppando un processo di compiacenza.(di solito bimbi bravi e compiacenti)
D. Winnicott
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Le funzioni materne:
Holding: contenimento empatico(favorisce passaggio dal non-Io all’Io sono.
Handling: il modo in cui il neonato è manipolato e accudito, favorisce l’integrazione psicosomatica.
Object presenting: è la presentazione del mondo al bimbo in modo da favorire l’illusione che gli oggetti siano creati da lui stesso.
D.Winnicott
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Sottolineò gli effetti della deprivazione materna.
Definì il fenomeno da lui nominato di «depressione anaclitica», una sindrome che si manifesta nei bimbi separati dalla propria madre.
Reazioni in ordine progressivo:
• 1 mese: lamentele, apprensione
• 2 mese: pianto, perdita di peso
• 3 mese: rifiuto contatto fisico, insonnia, assenza di mimica, ritardo di sviluppo motorio
• Dopo 3 mese: cessazione del pianto, stato letargico R. Spitz(1887-1974)
Psicologia dello Sviluppo
Lo sviluppo psichico procede da uno stato di indifferenziazione attraverso delle tappe caratterizzate ciascuna da un «organizzatore» sino ad uno stadio in cui si prelude all’integrazione della personalità.
L’organizzatore si caratterizza per la comparsa di schemi di comportamento, nei primi due anni descrive tre organizzatori.
Dai 2-3 mesi il bimbo sorride alla vista di un viso umano, il sorriso è un indicatore di una prima relazione preoggettuale ancora indifferenziata.
Verso gli 8 mesi un secondo organizzatore si manifesta attraverso la
reazione d’angoscia di fronte al viso di un estraneo. Questo organizzatore testimonia la nuova capacità di distinguere un Io e un non Io, ovvero si
stabilisce la relazione con il primo oggetto libidico: la madre.(stadio oggettuale)
Durante il secondo anno la comparsa del «no»(gesto e parola) permette al bimbo di giungere ad una completa distinzione tra lui stesso e l’oggetto
R.Spitz
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Sviluppa una teorizzazione di un cammino evolutivo che il bimbo percorre attraverso un processo definito dalla autrice come
«separazione-individuazione».
La separazione e individuazione sono due sviluppi
complementari, la prima si attua nell’emergere del bimbo da una fusione simbiotica con la madre, mentre l’individuazione si attua nell’assunzione da parte del bimbo di proprie caratteristiche
individuali.
Individua in tre fasi lo sviluppo, dove le prime due si riferiscono al primo periodo di vita in cui c’è ancora fusione e simbiosi con la madre.
M. Mahler(1897-1986)
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Autismo normale(dalla nascita sino all’inizio del secondo mese) il
neonato è protetto dalle stimolazioni eccessive come nella situazione prenatale.
Fase simbiotica normale(2-6 mesi) il bimbo si comporta e agisce come se egli e la madre fossero un sistema onnipotente, un’unità duale
racchiusa entro uno stesso confine comune.
Fase separazione-individuazione: sottofase di
differenziazione(comincia a percepire la distinzione tra sé e la madre) sottofase di sperimentazione(esplora l’ambiente e poi ritorna a fare rifornimento affettivo presso la madre)sottofase di
riavvicinamento(condivide con la madre le sue esperienze di
esplorazione avendo paura di essere ripreso nella simbiosi. Importanti altre figure, e il linguaggio e il gioco simbolico lo aiutano nel trovare
una distanza ottimale)
M.Mahler
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Sottofase del consolidamento del senso di individualità e inizio della costanza dell’oggetto(3 anni), la madre è stata interiorizzata come un oggetto emotivamente rassicurante e quindi il senso di sicurezza del bimbo non dipende più dalla presenza concreta della madre.
M.Mahler
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L’attaccamento è un legame emotivo-affettivo stretto tra due persone.
Bowlby sostiene che il caregiver e il bambino sono
biologicamente predisposti per costruire un attaccamento.
Le prime interazioni con la madre plasmano direttamente
l’architettura del cervello in formazione e hanno effetti duraturi, per il resto della vita, come hanno dimostrato gli studi empirici.
Nell’attaccamento sono state trovate delle variazioni culturali ma in tutte le culture studiate fini ad oggi risulta più comune
l’attaccamento detto «sicuro»
J. Bowlby(1907-1990)
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Dalle osservazioni individua che l’assenza della figura materna è la principale variabile che scatena le reazioni di disagio e di profondo malessere nei bimbi separati dalla madre.
Assenza della madre genera forte senso di perdita e collera La trattazione di B. ha un carattere interdisciplinare:
• Teoria dei sistemi
• Etologia
• Teoria evoluzionistica
• Approccio di Piaget allo studio della psicologia cognitiva
• La psicoanalisi
J.Bowlby
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Definisce il comportamento di attaccamento come presente in
tutti gli esseri umani con una funzione biologica di protezione con una motivazione interna primaria : mantenere la vicinanza e la
prossimità con una figura ritenuta in grado di affrontare il mondo in maniera più adeguata.
Dunque il comportamento di attaccamento ha una sua legittimità e non è una conseguenza del soddisfacimento di bisogni
alimentari o fisici.
La teoria dell’attaccamento è una teoria spaziale: quando si è vicino a chi si ama si sta bene
J.Bolwby
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All’inizio tra neonato e caregiver gli unici mezzi di comunicazione sono l’espressione emotiva e il comportamento che
l’accompagna.
Il legame di attaccamento si instaura gradualmente attraverso varie fasi, che vanno dalla nascita fino all’anno di vita(8 mesi-2/3anni) in cui si instaura un attaccamento vero e proprio.
Bowlby, nella sua teoria definisce:
Comportamento di attaccamento, tutto ciò che si compie per mantenere la vicinanza con l’altra persona preferita
(pianto,sorriso,vocalizzi). Il comportamento di attaccamento caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba (Bowlby).
J.Bowlby
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Sviluppo del legame di attaccamento:
0-2 mesi: comportamenti di segnalazione e avvicinamento senza discriminazione fra persone o intenzionalità.
2-6/8 mesi: comunicazione diretta verso una o più persone discriminate. Ansia generata dall’essere lasciato solo.
6/8mesi-2 anni: mantenimento del contatto con la persona
discriminata, uso della figura di attaccamento come «base sicura» per l’esplorazione dell’ambiente. Ansia da separazione e paura
dell’estraneo. Legame di attaccamento vero e proprio.
18mesi in poi: relazione basata sul set-goal(scopo programmato)
J.Bowlby
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. Il sistema comportamentale dell’attaccamento, definisce un
sistema di controllo, alla cui base ci sono dei circuiti neurali, che ha come meta il mantenimento della vicinanza con alcuni
individui, mobilitando a questo scopo vari tipi di comportamenti.
. Legame di attaccamento, legame affettivo che si manifesta in una relazione durevole,emotivamente significativa,con una
persona specifica. Tale è identificabile dal fatto che i due partecipanti tendono a mantenere la vicinanza.
Il comportamento di attaccamento è mediato da vari apparati a seconda dell’età.
J.Bowlby
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Inizialmente c’è l’apparato percettivo e il modo in cui il bimbo tende ad orientarsi verso figure umane e in particolare la figura materna.
Secondariamente interviene l’apparato efferente e in particolare le mani, i piedi, la testa, la bocca.
In terzo luogo l’apparato di segnalazione,il pianto, il sorriso, la
lallazione che hanno un effetto molto incisivo sul comportamento della madre.
Bowlby ipotizzò che esistevano diversi tipi di attaccamento e così richiamò l’attenzione sulla necessità di costruire degli strumenti
per identificarli e misurarli.
J.Bowlby
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Mary Ainsworth, collaboratrice di Bowlby negli anni ’50,mise a punto una rigorosa procedura di osservazione sistematica detta Strange Situation(situazione insolita).
La strange situation si compone di una serie di episodi, della durata di 3 minuti ciascuno, che hanno condotto alla
identificazione di 4 tipi di attaccamento.
I diversi tipi di attaccamento non sono assolutamente delle
categorie fisse, ma possono modificarsi nel corso della vita con la riflessione e con nuovi tipi di relazioni.
J.Bowlby
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Il concetto di sicurezza si riferisce alla sensazione interiore.(la fiducia che il bimbo si aspetta dalla madre corrisponde ad una sicurezza interna che gli consente di esplorare il mondo e di entrare in relazione con esso.
Attaccamento sicuro: gioca ed esplora l’ambiente, si avvicina
periodicamente alla madre, rimane turbato dal suo allontanamento. La saluta al suo rientro, accetta di farsi consolare e ritorna al gioco.
Attaccamento evitante: evita il contatto con la madre, è scarsamente
turbato dal suo allontanamento, non la saluta al suo ritorno o addirittura la ignora.
Attaccamento ambivalente: piange intensamente durante la separazione, è difficile da consolare, cerca il contatto ma poi lo rifiuta tirandosi indietro, opponendosi, scalciando. Alterna momenti di rabbia a momenti in cui si stringe alla madre.
Attaccamento disorganizzato: associato a patologie gravi.
J.Bowlby
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Figura di attaccamento sintonica,vicina,responsiva,sensibile
SI NO
sicurezza,amore,fiducia in sé paura,angoscia,difese
Giocoso,esplorativo,socievole poco giocoso,diffidente
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La responsività della madre ai bisogni del bimbo è l’indice più importante per predire la sicurezza dell’attaccamento del bimbo.
Il rifiuto della madre ai comportamenti di attaccamento del bimbo e in particolare del contatto fisico, permette di predire un
attaccamento di tipo evitante.
Studi sull’attaccamento hanno evidenziato che avvicinandosi
all’adolescenza, con lo sviluppo del pensiero ipotetico-deduttivo e di una più accurata funzione riflessiva, il soggetto sicuro utilizza queste nuove capacità a vantaggio delle relazioni e nella
gestione dei conflitti.(cooperazione regolata dall’obiettivo) J.Bowlby
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La sensibilità del caregiver comprende tre aspetti:
• tempestività
• coerenza
• Adeguatezza
Caregiver ambivalenti presentano queste caratteristiche:
Mantengono forte dipendenza dalla propria famiglia di origine In età adulta tendono ancora a compiacere i genitori
Manifestano ancora ostilità e risentimento verso ciò che è successo durante l’infanzia.
Caregiver evitante presentano queste caratteristiche:
Forte autonomia che si esprime nel puntare al raggiungimento degli obiettivi Comportamenti che spingono all’efficientismo
J.Bowlby
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Altro concetto chiave della teoria dell’attaccamento è quello di modello operativo interno (MOI). Il bimbo costruisce una serie di modelli di se stesso e degli altri basati su modelli ripetuti di esperienze interattive.
Queste rappresentazioni delle interazioni vengono generalizzate e
formano dei modelli rappresentazionali relativamente fissi che il bimbo usa per predire il mondo e mettersi in relazione con esso.
Sono rappresentazioni mnestiche che derivano dalla memoria episodica e dalla memoria semantica
Ricerche riguardante i MOI, hanno dimostrato che questi ultimi sono sottoposti ad un continuo processo di riorganizzazione e possono
modificarsi soprattutto sulla base di esperienze significative nel corso del ciclo vitale.
J. Bowlby
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MOI di bimbi sicuri:
immagine di se stessi come degni d’amore.
Si rappresentano la figura di attaccamento e gli altri come disponibili ad aiutare in caso di bisogno.
MOI di bimbi evitanti:
Immagine di se stessi come persone non degni di affetto e possono far conto solo su se stessi.
Si rappresentano la figura di attaccamento e gli altri assenti in caso di necessità.
MOI bimbi ambivalenti:
Immagine di sé intermittente in termini di amabilità, vulnerabilità.
Si rappresentano la figura di attaccamento e gli altri come imprevedibili,
J.Bowlby
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Il mondo rappresentativo della figura di attaccamento di bimbi
sicuri è caratterizzato da una elaborazione coerente della propria relazione infantile con i propri genitori riconoscendo ad essa un valore rilevante nella propria storia e nel proprio stato mentale attuale.
Non è decisivo che la propria storia infantile sia stata positiva o negativa, quanto piuttosto il modo in cui è stata vissuta e viene elaborata mentalmente in età adulta e si è verificata una
riconciliazione interna con i propri genitori.
J.Bowlby
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Dagli studi in ambito evolutivo si è visto come i MOI siano collegati alla memoria.
Cos’è la memoria?
La memoria coincide con la nostra identità, scandida da esperienze.
È un sistema che garantisce l’archiviazione di informazioni.
Non è un sistema unico, ma è caratterizzata da molteplici processi, lo stesso Freud afferma che la memoria non ha una dimensione statica ma dinamica, i ricordi variano nel tempo, sono soggetti a rimpasti e ristrutturazioni.
Oggi gli studi sperimentali sottolineano non soltanto di consolidamento della memoria, cioè di
Memoria
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I tre processi fondamentali necessari alla memoria sono:
Codificare (assumere le informazioni nella memoria)
Immagazzinare (trattenimento delle informazioni nel tempo) Recuperare.
Nel processo di immagazzinamento si è differenziato:
la memoria a breve termine con una limitata capacità di ritenzione d’informazioni, intorno ai 15-30 secondi
memoria a lungo termine, un tipo di memoria relativamente permanente e illimitata.
Memoria
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Nella memoria a lungo termine esistono 2 tipi di conoscenze:
Conoscenze dichiarative: riguardano la conoscenza fattuale e tutti i suoi contenuti sottoforma di proposizioni(attraverso il
linguaggio). Memoria episodica (immagazzinamento di eventi specifici, in relazione all’identità del soggetto), memoria
semantica (composta da significati,simboli e relazione tra loro).
Conoscenze procedurali: si riferisce al modo in cui apprendiamo con abilità percettive e motorie(andare in bicicletta).
Memoria
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Fenomeno dell’amnesia infantile: incapacità di ricordare gli eventi accaduti durante i primi 3/4 anni di vita. Immaturità dei lobi
prefrontali del cervello che sembrano abbiano un ruolo importante per la memoria di eventi. T. Nelson(sociologo)
sottolinea un differente funzionamento cognitivo ovvero l’adulto non ricorda le precoci esperienze dell’infanzia perché è come se le avesse salvate in una lingua che non parla più, ovvero non
dispone più di quelle modalità primitive con cui da bimbo codificò e organizzò le esperienze in memoria.
Memoria
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La prima forma di memoria che si sviluppa in un bimbo è la memoria di riconoscimento.
All’età di 4-5 mesi un bimbo può riconoscere un oggetto familiare ma questo deve essere presente in quanto ancora non è in grado di rievocare. Questa forma di memoria detta di riconoscimento, diventa più stabile tra gli 8-12 mesi.
Le esperienze che precedono la verbalizzazione non vengono memorizzate in termini linguistici ma lasciano tracce sotto forma di sensazioni
piacevoli/spiacevoli, di odori, di immagini…
La memoria di rievocazione ovvero di richiamare e trattenere uno schema in
Memoria
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L’emozione è un processo, un flusso attivo, dinamico e mutevole di qualcosa.
Le emozioni plasmano il nostro stato della mente generale, sono alla base della nostra vita soggettiva e interpersonale e la loro regolazione determina chi siamo e come ci comportiamo nel mondo.
Le emozioni costituiscono il carattere soggettivo della mente, ovvero tutti quei cambiamenti nello stato di integrazione sia all’interno del corpo sia nei rapporti fra le persone.
Emozioni
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Le emozioni sono un:
Fenomeno complesso che deriva dall’interazione tra fattori soggettivi e oggettivi che si declinano a diversi livelli di analisi.
Reazioni di breve durata ad uno stimolo (est/int) che provocano cambiamenti a diversi livelli.
Risposta fisiologica: attivazione del SNC dell’organismo, di quello SNP e del sistema endocrino, producendo modificazioni fisiologiche e ormonali.
Risposta fisiologica: attivazione del SNC dell’organismo, di quello SNP e del sistema endocrino, producendo modificazioni fisiologiche e ormonali.